INTERCESSIONE:
UN CARISMA DA APPROFONDIRE E SVILUPPARE
Fabio Calandrella
Tutti
i battezzati sono intercessori, in qualità di re, profeti e sacerdoti. Esiste, però, un'intercessione come
carisma; allora l'intercessore, colui che ha ricevuto un impegno specifico, chi è? L'articolo traccia un profilo dell'intercessione nel Rinnovamento approfondendo alcuni aspetti fondamentali, di natura pratico-pastorale, sull'intercessione come carisma.
Intercessione: chiamati a consolare
Credo che si debba, prima di ogni cosa, sgombrare il campo da una falsa rappresentazione di questo servizio, chiarendo che tutti noi battezzati siamo intercessori, perché in qualità di re, profeti e, soprattutto in questo caso, sacerdoti, abbiamo il dovere di sostenere, con la nostra preghiera, le necessità dei fratelli. Ma
l'intercessore, colui cioè che ha sentito di aver ricevuto un impegno specifico, chi è?
E colui, chiamato dal Signore a farsi interprete della sua hesed, dei suo sentimento per l'uomo. E che cosa è questa
hesed? Noi, forse, potremmo tradurla con un unico termine: misericordia. In realtà ciò che Dio prova per l'uomo non si può ridurre a un solo termine. Occorrerebbe, infatti, un insieme di vocaboli per provare a rendere appena l'idea.
In Osea, il Signore che attira l'anima a sé usa un'espressione sponsale, dice: «ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa
[..] Nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai
il Signore» (Os 2,21-22).
Questo è ciò che Dio vuoi far conoscere di sé al suo popolo: benevolenza, amore, misericordia, giustizia: questo è ciò che l'intercessore deve, come uno specchio, come un ripetitore, come un'antenna, trasmettere.
Il Signore va in cerca di chi si faccia portavoce di questa sua tenerezza per l'uomo, di questo amore e gli presti, per così dire, mani, voce, gambe, parole per chinarsi sul suo popolo, sulle miserie dei suo popolo.
Allora l'intercessore è colui che si china a guardare l'uomo, l'altro uomo, il fratello, con il cuore di Dio, con gli occhi di Dio: è colui al quale il Signore chiede di fare da ponte tra la sua generosità e le nostre debolezze.
Il Signore va in cerca di chi faccia questo per lui: «Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati » (Sai 69, 21 b).
Ma il Signore prova sentimenti di pietà per il suo popolo e non rimane lontano, non se ne sta in disparte; ricordiamo quanto avviene nel libro dell'Esodo: «Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio»
(Es 2, 23).
E' a questo punto che il Signore suscita intercessori: «il Signore fa attento il mio orecchio», dirà il profeta
(cf Is 50, 4), e l'intercessore, infatti, è colui al quale il Signore apre l'orecchio alle necessità, alle miserie, al pianto dei suo popolo che si rivolge a lui perché si chini, perché agisca, perché si ricordi dei suo patto d'amore, perché si muova a pietà.
Chi è chiamato a intercedere deve, nel mondo di oggi, essere attento alle mille voci di pianto che salgono dall'uomo, rappresentate dalle vecchie, ma soprattutto nuove povertà, dai problemi di sempre, ma anche da quelli dei nostro tempo e, fra questi, primo fra tutti la solitudine.
Chi intercede deve saper prestare grande ascolto ai fratelli, donare tempo a questa attività che il mondo non conosce più: la fretta, i ritmi vertiginosi della nostra società inducono, in maniera sempre più incalzante, a fare, ad agire, a non perdere tempo, ma ciò conduce troppo spesso a vivere come monadi, amplificando problemi e drammi dell'uomo solo.
Come agisce l'intercessore: le due prospettive
La fede
La prima prospettiva nella quale deve porsi l'intercessore è quella della fede: «Abbiate fede in Dio» (Me 11, 22); «in verità vi dico: se uno dice a questo monte... » (Me 11, 23).
L'atteggiamento di fede non solo è primario rispetto a tutto quanto il resto, ma rappresenta anche una forte responsabilità per l'intercessore, che è data dal fatto di credere e di porre il suo credere a base della preghiera che sta formulando.
Ricordiamo l'episodio, narrato nel vangelo di Luca, degli amici dei paralitico (cf
Lc 5, 17-26): è «vista la loro fede» (Lc 5, 20) che il Signore agisce. Gesù si appropria, si serve, fa leva sulla fede degli amici che intercedono per guarirlo!
E questo atteggiamento di fede è tanto più importante se consideriamo (cosa che in pratica si fa poche volte!) che non si può imporre la fede a nessuno, si può soltanto suscitare, in chi si rivolge a noi, la fiducia in colui che deve prendersi cura della situazione.
Lo stile di vita
La seconda prospettiva in cui si deve porre l'intercessore è un indirizzo di vita, uno stile di vita che deve osservare e praticare ed è dato dall'ascolto continuo, dal dialogo ininterrotto con Dio, che può avvenire solo nella e attraverso la preghiera: mettersi all'ascolto di Dio per conoscerlo, per capire qual è la sua volontà, per sentire la sua voce.
Gesù stesso (l'unico intercessore da imitare), si appartava spesso in preghiera per stare con il Padre, per ascoltarlo e poi annunciarlo; anche i discepoli, a volte, erano invitati a stare in disparte per imparare da lui e poi andare ad annunciare le opere dei Padre.
Concretamente, allora, l'intercessore è colui che si mette costantemente al l'ascolto di Dio e dei fratelli e fa in modo che si incontrino; è colui che suscita la fiducia nelle opere dei Padre, ma non può suscitare, ovviamente, fiducia in qualcuno che non conosce o di cui non è veramente amico!
l'intercessore è in tale confidenza amichevole con Dio da poter patteggiare con lui, può addirittura riuscire a "tirare sul prezzo", quasi quasi lo sfida, è capace di gridare al Signore con forza e fede:
"fino a quando, Signore, starai a guardare?" (Sal 35, 17a); è colui che lo provoca fino a dirgli: «non per noi, ma per il tuo nome» agisci
(cf Sal 115, 1).
E come si comprende se l'intercessore "ha chiesto bene". Dalla risposta che Dio dà alle sue richieste,
risposta più o meno immediata, più o meno conforme alla richiesta, ma sicura, puntuale, vera.
L'intercessore, infine, è colui che indica sempre Dio, senza mai mostrare se stesso, colui che, consapevolmente, rivolge al Signore ciò che sant'Agostino diceva di Giovanni il Battista, rispetto a
Gesù: «io ascolto, egli è colui che parla; io sono illuminato, egli è la luce; io sono l'orecchio, egli è il Verbo».
L'INTERCESSIONE NEL RINNOVAMENTO
L'intercessione è uno degli ambiti privilegiati d'intervento della preghiera carismatica. Spesso, però, se molta è la richiesta di intercessione,rimane carente nei gruppi una presenza di persone realmente formate
teologicamente e motivate. |
- Chi può intercedere: tutti i battezzati sono chiamati all'intercessione generale, ma c'è un'intercessione particolare che è specifica risposta a a chiamata del Signore. |