LETTERA A PAOLO RICCI
DI FRANCESCO GUERINI CANDIDATO
VEGETARIANO
DI SINISTRA E LIBERTA' A
CREMA I
Caro Paolo,
la tua lettera “Un chiarimento su un ipotetico movimento
politico verde – animalista” ha mosso alcune
riflessioni circa le cause dell’inconciliabilità tra
movimenti animalisti e partitici nel nostro Paese.
Devo fare una premessa noiosa ma necessaria: come ben sai ho
frequentato entrambi gli ambienti, anche se in modi, connotazioni
e ruoli diversi.
Innanzitutto ho militato nell’ambiente politico di Sinistra
come attivista di base nella Sinistra Giovanile (vedo già
gli ortodossi storcere il naso) e nei DS fino all’ottobre
2007. Non ho aderito al PD e mi sono mosso prima in Sinistra
Democratica, quindi nella Sinistra Arcobaleno e ora in Sinistra e
Libertà, ma stavolta non iscritto. Una Babele, caro Paolo.
Facciamo ridere i polli.
Il quadro è decisamente sconfortante con alcune note
positive. La linea generale è che negli ultimi anni – ma
in coerenza rispetto ad un percorso iniziato lustri fa – la
Sinistra si è scompaginata e sta cercando un nuovo ordine,
ma quanto è faticoso trovarlo!
Qual’è il quadro generale? La mia ottica di elettore
più o meno informato e cittadino partecipe è
questa. Ci sono tre macro aree: il Partito Democratico,
il cantiere di Sinistra e Libertà e
l’arcipelago comunista.
Il Partito Democratico
Il PD è in crisi da quando c’è
(e anche da prima, lo dico da ex iscritto DS). Il progetto, forse
ineluttabile, è stato strutturato senza fondamenta e
l’edificio oscilla continuamente, tirato da ogni parte. La
crisi è divenuta quanto mai evidente con la candidatura di
Beppe Grillo alla segreteria. L’impianto di “regole
democratiche” non ha impedito ai vertici di tentare in ogni
modo di bloccare l’iscrizione di Grillo al PD e quindi la
sua candidatura. Vedremo cosa uscirà dalle “primarie”.
Comunque, in sintesi, nel PD odierno si vedono delle possibilità
di emancipazione ad un partito solido e si leggono soprattutto
nei giovani e nel loro nuovo modo di approcciare e militare anche
attraverso la rete, alle loro sensibilità tematiche e alla
nausea verso gli apparati. Credo che fra qualche anno – sempre
che non venga soffocata nella culla – una
nuova classe dirigente saprà costruire un partito di
governo (di cento-centrosinistra) di carattere
europeo.
Il cantiere di Sinistra e Libertà
Dopo lo sfacelo della Sinistra Arcobaleno alle politiche 2008 e
la linea identitaria presa da Rifondazione Comunista nel suo
ultimo congresso, gli aderenti alla mozione di Nichi
Vendola si staccano da Rifondazione e danno vita al cantiere di
Sinistra e Libertà assieme ad altri movimenti, tra cui
Sinistra Democratica. Fa un po’ ridere: i fuoriusciti a
destra di Rifondazione e i fuoriusciti a sinistra dall’ex
DS; praticamente un campo profughi.
Tuttavia il movimento è concretamente basato sui
contenuti, rappresenta un progetto realmente politico e riesce a
ottenere da solo il 3,12% (958.507 voti) alle
europee 2009. Se si pensa che alle ultime politiche 2008 la
Sinistra l’Arcobaleno (PRC, PDCI, SD, Verdi) raggiunse
il 3,084% (1.124.298 voti) e che il movimento Sinistra e
Libertà nasce pochi mesi prima delle elezioni e
non è un partito (non ha quindi strutture e denaro) il
risultato è sorprendente.
L’arcipelago comunista
L’arcipelago comunista è un caso molto significativo
ed è quello che mi suggerisce le maggiori somiglianze con
i movimenti animalisti italiani. Intanto definiamo i numeri: oggi
in Italia ci sono otto (8!) partiti comunisti, più uno di
area:
-
Partito della Rifondazione Comunista – 3,38%
(1.038.284 voti) con il PDCI alle europee 2009
-
Partito dei Comunisti Italiani – 3,38%
con il PRC alle europee 2009
-
Partito Comunista dei Lavoratori – 0,57%
alle politiche 2008, 0,54% alle europee 2009
-
Sinistra Critica – 0,46% alle
politiche 2008
-
Partito di Alternativa Comunista – 0,005%
alle politiche 2008
-
Partito Marxista-Leninista Italiano
-
Partito dei CARC (Comitati di Appoggio alla
Resistenza per il Comunismo)
-
Corrente comunista internazionale – non è
un partito vero e proprio.
Tutti insieme rappresenterebbero il 5,5% degli elettori. Se
andassero d’accordo fra loro e si unissero sarebbero un
partito come si deve in grado di passare le soglie di sbarramento
sia alle regionali che alle politiche.
Fuori dagli schemi – non si definisce
comunista – c’è la lista civica
nazionale Per il Bene Comune (0,33% alle
politiche 2008), il cui esponente più visibile è
Fernando Rossi, il senatore espulso dal PDCI per non aver votato
(giustamente) assieme a Franco Turigliatto, anche lui poi espulso
dal PRC, la mozione D’Alema che rinnovava il sostegno alla
missione “di pace” in Afghanistan, occasione di crisi
del secondo Governo Prodi.
Ora. In tutto questo bailamme di sigle, accozzaglie ideologiche e
progetti più o meno seri non emerge con forza –
secondo me – un progetto che possa accogliere le tesi
animaliste per due motivi:
Innanzitutto questa Sinistra – in
formazione o in declino – o è troppo matura e
consolidata ideologicamente oppure è alla ricerca di darsi
una forma agile e vincente, tutto ciò la impegna in una
promozione chiassosa tutta concentrata sui punti forti delle
ideologie storiche della Sinistra (pace, lavoro, diritti and so
on...) – nel tentativo di vedersi riconoscere lo status di
“partito della sinistra” – trascurando
tutte le possibili aperture tematiche su questioni
doverose e giuste legate al biocentrismo: antispecismo,
compatibilità ambientale, riconversione economica,
rivoluzione dei consumi. Non sono questioni strettamente
politiche ma sono ciò di cui la politica dovrebbe
occuparsi.
In secondo luogo lo stato della Sinistra in Italia (o moribondo o
neonato) non le consente di sostenere nella giusta misura le tesi
che noi discutiamo da tempo: la Sinistra è talmente
impegnata nello sforzo di non collassare da non avere il tempo,
le persone, e le risorse per affrontare questi argomenti, che tra
l’altro contribuirebbero riccamente nel darle una visione
in prospettiva e progressiva, che ora non ha. Inoltre un altro
serio problema è che le persone che stanno lavorando a
questa Sinistra sono le stesse che hanno contribuito a demolirla,
quali speranze possono nascere da un simile contesto?
Devo ammettere che in tutte e tre le aree che ho citato sopra ci
sono gruppi sensibili a questi argomenti ma sono minoranze
piccole e ghettizzate: la Sinistra ha paura di essere
frivola e si rifiuta di occuparsi di queste cose. Ho
sentito personalmente militanti sessantenni del PDCI, durante
un’assemblea, dire durante un intervento degli Animalisti
Italiani: “dobbiamo separarci da questa gente” con
grande apprezzamento dei coetanei e imbarazzo dei più
giovani.
Per la sinistra italiana – e non solo per
quella – c’è sempre “ben altro”
di più importante a cui pensare: il “benaltrismo”
come lo chiama, azzeccandoci in pieno, il mio amico Giancarlo
Molaschi (vedi Numerozero.1, pagina 13 -
http://issuu.com/numero.zero/docs/numerozero1).
Il “benaltrismo” è la radice della
delusione di tutte le speranze di chi credeva nei governi di
centrosinistra, è la causa per la quale la destra
è ancora imperniata sull’attuale presidente del
consiglio dei ministri, graziato sulla questione del conflitto di
interessi: quando tutto il popolo della sinistra chiedeva una
legge che avrebbe fatto giustizia in merito, il centrosinistra
aveva “ben altro” a cui pensare. I danni li
stiamo ancora pagando.
Insomma, la sinistra italiana manca assolutamente di
prospettiva e solidità strutturale. A dire il
vero io nutro e coltivo speranze in Sinistra e Libertà,
che tra tutte le formazioni è la più giovane, la
meno strutturata, quella con meno politici di professione. Ma è
ancora presto per discutere.
Il versante animalista
Chiusa la questione relativa alla politica non resta molto da
dire sul versante animalista. Premetto che io
non frequento più molto l’ambiente per la manifesta
inconcludenza di ogni iniziativa e per l’incapacità
di darsi una visione di sistema in grado di incidere sulle cose.
Per perseguire i miei propositi animalisti mi sono dato alla
politica, è questo la dice lunga.
Inoltre negli ambienti animalisti mi sembra di
riconoscere due posizioni maggioritarie distinte e contrapposte.
La prima è organica alla visione politica e vede
la propria missione animalista come integrata in quella politica
più generale (anch’io la penso così).
I sostenitori di questo orientamento sono anche militanti
politici o hanno una collocazione politica riconoscibile e non
flessibile. Il problema è che in questo modo i gruppi non
riescono a far pesare il proprio voto con un’azione di
lobbying o con la formazione di un partito animalista autonomo,
disperdendone il peso potenziale. Crediamo nella politica ma i
nostri partiti non ci ascoltano e non siamo sufficientemente
forti da abbandonarli per altri lidi. Lo so perché anche
io sono così.
La seconda è quella che si discosta totalmente
dalla politica ritenendola corrotta o inutile allo scopo.
Questi gruppi lavorano più sui piani dell’informazione
e della sensibilizzazione, si muovono sul web e nelle
manifestazioni autonome. Alcune delle personalità di
spicco vanno al concreto e sono attive. Devo
dire che sono quelli che ottengono più risultati
ma la dimensione di sfiducia verso la politica attira un pubblico
settario un po’ ingenuo e fricchettone con il quale
personalmente non mi sono mai trovato a mio agio. Frequentare
questi ambienti è sempre stato noioso e imbarazzante, al
di la delle personalità di spicco che emergono luminose e
che hanno la mia stima e riconoscenza non vi ho trovato grandi
spunti. Ci sono poi altre dimensioni dell’animalismo
italiano e sono molte e multiformi, ma spesso frammentate e
inconcludenti (come la sinistra italiana).
In sintesi anche all’animalismo italiano manca una
visione unitaria in prospettiva, manca una condivisione
programmatica e sui contenuti (conosciamo da vicino le
liti fra i vegetariani e i vegani: roba da vergognarsi), manca
una struttura unitaria che raccolga le istanze del biocentrismo e
le sostenga sia sul versante politico che su quello
dell’informazione e della sensibilizzazione.
Gli stessi difetti della sinistra italiana.
Conclusioni
Ora, mio padre mi dice sempre una cosa “da du pìer
ve mìa fora ‘n pòm” (da due pere
non può uscire una mela): non c’è da
aspettarsi che l’interazione di due soggetti disastrati dia
buoni risultati. Finora i rapporti fra politica e animalismo,
quando ci sono stati, sono stati la somma di due disgrazie tranne
rarissime e luminose eccezioni.
Io spero e credo in una emancipazione futura. La mia minuscola
parte la faccio, a partire dal presente, dentro un movimento
politico (Sinistra e Libertà): sono stato candidato
mettendo bene in chiaro che sono vegetaliano e ne faccio una
questione sociale. Il movimento mi ha sostenuto e questo è
un segnale incoraggiante (i DS, nonostante le promesse, furono
sempre molto più tiepidi). Credo sempre che una
iniziativa di collaborazione debba partire da ambienti politici
sensibili, in grado di dare struttura e voce alle sensibilità
che crescono dal basso. Gli animalisti sono
almeno il 10% degli italiani, la domanda c’è
(lo stai ribadendo da una vita), non sono così scoraggiato
sulla situazione da non provarci nemmeno.
Mi auguro che anche fra gli animalisti ci sia, come spero avvenga
in politica, un rinnovo generazionale possa muovere un po’
gli animi e le volontà. Nel frattempo continueremo a
percorrere, come sempre abbiamo fatto, la nostra personale
ricerca politica.
Non possiamo farne a meno.
Un saluto
Francesco Guerini
francescoguerini@gmail.com http://vegetalieni.blogspot.com
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