Vis Polemica

Intervista a un attivista
del Coordinamento NoRBM

A cura del
Collettivo



 

La questione RBM ha tenuto banco a lungo ma da tempo si registrano soltanto brevi notizie di natura giudiziaria. E’ possibile trarre un bilancio?

Sì. Un bilancio importante. La conclusione della vicenda dimostra chiaramente come le strade battute siano deboli e pertanto debbano essere riviste.

Riviste come?Presupponi un approccio critico alla strategia dei coordinamenti?

“Strategia dei coordinamenti” mi sembra una contraddizione in termini. La fase dei coordinamenti è nata come reazione all’immobilismo associazionistico. E’ stata importante, come è importante il momento in cui un giovane si ribella e lascia la famiglia conformista, ma poi deve evolversi e dare luogo a una visione politicizzata del problema animalista alimentando azioni conseguenti. Mi rendo conto che questo è un tema difficile per tutti e occorrerà pazienza e lavoro per creare una autentica svolta. Ma questa, comprendi bene, non è la sede per approfondire.

Per “strade battute” cosa intendi? le proteste davanti all’azienda o le minacce al personale e il danneggiamento degli autoveicoli a cui qualcuno si è dedicato con buona lena?

Intendo le proteste in campo aperto, ovviamente. Sul resto ci sarebbe da discutere a lungo. Le minacce via telefono o gli scherzi col fax sono un corollario che si manifesta in concomitanza con le azioni di protesta. Temo che siano fisiologiche anche se non condivisibili. Non certo per motivi etici. L’etica, considerando quello che l’animale umano fa agli animali non umani è meglio lasciarla da parte. No, mi riferisco agli effetti inutili e persino negativi di certe iniziative che finiscono per essere stigmatizzate socialmente. Vorrei precisare comunque che si tratta di comportamenti ritualizzati che non possono essere correttamente catalogati come minacce anche se talvolta ne assumono le vesti. Si tratta di semplici molestie assimilabili a scherzi goliardici. Vale sapere comunque che anche a parecchi di noi è capitato di ricevere pentole, enciclopedie, riviste e abbonamenti di ogni tipo: tempo fa ci piombavano a casa in gran quantità. Eppure non ci siamo messi a frignare come qualcun altro ha fatto…

…sì, ma le auto?

Senti, non crederai mica alla panzana delle auto demolite dagli animalisti?

Lo affermi con sicurezza…

Sì. Un attivista non avrebbe potuto conoscere gli indirizzi di un tale numero di impiegati dell’RBM sparsi in un territorio così vasto come quello che è stato percorso dal “vendicatore”. Poi, in alcuni casi avrebbe dovuto passare intere giornate a pedinare le sue vittime per trovare il momento buono per entrare in azione. C’è un ulteriore elemento molto importante che alimenta la mia certezza. L’ultima macchina è stata danneggiata dopo le famose perquisizioni a tappeto del 9 dicembre. E’ accettabile che un “giustiziere della notte” abbia aggravato la situazione dei suoi “compagni di causa” alcuni giorni dopo le perquisizioni? No. Le macchine non sono state rovinate dagli animalisti.

Allora chi avrebbe agito secondo te?

Pensa quello che ti pare. Fai come me, fai volare la fantasia, chissà che non ci becchi...

La polizia però ha perquisito le vostre case, non quelle di qualcun altro…

Guarda, non ho alcun dubbio sulla buona fede di chi ha avviato le indagini. Purtroppo mondi separati non si comprendono: magistrati e polizia non sanno chi sono gli animalisti. Si sono fatti un’idea che non corrisponde alla sostanza di questo nuovo movimento nascente, combattivo ma corretto. Probabilmente il clima creato ha confuso parecchie persone.

Il clima creato da chi? non ti pare che questo fosse il naturale sbocco delle cose?

No, guarda... Il coordinamento NoRBM si è limitato a protestare vivacemente davanti all’azienda. Altri hanno creato un clima da caccia alle streghe.

A chi ti riferisci?

L’Amministrazione Comunale d’Ivrea, il sindacato di zona, alcuni parlamentari locali di centro-sinistra, hanno preso posizione e nel modo peggiore. Tutti hanno fatto un gioco sottile. Pur senza attribuirci i fatti più gravi, li hanno sommessamente richiamati: nella testa della gente si è così formato il nesso inesistente tra tali fatti e il coordinamento NoRBM. Le dichiarazioni di quei soggetti sono state gravissime perché da esse è scaturito il divieto delle manifestazioni. Diciamo che per difendere dei diritti dei lavoratori che nessuno aveva messo mai in discussione, mi riferisco al diritto al lavoro, sono stati tolti a noi diritti sanciti dalla Carta Costituzionale. E quando gli attivisti hanno incominciato a essere trascinati davanti ai tribunali per accuse sulle quali sarebbe bene che tutti riflettessero, i vari personaggi locali si sono ben guardati da spendere una parola in loro favore.

Lo ritieni paradossale?

No, sarebbe stato ben strano se, dopo averci indirettamente consegnato alla Giustizia con i loro strepiti, avessero fatto marcia indietro. Possono difendere i “movimenti” perché li ritengono serbatoi di voti mentre concepiscono gli animalisti un semplice vuoto a perdere. Che vuoi, molti hanno un concetto tribale della democrazia…

Gli animalisti sono un movimento estraneo alla sinistra, non hanno affinità con la sua tradizione. Sarà forse per questo?

Gli animalisti lavorano per i diritti di tutti gli esseri senzienti, al di là della barriera di specie. Stanno tentando di premere sulla società perché riconosca i diritti degli animali senza che nulla venga tolto agli uomini. Da questo punto di vista, anche se non se ne rendono sempre conto, sono autenticamente di sinistra, mentre determinati fossili corporativi credono soltanto di esserlo. Scusa se insisto, ma se certi sindaci, parlamentari e sindacalisti fossero stati davvero di sinistra avrebbero espresso solidarietà a ragazzi chiamati a rispondere di fronte alla Legge con argomenti che da più parti sono stati definiti speciosi.

Secondo te offendere l’“onore e il decoro” delle persone non è un buon motivo per essere condannati?

Lo sai che sei un magnifico avvocato del diavolo? E allora ascolta bene. Onore e decoro sono parole desuete che in questo contesto dovrebbero solo fare sorridere. Esistono solo nella letteratura dell’800 e dovrebbero essere sradicate dai codici. Ma a parte questo, il diritto penale potrà intervenire se Tizio dice a Caio che è un criminale, ma sostengo che sia un’aberrazione giuridica punire chi afferma “la vivisezione è un crimine” perché così si lede in modo lampante il diritto alla critica e alla libera opinione che tante volte viene proclamato come il pilastro fondante della nostra civiltà. Se questa logica prende piede, non si potrà più dire “la caccia è pura violenza” perché una associazione venatoria potrebbe denunciare. Non sarà possibile per un vegetariano fare propaganda contro la carne o il latte perché il produttore potrà sentirsi colpevolizzato prima, danneggiato poi e quindi ritorcere. Ma siamo pazzi? La società liberale è una società APERTA! Aperta non vuol dire che è soggetta a spifferi, ma che è disponibile al confronto anche duro entro l’arena dello spazio pubblico affinchè istanze etiche non riconosciute possano avere la possibilità di affermarsi. Quando le parti sociali non sono molto distanti tra loro circa un determinato problema potranno adottare uno stile “politically correct”. Ma l’animalismo non può essere “corretto” neanche in via di principio. Esso è un vettore di istanze forti ed è costretto a confrontarsi con strutture politiche, economiche, culturali che non accettano di scendere a patti né a qualsivoglia forma di compromesso perché considerano gli animali semplicemente cose, peggio, materiali da costruzione e da smembrare, persino per ragioni futili. La parola è l’unico strumento che abbiamo per rivolgerci alla popolazione e tentare di deviare le sue abitudini ludiche, alimentari e culturali dalle più feroci torture che alimentano un eterno olocausto. La nostra voce deve essere necessariamente forte! L’animalismo emergente si impegna al rifiuto della violenza come suprema regola condivisa, ma la forza della parola per descrivere le ripugnanti abitudini della società specista ci deve essere lasciata. Altrimenti saranno affossati gli stessi principi liberali della società aperta con una millenaria tracotanza che non cambia natura solo perché è affermata “a colpi di Diritto”. Dunque, ripeto, ci sia concessa la parola da gestire nello spazio della polis. Per quanto indigesta essa possa essere non può minimamente confrontarsi con la violenza della civiltà antropocentrica. Se non è indirizzata contro singoli individui ma contro categorie generali come vivisettori, allevatori, cacciatori deve essere libera e i toni, se lor signori permettono, li decidiamo noi. Se il Diritto non è attrezzato per accettarlo, si attrezzi, magari con le indicazioni esplicite di un Parlamento più lungimirante.

Altrimenti?

Non c’è un altrimenti. Devono lasciarci assolvere al nostro ruolo culturale e politico. Punto. Non è possibile che le procedure democratiche valgano per tutti tranne che per una ristretta parte di individui portatori di “idee inammissibili” e senza padrini. E’ così? Non penso che lo sia. Immagino che queste difficoltà relazionali derivino da una fase incerta legata alla novità di un movimento ancora largamente frainteso. Ma se così non fosse, prima o poi, il liberazionismo antispecista ne prenderebbe atto. E non certo per dire “scusate il disturbo, non volevamo creare fastidi, torniamo a casa...”




Data: 08/06/05

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