La parola di Dio nei Gruppi RnS

di Padre Augusto Drago

La parola di Dio ritrovata nella Chiesa

Non dovremmo mai finire di ringraziare il Signore per aver fatto riscoprire la Parola al suo popolo, pellegrinante nell'esilio.

Il nostro è ormai un tempo epifanico della parola di Dio nella comunità ecclesiale. Non c'è gruppo ecclesiale, oggi, che non si ispiri alla Sacra Scrittura e che di essa non faccia un larghissimo uso.

Non sempre, tuttavia, la riscoperta della Parola in questi gruppi coincide con una giusta comprensione dì essa ed il risultato, spesso, è come di chi, trovandosi davanti ad urta gran quantità di pane, pur avendo fame, non sa come mangiarlo o lo mangia in maniera sbagliata: pur essendo parola di Dio, la si riceve e la si tratta come parola di uomo. Spesso, per esempio, da chi ha il compito di predicare nella Chiesa, viene presa come semplice spunto per imbastire un sermone condito magari da svariate citazioni bibliche. C'è chi prende qualche frase della Bibbia per fame uno slogan. Ci sono gruppi che la finalizzano ai propri scopi, imponendo ad essa un taglio di lettura o sociale o politica o psicologica oppure semplicemente "spiritualistica".

Il risultato è che la parola di Dio non si dispiega in tutta la sua interezza e finisce, pur essendo appunto tale, col dire poco o nulla di Dio. Perché, prima di tutto, è indiscutibile questo fatto: mediante la sua Parola, Dio vuol dire qualcosa di sé, del suo amore, a noi; meglio: vuole rivelare se stesso.

Per poter cogliere questo primo importante valore della Sacra Scrittura occorre far diventare preghiera la Parola ascoltata. Solo così essa diventa seme (cfr. Mt 13,19), qualcosa che contiene la vita in sé (cfr. Dt. 32,47) e si sviluppa fino a far lievitare nel cuore il Regno e la sovranità del Signore Gesù. Solo a questo livello si può sperimentare che essa è luce ai nostri passi (cfr. Sal 119, 105). Dio infatti è Amore, e l'Amore è luce perché svela il segreto delle cose, conferendo ad esse sapienza e portandole al loro compimento ultimo. Perciò ogni parola di Dio è, quando sia accolta così, efficace: Come infatti la pioggia e la neve scendendo dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare [....] cosi sarà della Parola uscita dalla mia bocca [dice il Signore]:

non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero, e senza avere compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55, 10-11).

In questo senso, la Parola è rivelazione efficace di Dio data a noi e compiuta in Cristo Gesù, rivelatore del Padre (cfr. Gv 1,18)- Va letta e pregata, quindi, in tutta la sua interezza, se veramente si vuole cogliere in essa la globalità e la pienezza del messaggio, della "Buona Notizia" salvifica che Dio ci vuole trasmettere. Non la si può leggere, quindi, piluccando a casaccio un po' qui un po' là: non si coglierà mai in tal modo la totalità del pensiero di Dio.

C'è poi un'altra dimensione della Parola, anch'essa molto importante: essa è mezzo di comunione. Mediante la sua Parola, Dio entra in comunione di amore con noi. Nel nostro accostarci ad essa non dobbiamo cercare la manifestazione di una idea; al limite neanche una crescita di conoscenza, ma un impegno tra noi e Dio, tra colui che ci parla, e noi che ascoltiamo: dobbiamo cioè accostarci per stipulare un'alleanza, perché Dio vuole rinnovare proprio questa, con noi: "siete per me proprietà preziosa tra tutti i popoli. (cfr. Es 19,5).E' significativa a questo proposito l'espressione di Origene, un padre della Chiesa greca: "Attraverso la Scrittura il Signore parla con noi, faccia a faccia come chi bacia qualcuno. Leggere e pregare la Parola è quindi ricevere il "bacio" di Dio impresso sulla nostra umanità; significa entrare nel movimento di attrazione che Dio esercita su di noi per avere di lui una conoscenza amorosa. Si inizia in tal modo un cammino che San Girolamo descrive così: "Tendere le vele allo Spirito Santo, senza sapere a quali lidi approdare". Ed è ancora lo stesso Santo Dottore che usa un linguaggio fortemente evocativo: "Preghi? Parli allo Sposo. Leggi? E' lui che ti parla".

Una lettura, fatta in questi termini amorosi, deve necessariamente portare alla contemplazione. Ciò è quello che nella tradizione più viva della Chiesa viene chiamata "lectio divina", lettura divina della Bibbia. Essa avviene mediante un ciclo di lenta maturazione che innegabilmente porta frutti abbondanti.

Le fasi della lectio sono queste:

I. Invocare il Padre perché mandi lo Spirito (= epiclesi). Non c'è possibilità infatti di assaporare e gustare la Parola senza lo Spirito Santo che, dopo averla scritta, la ripronunzia per noi trascrivendola nei nostri cuori.

2. Leggere il testo, "masticando" e "rimasticando" le parole

3. Meditarlo, senza intellettualismi o psicologismi, ma facendo calare la Parola nella nostra vita.

4. Contemplare il Dio che ci ha parlato e che, parlando, ci ha amati.

In questo modo la Parola ci comunica il "bacio" di Dio e ci dona l'ebbrezza dello Spirito come ai discepoli di Emmaus, quella sera di Pasqua quando si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi [...] (Lc 24,32). Leggere la Scrittura in tal modo significa allora lasciarsi portare a compimento della Parola di colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile (cfr. Col 1,13)

C'è, infine, un altro valore insito nella Parola del Signore ed è quello profetico. Mediante la Parola, Dio vuole dire qualcosa al nostro "oggi", alla nostra situazione concreta, la sua Parola si fa profezia che illumina il nostro cammino di popolo di Dio pellegrinante verso la terra promessa. Essa è capace di esercitare la sua potenza in noi che crediamo (cfr. 1 Ts 2,13). C'è un "oggi" della Parola per noi, che deve compiersi.

Un giorno, all'inizio del suo ministero, Gesù entra nella sinagoga a Nazareth mentre si celebra la liturgia della Parola. Dinanzi a tutti apre il rotolo del profeta Isaia e legge:"Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio [...] Poi [riferisce San Luca] arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette [...] Cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4,18-21).

Come la Scrittura si è compiuta nell'oggi di Gesù, così aspetta di compiersi nel nostro oggi.

Tanti gruppi ecclesiali praticano con frutto la celebrazione della Parola. E questo non è un semplice momento evocativo, ma un riproporre, in tutta la sua forza, l'efficacia dell'avvenimento della Parola e far sì che si compia. Solo allora possiamo dire che la Scrittura arriva in noi al suo compimento. Molto illuminante, a questo proposito, è quanto si legge in Neemia al capitolo 8. Dopo l'esilio, le città di Cruda vengono ricostruite e ripopolate. Gerusalemme, la città santa, ritorna ad essere il centro propulsore della esperienza sociale e religiosa di Israele. Ma tutto non è compiuto, si tratta infatti di ricominciare un nuovo cammino, ed è importante ricominciarlo alla luce della parola del Signore. Il capitolo 8 di Neernia ci mostra tutto il popolo radunato, in ascolto penitenziale e gioioso della parola del Signore che produce frutti veramente copiosi. Questo significa celebrare la Parola e renderla profezia viva del Signore per la nostra vita.

La Parola nell'esperienza dei gruppi del Rinnovamento

e,Un fatto estremamente positivo è che, particolarmente dopo la preghiera per l'effusione, molti fratelli sentono un desiderio vivo di leggere la Scrittura. Si hanno testimonianze di Persone che, dopo l'effusione, si sono trovate tutta la notte a leggere la Scrittura con un appassionato desiderio e con un ardore veramente indescrivibile. Questo non può essere che un frutto dello Spirito del Signore Gesù

Nelle nostre riunioni di preghiera vengono letti passi della Scrittura e spesso questi, alla fine, risultano essere vari tasselli che compongono un unico messaggio, sicché, le nostre riunioni di preghiera, via via, acquistano la fisionomia di un incontro di lode e di celebrazione della Parola vera e propria. E anche questo è frutto dello Spirito del Signore Gesù.

Non di rado il messaggio biblico diventa oggetto di una particolare catechesi. Anzi, dove ciò non avviene, è bene che avvenga, per evitare il pericolo del fondamentalismo e delle interpretazioni univoche ed arbitrarie.

Ma, a questo punto, bisogna evitare il pericolo, che sta sempre in agguato, dell'ascolto superficiale della Parola. Essa, ascoltata, è come il seme gettato dal seminatore: dopo l'ascolto occorre lottare contro il demonio che rischia di venire a rubarci la Parola o di venire a seminare la zizzania. Bisogna, dunque, fortemente lottare contro la superficialità dell'ascolto (seme per strada), contro le difficoltà per conservarla (seme tra le pietre), contro le paure del lasciarla crescere (seme tra le spine) (cfr. Mt 13,18ss; 13,24ss).

Un buon metodo potrebbe essere quello di impegnarci a ripetere spesso, finita la preghiera e durante l'intervallo settimanale tra una riunione e l'altra, la Parola ascoltata, magari costituendo piccoli gruppi che, lodando il Signore, ripetano la Parola ascoltata, senza necessariamente cercarne un'altra nuova. Perché il pericolo è veramente questo: l'ascoltarne troppa per poi conservarne poca o nulla. San Giovanni Crisostorno, un altro padre della Chiesa e grande dottore, ammoniva i fedeli a prolungare a casa la liturgia della Parola: "Quando ritornate a casa, dovreste prendere la Scrittura e con vostra moglie e con i vostri figli rileggete e ripetete insieme la Parola ascoltata". E ancora: "Ritornate a casa e preparate due tavole, una con i piatti del cibo, l'altra con i piatti della Scrittura. Il marito ripete ciò che è stato detto in Chiesa. Fate della vostra casa, una Chiesa".

Ma, proprio per non cadere nel pericolo del fondamentalismo, non bisogna dimenticare le tre dimensioni principali della Scrittura: essa è, come abbiamo visto, rivelazione, comunione, profezia. Per cogliere la Parola in queste tre profondità è necessario leggerla tutta, per intero, in maniera sistematica, servendosi anche dei tanti sussidi che oggi sono a portata di tutti. Nella Prima lettera ai Corinzi (cfr. 3,2), San Paolo esorta la comunità a non essere più neonata e a non continuare a nutrirsi di latte, ma di cibo solido. Per noi questo è la parola del Signore in tutta la sua profondità ed ampiezza. Basta, quindi, con i facili entusiasmi, cui corrisponde una rapida caduta; basta cibarci di molliche e di crostini: siamo popolo di Dio in cammino e il Signore ci ha dato il pane del suo Corpo e della sua Parola, per poter crescere nella salvezza.

Da queste righe lancio una proposta: perché non tentare di fare, all'interno dei nostri gruppi, una esperienza di lectio divina? Essa già viene esperimentata con frutto in molte comunità ecclesiali. Un passo di questo tipo costituirebbe certamente una ulteriore maturazione spirituale. Perché un fatto è certo: non ci sarà mai "Rinnovamento" autentico se esso non passerà attraverso la Parola letta, pregata, contemplata in tutta la sua interezza.

Un'attenzione a parte merita l'uso della Sacra Scrittura in alcuni momenti particolari della vita del gruppo. Da più parti sono stato sollecitato a dare una precisa risposta a questo interrogativo: '"E' lecito o no aprire a caso la Scrittura per trovarvi messaggi particolari, risposte immediate dal Signore a casi concreti della nostra vita?". Fino a questo momento nei gruppi, anche nella preghiera per l'effusione, c'è stato un largo uso della Scrittura in tal senso. Ma adesso, da qualche parte, si avanzano dubbi e riserve. Che dire in proposito? Non c'è dubbio: da una parte, è evidente, bisogna superare la tentazione di usare la Bibbia con intenzioni divinatorie, quasi che si trattasse di una sorta di sibilla da consultare per avere risposte immediate a casi urgenti. No! La Bibbia non è un libro divinatorio. Dall'altra, come abbiamo visto, il Signore vuole, con la sua Parola, veramente illuminare il nostro cammino, darci luce, speranza, comunicarci forza. In quest'ultimo senso, in un contesto di preghiera e di lode, ritengo che si possa chiedere al Signore che ci dia una Parola di luce. Un uso siffatto potrebbe rientrare nella dimensione profetica che la parola di Dio porta con sé. A condizione però, come è ovvio, che si eviti il fondamentalismo, e che la Parola venga accolta con semplicità, con gioia, con profondo rispetto, in attesa che il Signore confermi con altri segni e avvenimenti la Parola che ha dato.

Un fatto comunque a me sembra evidente: i nostri gruppi cresceranno e diventeranno più maturi nella misura in cui diventeranno responsabili davanti alla parola del Signore.

   

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