BEATI COLORO CHE CREDERANNO


Le parole "fede", "abbracciare la fede", "credere nel Figlio di Dio", "vivere la fede", "professare la fede", "testimoniare la fede", "la fede che opera per mezzo della carità", "state saldi nella fede", "esortatevi a vicenda nella fede", "la potenza della fede", "le prove della fede" ..... sono frequentissime nel Nuovo Testamento. I discepoli di Gesù sono coloro che lo seguono e da Lui si lasciano guidare.

Gesù ha riservato una parte della sua preghiera - in un momento significativo della sua vita - proprio a quelli che l’avrebbero seguito mediante la fede. Era vicino all’orto degli ulivi e stava per iniziare la sua Passione e in un dialogo profondissimo e più intenso che mai si è rivolto al Padre con queste parole: "Non prego solo per questi (che mi hanno visto), ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me" (Giov. 17,20). Gesù, nell’amore con cui si consegnava alla morte, ha ricordato ciascuno di noi e - in particolare - la nostra fede.

Nel Vangelo ci sono tanti esempi di fede vissuta: coloro che incontrano Gesù mostrano quella fiducia in Lui che supera i limiti della ragione ed hanno un atteggiamento di confidenza, di adesione e di riconoscenza che li mostra ancorati in Dio.

Anzitutto Maria. Dio sceglie lei giovinetta fra tutte le ragazze del mondo e le affida un compito incredibile: divenire madre del Figlio di Dio, di Gesù-Dio. "Avvenga di me secondo la tua parola" è la risposta di Maria.

Maria riconosce questo "sguardo" di Dio su di sé e si mette pienamente a sua disposizione. Diventa così protagonista del disegno di Dio sull’umanità che supera di gran lunga la sua capacità di comprendere.

Ma, non è forse logico presentarsi al Signore del cielo e della terra, al Creatore dell’universo, con una completa apertura alla sua parola, con una assoluta disponibilità al suo volere, con una piena coscienza della propria piccolezza? Maria è così. E con questo suo atteggiamento ella collabora nella maniera più efficace all’azione di Dio.

Nel modello che Maria ci offre viene in evidenza una importante caratteristica della fede: sapersi affidare a Colui che solo merita tutta la fiducia, prima ancora di aver capito.

Nella fede l’uomo mostra chiaramente di non contare su se stesso, ma di affidarsi a Chi - Amore infinito - è più grande, più forte, più sapiente di lui. E così, non facendo conto esclusivo sulle proprie forze, si rivolge a Dio dal quale attende ogni cosa. E Gli consente così di operare, come Lui solo sa fare.

Poi Pietro. Gesù aveva sfamato cinquemila persone con i pani ed i pesci moltiplicati. In quel contesto promette un altro cibo, di cui sarà necessario nutrirsi: il suo corpo e il suo sangue frutto del sacrificio della croce e distribuiti a tutti. Questo discorso aveva profondamente urtato coloro che avevano mangiato pani e pesci ed il turbamento era penetrato anche fra i suoi discepoli. A questo punto Gesù si rivolge ai dodici, ponendo la domanda: "Forse anche voi volete andarvene?" Ed è qui che Pietro, prendendo la parola anche a nome dei compagni, ha dichiarato a Gesù la sua fede e la sua dedizione: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna".

Pietro ci appare come l’autentico discepolo di Gesù. Egli aderisce a Gesù per una profonda apertura alla verità, per una grande generosità e per una forte spinta interiore operata in lui dalla luce e dall’amore di Dio.

Egli avverte che non potrebbe più separarsi da Lui, non potrebbe più tornare indietro, alle reti di pescatore e alla vita di prima. Pur di fronte alla difficoltà, rappresentata da un aspetto nuovo della persona e del messaggio di Gesù, egli crede alla luce che inizialmente l’ha attirato e rinnova la sua scelta di Gesù trascinando in questa anche i suoi compagni.

Anche per noi possono arrivare dei momenti di crisi nel cammino di fede. Possono presentarsi delle difficoltà di capire certi aspetti del messaggio di Gesù.

Possiamo risentire delle pressioni esercitate dall’ambiente, da quelli che ci circondano, dalla mentalità dominante, dal clima creato dalla TV.... Anche noi potremmo sentirci isolati e soli, senza il consenso della società che ci circonda, che potrebbe criticare.

Non siamo esenti da dubbi che possono insorgere e da crisi di fede che fanno mettere in discussione il nostro cammino di cristiani.

La parola di Pietro ci ricorda che questi momenti ci sono per darci l’occasione di scegliere Gesù nuovamente, di fare nostro, in modo più profondo, il suo modello di vita ed il suo insegnamento tenendo fisso lo sguardo verso quel fascino che Gesù in particolari momenti ha esercitato nella nostra vita.

Pietro aiuta a mettere in evidenza un altra caratteristica della fede: tenere desta l’attrazione e lo slancio verso la persona di Gesù, fino ad essere capaci di accettare il rischio dell’audacia che fa andare oltre i facili e superficiali accomodamenti o il pericolo di fermarsi per strada.

L’incontro con Gesù con uno dei capi della sinagoga sottolinea un’altra caratteristica della fede. Dice il Vangelo di Marco (5, 21 e seguenti): "Si recò da Gesù uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, si gettò ai suoi piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi, vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui..... Dalla casa del capo della sinagoga giunsero in quel momento a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad avere fede"..... Giunsero alla casa e Gesù entrò dov’era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare: aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore".

Quante volte nella nostra giornata questa parola "Non temere, continua solo ad avere fede" può esserci di luce.

Se Dio è fedele con un amore irrevocabile alle sue promesse e non si tira mai indietro nonostante il comportamento dell’uomo, anche la creatura deve avere nei suoi confronti quella fiducia che ha la caratteristica della fedeltà e della costanza.

Ogni volta che ci scontriamo con la nostra debolezza o con quella degli altri, ogni volta che seguire Gesù ci sembra impossibile o assurdo, ogni volta che le difficoltà tentano di abbatterci, questa parola può essere per noi un colpo d’ala, una boccata di aria fresca, uno stimolo a ricominciare. Basterà una rapida "conversione" di rotta per uscire dal chiuso del nostro io ed aprirci a Dio, per sperimentare un’altra vita, quella vera.

Guardando attorno a noi poi assistiamo ad una corsa generale alla ricchezza, al piacere, al benessere materiale.. per cui possiamo essere ancora più portati a pensare che, quello che chiede Gesù, in teoria è molto bello, ma in pratica è troppo difficile, per non dire impossibile.

Ebbene in questi momenti dobbiamo ricordarci di questa parola del Vangelo. Essa ci fa presente che Gesù ci lascia fare l’esperienza della nostra incapacità, dei dubbi, dei tentennamenti, delle tentazioni.... non già per scoraggiarci, ma per aiutarci a capire meglio che "tutto è possibile a Dio"; per prepararci a sperimentare meglio la straordinaria potenza della sua grazia ed aprirci, quindi, con maggiore fiducia a questo dono immenso del suo amore. Così si acquista gradualmente quella fede che non dubita di fronte alla prova.

Gli incontri che il Vangelo ci descrive ci aiutano a vivere di fede e a ricordarci che noi viviamo ormai nell’era di Gesù, nell’era di Colui che è morto e risorto per renderci possibile il superamento delle illusorie ideologie dominanti e dei falsi legami terreni. Con Gesù è cominciato, infatti, un mondo nuovo, un mondo che egli va costruendo servendosi di persone che corrispondono alla sua chiamata.

A conclusione si può dire che vivere di fede significa saper scegliere. Gesù è tra gli uomini per trasformare la loro vita. Ai suoi discepoli dice: "Chi vuole conservare la sua vita la perderà; chi è pronto a sacrificare la sua vita per me la troverà" (Mt. 10,39).

Questo significa che occorre essere pronti a rinunciare a fare di sé stessi l’ideale della vita, a rinunciare alla propria indipendenza egoistica. Il vero cristiano farà di Cristo il centro della sua esistenza.

Sappiamo cosa vuole Gesù da noi: l’amore per gli altri. Facendo nostro questo programma, avremo certamente ‘perso’ noi stessi e trovato la vita.

Il non vivere per sé, non è certamente, come qualcuno può pensare, un atteggiamento rinunciatario e passivo. Non si tratta di disprezzare la vita o disinteressarsene, ma di impegnare la propria esistenza sulla via dell’amore.

Se poi potremo condividere l’esperienza del "convertitevi e credete al Vangelo" con qualche persona amica che ha fatto anch’essa della Parola di Dio il proprio codice di vita, vedremo sbocciare o rifiorire intorno a noi la comunità cristiana.

Perché la Parola di Dio vissuta e comunicata fa anche questo miracolo: dà origine ad una comunità visibile che non si accontenta di andare in chiesa, ma diviene lievito e sale della società testimoniando Gesù in ogni angolo della terra.

 

 

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