Vis Polemica |
Il circo |
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Il 5 giugno abbiamo potuto osservareun fulgido esempio di quanto sia ingannevole il comportamento umano verso gli animali, anche quello che scaturisce dalla Somma Istituzione. Alla Camera è giunto un ddl che, tra l’altro, prevede i contributi statali agli spettacoli e alla cultura. Disegno di legge C. 2272-bis del Governo, recante «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale». L’articolo 25 recita: Art. 25. (Interventi a favore delle imprese di spettacolo e di cultura). 1. Gli organismi dello spettacolo, nelle diverse articolazioni di generi e di settori, di attività cinematografiche, teatrali, musicali e di danza, nonché di circhi e di spettacoli viaggianti [sottolineatura nostra], nonché quelli che operano nel campo dei servizi, o beni, culturali, costituiti in forma di impresa sono considerati piccole e medie imprese secondo la disciplina comunitaria. 2. Le imprese di cui al comma 1 usufruiscono delle agevolazioni nazionali e comunitarie previste dalla normativa vigente per le piccole e medie imprese, in applicazione del decreto del Ministro delle attività produttive 18 aprile 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 238 del 12 ottobre 2005. Era atteso, in proposito, la risposta a un emendamento dei deputati Burgio, Provera, Zipponi, Ferrara, il quale richiedeva che non venissero concessi sussidi statali agli spettacoli che fanno uso di animali. E’ noto che senza sussidi i circhi non riuscirebbero a continuare l’attività. Per questo, il Parlamento, che notoriamente si occupa del cittadino consumatore e delle attività produttive, nonché possiede occhio attento per i settori di rilevanza nazionale, ha respinto l’emendamento che di certo avrebbe danneggiato “il consumatore” e “l’impresa del circo”. Così è avvenuto un breve confronto con aspetti un po' surreali. Marilde Provera, uno dei quattro deputati di Rifondazione che aveva proposto l’emendamento, interpellata dal Presidente per sapere se era intenzionata a ritirarlo, ha chiesto per quale motivo non era stato accolto dato che: “coloro che utilizzano animali negli spettacoli viaggianti, oltre che nei circhi, non possono anche essere premiati dal momento che c'è una propensione ad incentivare le scelte di non utilizzare e non sfruttare animali”. Interessante: gli animali non dovrebbero essere utilizzati perché “c'è una propensione ad incentivare le scelte di non utilizzare e non sfruttare animali” e non perché gli animali hanno il diritto di non essere sfruttati. Non c’è niente di sottile nel rilievo di questa affermazione. Semplicemente si nota come anche nelle persone migliori, in quelle cioè che in qualche modo si pongono il problema, sfugga l’essenziale 1. Comunque Elena Montecchi, sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, si è incaricata di dare una risposta: ella ha invocato “un regolamento molto preciso concordato con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che riguarda le modalità con le quali elargire i contributi per il Fondo unico dello spettacolo . Tali contributi si concedono solo a quei circhi che non maltrattano gli animali ed è prevista anche una linea di finanziamento dei circhi senza animali e dello spettacolo di strada.” Poche righe, ma piuttosto interessanti. Secondo la sottosegretaria gli animali per i quali la natura ha previsto libertà in grandi spazi, reclusi tutta la vita dentro gabbie ristrette e trasportati su e giù per l’italia dentro camion puzzolenti (senza contare le crude pratiche comportamentiste), non sarebbero maltrattati. Un'ulteriore dimostrazione di insensibilità grossolana che potrebbe essere rilevata da qualsiasi etologo onesto e non disponibile a fornire supporti ai circensi e ai “parlamentari attenti alle esigenze dei consumatori”. Ma l’algida risposta contiene anche un’altra perlina che deve essere sottolineata. La sottosegretaria poteva essere appagata di esibire una considerazione pertinente. Invece ha aggiunto che esistono finanziamenti anche per circhi senza animali. Come dire: beh, siete accontentati, no? E’ normale? Mah, non sembrerebbe. C’è qualcosa che non va in una risposta del genere, ma considerando gli effetti combinati dello specismo e della cultura dell’approssimazione che ha invaso l’etere bisogna accettarla e magari riderci sopra. E rassegnarci ancora di vedere elefanti dentro i camion, leoni dentro gabbiette, giraffe entro veicoli per i trasporti speciali. Animali “di mondo” che lungi dall’essere maltrattati godono a girare per la penisola per vedere culture e ambienti diversi. Opportunita' non concessa ai loro parenti poveretti che vivono nella jungla. Infine sono interessanti ancora due aspetti. Il primo è la chiamata in causa del ministro “animalista” che, evidentemente ha dato di nuovo mostra della natura particolare del suo “animalismo”. E poiché egli è il capo carismatico dei verdi, gli animalisti veri dovrebbero tenere in gran conto di come respingere le consuete tentazioni ogni volta che vi sono elezioni politiche all’orizzonte. Prima o poi capiranno che non esiste neanche un filo tenue che collega la questione animale con chi ha altri interessi. Il secondo sono i risultati della votazione in aula (Presenti 454 Sarebbe bello avere i nomi di chi ha votato a favore e contro. Mica per ritorsioni, per carità. Bisogna essere rispettosi della volontà del popolo e avere grande cura della libertà di coscienza. Ci mancherebbe! Semplicemente si fa avanti un sospetto. Che chi ha votato no sia stata la Maggioranza e si l’Opposizione. In una questione come questa si dovrebbero manifestare i più formidabili rimescolamenti degli schieramenti. Sarebbe la cosa più ovvia. Ma temiamo che se qualche scheggia anomala si puo' essere espressa in modo dissonante, il grosso abbia seguito la regola dell'appartenenza identitaria. Il che costituirebbe la dimostrazione più ovvia che la democrazia è ormai sepolta sotto un tribalismo che cancella i contenuti, dunque gli argomenti, a favore dell’apriorismo e del dispetto anche laddove non può essere accampata alcuna seria giustificazione politica 2. Chiudiamo con un auspicio: che a questo Parlamento, e anche al prossimo, e poi ai successivi, finchè logica non cambierà, non venga in mente di inserire qualche principio costituzionale di rispetto per gli animali. Dal rispetto dichiarato da certi rappresentanti del popolo gli animali non deriveranno mai alcun vantaggio e, se capissero di cose umane, comprenderebbero anche di essere presi per i fondelli.
1 – Qualora si invocasse la dottrina del diritto per sostenere che il Parlamento è un luogo di esclusivo confronto di interessi umani, si sancirebbe che, semmai la questione animale dovesse essere risolta, lo sarebbe al di fuori di esso. Con tutte le implicazioni del caso. 2 – Importante non equivocare. La questione animale, per gli animalisti che lo comprendono, è certo una questione politica, ma qui si considera l'ottica con cui i parlamentari guardano al problema. Per loro i diritti degli animali NON posseggono natura politica. |
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Data: 20/06/07 |
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