PAROLA E SPIRITO
Sebastiano Fascetta
Coordinatore Regione Sicilia

Senza la Parola di Dio che spiega e approfondisce l’evento,  fornendo i fondamenti cristologici essenziali per la comprensione dell’opera salvifica di Dio nella nostra vita, l’esperienza si svuota, si affievolisce . Nel RnS, Spirito Santo e Parola, esperienza e formazione, sono due realtà fondamentali .

L’evento di  Pentecoste  si  comprende non solo fermandosi ad ammirare le manifestazioni straordinarie ed  esterna dello Spirito Santo ( segni, prodigi ecc..) ma se, a partire dall’esperienza vissuta, si rileggono le  profezie veterotestamentarie e tutta la Sacra Scrittura alla luce dell’evento pasquale .

Pietro infatti, mosso dallo Spirito Santo, proclamerà, a partire dal brano di Gioele, l’attuazione delle promesse dell’A.T.  che si compiono  grazie alla morte e resurrezione di Cristo ( cf Atti 2).

Lo stesso farà il Cristo Risorto nei confronti dei discepoli di Emmaus “ E cominciando da Mosè e da tutti i profeti  spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui” ( Lc 24,27)

A sua volta  la Parola di Dio, l’annuncio Kerigmatico, favorisce l’esperienza.

Pietro ,infatti, dirà  al primo concilio di Gerusalemme :” Avevo appena cominciato a parlare  quando lo Spirito  Santo scese su di loro “ ( Atti 11,14). Si passa dall’annuncio all’esperienza.

La Parola di Dio proclamata con fede consegna lo Spirito Santo: “In Lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso” ( Ef 1,13).         

            E’ urgente e necessario per il RnS passare continuamente dall’unzione alla formazione.

Lo Spirito Santo suscita fame e sete della Parola di Dio: “ Mi disse Figlio dell’uomo  mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi và e parla” ( Ez 3,1; cf Ap 10,8-11). La Parola di Dio, accolta sotto l’unzione dello Spirito Santo, non fornisce notizie storiche o sapienziali sulle realtà eterne ma diventa  “carne della nostra  carne”.

Dobbiamo insistere su questo punto, soprattutto nei confronti di chi  pensa che bisogna aspettare passivamente tutto dallo Spirito, senza alcun  impegno e interesse personale  alla formazione e all’approfondimento dell’esperienza spirituale.

Il secondo capitolo degli Atti ,che inizia con la narrazione dell’episodio della Pentecoste,  si conclude con la descrizione della prima comunità cristiana , modello  normativo per  tutta la Chiesa universale: “ Erano assidui nell’ascoltare  l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” ( Atti 2,42).

Parola, unione fraterna, frazione del pane e preghiere sono segni “efficaci” della presenza del Cristo Risorto nella storia, sono mezzi attraverso i quali si rinnova l’effusione dello Spirito Santo, l’esperienza della Pentecoste.

Questi 4 momenti sono realtà a se stanti, isolate l’uno dall’altro, ma sono  descritti secondo un  ordine ben preciso e graduale: si parte dall’ascolto della  Parola per finire “ alle preghiere”.

La preghiera è l’espressione di un cuore “buono e perfetto” ( cf Lc 8, 15) che  fa fruttificare la Parola di Dio.

La preghiera comunitaria è effetto della Parola di Dio ascoltata, fatta fruttificare ed offerta al Padre attraverso il rendimento di grazie ( cf I s 55,10ss). La comunità cristiana, mossa dalla Spirito Santo,  intraprende un cammino di conoscenza profonda del mistero pasquale che va  :

 dalla Parola all’unione fraterna, alla frazione del pane alle preghiere.

Al primo posto l’insegnamento, la Parola di Dio, la formazione, per approfondire e radicare l’esperienza.  E’ questo un Insegnamento fatto  con autorità da parte degli apostoli, confermato da segni e prodigi ( cf Atti 2,43).

Al secondo posto la Koinonia che consiste nel condividere tutto, nella reciproca attenzione ai bisogni di ciascuno. Koinonia che determina un vero clima di fraternità e di familiarità tra i credenti, nel reciproco amore. L’unione fraterna  diventa inoltre il segno efficace del vero ascolto della Parola di Dio. La carità, il perdono, la fraternità, la misericordia sono, infatti,  i frutti visibili dell’ascolto perseverante della Parola di Dio.: “ amatevi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore gli uni gli altri, essendo stati generati ..dalla parola di Dio viva ed eterna” ( I Pt 1,22).

Al terzo posto la “frazione del pane” che è il segno concreto, sacramentale, efficace della Koinonia, della Parola di Dio  che si fa  carne. L’eucarestia nella prassi concreta della comunità indica la condivisione e solidarietà che deve contraddistinguere la vita dei  cristiani e nel contempo il culto spirituale dei battezzati i quali offrono i propri “corpi” la propria esistenza come “offerta a Dio gradita”.

Al quarto posto le preghiere, il rendimento di grazia che continuamente i credenti elevano a Dio per crescere nella relazione con Lui, per sperimentare nella storia la Sua azione salvifica.

Il primato della Parola di Dio all’interno dell’esperienza cristiana e della vita comunitaria, non è sottolineato soltanto dall’evangelista Luca, ma anche l’apostolo Paolo, che frequetemente ribadisce tale primato nel corso della sua missione: “ Vicina a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo” ( Rm 10,8).

 La Parola di Dio  non è un libro scritto, ma Gesù in persona, il Cristo Risorto. 

Solo se la Parola di Dio è vicina, è custodita, accolta nella nostra vita è possibile professare che Gesù è il Signore: “ Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” ( Rm10,9). Il rapporto Parola Dio e Signoria di Gesù non sempre viene evidenziato all’interno della nostra esperienza carismatica.

Il più delle volte si ritiene  che soltanto lo Spirito Santo  abilita alla proclamazione della Signoria di Dio, secondo le parole di S.Paolo nella I Corinti: “ nessuno può dire : Gesù è Signore se non sotto l’azione dello Spirito Santo” ( I Cor 12,3).

Ma se  non collochiamo  tale espressione paolina in tutto il contesto della Sacra Scrittura, avremo una comprensione parziale del significato del suddetto brano  .

 Lo Spirito Santo è sempre “oggettivato” dalla Parola di Dio e dalla comunità.

Spirito Santo e Parola di Dio sono strettamente interdipendenti. Se ci si ferma esclusivamente all’esperienza senza ascolto e approfondimento della Parola di Dio , si corre il rischio di vivere una forma di spiritualismo vuoto e disincarnato, che non rafforza la fede, la speranza e la carità.

Non è casuale che al cap. 6 del Vangelo di Giovanni, le folle che hanno ricevuto il “segno” del pane , facendo esperienza della potenza e misericordia di Dio , vengano richiamate ed invitate da Gesù a non fermarsi al segno in se, quindi all’esperienza, ma a riconoscere in quel pane il Figlio di Dio.  Il  riconoscimento della Signoria di Dio a partire dal segno, dall’esperienza,  più che alimentare la ricerca di altri “segni” deve suscitare un profondo e sincero desiderio di seguire il Signore. Tant’è vero che Gesù pone l’accento proprio sulla sequela : “ Forse anche voi volete andarvene?” ( Gv 6,68). L’evangelista nei versetti precedenti aveva infatti detto: “ Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” ( Gv 6,66). In tale contesto la risposta di Pietro è un atto di fede nei confronti della Parola di Dio  a cui il  segno del pane rimandava : “ Signore, da chi andremo? Tu hai  parole di vita eterna” (Gv 6,68b).

 L’esperienza in sé e fine a se stessa non suscita necessariamente la sequela di Cristo, mentre la Parola di Dio che spiega e fonda il senso dell’esperienza fa del credente un vero e proprio discepolo.

Esperienza e Parola di Dio, Spirito Santo e Parola di Dio, sono fondamentali ai fini di un’autentica vita carismatica, secondo la spiritualità del RnS. Non si tratta di privilegiare l’esperienza a discapito della formazione, dell’approfondimento della Parola di Dio , o viceversa, ma di vivere in maniera armonica entrambe le realtà. Se favoriamo all’interno dei nostri gruppi soltanto la preghiera comunitaria carismatica o alcuni  momenti esperienziali, collocando ai margini della vita comunitaria la Parola di Dio, la formazione,  difficilmente la lode, l’esercizio dei carismi, l’impegno nel cammino di conversione , la preghiera d’effusione ecc.. incideranno radicalmente nella vita di quanti si accostano al RnS.

Il RnS non è stato suscitato dallo Spirito per creare “nuovi carismatici”, ma uomini e donne nuove, creature nuove, capaci di rendere testimonianza della Signoria di Dio nel proprio tempo , con franchezza ed autorità. Testimonianza che nel RnS si realizzar in due modi:

·         vivendo una profonda e personale relazione con Dio
·         manifestando la potenza di Dio che conferma l’annuncio, la testimonianza, con segni e prodigi.

La Parola di Dio introduce in una sempre più profonda e personale conoscenza di Dio. Chi infatti non conosce le Scritture non conosce Cristo. Chi, invece, ascolta la Parola di Dio conosce il cuore di Dio. La Parola di Dio accresce la fiducia in Dio e quindi la disponibilità di lasciarsi usare dallo Spirito. Nutriti ,infatti, dalla Parola di Dio con maggior intensità e desiderio ci abbandoniamo all’azione sorprendente dello Spirito Santo, che distribuisce i suoi doni e carismi per l’edificazione comunitaria.

La Parola di Dio è lampada ai nostri passi che ci abilita al discernimento spirituale, così da poter riconoscere ciò che “è buono e giusto “ e proviene da Dio, rispetto a tutto ciò che non appartiene alla Sua volontà. Bisogna curare con attenzione la formazione carismatica all’interno dei nostri gruppi ,in modo tale che l’esperienza spirituale incida significativamente nella vita dei singoli e di tutta la comunità.

Concludo queste brevi riflessioni sul rapporto esperienza e formazione con un brano tratto dal libro del Siracide:

 Avvicinatevi, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola. Fino a quando volete rimanere privi, mentre la vostra anima ne è tanto assetata? Ho aperto la bocca e ho parlato: Acquistatela senza denaro. Sottoponete il collo al suo giogo, accogliete l’istruzione. Essa è vicina e si può trovare. Vedete con gli occhi che poco mi faticai, e vi trovai per me una grande pace. “ ( Sir 51,23-28)

 


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