Vis Polemica

Esternazioni del
Signor Sansolini

A cura del
Collettivo




1) Articoli

Recentemente ci è stato segnalato uno scritto a firma di Alessio Riggi comparso sul sito www.iovegetariano.it: “ALF e LAV: i due ''poli'' dell'animalismo”.

L’estensore dell’articolo con assennata moderazione e ragionamenti sereni non nasconde quale tipo di pratica preferisca tra quelli che chiama i “due poli dell’animalismo”, ma si impegna nel generoso tentativo di dimostrare la dignità di entrambi:

“ALF e LAV sono infatti ormai considerati i poli dell'animalismo. Se da un lato esiste solo l'inno all'"AZIONE" dall'altro i toni sono pacati, diciamo pure "moderati" (cosa che però non pregiudica l'azione in favore degli animali). Inevitabile è quindi lo schieramento da parte di ognuno di noi verso un diverso stile di fare animalismo, ma errato è a parer mio pensare che ci si stia battendo per cause differenti”.

Poi:

ALF e LAV, diverso modo di fare animalismo, ma obiettivo unico, salvare delle vite innocenti. A parer mio allora ALF e LAV devono coesistere perchè infiniti sono i casi in cui bisogna agire, e dai risultati ottenuti dall'ALF non si può certo dire che in alcuni casi il loro metodo non sia efficace. C'è da dire però che, contrariamente a quanto ingiustamente pubblicizzato in giro per siti e newsletters, anche la LAV ha ottenuto grandi e numerosi risultati nel mondo animalista soprattutto in campo legislativo[1].

In questo difficile esercizio di equilibrio – preferenza per il moderatismo LAV e riconoscimenti garantiti all’ALF – l’autore tenta di dimostrare che Sansolini abbia soltanto la preoccupazione di:

“... differenziare i due tipi di approccio al problema "sfruttamento animale" affinchè la politica "violenta" dell'ALF non venga associata alla politica "diplomatica" della LAV”.

Certo che se fosse così, Sansolini sarebbe un pessimo comunicatore considerando che l’articolo si apre con un incipit inequivocabile.

“Da tempo è stata diffusa su diversi portali internet la dichiarazione del nuovo dirigente della BUAV, (...) ed ex presidente LAV, Adolfo Sansolini che recita:"Le azioni dell'Animal Liberation Front (...) hanno distrutto l'animalismo." (grassetto nostro)

Altro che semplice presa di distanza. La tesi di Sansolini come pessimo comunicatore è assai dubbia. Nel numero di maggio del periodico LAV, “Impronte”, egli offre un articolo dal titolo “Animalismo e nonviolenza” rinforzato da un sottotitolo “Nessun atto violento puo’ trovarci consenzienti o indifferenti”. Si tratta di un pezzo che rimette le cose a posto in rapporto al retto pensiero dell'interessato, al di là dei rispettabili tentativi di attenuare le asprezze infranimaliste di cui Alessio Riggi ha fornito un onorevole esempio.

Lo spunto sono le leggi che il Governo britannico si appresta a varare per contrastare le energiche campagne di protesta degli animalisti inglesi. Sansolini esprime un giusto richiamo di biasimo per le affermazioni filovivisettrici degli esponenti del Governo britannico, per i “proclami” che “farebbero arrossire anche alcuni vivisettori”, nonché per le leggi in questione “criticate come illiberali anche da alcuni esponenti laburisti”.

Ma al di la’ dei rapidissimi e tenui rimproveri contro il Governo britannico, l’articolo risulta assai esplicito nel mettere a fuoco le opinioni del dirigente LAV. Vediamole.

2) Banalità

Gli argomenti scelti per stigmatizzare l’animalismo critico sono quelli usati sempre stancamente in queste circostanze: inutilità di liberazioni che si ritorcono contro gli animali abbandonati a sé stessi; assurdità delle minacce rivolte ai vivisettori e ai loro collaboratori; scelta di una logica nonviolenta motivata con l’ampio classico repertorio disponibile.

Fin qui niente da obiettare. Si tratta di una visione e una interpretazione della pratica dell’animalismo che ha una sua plausibilità e anche certe ragioni. L’unico fastidio è associato alla stanca ripetitività con la quale questi argomenti vengono presentati.

3) Errori di valutazione

Una seconda classe di ragionamenti risulta invece assai più problematica. E’ quella che attribuisce all’animalismo liberazionista la responsabilità delle difficoltà dell’animalismo “istituzionalizzato”; per intenderci, quello che trasferisce sul piano istituzionale la speranza di ottenere risultati progressivi con i quali soddisfare le ambizioni fondative dell’associazione. Si tratta di un ragionamento fallace. Se nel Regno Unito, come del resto altrove, l’animalismo convenzionale non ottiene risultati di sorta, questo non deriva dalla strumentalizzazione delle azioni dell’animalismo liberazionista da parte delle Istituzioni. Basti considerare lo zero ottenuto dal protezionismo quando il liberazionismo ancora doveva essere immaginato.

No! le difficoltà della linea tradizionale sono tutte interne al tipo di pratica subalterna scelta. Non riconoscere che il liberazionismo è nato proprio come reazione alla politica asfittica e svigorita dell’associazionismo, significa compiere un preciso errore (errore?) di occultamento della realtà.

Affermare che “... grazie a un manipolo di persone che hanno scelto la strada della violenza, si è creata una santa alleanza fra Governo e case farmaceutiche che non sarebbe mai stata ottenuta altrimenti” è affermazione del tutto assurda. Se certi governi e i relativi parlamenti non fossero “comitati d’affari” degli  interessi delle multinazionali – dunque strutture inutilizzabili in una logica antispecista sulle quali non riporre alcuna speranza –, nulla impedirebbe loro di legiferare contro i “violenti” e, nello stesso tempo, allentare la morsa di una pratica immonda con una legislazione per una “vivisezione meno cruenta” (beninteso: dal loro punto di vista...).

Anche sostenere che “questi deliri hanno avuto ampio spazio sulle prime pagine dei giornali, mentre le dichiarazioni delle associazioni che operano legalmente e nonviolentemente continuano a faticare per avere qualche riga sulla carta stampata” significa presupporre che le difficoltà di queste (le associazioni) siano determinate dai “deliri” di quelli (i liberazionisti). Invece lo sfruttamento da parte della stampa di aspetti paradossali e puramente virtuali – come le dichiarazioni di Jerry Vlasak – trova ragione in un sistema mediatico ributtante alla ricerca costante di sensazionalismo. Non c’è legame logico alcuno tra i deliri e il disinteresse verso un animalismo fiacco, senza un profilo definito che non riesce a imporre le sue problematiche presso un’opinione pubblica distratta e lontana.

Dunque meno lamentazioni: la critica a soluzioni controproducenti e non condivise deve essere condotta mostrando che le frecce del proprio arco sono più numerose e precise di quelle dei “concorrenti” e non attribuendo le proprie difficoltà a fantasiose interferenze.

4) Disprezzo gratuito

Ma vi sono altri aspetti da sottolineare. Aspetti che appartengono a un vizio classico e vecchio quanto il mondo: quello di demonizzare l’altro da sé. Sono tecniche propagandistiche alle quali Sansolini non si sottrae. Alcuni passaggi paiono assai critici. Leggiamo il passo che segue:

“...numerose iniziative condotte in Inghilterra sin dagli anni ’70 dal cosiddetto (chissà poi perché “cosiddetto” ndr) Animal Liberation Front e da singoli individui convinti – in modo speculare a vivisettori, allevatori e pellicciai – che alcune forme di violenza siano piu’ accettabili di altre.”

Oppure:

“Siamo molto diversi da ogni violento, sia dagli incappucciati che ritengono lecito dare fuoco alla macchina di un vivisettore, sia dagli aguzzini in camice bianco che continuano a rendersi autori di una inaccettabile strage nei laboratori.”

Il Nostro rimanda l’idea che gli atti violenti siano tutti uguali e simmetrici, tutti ugualmente colpevoli, tutti ugualmente responsabili di fronte alla Giustizia (quella vera...). Per Sansolini, i “cosiddetti” liberatori non sono così diversi da coloro che vogliono contrastare perché ne riprendono i metodi, posseggono lo stesso fondo di cattiveria, introducono nel mondo la stessa perfida influenza che alimenta il Male. La critica non si spinge più alla considerazione semplicemente negativa dell’atto, non si valuta più la traduzione di una azione in pura vendetta che si risolve/dissolve nei danneggiamenti sulle cose, non ci si ferma al presunto effetto di oscuramento delle “benefiche” attività dell’associazionismo. No, si va oltre; si trascina nello stesso giudizio l’esecutore di un’azione infame e colui che sceglie una strada di rivolta contro di essa.

Per sua stessa ammissione “...i laboratori di vivisezione sono luoghi di tortura, i macelli sono luoghi di sterminio”, ma chi ritiene intollerabile l’esistenza di questi luoghi, al punto da rinunciare a quella placida inconsapevolezza che è la cifra più eloquente dell’uomo moderno e rischiare la galera è equiparato agli “aguzzini in camice bianco” protetti dalla legge nella realtà ovattata e asettica della camera operatoria.

5) Piaggeria?

E poi, in contraddizione con gli eventi che hanno dato le mosse all’articolo, ci sembra di percepire una certa piaggeria verso le istituzioni, come se queste non fossero la sponda che permette, da una parte la violenza contro gli animali non umani, dall’altra la repressione contro certe istanze animaliste le quali, ben lontane dall’agire violentemente, sono solo portatrici di una più energica richiesta sociale di cambio di prospettiva nel trattamento dei senza parola.

A questo proposito Sansolini si permette di richiamare un’azione della Magistratura nei confronti di “presunti (sic!) appartenenti all’ALF [2] e alcuni aderenti a Agire Ora”, ignorando (ignorando?) che i protagonisti dell’esempio si sono limitati a manifestare pacificamente davanti a una azienda che pratica la sperimentazione animale proseguendo una iniziativa lanciata proprio da una sezione territoriale della LAV e poi abbandonata dopo qualche timido picchetto, giacché la costanza non ci sembra proprio essere una caratteristica di questa associazione. Gli attivisti in questione sono stati puniti prima con l’allontanamento dall’azienda, poi con il divieto di manifestare. Infine colpiti e/o minacciati con la clava del “Diritto”.

6) Inviti

Invitiamo quindi il signor Sansolini a assorbire alcune differenze facilmente comprensibili a menti prive di pregiudizio. In primis quella esistente tra la violenza del difensore della vittima – che pur si può condannare con mille ragioni – da quella del boia; poi, l’atto violento dalla semplice protesta. Inoltre non sarebbe male se porgesse le proprie scuse a attivisti trascinati nel suo articolo senza alcuna necessità. Infine, ritrattando, potrebbe persino dichiarare la propria solidarietà a chi, per 70 settimane, col caldo, col freddo, con la nebbia, con il ghiaccio ha manifestato la propria passione civile e l’ansia per un’etica estesa al mondo di tutti i sensibili e è stato privato dei suoi diritti costituzionali (il diritto a manifestare), preso in giro quando ha chiesto le motivazioni del rifiuto, e posto a rischio di essere considerato esecutore di “disegni criminosi” per aver dichiarato a gran voce la propria contrarietà a una pratica che la sua coscienza giudica ripugnante. In tal caso non avremmo dubbi nel riconoscere la sua gigantesca statura d’animo.

7) Logica delle cose

In ogni caso i dirigenti delle associazioni comprendano l’estrema verità che è questa. Se davvero desiderano che la violenza (relativamente intesa, considerando quanto in un mondo davvero violento possa essere considerata tale, ad esempio, una telefonata di ridicole e astratte minacce) sia completamente bandita dalla prospettiva animalista, cosa che è anche nell’auspicio nostro, hanno solo da seguire una strada: diventare essi stessi più determinati nei confronti delle istituzioni anziché mostrare di essere prigionieri di logiche dubbie. In assenza di questa condotta, le leggi bronzee della sociologia indicheranno l’inevitabile crescita di telefonate anonime (pseudo)minacciose, o fax di pagine nere per svuotare i toner altrui.

Le polizie di tutta Europa dovranno essere inevitabilmente sguinzagliate per reprimere tali gravissimi disegni criminosi. Magari con lo sgradevole incitamento di qualche solerte animalaio.

8) Conclusioni

E’ stato così facilmente dimostrato che Alessio Riggi conferisce troppa benevolenza alle dichiarazioni di Sansolini. Esse non si preoccupano solo di “... differenziare i due tipi di approccio al problema "sfruttamento animale" affinchè la politica "violenta" dell'ALF non venga associata alla politica "diplomatica" della LAV”, bensì di screditare completamente gruppi “fastidiosi” verso i quali il Nostro dimostra di provare incontenibili moti di antipatia.


(I corsivi sono tratti dall’articolo di Impronte, Maggio 2005)


Note. .

 [1] Qui però ci sia consentita la domanda topica: quali?

 [2] Toh! La stessa dichiarazione apparsa sulla stampa locale in seguito alle vicende accennate... stranissima coincidenza.

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Poscritto – (di Aldo Sottofattori)

Mi permetto di aggiungere alcune righe sperando di non rovinare con una facezia l'equilibrata argomentazione dell'articolo soprastante.

Pare che in una recente perquisizione presso l'abitazione di una delle persone più miti che io abbia mai conosciuto, la polizia abbia rastrellato ben una copia del periodico Impronte. Allora consiglio vivamente il Dottor Sansolini e la LAV di manifestare con più decisione la loro presa di distanza da iniziative non condivise. Evidentemente qualcuno crede ancora che la LAV una associazione pericolosa da tenere d'occhio. Sarebbe terribile se venisse confusa con quei mascalzoni che la criticano a ogni piè sospinto e dovesse patire gli effetti nefasti di un tale incredibile equivoco.
Comunque, viste le dolenti frequentazioni che le circostanze mi imporranno nel prossimo futuro, prometto che se mi capiterà l'occasione non mancherò di spendere qualche benevola parola per dissipare l'increscioso dubbio.





Data: 04/06/05

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