LUNITA'
E L'INDISSOLUBILITA' NELL'AMORE
E LO SPIRITO SANTO
Lina Di Chio
Ricordiamo quellinvocazione allo Spirito del libro dellApocalisse (cfr. Ap 2,7), in cui il Signore in persona ci invita ad ascoltare la voce dello Spirito: lo Spirito vuol parlarci questa sera attraverso la Parola di Dio, vuol parlarci di se stesso, dellAmore, di quellamore che in sé contiene il potere di creare unità e di essere indissolubile, eterno.
Cominciamo quindi con una preghiera, e chissà che non si concluda ancora con una preghiera
"Chi ha orecchi intenda ciò che lo Spirito dice alle Chiese:
-Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita" (Ap 2,7)
Riflettiamo un attimo sul nome che indica la terza persona della Trinità: "Spirito Santo."
SantAgostino ha trovato che questo Nome, con cui indichiamo la Terza Persona della Santa Trinità, esprime la natura sua, la sua essenza, la sua identità:
"Dio è spirito", dice Giovanni" (cfr 4,8) , e Dio è Santo (cfr Is 6,3)
...sembrerebbe che la tesi di Agostino cada, sembrerebbe opera vana questo voler ricercare nel Nome lessenza della Persona ; pare, da queste considerazioni, che il Nome "Spirito Santo" possa attribuirsi anche al Padre, anche al Figlio, giacché Questi
" era in principio presso Dio" (Gv1,1) e lì, presso Dio, ne ha assorbito lo Spirito, la Santità.
Ma proprio in questa indeterminatezza, Agostino scorge lidentità dello Spirito Santo: questi esprime il divino di Dio, il divino del Padre e il divino del Figlio, esprime, infine, quanto le due Persone divine hanno in comune. Lo Spirito Santo, in altri termini, assorbe nella sua Persona la realtà comune del Padre e del Figlio: Egli è
"Communio"
la comune essenza divina delle due Persone Padre e Figlio, il dare dellUna
e il ricevere dellAltra; é ricezione dal Padre e dal Figlio ed è Dono, si fa Dono
a chi? per chi?
Egli esce dalla bocca del Padre e insieme alla Parola di lui che
"fa i cieli" (cfr. Sal 33,26), insieme a "quella" Parola, organizza
"le schiere" (ivi) di quei cieli?
Per "chi", Egli "fa" tutto questo?
Per la creatura evidentemente, giacché Giovanni, nelle parole che Gesù rivolge alla
donna samaritana ci ricorda come "
coloro che adorano (il
Padre), devono adorarlo in Spirito e Verità" (Gv 4,24);
sotto la guida dello Spirito, dunque; come "com-presi" dal tempio della Verità
che è Cristo.
E sorprendente ritrovare in questa azione "combinata"
che la Parola e lo Spirito attuano nella creatura che adora il Padre, è sorprendente
ritrovare la stessa unità dazione descritta nel salmo 32 a riguardo della
creazione:
"Dalla Parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua
bocca ogni loro schiera"(6).
Qui, dal Padre, la Parola e il Soffio, "vengono" alla creazione; lì, in Giovanni, Spirito e Verità, nell"ad-orazione", guidano la creatura "ad Patrem", "verso" il Padre.
Unaltra interessante riflessione di Agostino può farci penetrare nel senso di quellattributo dello Spirito Santo già presente nellantica tradizione cristiana, che definiva
"Amore"
la terza Persona della Trinità: Agostino pone due versetti della prima
lettera di Giovanni
12.
se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi:13. Da questo
si conosce che noi rimaniamo in Lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito.
(1Gv 4,12-13)
Dio "rimane in noi" per lamore: questo si evince dal v. 12; dal v. 13 lamore viene dal dono dello Spirito. Lo Spirito Santo, dunque è Amore, è il dono dellAmore.
Ma cosè lamore vissuto dalluomo ? lo scopriremo, per quanto è possibile; per ora osserviamo che, evidentemente, esso prende tutto della creatura .;ricordiamo come la sposa del Cantico chiede allo sposo di essere sigillo sul cuore di lui, sul suo braccio ; azione, pensiero ed ogni facoltà, al servizio dellamore.
La sposa chiede allo sposo di essere il suo sigillo;
Gesù disse: " che il Padre ha messo il suo sigillo su di lui"(Gv 6,27),perché luomo conoscesse la forza dellunione sua col Padre suo
Ma torniamo alla sposa del Cantico: in questo suo amore di cui vive la
forza che fa andare "oltre" la vita, nella morte, e "oltre" la vita,
nel regno della morte, in questa forza, la sposa scorge la presenza di Dio:
"
lamore è
una fiamma del Signore" (cfr. Ct
8,6).
E questo Amore che viene da Dio giunge fin nei nostri cuori:"
lamore
di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato
dato"(Rom 5,5);
E lo Spirito Santo il messaggero del dono di Dio
;
Ma cosè del cuore delluomo investito da questo dono? Ci
chiediamo ancora: "Cosè lAmore?"
Paolo ce ne parla nel capitolo 13 della prima ai Corinzi; il famosissimo
"Inno alla Carità"
: la stessa forma letteraria in cui Paolo si esprime è
sorprendente: lApostolo parla dellAGAPE e le parole diventano inno, come se
già volessero "dire" con la loro "veste" tutta la gioia che
raccontano
questa Parola è tremenda; questa Parola "deve" metterci in
crisi:
Potrei avere i doni più grandi, dice Paolo,"ma se non avessi la carità sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna non sono nulla niente mi giova." (1Cor 13,1.2.3.)
Senza Amore sono niente; e in questo stato di "non essere", non darei mai niente (un tintinnare, un risuonare inutile sarebbe la mia vita); neanche potrei ricevere, non saprei ricevere; ogni fermento di vita che mi raggiungesse non potrebbe essere accolto dal mio niente. Invece, cosa può fare di me lAmore? Cosè lAmore? Comè lAmore? Come si manifesta?
"E paziente e benigno, non conosce linvidia e il vanto, conosce il rispetto, non cerca il proprio interesse, cerca giustizia e verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (cfr 1Cor 13,5-7)
Lamore si fa pronto a credere e a ricevere tutto il bene del mondo; è aperto al Bene, parla il linguaggio del Bene; fa suo, vive nel profondo quanto raccomanda lo stesso Paolo ai Colossesi: "Come il Signore vi ha perdonato, così anche voi perdonate" (Col 3,13)
Viene direttamente dal Signore questa capacità di perdono e comprensione che è Amore; infatti Paolo dice: "La carità non avrà mai fine" "Queste le tre cose che rimangono: la fede la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità" (1Cor 13,8.13)
E più "grande" la carità e "non avrà mai
fine". E più grande persino della fede e della speranza
Perché? Poiché
viene dal Cielo, è opera propria di Dio, "resta" al cospetto di Lui; non così
la fede che "
non è conoscenza per visione" (2 Cor
5,7); non così la speranza poiché "
non possiede ancora ciò a cui
aspira" (Rom 8,25);
la carità "resta" al cospetto di Dio, perché (e lo vedremo), è
la natura stessa di Dio.
Così, questa carità che "resta", è stato "il comandamento nuovo" del Signore: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato" (Gv 13,34)
Il Signore prima di andare a morte, "comanda" se stesso,
comanda lamore e rassicura: -"come" io vi ho amato-
Quel "come" non è tanto una comparazione col modo suo damare,
quanto piuttosto la promessa della "partecipazione" allAmore suo
manifestato agli uomini, partecipazione alla sua Gloria. Ora, dopo lultima Cena e la
lavanda dei piedi, il Signore può promettere tutto questo perché è giunta la "sua
ora", lora della sua Gloria:
"Gesù disse. Ora il Figlio delluomo è stato
glorificato E anche Dio è stato glorificato in Lui" (Gv13,31)
La Gloria del Signore! Lessenza di Dio comunicata agli uomini! La vita che muore per
risorgere! Il compimento della missione del Figlio di Dio!
Questa è la Gloria di Dio: lAmore suo che scende nella morte perché dalla morte nasca la Vita. LAmore è Rinascita, dunque, è Resurrezione, è Rinnovamento. E ogni anno a Pentecoste, nella liturgia eucaristica cantiamo per il dono dello Spirito: "Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra" (Sal 103,30).
Se lAmore è "rinnovamento", nuova nascita, nuova creazione, allora davvero luomo che ama, questuomo "nuovo", è frutto dellopera creativa dello Spirito, è come "generato" da Dio: " chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore" (1Gv 4,7-8).
Lavevamo già "scoperto" nellInno alla carità di Paolo: lAmore non avrà mai fine, "resterà" al cospetto di Dio, lì dove è il suo proprio e specifico "essere": Dio è Amore, così come è Amore lo Spirito, il "modo"(che è Persona) con cui (in cui) Dio ci parla dAmore e ci comunica Amore.
" se Dio ci ha amati anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri" (1Gv 4,11)
se Dio ci ha amati cosè lamore di Dio? come fa luomo ad "accorgersi" dellAmore di Dio? Sì, certamente, i doni di Dio sono intorno a noi, ma spesso tardiamo a "vederlo" questo dono di Dio ;eppure è possibile percepire con assoluta certezza che Dio ci ama; cosè lAmore di Dio? cosè "questa cosa" di cui potremmo, "dovremmo" accorgerci? E il traboccare della sua pienezza: di questo noi dovremmo fare esperienza ; è questa lesperienza dello Spirito: comprendi che lAmore viene da Dio; comprendi e vivi- che Dio è Amore: allora non sei più solo, vivi "dentro" lAmore di Dio, vivi "dentro" Dio che è Amore. Allora la tua vita cambia. Puoi articolarla intorno a questo "principio", un "principio" che è lorigine tua, quello da cui tu vieni
Ti stai avviando verso il superamento di ogni divisione che ti porti dietro, stai andando verso lunità del tuo essere. Allora potrai gustare il frutto dello Spirito (cfr. Gal 5,22); "il" frutto, si badi bene, al singolare, ad indicare anche linguisticamente il senso di unità e di ordine che lo Spirito conferisce alla tua vita, un "ordine" che assume quei "nove" doni descritti da Paolo nella lettera ai Galati: nove "frutti", un unico Frutto della vita vissuta sotto la guida dello Spirito, cioè di una vita che cerca lunità già scritta da Dio nella creazione delluomo.
Nel libro della Genesi, nel secondo racconto della creazione, Dio crea
la donna; Adamo la chiama "Donna" "
perché dalluomo è stata
tolta" (Gen2,23) E "questo " il motivo per cui "luomo
abbandonerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola" (Gen 2,24);
"per questo", dice il nostro testo
per cosa? Per essere
"una carne sola", per superare cioè ogni forma di divisione e tornare al
primordiale disegno di Dio: l<<UNITA'>> ora "ri-trovata"
dallamore e nellamore di coppia e che, ancora nel disegno di Dioè la Speranza
dellumanità e "per " lumanità tutta:"farò di loro un solo
popolo nella mia terra
un solo re regnerà su tutti loro e non
saranno più due popoli, né più saranno divisi in due regni." (Ez 37,22)
E questo il "sogno"di Dio, perché già lui ci ha amati! Labbiamo
detto più sopra: "
se Dio ci
ha amati, anche noi dobbiamo amarci lun laltro" (1Gv 4,11);
appunto, "anche noi dobbiamo amarci" e il Signore Gesù, al cospetto del
Padre, Lui, il Risorto, che ha portato al Padre lumanità redenta, il Signore Gesù
prega perché gli uomini tutti "siano perfetti nellunità"; "Io in
loro e tu in me, perché siano perfetti nellunità e il mondo sappia che tu mi hai
mandato e li hai amati come tu hai amato me."(Gv17,23).
Luomo che ama e che in questo suo amore, con laiuto di Dio, tende a realizzare lunità a tutti i livelli, in ogni situazione e in ogni circostanza, ebbene questuomo ha un mandato da compiere, una missione: dallunità nellamore, il mondo, dice Gesù nella preghiera sacerdotale, il mondo potrà comprendere il mistero dellincarnazione, il mistero dellamore di Dio per tutti gli uomini.Un Amore che è eterno!
Già secondo Ezechiele, l'alleanza di Dio sarà eterna, e il santuario che Dio porrà in mezzo al suo popolo sarà per sempre; quindi così continua Ezechiele:" in mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo" (Ez 37,26-27)
La dimora, dunque, il permanere, il restare; questo è l'Amore che viene da Dio, che non si corrompe, questo è pertanto l'Amore mediante cui" anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri." (1Gv 4,11)
E ancora la preghiera di Gesù torna in soccorso della debolezza dell'uomo. Egli durante il discorso nel Cenacolo, così rassicurava i suoi:" Voi lo conoscete, perché Egli dimora presso di voi e sarà in voi."(Gv 14,16-17)
Ritroviamo nelle parole di Gesù il tema del "dimorare": lo Spirito inviato dal Risorto, "dimorerà" tra gli uomini, così come, in Ezechiele, "dimorerà" in eterno tra gli uomini, l'Amore di Dio. Amore e Spirito Santo, la stessa immensa realtà, lo stesso dono inviato dal Padre agli uomini "per sempre".
Se questa è la promessa di Dio per gli uomini, allora con Paolo possiamo gridare: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo ?Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità". (Rom 8,35) Niente potrà separarci da questo amore, se lo stare dello Spirito tra gli uomini è "dimora". Paolo lo sa e continua:" né morte né vita né presente né avvenire" (Rom 8,38).
C'è il senso dell'Eterno oltre la morte e la vita, perché? L'amore che vivo è Epifania dell'Amore di Cristo. Percorriamolo un attimo questo senso dell'Eterno:" la Terra era informe e deserta lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque "
È accaduto all'inizio dei tempi, e poi, sempre è continuato l'intervento di Dio nella storia. Così dice il terzo Isaia:"Nessuno ti chiamerà più abbandonata,né la tua terra sarà detta devastata, ma tu sarai chiamata mio compiacimento e la tua terra sposata" (Is 62,4)
Ecco, ancora lo stesso contrasto dell'inizio dei tempi. Lì la terra era "informe e deserta"; su di essa, lo Spirito di Dio ; qui in Isaia la terra è "abbandonata e devastata" ; su di essa ancora l'intervento di Dio: Egli "sposerà" quella terra, essa sarà il "suo compiacimento".
Ancora Paolo ripropone la stessa realtà; questa volta c'è il Signore, questa volta la "terra" è l'uomo peccatore, anch'egli "terra" informe e deserta, anch'egli "terra" abbandonata e devastata; qui, nel deserto e nell'abbandono del peccato, qui è venuto il Signore ; così dice Paolo " mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi" (Rom 5,8)
E la presenza di Dio nella storia, l'Eterno di Dio, noi lo viviamo,
oggi, in questo momento:
"
tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono" (Gv
2,10) "fino ad ora"
Fino ad ora il Signore è qui, è con noi, a donarci la
gioia del suo "vino buono", il suo amore indissolubile che prende
"dimora" tra gli uomini.
E possiamo ora avviarci finalmente alla conclusione
Potremmo considerare quella Parola di Paolo: "
quelli che vivono
secondo lo Spirito pensano alle cose dello Spirito" (Rom 8,5):Le cose dello Spirito
;
quali potrebbero essere ?
Sicuramente l'Amore e la preghiera
Amore e preghiera sono il dono grande concesso
all'uomo perché si avvicini al principio di ogni Verità
Il sacerdote Luigi Pozzoli,
in un suo bel libro dice che "
l'amore vero è quello che fa la volontà del
Padre";
contemporaneamente ricordiamo due passi di Paolo: "
questa è la
volontà del Padre, la vostra santificazione" (1Tm 2,4) "
Dio vuole che
tutti gli uomini
arrivino alla conoscenza della Verità" (1Tm 2,4); Amore,
volontà di Dio, Verità
E ancora torniamo allo Spirito. Infatti Giovanni dice:
"Lo Spirito vi guiderà alla Verità tutta intera" (Gv 16,13) Lo Spirito, dunque
sarà il nostro maestro; un maestro severo forse
Leggiamo nel libro della Sapienza: "Il Santo
Spirito che ammaestra, rifugge dalla finzione,
se ne sta lontano dai discorsi insensati" (Sap 1,5)
Certamente
lo Spirito "dimora" ha detto il Signore, ma
attenzione a non metterlo fuori gioco col nostro pensiero e col nostro comportamento
Il Signore dell'universo pare si guardi intorno per "cercare"
l'uomo
"Così dice il Signore: -In quale luogo potrei fissare la dimora?
Su chi poserò lo sguardo?" (Is 66,1-2).
Dio cerca l'uomo, sempre
su chi volgerà lo sguardo ? "sull'
umile, su chi ha lo spirito contrito, su chi teme la mia parola" (Is 66,2)
Ecco "disegnato" da Dio stesso l'uomo a cui sarà donato quello Spirito che è Amore e che pertanto è umiltà, pentimento, ascolto della Parola
Così concludiamo veramente ora, con questa preghiera: è il salmo 142, trascurato dalla liturgia ( si legge soltanto in una messa per i defunti e in due occasioni nella liturgia delle ore) chissà perché
Leggiamo insieme il versetto 10: "Insegnami a compiere il tuo volere perché sei tu il mio Dio: il tuo Spirito buono mi guidi in terra piana" (Sal 142,10)
Chiediamo al Signore che ci insegni, che il suo spirito ci guidi Perché ? Nessun perché.. l'orante del salmo 142 "conosce" un solo perché: la ricerca pura di Dio " perché sei tu il mio Dio"