Vis Polemica |
Bellarmino
2001 |
A
cura del |
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Sono passati molti mesi da quando abbiamo ricevuto una interessante messaggio. L’abbiamo inserito nel megaarchivio e lì è stato per tutto questo tempo insieme con la risposta che avevamo ideato. Ma il permanere di vecchi vizi in seno al “movimento” e la sua casuale riscoperta ci hanno indotto a riesumare l’uno e l’altra. Dentro l’animalismo, nulla invecchia, purtroppo, se un testo di quasi 7 mesi fa può essere riproposto, in qualsiasi momento, come modello di relazioni interne. Lo pubblichiamo sperando che sia un momento di riflessione per tutti coloro che hanno a cuore le sorti degli animali. *** Il testo posto sul sito di RA di cui andiamo maggiormente fieri è “Miseria di decreti e d’altro”. Pensiamo che la qualità del lavoro sia buona, ma il vero motivo della fierezza è un altro: è un lavoro scritto in collaborazione con i compagni di “Mucca 103” e un sincero appagamento ci pervade soprattutto quando riusciamo a produrre lavori collettivi. Una volta composto il testo e inserito nei due siti di riferimento – Mucca103 e Rinascita Animalista – abbiamo mandato il relativo comunicato alle associazioni animaliste ricevendo una risposta da parte di: xxx.sempronio@yyy.it La riportiamo, sia pure in forma di parafrasi, perché estremamente istruttiva nel rappresentare un certo tipo di mentalità all’interno dell’ambiente. Ma perché in forma di parafrasi – si obbietterà – e non utilizzare il testo autentico? La ragione è presto detta: si vuole approfittare di un modello per illustrare difetti generali o – potremmo dire – di sistema, tipici del movimento animalista e di molte associazioni che lo rappresentano. Se il fatto fosse ascrivibile a una persona, anziché ad un certo ambiente, non sarebbe degno di alcun interesse. Invece, proprio per il suo carattere paradigmatico, merita una menzione particolare. Dunque ecco il messaggio con alcune note di accompagnamento che riteniamo chiarificatrici e ragionate. > Cari, Alt; fermiamoci subito. La teoria della comunicazione prevede le cosiddette “carezze”, ovvero atti linguistici orientati a mettersi in sintonia con l’interlocutore attraverso particolari forme confidenziali. Noi amiamo le “carezze linguistiche”. Producono in noi calore, sensazioni comunitarie e la speranza di perseguire più facilmente i nostri scopi in un mondo che, per ciò, non si mostra completamente ostile. Quale parola, più di “cari”, può rappresentare una carezza linguistica? Tuttavia è anche vero che quanto segue deve essere allineato allo spirito iniziale, a quel dolcissimo “cari”. Altrimenti, non occorre essere maghi della comunicazione per capirlo, la “carezza” si rivolta nel suo contrario: la presa per i fondelli. Poiché è possibile una doppia interpretazione di questo bell’esordio, andiamo avanti e scopriremo l’intimo del nostro interlocutore.
> grazie per la vostra comunicazione, ma vi prego La formulazione è tipica di chi, possedendo un indirizzo elettronico personale non vuole essere disturbato con frequenti comunicazioni. Solo che, osservando la struttura dell’indirizzo... xxx.sempronio ... una riflessione sorge spontanea: “xxx” è il nome di una associazione la quale, pur essendo un ente privato, costituisce un interesse pubblico e, dunque, non può soggiacere alle pretese richieste di cancellazione. E’ vero che dopo xxx compare “sempronio”, cioè un cognome. Ma, poiché tale cognome è associato a una delle massime cariche dell’associazione stessa, ne consegue che ciò, lungi dal consegnare un carattere privato all’indirizzo, ne accentua semmai il carattere pubblico. Del resto, quel “neanche”, contenuto nella risposta, la dice lunga. Presuppone che il messaggio da noi mandato non abbia carattere privato: ovvio! Bene! Sempronio ha fatto un primo passo falso. Una reazione come questa è portatrice di una concezione tipica dentro l’associazione xxx e l’animalismo in genere. L’interlocutore non è dato dalla dialettica del reale, non è implicato dalle circostanze che si vengono a creare, bensì dalla benevola concessione di una attenzione soggettivamente decisa. La possibilità di reagire agli stimoli sociali o di ignorarli sembrerebbe manifestazione di forza giacché conferisce una qualche forma di potere e di scelta. In realtà solo il confronto consente crescita culturale e operativa. Ignorare l’interlocutore, specie quando è scomodo, produce soltanto un acquietamento solipsistico in uno stile burocratico e autoreferenziale. Del resto sappiamo bene che le grandi associazioni animaliste sono in qualche modo autoreferenti e, per ciò, deboli. Lo si comprende considerando le loro attività invisibili (al massimo, effimere, come lo sono tutte le manifestazioni mediatiche), il loro muoversi senza effetti stabili, il contatto marginale con la società. E poi, per mantenere questa condizione, paradossalmente, esse si impongono di ignorare (o di stroncare?) anche le manifestazioni di crescita, di riflessione, di orientamento che ogni tanto nascono qua e là dentro il movimento complessivo. D’altra parte si può obiettare che v’è un problema reale. Sempronio si merita un’attenuante. Il mondo pullula di mitomani, di scribi, di ossessivi e un poco di cautela è davvero necessaria se si vuole giustamente evitare di seguire tracce numerose ma improduttive. Il tempo, in una società che bombarda di stimoli, è risorsa assai preziosa, forse la più preziosa. Ma un dirigente intelligente si caratterizza anche per sensibilità, intuizione, capacità di distinzione che consente di separare binari morti dai contributi reali. Si vede che Sempronio non ha queste facoltà. Oppure, peggio, ha ragioni diverse per rifiutare il dialogo.
> Inoltre, non ho aderito nè a "Mucca 103",
che, tra E’ straordinaria la capacità di Sempronio di spezzare le ferree leggi della logica! Sulla base di quanto ha ammesso, sembrerebbe che egli dialoghi con sé stesso o, esclusivamente, con interlocutori appartenenti a enti degni dalla sua “augusta adesione”. Ma non basta ancora. Sembrerebbe che non tolleri il fatto che Mucca 103 sia diventata una associazione (cosa comunque vera soltanto dentro la sua testa). Cos’è questo? Timore di perdere tessere? Non è pensabile. Fastidio per la concorrenza? Improbabile. E allora? Scartato l’assurdo non rimane che il possibile: un possibile che si chiama in un solo modo: arroganza. Poi non ha mai sentito parlare di Rinascita Animalista. E’ possibile e un po’ ci dispiace. Pazienza. Faremo meglio in futuro per segnalare le nostre proposte che, per ora, sono fondamentalmente indirizzare agli ada: animali sulla cui condizione abbiamo realizzato una valida e impegnativa articolazione di ragionamento e intorno alla quale le associazioni hanno fatto il vuoto evitando di intervenire se non altro per dichiararla debole, insignificante o assurda (naturalmente non rinunceranno al rituale piagnisteo estivo). Sempronio dovrebbe essere al corrente della ridicola (a essere benevoli) proposta che la sua grande associazione ha “elaborato” sugli ada non molto tempo fa per poi piombare nel silenzio più doloroso. Ebbene, continui a ignorare R.A. Gli animali gliéne saranno grati. Ora si può incominciare a gettare un poco di luce su quel “cari” iniziale. Dire a qualcuno “caro, non so chi tu sia, va a rompere altrove!” è molto diverso che dire “caro, chi sei, cosa vuoi dirmi?”. Simpatico, il Nostro! Prima di concludere si possono fare altre riflessioni interessanti sul prosieguo del messaggio breve, ma denso.
> Non entro nella sostanza del recente decreto; mi Ohibò!? Ha lavorato sopra il decreto? A che titolo, di grazia? Da quando in qua le associazioni partecipano alla stesura di decreti governativi? Forse Sempronio vuol dire che xxx è stata contattata da elementi della compagine governativa del Centro Sinistra per elaborare lo “splendido decreto”? Ma se poi si va a leggere la produzione italiana e la documentazione originaria prodotta in sede europea si scopre che sono quasi l’una la fotocopia dell’altra. C’è qualche riga di differenza. E allora? Ministri, sottosegretari, esperti ministeriali non sono bastati per inserire qualche riga? (con quale valore aggiunto, poi...!) Questa sorprendente ammissione ha, comunque, il potere di illuminare tre aspetti. · Per prima cosa una “relazione pericolosa”, consociativa potremmo dire, tra un potere che concepisce gli animali come oggetti da rottamare e una associazione animalista. Brutta cosa. Cosa molto brutta! · Poi; è normale che chi si è profuso in tale titanico sforzo difenda il suo lavoro di fronte a volgari detrattori. Ciò spiegherebbe anche la ragione della difficoltà a scendere sul piano del confronto con chi “maltratta la tua creatura”. E’ umano e bisogna ben comprendere queste difficoltà. · Infine, è probabile che Sempronio abbia gettato, pur fugacemente, un occhio sul nostro lavoro perché l’acredine che trasuda dalle poche righe del messaggio presuppone almeno una sintetica presa visione. Acredine che subisce un’impennata con l’ultimo paragrafo...
> Non considero proficuo discutere su questioni Ultimo e gravissimo errore. Tipico di un troglodita della comunicazione. Finora Sempronio aveva sintetizzato con esemplare maestria il problema della diversa rappresentatività dell’associazione xxx rispetto agli interlocutori. Stile da far rabbrividire. Ma ora raggiunge proprio il massimo. Animalisti con livello di dignità almeno equivalente a quello del militante xxx medio, vengono ridotti alla stregua di narcisisti che impiegano il loro tempo per il solo scopo di specchiare le loro parole nel corpo sociale. Bella pretesa da parte di chi dice di non conoscere minimamente i suoi interlocutori. Come si chiama questa? Ribadiamo: arroganza! Concludendo. Ci fu un tempo in cui somme autocrazie, si rifiutavano di mettere gli occhi dentro un cannocchiale per evitare di vedere quello che avrebbero visto. Temevano di dover dismettere una falsa verità tramandata da Aristotile. E per difenderla, minacciavano di mandare al rogo chi pretendeva di dichiarare l’ovvio. Oggi i tempi sono cambiati e i roghi non sono più di moda (speriamo). Ma Bellarmino è come “Ombra Che Cammina”. Passa attraverso i secoli. Su di lui il tempo non fa presa.
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Data: 07/03/02 |
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