Contributi |
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Di Paolo Ricci |
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C’è un numero infinito di Gesù. C’è il Gesù di Marco, quello di Giovanni che sono totalmente differenti. C’è il Gesù di Paolo di Tarso, c’è il Gesù criptico di Tommaso, quello degli gnostici (che è come se venisse da un altro pianeta), c’è quello di Lutero, di Calvino, del nostro caro Papi (che consola mamma Rosa e zie suore), c’è quello brasilero di Kakà che gli fa l’occhiolino dalle nuvole quando segna un goal, c’è quello di Toto Riina che lo rassicura (e gli dice che anche se ha squagliato qualche picciotto nell’acido è un buon padre di famiglia), c’è il Gesù degli assassini colombiani con i loro grotteschi altarini, c’è quello degli evangelici americani che attendono tremebondi la conflagrazione di Armaghedòn. Ogni setta ha il suo Gesù: c’è quello degli ariani, degli albigesi, dei bogomilli, dei catari, degli antitrinitari, degli arminiani, dei mormoni, dei battisti, degli avventisti, dei cristiadelfiani, degli ebioniti, dei giansenisti, degli ussiti, dei lollardi, degli ortodossi, dei pelagiani, dei nestoriani, dei patarini, dei quietisti, dei pauliciani, dei pentecostali, c’è il Gesù di Kirkegaard e quello di Hegel, c’è il Gesù dei filosofi e dei pittori, da quello anglo sassone - slavato di Hunt a quello tremendo di Grünewald. C’è il Gesù nero, quello giallo, quello rosa dei preraffaelliti, c’è il Gesù vittoriano che sembra un compito gentleman; ognuno ha il suo Gesù, anche gli islamici e i vegetariani. E c’è quello vegetariano – vegano che è nuovo di zecca. Gesù è come se fosse infinitamente riflesso in una labirintica sala di specchi. E tra le varie interpretazioni di Gesù esistono spesso abissi. C’è un abisso tra il vangelo di Giovanni e quello di Marco. Nel vangelo di Marco per esempio ci sono tre citazioni su Gesù figlio di Dio contro le 33 del vangelo, quasi gnostico, di Giovanni. I vangeli sono stati elaborati da persone che vivevano in comunità differenti. Chi parla di manomissione dei sacri testi deve parlare di falsa elaborazione iniziale dei sacri testi. La vita di Gesù è stata scritta da gente che non l’ha conosciuto. Tra Paolo e la crocifissione passano almeno 17 anni. Marco scrive tra il 66 e il 70 e la distruzione del tempio indirizza le menti - considerando il potere imperiale di Roma - verso altre soluzioni e interpretazioni. Jeshua ben Joseph era un ebreo del tempo del secondo tempio, era un ebreo che seguiva la legge di Mosè, ed era immerso in quel particolare, direi peculiare, zeitgeist . La trasformazione a ipostasi della Trinità lo avrebbe fatto sentir male. La “dilatazione sconfinata” del profeta Jeshua di Nazareth in essere consustanziale con il padre è basata su notevoli forzature. Una frase del vangelo di Giovanni – o chi per lui - ha avuto un effetto micidiale: “Prima che Abramo fosse, io ero”. Ma Jeshua ben Joseph era un uomo, e così lo intendevano suo fratello Giacomo – detestato da Lutero – e Ario, malauguratamente sconfitto da Atanassio nel IV secolo. Gente come Pelagio, Ario e Nestorio avrebbero reso il cristianesimo molto più umano. Ma così non è stato. Ma come ci sono infiniti Gesù ci sono anche infiniti dei. Monoteismo o non monoteismo, Dio è come la nazionale italiana ognuno se lo immagina come vuole. E dal momento che è gloriosamente e splendidamente silenzioso (direi assente) è facile mettergli in bocca tutto quello che uno vuole. E quello che gli hanno messo in bocca ha provocato spesso catastrofi ed è stato micidiale verso il non umano. Quello che non bisogna dimenticare è che Dio si è evoluto anche se molti non lo capiscono. Il Dio del Jahvista, il Redattore Y, lo scrittore dei primi capitoli della genesi, Genesi, Esodo e Numeri, è infinitamente differente dall’Abba di Gesù. Il Dio del “ehyeh asher ehyeh” del “io sono quello che sono” non è né il Dio di Platone né quello di Tommaso o di Agostino, il Dio biblico è profondamente differente dal Dio dei teologi. Jahvè nel Tanack, la Bibbia giudaica, è un presenza fisica, ponderosa, non è qualcosa di immobile come un’entità creatrice aristotelica o un Uno neoplatonico, è il Dio che si manifesta in Giosuè 5;13-15 e dice sono il principe dell’esercito del signore. In Esodo è scritto che: “Jahvè è dio di guerra, Signore è il suo nome ” Il dio cristiano è un dio - spirito, il Jahvè del Jahvista è un dio che banchetta con Abramo (Genesi 18 - 1,15) e conduce l’armata dello sterminio a Gerico. Il mondo rabbinico aveva bisogno di una fisicità che manca al mondo platonico - cristiano e manca anche a Plotino. Akiba il rabbino che appoggiò la sollevazione messianica di bar Kochba (che portò alla distruzione del tempio dopo la rivolta del 132-135 d.C ) misura Dio e ne da le dimensioni e lo chiama Ish uomo. E scrive un libro, Shi’ur Komah, La Misura del Corpo dove Jahvè viene descritto come un gigante cosmico. Il rabbino Ishmael è urtato dai calcoli di Akiba e dal fatto che Dio mangiasse, a Mamre, vitello, e bevesse latte represso e fresco, ma il Tanack è lapidario. Nel mondo rabbinico Jahvè è un superuomo; in quello platonico - cristiano un perfettissimo spirito. Insomma, il Dio di Gesù è più il Dio di Platone che quello dello Jahvista. Esiste una totale incompatibilità tra lo Jahve del Redattore Y e il Dio di Gesù. Queste due rappresentazioni divine sono agli antipodi. E poeticamente splendido è anche il Dio del Talmud che gradualmente si ritrae nella trascendenza e nel ritrarsi lascia la Shekinah come sua continua presenza nel mondo. Come la personificazione della traccia divina che ha lasciato dietro di sé. La Shekinah è una figura poeticamente grandiosa (ho una piccola statua che la rappresenta nello studio) che da una dimensione differente a Jahvè. Nella cabala, Ein Soft “Senza fine” - cioè Jahvè - ha un rapporto sessuale con la Shekinah, con la sua amata presenza. Ma per altri rabbini la Shekinah è parte di Dio, è la sua presenza nel mondo, non è scissa, non da vita a una personificazione femminile separata. Nella Qabbalà Dio appare quasi infastidito dalla presenza umana, appare come una divinità che si chiede continuamente se sia stato un bene la creazione dell’uomo (e me lo domando sempre anch’io). E tra gli infiniti dei c’è anche il doppio Dio di Elisha ben Abuyah, l’ebreo gnostico, un mimin, che asceso in cielo vede Enoch, trasformato in Metatron, un angelo di magnifica potenza, seduto su un trono presso Dio e crede che esistano due dei. E tornando in terra lo proclama provocando un finimondo e diventa l’Altro, l’Acher il supremo eretico del mondo ebraico. Col monoteismo non si scherza. Il Dio che mangia il vitello a Mamre con Abramo e Sara è un Dio fisico che nel corso della Bibbia invecchia per diventare l’Antico di giorni del libro di Daniele. Sembra quasi che evolvendosi Dio sia diventato caduco per poi trasformarsi in puro spirito. Il Jahvè di Daniele sembra un Dio stanco profondamente differente dal Dio che conduce l’esercito verso lo sterminio di tutti gli esseri viventi (umani e non umani) a Gerico. Sembra quasi - come afferma Harold Bloom - che la sua presenza diminuisca mentre accresce la sua potenza. Il Dio biblico dello Jahvista ha poco a che fare con l’Uno di Plotino o il Dio di Filone Alessandrino – un filosofo ebreo largamente evitato dall’ebraismo che ha un rapporto di profonda fisicità con Jahvè che è un Dio robusto, geloso e capriccioso. La capricciosità di Jahvè diventa la razionalizzazione del caso. Le cose accadono casualmente e diventano automaticamente la sua imperscrutabile volontà. Andreotti nel film di Sorrentino, il Divo, dice di non credere al caso ma solo alla volontà di Dio. Spinoza definisce questa fede: “il rifugio di ogni ignoranza” Poeticamente di splendidi Jahvè ce ne sono stati tanti: io trovo quello di Isaac Luria di una bellezza travolgente. L’idea di Luria è che per creare Dio si sia ritratto in se stesso e ritraendosi abbia concesso le miriadi di individuazioni. Come un piatto sacro che si frantuma in mille pezzi. Contraendosi Dio ha lasciato lo spazio affinché le cose possano essere. E questa contrazione Luria la chiama tzimtzum che è un’autoriduzione per permettere la creazione. Credo di non aver letto passi più belli della descrizione della shevirat ha-kelim la rottura dei vasi con lo spargimento delle miriadi di scintille nel mondo materiale. Luria era un rivoluzionario e come gli gnostici aveva rivoluzionato il concetto del divino aprendo un abisso nella divinità di Jahvè, e in quel vuoto aveva proiettato il dolore, il senso di abbandono che noi stessi proviamo. L’idea dei vasi che esplodono perché non possono contenere la luce divina e producono la creazione - catastrofe è stupenda poesia. E’ la narrazione di un autoesilio divino voluto, scelto, come un precipitare di Dio in se stesso. Prima di Luria, detto il Leone, Dio creava il mondo come un atto di emanazione, con Luria, che seguì le tesi di Moses Cordovero di Safed, ha luogo una degradazione divina simile, in un senso, a quella pensata, più tardi, dagli gnostici e da Nathan di Gaza nel Trattato dei draghi. Senza questa degradazione e ritrazione non ci sarebbe il cosmo. Dall’immane solitudine che è Dio la ritrazione permette la vita. Alla domanda che i rabbini si pongono: perché Dio fuoriesce dalla Luce infinita per creare il mondo con il suo immane dolore? Alcuni rispondono che la pienezza divina era diventata per lui pericolosamente oppressiva, insopportabile e lo ha portato alla contrazione e alla rottura dei vasi. Nachman di Brazlav escogita un’altra idea poeticamente splendida e nega che Dio nel ritrarsi abbia lasciato una traccia luminosa; nega il reshimu. Quello che Nachman immagina è che il Dio cosmico resti in una perenne autolimitazione, in una infinita sospensione mentre i mondi si dissolvono e il cosmo si frantuma. Nella contrazione Dio diventa un Elohim, un Dio minore, il Dio degli ebrei, che si contrae nel sancta sanctorum non lontano dal luogo ove il Levitico ci spiega avveniva la macelleria degli animali. http://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Salomone Il sublime delle volte va mano in mano con l’orrore: il sancta sanctorum è a un passo dal massacro continuo. I teologi e i rabbini tendono ad aggiustarsi tutto: alcuni accettarono anche l’apostasia di Shabbatai Zhevi , il falso Messia che per evitare tortura e morte diventò mussulmano. Spesso si sconfina senza ritegno nella comicità. Ognuno si aggiusta le scritture come crede. E si aggiusta anche le manomissioni dei testi come crede. Aggiusta le manomissioni con altre manomissioni. In bocca a Dio ci si mette di tutto, perché lui non può rispondere. Molti gay sostengono che il giovane che fugge nudo, mentre le guardie gli tirano il mantello, in Marco 14-51,52, sia un amante di Gesù. E che l’appoggiare la testa sulla spalla del Cristo Gesù da parte di Giovanni fosse un chiaro segno di tendenza omosessuale. Mi è permesso un francesismo? Sono emerite coglionate! Restando nel mondo gay, giorni fa, Eva Brune, eletta capo della Chiesa luterana di Stoccolma, lesbica, sposata con una signora e con un bambino, ci ha informati - sollevando un comprensibile putiferio - che “Martin Lutero ci ha insegnato che chiunque può prendere una posizione riguardo alla fede e alla Bibbia”. Se avesse detto i tempi sono cambianti e ora possiamo dire e scegliere quello che cavolo vogliamo, avrebbe avuto tutte le ragioni per dirlo, ma è andata a scovare Lutero che se sentisse una cosa del genere salterebbe come un grillo fuori dalla tomba. Le sacre scritture le manipoli come vuoi. Mia madre manipolava le sacre statue. Dal momento che ero non un discolo ma un notorio piccolo delinquente mi diceva sempre che raccontava le mie malefatte alla statua del Cristo Gesù nella chiesa dei Pallottini, Regina degli Apostoli, a Via Ferrari, a Roma. Mi diceva che interrogava il Sacro Cuore di Gesù, situato – se ben ricordo – a sinistra dell’altare maggiore, e gli chiedeva se dovevo essere punito. La statua di gesso muoveva sempre la testa dicendo di si; e lo faceva con un accanimento selvaggio. Le sculacciate che mi ha fatto prendere il Sacro Cuore non le posso calcolare. Giravo con un deretano rosso come un macaco. Il problema era che mia madre credeva veramente che Jeshua ben Joseph muovesse la testa. Se leggete e siete romani, visitate la chiesa e salutatemi tanto il Sacro Cuore di Gesù! Ricordo che, da bambino, vederlo col cuore attaccato al mantello mi incuteva una fifa tremenda. Chiedevo sempre al parroco: ma non gli fa male? Come cavolo fa a stare col cuore di fuori? Insomma, ognuno aggiusta le scritture a suo piacimento: Dio è silente e quindi lascia immensi spazi. A Mumbai gli islamici, mentre massacravano a colpi di mitra indiani indifesi, erano in contatto con un sant’uomo che continuava a nominare Allah incitandoli: “Ammazzate, ammazzate, tirate bombe, che sarà mai tirare una bomba? tra poco morirete, la vostra missione sarà finita e sarete accolti tra le braccia di Allah in paradiso” E per sostenere questi orrori il sant’uomo sarà sicuramente in grado di produrre una miriade di sure e versetti del profeta tra i quali il versetto 36 della sura IX, quello che invita a combattere i politeisti, (i cristiani per via della Trinità, gli induisti con il loro sontuoso proliferare di Dei, gli animasti ecc..ecc…) Giorni fa incuriosito da Giosuè 5; 13-15 andai a pescare una vetusta bibbia inglese, pubblicata nel 1858, per vedere che interpretazione dava dell’evento. L’evento è poeticamente notevole. Prima di attaccare Gerico, Giosuè incontra un uomo con una spada in mano e insospettito gli chiede: chi sei? Sei un amico? Un nemico? L’uomo lo guarda e risponde: “Sono il principe dell’esercito del Signore. Sono giunto ora”. Giosuè impaurito si getta a terra e l’uomo gli impone di togliersi i sandali perché, gli dice, si trova in un luogo sacro. Chi è l’uomo? Per molti commentatori biblici è Jahvè stesso, per altri è un angelo, forse Michele Arcangelo. Ho letto l’interpretazione del brano di un certo Scott che, citando l’Arcivescovo Usher, spiega chi era l’uomo. E’ da notare che questa mia Bibbia, mezza distrutta, era in moltissime case britanniche e i commentari di Henry & Scott erano seguiti con grande attenzione. Scott, chiarendo con un’ampia nota, mi lascia - come direbbero gli inglesi – flabbergasted, allibito. Dice: l’uomo armato non è altro che la “Seconda Persona della Trinità ”, “capitano della nostra salvezza” che “anticipa la sua incarnazione e rassicura Giosuè del successo di guerra”. “E questo – conclude Scott – lo affermo senza ombra di dubbio”. Non credevo a quello che leggevo per quello che segue. Giosuè 6,21 lo spiega: sterminio dei viventi umani e non umani dopo la presa di Gerico. E Scott, citando Usher, ci informa che colui che conduce lo sterminio non è altro che Gesù di Nazareth che anticipa la sua incarnazione . Questi santi uomini hanno spesso detto cose abominevoli. E c’è anche il Gesù brasilero. Quando Kakà infila un goal a Buffon esulta e indica il cielo. A chi si rivolga, non so. Forse a Gesù, forse al Padreterno o forse al Paracleto. Dal quel gesto si deduce che Gesù - o chi per lui - lo favorisca a scapito di altri. Ma se segna un goal alla Juventus, e Gesù lo favorisce, questo accade perché lui è un Jesus freak come dicono gli inglesi, un devoto della Seconda Persona della Trinità. Ma nella Juventus c’è un altro devoto della Seconda Persona della Trinità, un Jesus freak italico: Nicola Legrottaglie. Se ne deduce che Gesù favorisce il Jesus freak brasilero e non quello italico. Se la cantante Madonna è giunta a una Qabbalà americanizzata, Kakà ha scalato ben altre vette. Alla domanda se è giusto spendere le somme ingenti che il Real spende per i giocatori che sta acquistando e se è giusto pagare 68 milioni per lui , Kakà ha risposto affermativamente. Lo racconti ai bambini delle favellas; e se non passa un cammello per la cruna di un ago non passerà neanche lui. E poi c’è il Gesù vegetariano. Il Gesù vegetariano è un’operazione teologica commovente e chi lo ha inventato (perché d’invenzione si tratta) è gente umanissima che fa un gran bene. Ma allacciare un’idea stramba del genere al bene che fanno mi sembra – cito Schopenhauer – una “pia frode”. Il Gesù vegetariano è una statua marmorea con un piedestallo di cartone. Le sacre scritture, sfortunatamente, non sostengono una pesantezza del genere. Massimo rispetto per tutti coloro che tentano di scalare l’impervia montagna dei sacri testi, però certe cose è bene chiarirle. Ho profondo rispetto per Padre Lorenzetti ma non capisco come un teologo del suo calibro possa affermare che il quinto comandamento è riferito anche agli animali. E’ veramente una cosa assurda. Basta leggere Levitico 1; 1,17 o Genesi 4; 1,7 dove Jahvè accetta il dono sanguinolento di Abele e rifiuta quello innocente di Caino, basta leggere Genesi 9; 20,21, Deuteronomio 12;15,16, Esodo 12,3, Esodo 29;10, 24 e 29; 38,41. e molti altri passi per capire che il non umano per Jahvè aveva un’importanza limitata, quasi nulla. Se Jahvè amava Nimrod il Cushita (Genesi 10; 8,12), che era un accanito cacciatore come può Padre Lorenzetti raccontarci la storia dell’interesse di Dio per le altre creature? Come può Padre Lorenzetti dirci un cosa del genere quando il sancta sanctorum era a pochi metri da dove i sacerdoti scannavano la vittima, spargevano il suo sangue intorno all’altare, all’ingresso del tabernacolo, la scorticavano, la squartavano, la facevano a pezzi e disponevano il grasso, i pezzi e la testa sulla legna accesa dell’altare, per poi lavare le interiora e le zampe per bruciarle sullo stesso altare; e questo olocausto consumato dal fuoco era soave odore per le narici di Jahvè. E questo è basato su ingiunzione di Dio a Mosè. Basta leggere tutto il rituale delle offerte per rendersi conto che la cosa sia veramente insostenibile. Basta leggere il sogno lucido di Pietro in Atti 10: 9-16 o l’ingiunzione terribile in Genesi 1,29,30: “il terrore che visiterà ogni bestia della terra e dell'aria. Essi sono in tuo potere....tutto ciò che si muove e ha vita ti sarà di cibo...”. E se si legge la Questione 64 articolo 1 della Summa Theologica di Tommaso d’Aquino il problema dell’uccisione degli animali è chiarito senza problemi. E’ assolutamente legale, l’Aquinate chiarisce, uccidere esseri viventi. E se si procede con Domanda 65 articolo 3 si legge che un rapporto con gli altri esseri senzienti è “impossibile”. E’ possibile solo parlando “metaforicamente”. Ed ancora “non è possibile avere amicizia e compassione verso una creatura irrazionale”. E ancora che gli esseri meno perfetti sono fatti per quelli meno perfetti. Quasi una teoria da űber – specie e under - specie. Anche la Questione 96 articolo 1 è molto chiara. Ed Agostino (Civitas Dei i.20) è lapidare: “Quando leggete non uccidere” dice “non è riferito agli alberi, perché non hanno i sensi, né agli animali irrazionali, perché non hanno un rapporto con noi. Di conseguenza non uccidere si riferisce solo agli uomini” Papale e lapidario. Questi padri della Chiesa sono i grandi pensatori del cattolicesimo che è la religione di Padre Lorenzetti. Agostino e Tommaso d’Aquino sono giganti della sua Chiesa e non dei Mullah afgani. E se loro dicono quello che dicono come fa Padre Lorenzetti a dire il contrario? E’ uno scisma animalista nel cattolicesimo? Magari! Se poi diciamo che Bibbia e i vangeli sono stati travisati o interpretati male vorrei capire dove stanno le ingiunzioni originali e come si fa a trovarle. Sarebbe stata una cosa eccellente se le scritture avessero aperture verso il non umano. Ma le aperture sono minime e insignificanti e spesso si ricorre alla pia frode per cercare di aprire un varco dove è impossibile trovarlo. Certo se restiamo al disegno incomprensibile di Dio non si va lontano. Tutto l’armamentario cattolico e cristiano anticattolico è basato sul fumo. Lo spazio mi impedisce di inserire tutte le tesi che sostengono questa commovente assurdità, ma alcune dichiarazioni rimbalzano da anni e vanno chiarite. E molte sono demenziali, controproducenti e basate sul nulla. Nell’armamentario del Gesù vegetariano e in quello dei cattolici e dei cristiani animalisti ci sono dichiarazioni che raggrupperei in varie sezioni. Non le ricordo tutte, ma molte le ricordo. Le dichiarazioni false (le pie frodi) : Gesù
ha sospeso i sacrifici del Tempio Quelle stupende e significanti: L’asino
che vede l’angelo mentre Baalam non lo vede. (Numeri 22;
22,34) Quelle giuste:
La condanna dello sterminio di Albigesi e Catari Quelle che fanno pensare:
Mai parlai di olocausti (Geremia 7; 22) Quelle fantascientifiche: Il vangelo degli Esseni è nascosto in un monastero del Tibet ma nessuno può vederlo. Quelle probabilmente giuste ma che non provano un bel niente: La
Bibbia è un’accozzaglia di testi storici, un
collage. Quelle palesemente assurde: Quello
che Dio ha fatto è buona cosa (Genesi 1; 31) Quelle interpretate in maniera non giusta: Voglio
misericordia e non sacrifici (Matteo 9; 13) Quelle stravaganti: Gesù ha celebrato la Pasqua senza agnello però ha donato se stesso (Omelia di Benedetto XVI) Quelle che si contraddicono mostruosamente: Soggiogate
e dominate (Genesi 1; 27,28) Quelle che non provano nulla: Gesù
non ha mangiato l’agnello il giorno di pasqua di
conseguenza non mangiava carne. Quelle messe lì tanto per metterle ma che non significano nulla: Imparate
a giudicare secondo un giudizio giusto (Giovanni 7-24) Quelle che cercano di provare che Gesù rispetta profondamente il non umano, ma provano ben poco considerando la storia degli spiriti immondi, dei maiali e dell’albero di fico (Marco 6; 43,44 e Luca 6; 43,44): Le
volpi hanno le loro tane, ma il figlio dell’uomo non ha
dove posare il capo (Luca 9,58) Quelle che possono essere contraddette con estrema facilità: Paolo parla di astinenza alla carne (Romani 14; 21) ispirato da Proverbi 23;20 Quelle che ingiungono un trattamento compassionevole verso gli animali ma sono, di fatto, ovvietà: Deuteronomio
22;10 – 25;4 – 22;6,7 – 22;1,4 Quelle che ci annunciano la futura redenzione e un nuova creazione: Il
lupo dimorerà con l’agnello (Isaia 11;6,8) Quelle che cercano di provare che Dio, attraverso i profeti, era contro i sacrifici nel tempio: Non
voglio olocausti ma la purezza del cuore e la giustizia. Quelle strane e poco comprensibili: Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo…(Isaia 66; 3) Quelle che presentano come difensori degli animali personaggi che non c’azzeccano un bel niente: Agostino, Tertulliano, Kant ecc… Quelle corrette: Pagho
non vuol dire carne bensì cibo (Matteo 12;9,13) Il monoteismo? L’islam lo lasciamo da parte perché è fondamentalmente chiuso al non umano. Sprangato. Un animalista mussulmano è una contraddizione in termini. L’ebraismo è anche un sistema chiuso con alcune devote eccezioni. Utilizziamo un’iperbole: in Ucraina alcune SS trovarono gli stermini degli ebrei non più accettabili. La loro mente rifiutava l’orrore e si misero una palla in testa. Il suicidio era l’unica via d’uscita dall’abominazione. Per quei pochi nazisti che scelsero la morte è possibile giustificare un sistema? Veramente quei racconti compassionevoli verso gli animali ci vogliono far credere che c’era una grande sensibilità verso le bestie sacrificate o portate al macello? Quattro racconti edificanti del Talmud Babilonese o quello Palestinese, un midrash, un racconto di Rabbi Giuda il Santo sono sufficienti per cancellare l’oceano i sangue? Ci mancherebbe che attraverso i secoli non ci siano stati pii uomini che si fossero accorti dell’orrore. Sarebbe demenziale. Ma basiamoci sui fatti: è cambiato qualcosa? Nachman di Brazlav disse che uccidere un albero era come uccidere un’anima vivente; bene, vi risulta che gli ebrei smisero di tagliare gli alberi e massacrare animali? Evitiamo la paccottiglia compassionevole. Restiamo ai fatti. Oppure leggiamo quello che scrive Ceronetti ( La Stampa 11.04.1993) riguardo le fedi monoteiste e la sofferenza animale: “Sopra di loro dentro di loro c’è un marchio triste, quell’impurità lebbrosa, il timbro del mattatoio. Perché non si pentono? Perché non si convertono? Perché tollerano e addirittura orribilmente prescrivono tante stragi di creature viventi, immenso popolo di anime impaurite allevate apposta in condizioni di spavento per le loro tavole al pepe, le loro liturgie gastronomiche ricondotte con spietata monotonia al calendario?” Già…perché non si pentono? Ma arriviamo al punto : veramente si vuole cambiare il corso del pensiero cristiano che ha sottoscritto il massacro del non umano per oltre 2000 anni e il monoteismo ebraico che l’ha sostenuto per oltre 3000 anni con questo tipo di dichiarazioni e con qualche brano pescato qua e là nei vangeli gnostici? Contro l’impalcatura traballante dei Jesus vegetarian si leva la possente, tetragona fortezza del monoteismo che non lascia scampi al non umano. Rispondere a tutto richiederebbe un libro, quello che mi chiedo è se i cristiani abbiano letto con attenzione quello che Paolo di Tarso afferma nella Prima Lettera ai Corinti 10; 25,27 e 15; 39 e quello che il pagano Porfirio, amante del non umano, gli risponde in Discorsi III, 35,36,32. E’ vero che ci sono state formidabili manomissioni. I testi dello Jahvista furono censurati, riediti, cancellati, riscritti; furono stravolti attraverso cinque secoli fino al tempo di Esdra. Scribi e sacerdoti si industriarono a stravolgere i testi iniziali, il Jahvè originale, si dice, che fosse esageratamente materiale, eccessivamente nevrotico e più capriccioso di come appare nel testo attuale, ma rifilarci la balla del vegetarianismo sottratto ai testi è semplicemente grottesco. I vangeli e i correctores? Un Canone, si suppone, è stato scelto, intorno al 170 d. C, da Ireneo che doveva fare una valutazione davanti all’oceano tumultuoso di miti e vangeli che quel mondo nel suo zetgeist burrascoso, disordinato, ma mostruosamente creativo, produceva. In quell’oceano si rimescolavano infiniti credi. C’erano gli Ebioniti, i Nazareni, gli Elkezaiti, i Masbotei, i Cerintiani, i Mandaiti, gli Encraiti, i Doceti, i Cleobiani, gli Arcontici, i Cainiti, gli Antitatti, i Prodiciani, gli Ofiti, i Simoniani, i Sethiani, i Naaseni….ecc..ecc…e ognuno diceva la sua. Gente come Valentino, Basilide, Carpocrate, Marcione prospettavano dottrine differenti, convulse e spesso incomprensibili. Ed esistevano miriadi di vangeli. Un mare sconvolgente di messaggi divini: il vangelo degli Ebrei, quello degli Egiziani, quello degli Ebioniti, quello dei Dodici Apostoli, quello di Pietro, di Esdra, di Eva, di Maria, di Filippo, oltre a quello splendido di Tommaso e oltre a questi, in una sequenza da far girare la testa, il Protovangelo di Giacomo, quello di Giuseppe, quello dello Pseudo Tommaso, quello dello Pseudo Matteo e poi vari atti apocrifi come quelli di Tommaso, di Giovanni, di Andrea, il Martirio di Pietro, l’Apocalisse di Paolo. Questi sant’uomini si svegliavano la mattina, litigavano con la moglie e scrivevano un vangelo. La veridicità dei vari racconti era al livello delle dichiarazioni del Papi nostrano quando si difende dagli attacchi della stampa. Raccontando balle si aiutava Dio. Inventarsi i fatti sulla vita di Gesù non era un reato ma si faceva del bene. Quella era la logica del tempo. E tra questi gruppi ovviamente c’erano anche i vegetariani. Sicuramente i Nicolaiti, e gli Elkezaiti, da quello che ne so io; e ovviamente questi sant’uomini aperti al problema della sofferenza animale s’inventarono cose che oggi altri riportano quasi fossero oro colato. Sono commosso dalle loro intenzioni e li rispetto, ma la verità è un’altra cosa. Veridicità dei vangeli? Ma vi sembra possibile che un evento strabiliante, epocale come la resurrezione di Lazzaro, un uomo che risorge dai morti, sia stato ignorato da Marco, Matteo e Luca e solo riportato da Giovanni? Qualcosa non torna. E’ chiaro che a un certo punto si tentò di mettere ordine nei vangeli. Taziano, che visse nello stesso periodo di Ireneo, aveva cercato di produrre un unico vangelo, un’opera chiamata diatesseron, un unico testo per uniformare le varie narrazioni. Ireneo creò un framework, un Canone, scegliendo tra le numerose offerte. E basò tutto su quattro capisaldi, seguendo criteri a dir poco bizzarri: come i venti principali sono quattro, quindi anche i vangeli devono essere quattro. Convinto che i vangeli fossero stati scritti dagli apostoli, che erano stati testimoni oculari dei fatti , una cosa ovviamente non vera ma in quel tempo comprensibile, ideò il vangelo quadriforme e a quello si è attenuta la Chiesa. Scelse bene Ireneo? Scelse in maniera strana, ma chi critica la Chiesa deve pensare che oceano in ebollizione era il pensiero religioso di quel tempo. Esistevano miriadi di vangeli; c’erano eresie di ogni tipo e qualcuno ha cercato di mettere ordine, non l’avrà fatto bene, ma l’ha dovuto fare. E sicuramente non ha estrapolato la parte vegetariana di Gesù di Nazareth perché quella parte non esisteva. La gente umanissima e compassionevole che si è chiesta come fosse possibile che un uomo misericordioso verso gli umani non provasse compassione per il non umano non ha capito che Jeshua di Nazareth era un ebreo radicato nel suo tempo, e che l’ebraismo del suo tempo non era aperto verso il non umano. Era sprangato. Gli Esseni si, ma ben poco d’altro. E contro gli Esseni si levava possente il Tanach, micidiale e insuperabile con il suo sanguinolento Levitico. È facile passare dal pane pesce nella moltiplicazione dei pesci alle quaglie di pasta frolla di Numeri 22; 23,24. E l’uso dei vangeli gnostici è azzardato, basta leggere l’infanzia di Gesù narrata dal vangelo Armeno e dal vangelo Arabo ove Jeshua di Nazareth appare un autentico piccolo delinquente. Basarsi sui brani - sparsi e scarsi - di questi vangeli per estrarre un argomento valido per un Gesù attento alla sofferenza del non umano è cosa ardua. Alcuni di questi vangeli sono profondamente toccanti e rappresentano un Gesù aperto (come Francesco d’Assisi lo sarà più tardi) al problema della sofferenza animale. Il Vangelo degli Ebrei, quello Esseno della Pace, quello della Vita Perfetta sono stati scritti da gente umanissima. Ma bisogna credere al Vangelo della Vita Perfetta che ci mostra un Gesù che detesta la caccia o a quello Armeno che descrive un Gesù che caccia gli uccelli? Gino Ditadi che ha messo insieme due volumi notevoli sui filosofi e gli animali è lapidario: “Per la quasi totalità dei pensatori cristiani la questione animale è nella sostanza un non problema, anzi porre la questione animale è un chiaro sintomo di decadenza e forse d’influenza demoniaca come suggerisce Paolo di Tarso (Prima lettera a Timoteo 4;1)” I Filosofi e gli Animali volume I. E John Passmore in Man’s Responsabilty for Nature scrive: “ Pio IX rifiutò di approvare la creazione di un’organizzazione per prevenire la crudeltà contro gli animali dal momento che una tale attività faceva supporre che abbiamo dei doveri verso gli animali, mentre non li abbiamo. La crudeltà verso gli animali – sostenevano Tommaso d’Aquino, Kant e altri pensatori minori - era da evitare solo nel senso che poteva indurre una certa insensibilità verso gli umani. Non c’era nulla di sbagliato ad infliggere sofferenze agli animali”. Questo mostruoso pensiero articolato nei secoli è presentato con estrema crudezza e chiarezza da un pensatore cristiano che immagina un anticristo vegetariano e compassionevole verso i poveri per ingannare le moltitudini “ “Il Racconto dell’Anticristo” di Vladìmir Soloviev, pensatore Russo-Cristiano si legge: “Il nuovo padrone della terra era anzitutto un filantropo, pieno di compassione e non solo amico degli uomini ma anche amico degli animali. Personalmente era vegetariano, proibì la vivisezione e sottopose i mattatoi ad una severa sorveglianza; le società protettrici degli animali furono da lui incoraggiate in tutti i modi. La più importante di queste sue opere fu la solida instaurazione in tutta l’umanità dell’uguaglianza della sazietà generale. Questo evento si compì nel secondo anno del suo regno. La questione sociale economica fu definitivamente risolta.” Soloviev concepisce un Anticristo comunista e vegetariano: in che abissi di perversità si libra il pensiero cristiano…. …” Vladimir Soloviev. Il racconto dell’Anticristo. Contro questo pensiero, alla Messori, si levano sacerdoti e cristiani come Capitini, Lorenzetti, Scaccaglia, Fabbretti, Bozzano, Drewermann, De Benedetti, Bianchi , Linzey, Russo, Michel Damien, Ruggero Leopardi, Fuschini , Pagano, Canciani ecc..ecc… ed è una battaglia sacrosanta e improba. Ma per nulla perduta. Anzi è all’inizio. Se c’è una cosa che mi fa rabbrividire è il continuo uso di personaggi storici per provare una cosa lapalissiana come l’idea che la sofferenza animale sia una cosa obbrobriosa. Abbiamo bisogno veramente di Gesù o di Karl Marx per capire l’orrore perpetrato attraverso i millenni? Che c’azzeccano Gesù o Marx con gli animali? Direbbe Tonino (Di Pietro) il cacciatore. Gesù non ha detto singola parola sugli animali - perché quello era il suo tempo - e Marx e Engels immaginavano - dopo il trionfo finale del proletariato e il dissolversi dello Stato capitalista - come le maggiori e primarie attività ricreative dei lavoratori redenti dal giogo dello sfruttamento economico: la caccia e la pesca. Tutti a caccia come nel film di Fantozzi. Tutti a sparare! Allegria! Quando qualcuno ha chiesto a Padre Lorenzetti se non sarebbe opportuno cercare un’altra religione più aperta verso la sofferenza animale, la risposta – che il teologo non ha dato - la conosciamo ed è quella ovvia: la religione più aperta verso il non umano è il Jainismo. Più ancora del Buddismo. Leggere i sacri testi del Jainismo e paragonarli alla povertà che ho elencato nelle pagine precedenti fa venire i brividi. Leggere i le sacre scritture del Jainismo e scoprire che un prete giorni fa ha vietato l’ingresso di un cane di una non vedente in una chiesa di Cassone di Malcesine, in provincia di Verona fa riflettere. Anzi da un senso di sgomento. O di profonda vergogna. Personalmente propendo verso un ateismo che rispetta tutti i viventi e che fa volentieri a meno delle religioni: un ateismo compassionevole che si associa a un animalismo robusto e politico. Ammiro gente come Watson che attacca le baleniere. Credo in un animalismo maturo. Detesto quello mieloso, perdente, quietista e apolitico o quello estremista e settario. Però ognuno ha i suoi gusti. Sì, ognuno ha i suoi gusti. Nel suolo patrio esistono 137 sette con un milione di adepti. I cattolici, e molti cristiani che seguono le scritture, si trovano davanti al dilemma di Alessandro che davanti al nodo Gordiano, nella città frigia di Gordio, capendo che non poteva scioglierlo lo recise. Le sacre scritture sono valichi insormontabili per quelli che hanno a cuore il problema del non umano (che va dagli animali alle foreste frusciati). Sono catene montagnose innevate e altissime. Vita Universale www.vita-universale.org per esempio, ha scelto una via particolare. Ha scelto qualcosa di sorprendente. Dal cilindro del nuovo cristianesimo e saltata fuori una profetessa Gabriele, con un nuovo vangelo totalmente aperto al non umano, ma per arrivare al Vangelo della Vita, scritto a Rottweil nel 1968, la profetessa ha virtualmente rielaborato i vangeli, anzi li ha chiariti e rettificati con la formula “Io il Cristo, chiarisco, rettifico ed approfondisco la parola”. Secondo Vita Universale è lo Spirito Santo che ha ispirato Gabriele ha scritto un numero incredibile di libri in 35 anni di attività con indicazioni spirituali su tutti campi della vita e ha reciso il nodo Gordiano con un solo colpo presentandosi come ultimo profeta. Il gruppo cristiano ha spiegato che “il profeta è una tromba nella quale soffia l’Eterno Spirito” e che Gabriele è la tromba che Dio – secondo Vita Universale - ha utilizzato in questi tempi desolati. La stragrande maggioranza dei cristiani non seguirà questa via. Però queste persone realizzano opere eccellenti per gli animali e vanno rispettate, poi credano in quello che vogliono. Credano anche che i sacrifici nel tempio li interruppe Gesù quando tutto il mondo sa perfettamente che furono le legioni di Tito che devastarono, nel 70 d.C, il tempio e visitarono il sancta sanctorum scoprendolo vuoto e provando così l’invisibilità di Jahvè. Certo, certe revisioni storiche non aiutano i movimenti e anzi li alienano. Altro che profeti declamanti contro i sacrifici: quelli non li ascoltava nessuno. Osea, Amos, Geremia, Isaia avranno in qualche occasione affermato che i sacrifici Jahvè non li desiderava, ma la macelleria religiosa è continuata inarrestabile e imperterrita fino a quando sotto le mura di Gerusalemme sono apparse le legioni romane. I sacrifici terminarono quando Tito mise fine alla resistenza caotica delle fazioni presenti nella città (una specie di governo Prodi gerosolimitano con Mastella e Diliberto) guidate da Simone bar Ghiora, Eleazaro ben Simone e Giovanni di Giscala. E se le varie fazioni si erano scannate in maniera deplorevole e suicida tra di loro, quello che seguì fu veramente atroce e Tempio e Gerusalemme furono rasi al suolo. Fatto questo la Legio X Fretensis si accampò sulle rovine e fu buonanotte ai suonatori: i sacrifici finirono allora e non per Gesù. Credano i cristiani di Vita Universale (come fanno) alla reincarnazione (una soluzione migliore dell’Aldilà cattolico) o anche (ma a questo non credono) che Gesù sia sceso con un UFO, non me ne può importare di meno. Se fossi un cristiano (e mai lo sarò) mi schiererei con Giacomo, il fratello di Gesù, perché ha detto che la fede senza opere è nulla, e non con Lutero che lo detestava, e sosteneva la tesi opposta (Lettera di Giacomo 2; 14,16). Penso, anzi, che contino solo le opere e che la fede sia un epifenomeno mentale, un lusso che alcuni si possono permettere. Una debolezza della specie davanti al nulla incombente e inesorabile che inghiottirà, dopo un breve spazio di tempo, il nostro misero ego. E i cristiani e le scritture? Lo taglino pure loro il nodo gordiano. Lo taglino come lo hanno tagliato quando hanno gettato nella pattumiera della storia teologica il sistema tolemaico, scusandosi con Galileo. Seguano la via intrapresa con il mondo giudaico, quando hanno riconosciuto le infinite nefandezze perpetrate verso gli ebrei, incluso il tremendo silenzio di Pio XII durante l’Olocausto. E se si sono accorti dell’agghiacciante olocausto umano perpetrato dai nazisti, aprano gli occhi davanti all’olocausto perenne consumato verso gli animali, dicano qualcosa riguardo al massacro del non umano esteso agli esseri viventi dell’aria, della terra, del mare, esteso alle piante e alle foreste fruscianti. Dicano qualcosa. Fede matura? Che riconoscano i cristiani l’orrore perpetrato da secoli con il loro monoteismo (trinitario). Vadano oltre le scritture come sono andati in mille altre occasioni. Siamo alle soglie della teoria del Tutto, ci stiamo avvicinando a visioni stravolgenti che contemplano un numero di universi infiniti e stiamo ancora a rovistare tra le cose che dicevano (e non dicevano) Osea o Geremia 2600 anni fa? Fede matura? Crescano i cristiani. Facciamo come Mc Namara che dopo aver sostenuto la carneficina del Vietnam e la distruzione sistematica di un paese si è accorto, alla fine della vita, dell’orrore. Meglio tardi che mai. Creino un movimento, i cattolici che hanno a cuore il non umano, si contino, facciano l’outing, il coming out, come i gay. Escano allo scoperto e sfidino le gerarchie come sta facendo, sotto altri aspetti Vito Mancuso (attentissimo a tutto meno che al problema, epocale, del non umano e del pianeta). Escano dal buco nero della loro interiorità e aprano gli occhi davanti all’oceano di sangue dinanzi al quale da millenni vergognosamente tacciono. Solo così il loro residuo isaitico diventerà una massa. Perché di cristiani come Padre Lorenzetti ce ne sono. Molti di più di quanto la gente immagina. Ma devono contarsi e uscire allo scoperto. Concludo con una storia: giorni fa un’amica mi mandò dall’America un filmato. Un gruppo di cattolici animalisti (nel mondo anglosassone esistono e si fanno sentire) faceva apparire su un cartellone luminoso delle frasi alle quali prontamente rispondevano, con altre scritte luminose, i protestanti presbiteriani. Giorno 1 : Our
lady of Martyrs: tutti i cani vanno in
paradiso. Giorno 2: Our
lady of Martyrs: Dio ama la sua creazione inclusi i
cani Giorno 3: Our
lady of Martyrs: i cani cattolici vanno in paradiso quelli
presbiteriani parlino con il loro pastore. Giorno 4 : Our
lady of Martyrs: libera l’anima dei cani con la
conversione. Giorno 5 : Our
lady of Martyrs: anche le rocce vanno in
paradiso. Simpatici questi cattolici americani hanno aperto le porte del paradiso a cani e pietre per convertire pagani ed eretici. Ma non so se Ratzinger sia d’accordo. Nietzsche racconta che mentre Jan Hus stava bruciando nel rogo, il 6 luglio del 1415, una vecchietta, per ottenere meriti, si affrettò a gettare sulla legna ardente un ramoscello secco e che l’eretico Boemo, vedendola correre verso di lui, sussurrasse: sancta simplicitas! Già : sancta simplicitas, però… le pietre in paradiso… mica male come idea… Paolo Ricci 23.07.2009
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06/08/09 |
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