PER UN CAMMINO DI CONVERSIONE
Catechesi adatta a gruppi di coniugi (Ef 2,12-22)

Ci troviamo a cospetto della lettera agli Efesini, qualcuno l’ha definita la magna charta dell’ecumenismo: questa espressione è un po’ la motivazione di questa riflessione.

Per il vero le intenzioni di Paolo sono quelle di rivolgersi non solo ad una comunità ben precisa, ma a tutti i credenti, esortandoli a cercare, in Cristo, quell’unità predicata e voluta dal Maestro: "che siano una cosa sola"!

Ed è proprio sulla figura e missione di Cristo, che Paolo fonda il suo pensiero rassicurando i Gentili, per cui egli è prigioniero (3,1); essi sono chiamati a partecipare alla stessa eredità dei Giudei: a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo purché accettino il cammino di conversione (3,6); questo cammino viene proposto nei capitoli 4, 5 e 6 e può essere riassunto come segue.

Per considerarsi cristiani bisogna:

q Comportarsi in maniera degna della vocazione ricevuta.

q Dare ascolto alla verità che è in Gesù, per rivestirsi dell’uomo nuovo.

q Farsi imitatori di Dio e camminare nella carità, così come ha fatto Gesù.

q Essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

q Infine attingere forza nel Signore e vigore dalla sua potenza.

I versetti 12/18 proposti nel capitolo 2, anche se appaiono slegati come stile e di difficile interpretazione per la complessità e ricchezza di immagini proposte, tuttavia rappresentano la chiave di accordo per tutta la lettera, il motivo con cui interpretare il pensiero paolino: i Gentili un tempo esclusi, ora sono riconciliati in Cristo con i Giudei (12).

In che cosa si esprime questa riconciliazione? In un motivo di pace! Cristo è la nostra pace (14): egli è ciò che porta e porta ciò che è: la via, la verità, la vita e ora pace e riconciliazione.

Questo nuovo rapporto di unità, che grazie al sacrificio di Cristo si è instaurato tra Ebrei e pagani, in forza del quale sono diventati un solo corpo, lo è in modo particolare per coloro che sono uniti dal vincolo coniugale e familiare. Vincolo che scaturisce dalla croce di Cristo, da cui deriva la forza (lo Spirito Santo), che elimina ogni divisione e lontananza, facendo rifiorire l’amicizia, la fraternità e la pace; dunque la riconciliazione, dono del Padre, si realizza, con la forza dello Spirito, in virtù di ciò che ha fatto e continua a fare, Cristo morto e risorto, per noi.

Accennavo, poc’anzi, al cammino di conversione proposto ai Gentili (e sarebbe interessante andare a leggerlo per intero … scopriremmo delle sorprese).

Ma cos’è una conversione se non una rivoluzione spirituale? Si tratta di un orientamento nuovo e radicale della vita, mediante il quale avviene un cambiamento di signoria: dalla signoria di Satana (11) si passa alla signoria di Dio. Convertirsi significa consegnare la propria vita nelle mani di Dio; significa affidare il proprio spirito umano allo Spirito di Dio; "Padre nelle tue mani affido il mio spirito": così Cristo ha consegnato la sua umanità al Padre perché potesse realizzarsi "la sua volontà".

Una conversione autentica implica:

q Il riconoscimento di Dio come Padre della vita: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. (…) Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". (Gv 14,1.6)

q Implica una rottura, uno strappo, un cambiamento di direzione: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3); e ancora: "Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". (Lc 14,33). Questo cambiamento non sempre è indolore, anzi spesso passa per una sofferenza, perché tocca in profondità le sicurezze e le speranze del nostro vivere quotidiano (… sofferenza apparente e sofferenza latente per la rinuncia delle piccole cose …). Ma questi cambiamenti tanto sono più autentici se passano per questa sofferenza.

q Infine, una conversione autentica implica un cammino di fedeltà alla chiamata dello Spirito; non è sufficiente convertirsi: bisogna essere fedeli alle scelte operate; attraverso la conversione siamo chiamati ad esprimere una nuova condizione secondo quanto lo stesso Apostolo ci suggerisce: voi che un tempo eravate lontani, ora siete vicini grazie a Cristo; ora il vostro cammino è segnato da una nuova capacità di amare, che apre alla solidarietà, alla corresponsabilità, al servizio.

Dunque è questo vivere la conversione all’interno della famiglia: trasformare radicalmente la nostra capacità di amare, liberandola dai pericoli dell’egoismo personale e da quelli, ancora più pericolosi, dell’egoismo di coppia. Vivere la conversione in famiglia significa renderci capaci di amare anche quando emergono le sfide dell’incomprensione, dell’aridità, della sofferenza e del peccato.

Il contenuto centrale della salvezza annunciata da Cristo, sta proprio nella rivelazione dell’amore misericordioso del Padre; un amore che ha le caratteristiche di forza e tenerezza; ci ricorda il Papa nella sua enciclica Dives misericordia al nr. 13, che "la conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia".

Ciò che completa l’amore coniugale, umanamente inteso, è un supplemento di misericordia e perdono che consente di passare con amore attraverso la croce; infatti l’unità coniugale e familiare sono costantemente sotto minaccia, ma la Parola di Dio, oltre a richiamare la fecondità dell’Alleanza resa sempre viva dal Battesimo (che dona un cuore tenero aperto a Dio e ai fratelli) e dall’Eucaristia (che radica profondamente nella carità e nella comunione), insegna anche come camminare nella vita nuova battesimale e come tradurre l’Eucaristia facendoci dono quotidiano a Dio e ai fratelli. La Parola di Dio ricorda che il Battesimo e l’Eucaristia operano una continua conversione del cuore, provocano una quotidiana riconciliazione; infatti, il peccato non è vinto in noi una volta per sempre, ma è ricorrente e va combattuto ogni giorno con le armi della fede, della speranza e della carità. E non sempre nella battaglia siamo vittoriosi; anche la comunione sponsale è quotidianamente minata dall’egoismo e da tante contrarietà, sia esterne che interne. Non siamo sempre coerenti con Dio, non siamo sempre accoglienti con gli altri.. La Parola di Dio ci assicura, tuttavia, che in questa fatica ci accompagna un Dio fedele, che al penitente, come ha fatto con Davide, ricrea un cuore nuovo, dona uno spirito rinnovato e la gioia del salvato (Sal 50,23-24).

Dunque si chiede alla famiglia di mettersi in stato di conversione permanente alla misericordia, una conversione cioè che non si esaurisce in un episodico momento interiore, ma diventa stile di vita, disponibilità a mettersi in discussione, a rompere il circolo delle rivendicazioni reciproche, a riconoscere i propri limiti ed errori. Questo porta a vivere l’amore coniugale come dono e perdono, imparando ad abbattere i muri di separazione, l’inimicizia, con il "dimenticare" di Dio che è la forza della nostra pace.; e se la pace ci trasforma in "uomini nuovi", la riconciliazione ci consente di presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.

La famiglia che vive, in virtù dell’unità espressa dai coniugi, questa vocazione, viene edificata, avendo Cristo come pietra angolare, per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.

PISTA DI MEDITAZIONE

Abbiamo ricevuto un dono dallo Spirito, che ci permette di chiamare Dio Abbà, Padre: cerchiamo quale può essere il progetto, il cammino di conversione, per poter riconciliare la nostra famiglia a questo Padre buono che ci attende a braccia aperte. Oggi ogni coppia faccia il primo passo per la realizzazione di questo progetto di riconciliazione: il riconoscimento delle inimicizie, valutando gli orizzonti "lontani" e quelli "vicini".

IMPEGNO SPIRITUALE

Come coppia, vivere la dimensione ecumenica del matrimonio, vivere cioè l’unità dell’amore coniugale fondato sui sacramenti, per realizzare in famiglia il progetto di riconciliazione.

IMPEGNO DELLA GIORNATA

Scoprire nella preghiera, la misericordia del Padre attraverso il sentimento della tenerezza, coinvolgendo il cuore ed il corpo (abbraccio, una carezza, tenendosi per mano …)

Gli ordinati alla vita religiosa riscoprano il sentimento della tenerezza osservando l’opera grande del creato. Formulare una preghiera di ringraziamento da presentare dopo la comunione.

                                                            TORNA A CATECHESI