IL
PRINCIPE DELLE TENEBRE
Card. Leo Jozef
Suenens
Dalla rivistaThe Tablet 4
ottobre 1980 (trad. Prof Pelio Fronzaroli).
Non si può negare che in certi luoghi e in gruppi "carismatici" di varie tradizioni,
inclusa quella cattolica, sia cresciuto in modo inquietante il numero degli esorcismi. Questi possono venire chiamati o no con
questo nome e possono prendere diverse forme ma, nondimeno, hanno in comune il fatto di sfidare direttamente gli spiriti cattivi.
E' quindi bene esaminare da vicino le critiche che sono state fatte, perché queste
invitano tutti noi, siamo o no siamo "carismatici", a riflettere su ciò che noi cristiani di oggi crediamo sul diavolo e sulle potenze del male.
infatti, prima di condannare gli eccessi, è importante riaffermare che oggi non meno di ieri, l'esistenza del maligno e delle sue opere non può essere messa in dubbio da un credente, e il silenzio che troppo spesso prevale a questo proposito indebolisce la
nostra fede cristiana e la contraddice. Come possiamo comprendere il Cristianesimo senza la croce? E come possiamo comprendere la croce senza il "mistero di iniquità" del quale parla San Paolo e che è un aspetto integrale della nostra redenzione?
E' importante capire che qui stiamo entrando in un campo particolarmente misterioso: il demoniaco è per sua natura un dominio oscuro, inaccessibile alla luce, che elude le nostre categorie umane, la nostra logica razionale, la nostra preoccupazione di classificare tutto, e perciò dovremmo avvicinare l'argomento con estremo riserbo, prudenza e umiltà.
Un certo numero di incidenti inquietanti ci hanno reso consapevoli dei gravi rischi e pericoli inerenti all'uso dell'energia nucleare; ad un altro livello, la stessa cosa è vera per la sorgente di energia spirituale che deriva dal maligno e che devasta l'opera di Dio. E questo un campo in cui dovrebbero entrare solo coloro che hanno preso le precauzioni necessarie - ciò che per noi cattolici significa coloro che hanno il potere sacramentale e il mandato per farlo (specialmente quando si tratti di un esorcismo "solenne", che è riservato al vescovo o a un suo delegato).
Questa direttiva non dovrebbe essere persa di vista neppure nel caso dell'esorcismo "minore" (cioè: non ufficiale, non riservato); vi è ogni ragione per non avventurarsi in questo campo senza essere al tempo stesso strettamente fedeli alle direttive delle autorità ecclesiastiche.
Riconosco che al momento vi è una mancanza di istruzioni pastorali in proposito e che è urgente un aggiornamento, generale sia per l'esorcismo riservato, sia per quello non riservato. Il vuoto presente favorisce, in certi gruppi carismatici, la diffusione incontrollata e la proliferazione di
esorcismi che possono avvenire tanto più facilmente quando sono mascherati sotto titoli meno drammatici come "il ministero della liberazione".
E' urgente (e sarebbe un segno salutare se lo facessimo) rompere la "cospirazione del silenzio" che troppo spesso si verifica nel lavoro teologico delle università e dei
seminari, come se i teologi si vergognassero di affermare la presenza e l'opera del maligno, che ci viene descritto come un mito generato dal subconscio. Questo silenzio spiega, in parte, la crescita del numero di esorcismi compiuti da profani ben intenzionati che si avventurano in un'area inesplorata.
Paolo Vi ruppe coraggiosamente questo silenzio quando scrisse: "Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero che ne fa un principio a sé stante, non avente esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una
pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignore
dei nostri malanni" (Insegnamenti
di Paolo VI, v. X, TPV, Rorna, 1972, pp- 1169-70): una dichiarazione che non lascia spazio al dubbio su ciò che la Chiesa crede a questo proposito.
Detto ciò, è essenziale riconoscere il pericolo di "liberazioni" lasciate
all'iniziativa e alla discrezione di animatori impreparati che non sono stati incaricati di questo compito dalla Chiesa.
Vorrei richiamare l'attenzione specialmente sui seguenti pericoli:
1. Quello di diminuire o anche di eliminare la consapevolezza della persona per cui si Prega, circa la sua responsabilità personale
per il suo comportamento, una tale persona crede di star subendo passivamente l'azione di spiriti cattivi (che sono interpellati direttamente e designati con i loro nomi ed attributi) e si
aspetta qualche segno esteriore di liberazione.
2. Quello di manipolare, anche involontariamente,
la persona che viene "liberata" spiando indebitamente nella profondità della sua
coscienza e della sua vita privata (Un campo che la Chiesa ha particolarmente cura di salvaguardare).
3. Quello di creare una psicosi generale,
come se la possessione diabolica, l'nfestazione
o l'ossessione da parte di spiriti cattivi fossero cose di tutti i giorni.
4. Quello di mancare di riconoscere la possibilità
di spiegazione psicologiche complesse e di tutti i dati acquisiti dalla psichiatria, nessuno dei quali può essere trascurato impunemente.
Questi pericoli particolari dovrebbero essere evitati, ma dovremmo stare ancora più attenti a evitare il pericolo maggiore: quello di distorcere la nostra prospettiva cristiana.
L'attenzione del cristiano deve essere concentrata non sul maligno ma su Gesù Cristo, Luce del mondo e suo Salvatore che, a sua volta, ci insegna a volgere lo sguardo verso il nostro Padre nei
cieli, e a chiedere di "liberarci dal male".
E' pericoloso dimenticare o minimizzare il potere di guarigione inerente ai sacramenti della Chiesa, una guarigione che libera dal male.
Il primo di essi, il battesimo, immerge il bambino neonato nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, rendendolo dall'inizio capace di passare dal regno misterioso al regno della Luce; e, successivamente, un potere di guarigione e di liberazione va trovato nella
eucaristia e nei sacramenti della riconciliazione e dell'unzione degli infermi. Ciò che più conta è che il Signore stesso indica il potere della preghiera e del digiuno, quando dice: "Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera"(Mc 9,29),
Infine, il cristiano non dovrebbe dimenticare che egli non è solo nella sua lotta contro il male: egli vive la sua vita cristiana in comunione con i santi della Chiesa
trionfante, al centro della quale, per speciale privilegio di Dio, Maria ha una parte unica nel combattimento quotidiano contro tutte le forze delle tenebre.
Non pretendo che queste osservazioni siano esclusive. Il mio scopo è stato piuttosto di attirare l'attenzione specialmente sul doppio pericolo, da una parte, del silenzio e, dall'altra, degli abusi connessi con la volgarizzazione e la sfida diretta agli spiriti cattivi; e di sollecitare perché il Magistero produca direttive aggiornate su questa materia, in modo da procurare un'interpretazione autorevole, ad uso dei cristiani di oggi, della promessa di Gesù ai suoi futuri discepoli: "Nel mio nome scacceranno i demòni" (Me 16,17),
Questo dovrebbe aiutare gli animatori del Rinnovamento, che in perfetta buona fede giustificano le loro pratiche sulla base degli scritti dei padri della Chiesa o di
moralisti dei secoli passati, a riconoscere gli aspetti non
attuali di queste opere che furono condizionate dalle conoscenze disponibili nel tempo in cui furono
scritte.
Nel tracciare le sue direttive il Magistero dovrebbe distinguere chiaramente fra esorcismo "solenne", riservato ad un vescovo o a un suo delegato, e le preghiere che possono essere usate da ogni cristiano. Paolo VI richiese questo necessario aggiornamento durante la sua Udienza generale del 15 novembre 1978. lo ho richiamato l'attenzione sul pericolo della "demonomania" nel Documento di Malines
II, Ecumenismo e Rinnovamento Carismatico, (Roma 1978, pp. 11 Oss).
Più chiaramente riconosceremo la realtà dei poteri del male (pur evitando quella lettura fondamentalista delle Scritture che si presta a eccessi), meglio saremo capaci di combattere questo pericolo. Uno studio
vasto è necessario perché i complessi aspetti teologici pastorali dell'argomento possano essere chiariti.
E poiché è un problema che concerne tutte le chiese cristiane, perché non dovrebbe anche divenire un (Argomento di dialogo
ecumenico, in modo tale che, uniti nell'affermazione della vittoria di Cristo, che ,emerse vivente dalla tomba, come il
vincitore del peccato, della morte, e delle forze del male, possiamo combattere insieme contro le opere del maligno, con le armi della luce enumerate dalla Scrittura?
da "Alleluja", mar/apr. 1981