L'IMPEGNO DEL CRISTIANO A TESTIMONIARE LA CARITA'
Lamore in Dio
"Dio è carità" (1Gv 4, 8. 16). Dio è amore, in altre parole comunica se stesso, è dono totale di sé. È la sua natura, la sua legge vitale: egli esiste donandosi e il dono è la sua vita. Dio ha un figlio che ama teneramente e in cui ha posto tutte le sue compiacenze: Padre e Figlio vivono in continuo e strettissimo abbraccio e lamore che li congiunge è un legame vivente, sostanziale, e personale: lo Spirito. La vita di Dio è veramente comunione, un continuo e perfetto scambio damore.Dio non si dona solo nelle comunicazioni interne della vita trinitaria, si dona nel mistero dellincarnazione unendosi allumanità del Cristo e grazie al Figlio si dona noi, celeva alla sua vita e ce ne rende partecipi. Lamore con cui il Padre ama il Figlio giunge fino a noi, ci avvolge, ci fa entrare nella loro vita.
Lamore di Dio per Gesù
Lamore di Dio per luomo
Dio è amore e il rapporto con luomo è un rapporto damore.
Os 11, 1- 4 Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. Ad E`fraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.
Dio non è un essere lontano, indifferente alle vicende umane e inabbordabile nella sua perfezione. Egli si preoccupa degli uomini, li segue con la sua Provvidenza e li vuole salvare, anche se sono cattivi, ingiusti, ingrati. Già dallinizio della storia della salvezza Dio stabilisce con luomo unalleanza damore e lamore sarà la causa di tutti i suoi interventi in favore delluomo.
Il trittico di Lc 15: (pastore, donna che trova la moneta, padre).
Nel NT lamore divino si manifesta in un fatto nuovo, unico, sconcertante, inaudito: la gratuità divina raggiunge il suo culmine in un dono senza misura, inimmaginabile. È lo stesso suo figlio che Dio ci dona. Gv 3, 16: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Così la carità di Dio per luomo si rende concreto in Gesù: egli è la rivelazione stessa dellamore del Padre, la sua presenza concreta nel mondo. Il figlio unico amato fra tutti, amato per eccellenza, necessariamente, infinitamente: questo figlio il Padre lo dona agli uomini. Lo sacrifica perché nessuno si perda ma tutti siano salvi. Ormai il dramma dellamore misericordioso di Dio non si svolge più attraverso i fatti singoli anche se continuati, ma attraverso la persona di Gesù che ne costituisce la "personificazione". Gesù è Dio che viene a vivere in piena umanità il suo amore e a farne sentire lappello ardente.
Lamore in Gesù
Come Cristo ha compiuto la sua missione di rendere presente nel mondo e di comunicare agli uomini lamore di Dio? "Passò facendo del bene a tutti" (At 10, 38). Gesù è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto, è il Buon Pastore.
Gesù non ama gli uomini di un amore qualsiasi ma "come il Padre ha amato me così io ho amato voi". Con lo stesso amore infinito, incondizionato, totale. "La parola amore abbisogna sempre di un dizionario e il dizionario per i cristiani è Gesù".
Alcuni esempi: la misericordia e la generosità dellamore di Cristo si manifesta soprattutto nei riguardi di coloro che sono più abbandonati e disprezzati: i malati, i poveri, le donne, i bambini.
Lamicizia con Marta, con Maria, con Lazzaro; la predilezione verso gli apostoli. È un amore tenero, personale, che tende alla piena comunione. In cristo e per Cristo gli uomini possono percepire cosa è e comè lamore di Dio e trovano un esempio mirabile di comessi stessi devono amare.
Gesù non è solo la manifestazione dellamore del Padre per noi e il modello del nostro amore. È anche la fonte. Noi non possiamo "amare in quel modo" se non unendoci a lui: "Io sono la vite: senza di me non potete far nulla". Essere perciò incorporati a Cristo: "Cristo in noi".
Come il Padre e il Figlio sono "legati" dallo Spirito-amore, così le membra del corpo mistico che è la chiesa sono legate alle persone divine e tra loro dalla carità e nella carità. Lamore nostro, che partecipiamo dellamore di Dio-trinità, non sarà altro che irraggiare agli altri quellamore che Dio stesso suscita e spande nei nostri cuori, sì da poter dire veramente che non solo noi amiamo Dio e il prossimo in Dio, ma che Dio ama se stesso e il prossimo in noi.
Lamore del prossimo
Notiamo linsistenza con cui il NT inculca lamore del prossimo fino a dare limpressione che esso sia di fatto lunico precetto della Nuova Alleanza. Rom 13, 8-10: Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore.
In effetti loggetto ultimo della nostra carità non può essere che uno: Dio. Ma egli vuole che noi gliela dimostriamo amando il prossimo. La carità verso Dio quando si trasforma in opere, si attua a favore dei fratelli.
"Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri." (1Gv 4, 11)
se cè qualcuno che ha amato in modo perfetto Dio questi è Cristo che ha amato Dio donandosi a noi.
Ef 5, 1-2: Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. tra lamore di Dio e del prossimo non solo non cè opposizione ma necessaria unità e dipendenza. "Chi ama Dio, ama anche il fratello".
Il comandamento di Lv 19, 18 sul primato di Dio rimane nel cristianesimo e viene ribadito; ma Gesù ci rivela un modo nuovo di praticarlo e di renderlo attuale: amando il prossimo (Mt 25, 40).
S. Paolo coglie bene il pensiero del Maestro quando riassume tutta la legge nellamore del prossimo non certo perché tale amore occupi il posto davanti a quello di Dio, ma perché è proprio amando il prossimo che si ama Dio. Egli aveva intuito questa verità fondamentale già sulla via di Damasco: Io sono Gesù che tu perseguiti.
Nulla come il prossimo rende prossimo Dio, perciò ogni incontro con luno è lappuntamento con lAltro: "lo avete fatto a me". La carità fraterna raggiunge e ci dà Dio.
La carità deve trascendere lesteriorità per fissarsi in Cristo che di tutti fa uno.
Amore per i fratelli, amore per i nemici.
La carità abbraccia tutti gli uomini senza nessuno escludere. Ma essa è universale non per permetterci di evadere nellastrazione e non pagare di persona, ma per diventare concreta, un farsi tutto a tutti e a ciascuno, per amare e servire chiunque incontri ed entrare in una comunione vitale con Dio. Dio ama ogni uomo in modo personalissimo.
La misura del nostro amore
"Come il Padre ha amato me..."
"Come io vi ho amati..."
Dio è totale rinuncia a se stesso ed è in questo modo che ci chiede a nostra volta damare. Cristo costituisce per noi lesempio concreto di come dobbiamo viverlo.
Il crocifisso: ecco lautentico ritratto di Dio. Fino a che punto Dio è carità e quale carità egli è, lo si scopre solo in Gesù Cristo e nella sua morte in croce per gli uomini. La croce ci dice cosa significhi amare come Dio e come Cristo. La croce è per molti "scandalo e follia", ma propri per la ragione del suo scandalo è per i credenti la ragione della sua potenza e della sua verità. La croce ha due facce, lapparente sconfitta e la vittoria, il crocifisso e il risorto. Mostra tutta la malvagità e la miseria delluomo che non esita a condannare il Figlio di Dio innocente; ma anche tutta la profondità e lefficacia del perdono di Dio. Lultima parola non è il peccato, ma lamore! Qui e non altrove va cercata la vera ragione della speranza cristiana, la lieta notizia che dà senso e spessore alla vita e alla storia, nonostante i fallimenti. Ma è una lieta notizia che esige conversione. Lo spettacolo della croce sconvolge la vita. Fa contemplare la profondità inaudita dellamore di Dio e fa comprendere che la nostra vita deve rassomigliare alla vita del crocifisso che si dona senza riserve, che rifiutato ama e perdona, e non rompe la solidarietà con chi lo rifiuta.
LEucarestia. Alla fine della sua vita e nellimminenza della passione, Gesù ha racchiuso nei segni del pane e del vino il significato della sua intera esistenza. Come narra Giovanni, nellultima cena egli lega strettamente eucarestia e carità in quel gesto della lavanda dei piedi che è il segno e lanticipo del sacrificio pasquale e dellamore e del servizio reciproco che i discepoli devono avere luno per laltro: "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine.." la chiesa nelleucarestia e condividendo lunico pane, cresce e si edifica come carità ed è chiamata a mostrarsi al mondo come segno e strumento dellunità in Cristo per tutto il genere umano. Tutto questo esige la verifica della vita, come allultima cena è seguita la croce. Dalleucarestia scaturisce quindi un impegno preciso per la comunità cristiana che la celebra: testimoniare visibilmente e nelle opere il mistero damore che accoglie nella fede.
La carità diventa segno di credibilità del messaggio cristiano. Non siamo noi a poter rendere credibile il messaggio cristiano; esso è Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio. Siamo chiamati a rendere credibile la nostra fede vivendo, testimoniando la pratica dellamore (Gv 13, 35). Vi è però nella preghiera sacerdotale di Gesù un esplicito riferimento alla necessità di dare un segno perché il mondo creda: essere perfetti nellunità (Gv 17, 23). Vi è un presupposto: "Che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anchessi siano in noi; affinché il mondo creda che tu mi hai mandato" (gv 17, 21). È un itinerario damore ben preciso: dal Padre al figlio, dal Figlio a noi, da noi al nostro prossimo. La carità è veramente tale e segno per il mondo quando provoca la scoperta di un "tu", che entra in noi per farci uscire da noi stessi. Esso richiede una duplice conversione: a Dio e al prossimo. La carità nel mondo è perciò segno del regno di Dio che viene.
Trasparenza di Dio: nella sua vita e nella croce Gesù è stato la trasparenza del padre. Allo stesso modo la chiesa nelle molteplici forme del suo servizio deve rivelare il volto di Dio, non se stessa.
Nella concretezza della storia e nella quotidianità della vita.