LA VITA CARISMATICA NEL RNS

di Mario Landi
Membro del CNS - RnS


Parlare di vita carismatica all'interno dei RnS, potrebbe sembrare oggi superfluo. Affrontando il discorso da un punto di vista storico possiamo affermare che, dopo circa trent'anni di cammino, e soprattutto dopo i documenti dei Concilio Vaticano li, l'apertura alla vita carismatica da parte della comunità ecclesiale, è certamente molto più ampia. Possiamo affermare, assieme a padre Raniero Cantalamessa, che addirittura il termine carisma, all'interno della Chiesa, è divenuto abusato e, a volte, usato anche fuori luogo.

Il contributo specifico dei RnS, sia da un punto di vista teologico che da un punto di vista medologico, è stato certamente importante, per la concretizzazione della "visione carismatica" che emerge dalla Lumen Gentium.

Le diffuse attestazioni di stima, il riconoscimento dello Statuto, e le aperture della gerarchia sono anche il frutto dei discernimento e dell'apprezzamento per tale fattivo contributo.
I fratelli e sorelle che hanno ricevuto la preghiera di effusione da oltre vent'anni, sanno bene come all'inizio le diffidenze e a volte gli inviti a desistere, fossero molto più numerosi degli incoraggiamenti.
Oggi, a fronte di tanti riconoscimenti e di inviti a essere presenti e vitali come RnS, nel cuore della Chiesa, un errore strisciante potrebbe essere quello di pensare che il ruolo profetico dei RnS nella vita carismatica sia in qualche modo esaurito. Tale errore diventa un rischio ancora più forte nella misura in cui assistiamo a un appiattimento della vita carismatica nei gruppi dei RnS,

La teologia ci insegna che i carismi sono direttamente collegati ai bisogni della Chiesa e strettamente correlati all'espansione dei Regno di Dio. in quest'ottica non possiamo certamente affermare che la Chiesa oggi viva tale dinamicità, anzi, l'appello dei Papa alla nuova evangelizzazione testimonia sempre di più come il dinamismo spirituale, che deve contraddistinguere la vita della Chiesa, non sia tanto una realtà, quanto un'esigenza.

Il ruolo profetico dei RnS, allora, è più sentito che mai. Anzi, la "missione" che siamo chiamati a realizzare all'interno della Chiesa è di rendere concreta l'esperienza delle prime comunità cristiane, descritta in Atti 2,42. Un'esperienza di Chiesa, dove la comunicazione nasce dallo Spirito e dalla Signoria di Cristo, più che dalla somma degli interessi comuni, dove il servizio e la ministerialità sono frutto di una unzione dello Spirito Santo, più che dei volontarismo e dell'arrivismo.
Molti cristiani - e a volte anche molti sacerdoti - pensano che l'impegno laico nella Chiesa sia solo un enunciato conciliare e che la vita di comunione proposta dalla Parola di Dio sia un'idea utopica.

Unitamente agli altri movimenti ecclesiali, il RnS può rappresentare un'esperienza concreta di comunità ecclesiale che vive nella potenza dello Spirito, evangelizzando in modo carismatico e kerigmatico, annunciando il Regno di Dio, non con discorsi persuasivi e filosofici, ma nella potenza dello Spirito Santo.

Una evangelizzazione che nasce dalla comunione: avevano «un cuor solo e un'anima sola» (At 4,32), e « Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2,48), fraternità più efficace dei piani pastorali studiati a tavolino.

La Parola di Dio ci invita a non «spegnere lo Spirito» e a non «disprezzare le profezie» (cf. 1 Ts 5,19). Forse oggi per molti di noi, nel RnS, ciò significa dare un nuovo slancio alla vita carismatica, nella visione profetica che tale spiritualità deve animare e rendere sempre più viva la comunità ecclesiale.

Il nostro ruolo non può limitarsi ad affermare l'esistenza dei carismi e rilevare la possibilità che qualche battezzato possa esercitarli. Non si è carismatici, perché si partecipa a qualche grande incontro dove il "carismatico" di turno esercita a favore della comunità il suo ministero. Si è carismatici, perché le nostre comunità sono carismatiche.

In questa ottica, lo sforzo che ci deve vedere impegnati è quello di far sì che la vita nuova nello Spirito, testimoniata oltre che dall'aver ricevuto la preghiera di effusione, anche dalla conversione permanente, sia sempre più collegata a un impegno carismatico nei gruppi e nella Chiesa.

Lo sforzo che ci deve accomunare in questo momento storico della vita dei RnS, è quello di fare in modo che le nostre siano comunità che vivono nello Spirito, dove l'esercizio dei carismi è diffuso e generalizzato, dove non concepiamo la vita carismatica come esclusivamente legata ali'incontro di preghiera, ma dove i carismi di culto, di evangelizzazione, di servizio, di promozione umana, siano integrati e interagiscano fra di loro.

In tale ottica dobbiamo evitare la proliferazione di gruppi nei quali alcuni fratelli (a volte sempre gli stessi), siano sempre impegnati in prima linea nel campo carismatico, ed altri fratelli assistano all'esercizio dei carismi altrui.

Siamo ben consci della fragilità presenti nei fratelli che normalmente si accostano a gruppi dei RnS, ma ciò non deve diventare un alibi per il disimpegno o per una forma di fatalismo spirituale. Ci sono fratelli che aspettano sempre un aiuto dall'alto o dagli altri e dopo anni di presenza (non di cammino) nei gruppi, non assumono alcun impegno, né con Dio né con la comunità.

Questo è chiaramente un problema "pastorale", nel senso che le guide dei nostri gruppi devono assicurare sempre di più la valorizzazione dei fratelli nei gruppi e l'accompagnamento verso un cammino di fede che li porti non soltanto verso la Signoria di Cristo, ma anche all'impegno concreto di servizio a favore dei fratelli. Per questo non possiamo concepire più i gruppi soltanto come gruppi 'di preghiera", che esauriscono la propria vita in un incontro di culto comunitario, senza assicurare un cammino di crescita e di impegno carismatico.

Anche la ministerialità che viviamo deve essere diretta conseguenza di tale visione. Il ministero non può essere il luogo di separazione "carismatica', dove si aggregano in modo chiuso alcuni fratelli del gruppo che ricevono la stessa chiamata al servizio in modo quasi specialistico. Tale ministerialità potrebbe avere un effetto centrifugo, e molto spesso è causa di tensioni e divisioni nei gruppi. E' più opportuno, in presenza di piccoli gruppi di trenta-quaranta fedeli, parlare di servizi carismatici, più che di ministeri, anche molto flessibili e aperti alle novità dello Spirito.

In tal senso il Rinnovamento deve essere sempre dì più una realtà carismatica, costituita da comunità e gruppi carismatici: è questo il sapore che siamo chiamati a dare alla Chiesa, con il nostro equilibrio, ma anche con il coraggio di una radicalità evangelica e spirituale, che non trova molti altri riscontri a livello ecclesiale.

Ecco allora che la profezia che esprime il RnS, non soltanto non è esaurita ma trova, oggi più che mai, una giusta realizzazione.

           I Carismi nel Vaticano II°

Per l'approfondimento personale e nel gruppo è utile riportare per esteso i principi contenuti In un importante documento del Vaticano II che affronta il tema dei carismi e del loro discernimento.Il decreto Apostolicam actuositatem indica, al n. 3, i fondamenti dell'apostolato dei laici:

Dovere e diritto all'apostolato

I laici derivano il dovere e diritto all'apostolato dall'unione con Cristo. Inseriti, infatti, nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito Santo per mezzo della cresima, sono chiamati all'apostolato.

Con la grazia del sacramenti, in particolare dell'eucarestia, viene comunicata e alimentata quella carità che è anima di tutto l'apostolato
Esercizio dell'apostolato nella fede, speranza e carità.
L'apostolato si esercita nella fede, speranza e carità: virtù che lo Spirito Santo diffonde nel cuore di tutti i membri della Chiesa.

Impegno nell'evangelizzazione

A tutti i cristiani è imposto il nobile impegno di lavorare affinché i divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra. Lo Spirito Santo santifica il popolo di Dio.Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo, che già opera la santificazione del Popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti, elargisce ai fedeli anche de i doni particolari (lCor 12,7) per contribuire all'edificazione di tutto il corpo nella carità (cf. Ef 4,16).

Il bene degli uomini e l'edIficazione della Chiesa
Dall'aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorga per ogni credente il diritto e il do
vere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa che nel mondo, con la libertà dello Spirito, il quale «spira dove vuole, (Gv 3,8) e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori, che hanno il compito di giudicare sulla loro genuinità e uso ordinato, non certo per estinguere lo Spirito, ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf. lTs 5,12.19.21).

   

                           

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