COSA
INTENDIAMO PER ESPERIENZA SPIRITUALE
Sebastiano Fascetta
Coordinatore Regione
Sicilia
L’esperienza
permanente della pentecoste è la caratteristica principale del RnS. I nostri
gruppi, infatti, sono luoghi di
esperienza, ove ciascuno, per la fede, ha la possibilità di incontrare
personalmente ed esistenzialmente il Cristo Risorto che
salva adesso: ”oggi la salvezza è entrata nella tua casa”., in vista di
un graduale e radicale cambiamento: “Se
uno è in Cristo , è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate , ecco ne
sono nate di nuove “ ( II Cor 5,17)
Alcuni
elementi costitutivi dell'esperienza spirituale
Ogni
esperienza cristiana contiene tre elementi o “nodi dinamici”,
imprescindibili:
a)
l’incontro con Cristo
b) la conformità a Cristo per opera dello Spirito Santo (cf Gal 2,19; Rm
8,14).
c) L’appartenenza ecclesiale .
Paradigmatica
a tal proposito è l’esperienza della Samaritana
secondo il racconto riportato dall’evangelista Giovanni al cap. 4:
la donna viene “incontrata” da Cristo,
Gesù rivela la promessa del dono dello Spirito Santo suscitando nella donna il desiderio di ricevere ed accogliere il dono di Dio;
ricevuto
il dono dello Spirito Santo la Samaritana corre ad annunciare a tutti la sua
esperienza. Da
evangelizzata diventa evangelizzatrice.
Incontrare/farsi Incontrare, invocare,
ricevere, donare sono
alcuni tra gli elementi fondamentali per fare esperienza della presenza e
potenza di Dio nella vita personale e comunitaria.
L’elemento
determinante dell’esperienza è la manifestazione dello Spirito Santo,
il quale:
Figliolanza
e Fraternità,
unione personale con Dio e incorporazione al Corpo di Cristo, sono i segni
tangibili della manifestazione dello Spirito Santo.
L’esperienza
è un evento , un avvenimento,
che accade per me. E’ un fatto “
che viene al mio incontro (ad-venio)
chiamando in causa la mia libertà” (Mons. Angelo Scola). Un fatto , un evento
che determina un movimento , un andare verso. La Pentecoste è un evento (e-venio),
un fatto che accade concretamente , realmente, tanto che gli apostoli diranno :
“ Lo Spirito Santo che egli aveva
promesso , lo ha effuso, come voi stessi potete vedere
e udire”( Atti 2,33)
Giovanni
nella sua prima lettera dirà: “ Ciò
che era da principio, ciò che noi abbiamo udito,
ciò che noi abbiamo veduto con i
nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato
e ciò che le nostre mani hanno toccato…questo
vi annunciamo” ( I Gv 1,1ss). Ciò che emerge in tutti i brani sopracitati
è la dimensione “sensibile” dell’ esperienza
che coinvolge la sfera umana e spirituale.
L’affermazione
di Pietro nel suo primo discorso successivo all’evento di Pentecoste :”
ciò che voi potete
vedere e udire” (cf Atti 2,33), sottolinea una dimensione “oggettiva”
della manifestazione dello Spirito Santo ( li sentivano annunziare le opere di
Dio nella propria lingua) che rimanda ad un’esperienza soggettiva.
Quanti infatti “vedono e sentono”, cioè percepiscono, riconoscono , nella
testimonianza degli apostoli, l’azione sorprendente ed efficace
dell’effusione dello Spirito Santo, “reagiscono” di conseguenza, si
lasciano interpellare al punto che emerge
in loro un interrogativo fondamentale per poter fare, a loro volta, esperienza
della Pentecoste: “ Che cosa dobbiamo
fare, fratelli?.. Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di
Gesù Cristo…..dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” ( Atti
2,38).
Si passa dall’oggettività,
cioè dal dono di Dio che previene e supera ogni nostra aspettativa, ogni nostra
disposizione, all’assunzione
soggettiva, personale, del dono così da accogliere, nella
gratitudine e riconoscenza, la manifestazione di Dio che produce un
cambiamento radicale di vita.
Dono di
Dio ed accoglienza libera e personale del credente, fede e manifestazione di
Dio, sono le condizioni fondamentali per fare una vera e propria esperienza
dello Spirito Santo .
Anche nei
nostri gruppi, ogni qualvolta ci predisponiamo a vivere l’esperienza della
Pentecoste, dobbiamo essere
consapevoli della manifestazione :
oggettiva dello Spirito Santo che dipende dalla volontà di Dio, dalla realizzazione e fedeltà delle Sue promesse, come ad esempio l’effusione dello Spirito Santo , i carismi ecc..
soggettiva in misura della capacità
personale di abbandono alla grazia
di Dio , di riconoscere ed accogliere la Signoria di Dio nella propria vita
attraverso la lode, il giubilo, il
canto, la profezia, la Santità di vita, ecc.
Naturalmente la manifestazione “oggettiva”
e “soggettiva” dello Spirito è sempre e
soltanto possibile per mezzo della
fede. L’esperienza carismatica non è un fatto meccanico, automatico, che
prescinde dalle nostre
disposizioni interiori. Piuttosto è l’esatto contrario, tant’è vero che
gli apostoli riuniti insieme a Maria attendono il dono dello Spirito Santo in
preghiera, unanimi e concordi ( cf Atti 1,14). La preghiera, l’unanimità,
l’unione dei cuori, sono le condizioni necessarie per fare esperienza della
manifestazione dello Spirito Santo.
L’esperienza spirituale non è un evento momentaneo
ma duraturo nel tempo; non è occasionale ma permanente novità: “ Ecco
io faccio nuove tutte le cose” ( Ap 21,5; cf Is43,19; II Cor 5,17).
Fare esperienza vuol dire accogliere
e riconoscere l’eterna novità:
Cristo Gesù nostro Signore, che agisce, opera nel tempo, nella storia ( cf Atti
2,22), nella nostra esistenza, trasformandola
di gloria in gloria ad immagine del Figlio ( cf II Cor 3,18).
Fare esperienza non vuol dire provare qualche emozione
“spirituale” bensì entrare in comunione con Dio, crescere nella piena
maturità di Cristo ( cf Ef 4,13).
Bisogna infatti vigilare per evitare di ridurre
l’esperienza :
al
semplice fatto emozionale (ciò
che immediatamente si avverte.
“ Il soggetto , infatti, non viene coinvolto con la propria libertà e la
propria coscienza”)
allo sperimentalismo nella
convinzione che solo ciò che si sperimenta , si verifica è vero;
all’immediatismo cercando di toccare la realtà, in una specie di
“immediatismo oggettuale”. In questo caso si elimina la possibilità di
un’esperienza come rapporto,relazione, in quanto predomina la tensione di
“consumare” ciò che è oggetto di esperienza.
L’autenticità dell’esperienza spirituale consiste nel
superamento di ogni forma di
staticità, di ripiegamento su di sè , di autocompiacimento, di
autogratificazione, di falsa esaltazione, per poter rispondere
con tutto il cuore, la mente e le forze all’amore preveniente del
Signore (cf Deut 6,4; Mc. 10,32;). L’esperienza
spirituale produce un movimento
interiore “obbedienziale”, un
graduale ma profondo cambiamento, un reale passaggio da una situazione di morte,
di non conoscenza, di peccato, di sordità e cecità spirituale ( cf Gv 9,1ss)
ad una nuova situazione di vita, di benessere, di pace interiore, di
riconoscimento della presenza del Signore, di accoglienza della Parola di Dio (
cf Lc 24,31). L’esperienza spirituale produce un movimento pasquale di uscita
dalla schiavitù e d’ingresso in una nuova relazione con Dio e con gli altri.
Si passa dalla “paura” ( cf Rm 8,14) al coraggio, alla fedeltà: “ Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di
amore e di saggezza”( II Tim 1,6). La paura quale dominante negativa che
affligge il non credente come il credente , fondamentalmente, consiste nel
rifiuto e nella non accettazione della morte e quindi della precarietà del
tempo, della vita e di tutti quei limiti che caratterizzano la nostra personalità
,sia da un punto di vista umano che spirituale, che spesso rifiutiamo o
camuffiamo in uno sorta di perbenismo, di “falsa santità”.
Questa è una considerazione che raramente noi credenti cerchiamo di
approfondire. Ma, se andiamo alla radice delle dominanti interiori che
determinano le nostre scelte e la qualità delle nostre relazioni, ci accorgiamo
che la ricerca del potere nelle sue
più svariate sfaccettature, del piacere a tutti i costi e l’ansia del denaro
, sono determinati dalla “paura
della morte” e quindi dei propri limiti, della propria fragilità, della
propria precarietà.
Fare esperienza dello Spirito vuol dire passare da una
falsa conoscenza di se stessi, spesso idealizzata, alla verità su se stessi. Si
tratta di passare dall’io ideale all’io reale.
Questo passaggio ha anche una rilevanza comunitaria.
Spesso, infatti, idealizziamo il gruppo, guardiamo ed accogliamo i fratelli non
per ciò che realmente sono ma proiettando
su di loro le nostre aspettative, i nostri desideri. Lo stesso accade nel
rapporto con Dio, nel momento in cui costruiamo
un immagine di Dio secondo le nostre aspettative , i nostri bisogni.
Il cammino di conversione e di trasformazione, quale
effetto dell’effusione dello Spirito Santo, inizia nel momento in cui
cominciamo a distruggere, con
l’aiuto del Signore, tutte le
false immagini su noi stessi, su gli altri e su Dio che ci siamo costruiti e che
abbiamo adorato. Le parole che Gesù
rivolge alla Samaritana sono attuali anche per noi, bisogna ,infatti,adorare Dio
in “Spirito e Verità” ( cf Gv 4,23), cioè nello Spirito e per mezzo di Gesù
Cristo.
In modo particolare nel RnS siamo chiamati a fare
esperienza della Signoria di Dio nella nostra vita. Si tratta di acquisire , per
opera dello Spirito Santo, una
nuova disposizione interiore che ci consente di accogliere e fare la volontà di
Dio, di essere a Lui sottomessi :
“ E
di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro
che si sottomettono a lui” ( Atti 5,33).
Mossi dallo Spirito Santo cresce in noi
la disponibilità a sottomettere i nostri pensieri, desideri,
aspirazioni, modi di essere ai pensieri, desideri, sentimenti di Cristo ( cf Fil
2,6).
La
sottomissione a Cristo produce e rafforza la fiducia e la fedeltà in Dio,
l’audacia nel chiedere insistentemente il dono dello Spirito Santo: “ Se dunque voi , che siete cattivi , sapete dare cose buone ai vostri
figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo
a coloro che glielo chiedono “ ( Lc 11,11).