Contributi |
Il
muro di pietra |
Di Paolo Ricci |
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Con questa ennesima denuncia Paolo Ricci ripropone l’indignazione contro la debolezza endemica delle forze genericamente catalogabili come “animaliste” e rifiuta di accettare lo strapotere delle scelte di un nemico sempre più virulento contro l’alterità animale. Le sollecitazioni di Paolo Ricci fondate su questo orizzonte non si contano più, e, bisogna riconoscere, la sua insistenza appare come una virtù nobile, ma decisamente sprecata verso un mondo che non solo non vuole prendere in esame indicazioni importanti, ma neanche valutare possibilità alternative a quella che sempre più si configura come una sopravvivenza esausta e improduttiva. Questa volta, l’autore però va oltre e presenta alcune considerazioni di singoli individui stanchi e sfiduciati, le quali sollecitano l’eterna domanda: l’animalismo nelle le sue varie versioni, riuscirà un giorno a uscire da questa condizione di debolezza endemica? Occorre dire che il testo proposto si porta dietro alcune incertezze di analisi e di valutazione. Per esempio – come già in passato – Ricci sembra oscillare tra propensioni lobbistiche e movimento politico autonomo e autoorganizzato senza risolversi a fare una scelta. Le due opzioni presuppongono interlocutori diversi mentre Ricci sembra dare per scontato che esistano tanti gruppi, ma fatti tutti della stessa pasta. Questo sembra un limite abbastanza rilevante. Immaginare un interlocutore omogeneo mentre si parla a soggetti lontani e diversissimi tra loro (protezionisti e abolizionisti, a loro volta suddivisi in ulteriori sottofamiglie) di certo non aiuta un progetto già difficilissimo. Probabilmente la lontananza dall’Italia (Ricci risiede nel Regno Unito) rende difficile comprendere l’inconciliabilità di determinate posizioni. Anche alcune affermazioni, come quel fugace ed equivoco accenno al PAI, dimostrano un approccio che semplifica troppo la complessità dei problemi. Ma al di là di tutto, rimane la sostanza dell’appello. Se ciò che è “animalista” è davvero così vario da rendere inimmaginabile la sua chiamata sotto un unico progetto, è altresì vero che le sue componenti principali potrebbero esplorare strade ben più produttive di quelle percorse attualmente. Ma alla fine il nodo viene al pettine: se le caratteristiche tipiche degli interlocutori (mancati) di Ricci sono quelle che lui stesso identifica, a che scopo rivolgersi ad essi? (a.s.)
*** Quando vivevo in Toscana parlavo spesso con cacciatori “pentiti” (i Buscetta venatori), che mi raccontavano quello che i cacciatori “non pentiti”, cioè quelli accaniti, incarogniti, dicevano di noi animalisti (o antispecisti, fate vobis) Anche tra i cacciatori esisteva una scissione etica. C’erano i vecchi cacciatori che si limitavano a una preda, e i cacciatori scaturiti dalla grande vittoria del proletariato armato che invitavano a stermini di massa, quelli del “se spara Agnelli spara anche lo stagnaro”, quelli della caccia “fantozziana” dei cento Rambo contro l’ultima lepre disperata. Un ex sindaco del luogo ove vivevo, un cacciatore pentito, chiamava i cacciatori proletari e post – fascisti (c’è una simbiosi oscena tra caccia di destra e di sinistra) “pidocchi” perché sparavano a tutto quello che si muoveva. Quando vennero a trovarmi con i fucili sotto casa, li denunciai “urbi et orbi”, finii sui giornali e incontrai alcuni cacciatori pentiti che simpatizzavano con me. Mi raccontarono come funzionava – e funziona - la strategia dei pidocchi. Mi dissero che i pidocchi erano felicissimi della strategia seguita dagli animalisti e dicevano: devono continuare così; devono restare confinati nella cultura. Nel buddismo. Nel salutismo. Nella non violenza. Litigando nei loro ghetti. Vegani contro vegani. Vegetariani contro vegetariani. Vegani contro vegetariani. Marxisti contro anarchici. Isolazionisti contro antispecisti. Antispecisti contro cristiani. Anarchici contro il mondo intero… eccetera, eccetera . Dicevano: continuino pure con la protesta e le loro seghe mentali, importante è che non sconfinino nella politica. Quel territorio è nostro. Se entrano lì saranno guai perché sono tanti. Si limitino alla misericordia spicciola. Vanno incoraggiati in quella direzione. Creino ricette per i ravioli vegani e roba del genere. E continuino a piangersi addosso come hanno sempre fatto. Ma guai se capiscono il potere della politica: il potere che muove i voti. GUAI SE FANNO MASSA! DEVONO RESTARE ATOMIZZATI. DIVISI. I buscettiani mi spiegarono che i pidocchi seguivano una strategia vincente. Avevano convinto i partiti di destra che i cacciatori fossero tutti di destra e avevano persuaso i partiti di sinistra che i cacciatori fossero tutti di sinistra. Una balla autentica. Se studiate il dossier in attach capirete che la maggioranza dei cacciatori è di centro destra - destra ma con una minoranza notevole di centro- sinistra - sinistra. Quando scosso dall’orrore dei bocconi avvelenati mi precipitai da un assessore toscano, un comunista, mi fu risposto che i cacciatori era meglio non toccarli, perché portavano un sacco di voti. La caccia per i partiti era – ed è - tabù. E Di Pietro non era – e non è - da meno. Io, ingenuamente, chiesi se anche quelli come me non portavano i voti. Forse, rispose il ras locale, ma non contate niente. Così dicevano i cacciatori pentiti. Dicevano: siete un mare di gente perché non vi fate valere politicamente? Già… perché? E quando domandavo: cosa temono i cacciatori? I venatori buscettiani mi rispondevano all’unisono: hanno paura che vi strutturate in una lobby, o in un movimento, o in un partito, o in qualcosa che dica alla sinistra, o al centro, o anche alla destra: “se continuate a sostenere i cacciatori vi fottiamo centinaia di migliaia di voti. Ce ne freghiamo se perdete. Noi, con il nostro movimento vi facciamo una guerra che vi ricorderete invitando i nostri iscritti a non votare o a votare scheda bianca o a farsi una nuotata al mare. Insomma temevano (e temono) un aggregato in grado di spostare voti o ancora meglio un aggregato che inviti all’astensione. UN AGGREGATO CHE FACCIA MASSA. Prima di lasciare l’Italia cominciai a studiare la cosa e scrissi parecchie lettere ai politici ( le potete trovare in www.ahimsa.it tra le lettere eretiche in caccia animalismo e politica). Nessuno rispondeva. La caccia per la classe politica era – ed è – tabù. Come l’aborto per Ratzinger. Ci ho riprovato giorni fa ed è venuta meno un’amicizia. Come tocchi i cacciatori ti sbattono le porte in faccia. Siamo un paese di servi che ha istituzionalizzato una classe politica miserrima, che (non illudiamoci) è nostra recondita espressione, è il nostro perverso riflesso. Siamo nella “Rutulia” di Franco Cordero dominata dall’ego priapesco di Papi, il Caimano, imperatore di Arcore, osteggiato – si fa per dire - da una sinistra boriosa, buonista, insignificante, composta da perdenti arroganti e beghine teodem. Gente che ci ignora infastidita. Con spocchia. Studiai la cosa ed emerse che, mentre i cacciatori precipitavano, i vegetariani aumentavano in maniera incredibile (vedi dossier). Non riuscivo a spiegarmi perché gli animalisti non capivano che lasciare lo spazio della politica a quella lobby perniciosa e perdente era folle. Era roba da idioti. Ma nulla è cambiato. Se qualcuno ha dubbi riguardo il potere di una lobby e l’uso dalla politica segua il mio ragionamento. Dal 1980 al 2006 i cacciatori hanno subito un calo vertiginoso di 936.440 unità. Quasi un milione in meno. Sono una lobby perdente. Punto. Sappiamo che otto italiani su dieci sono contro la caccia. (vedi dossier). Sappiamo invece che i vegetariani – che cito solo come esempio dello zoccolo duro dell’animalismo - hanno raggiunto livelli astronomici (vedi dossier), ma, malgrado questo i cacciatori osano, hanno l’audacia, perdenti come sono, di portare un attacco frontale, con emendamenti alla legge quadro del ‘92, attraverso la proposta di un senatore, Franco Orsi, e due peones “tric e trac” (termine usato da Francesco Merlo) del PDL riguardo:
Solo in un paese barbaro è dato tentare - attraverso il parlamento - di far passare norme che consentono - contro i dettami europei - il massacro di esseri inermi e indifesi come la marzaiola, la moretta, il fagiano di monte, la canapiglia, il codone, la coturnice eccetera, eccetera, incluse undici specie a rischio di estinzione. Non era bastato vedere i catto - taliban eluanisti, pronti con i panini al prosciutto a sfamare Eluana. Non era bastato vedere i post fascisti (gli ex picchiatori con i vessilli con i teschi e il “me ne frego”) e la figura grottesca di Gaspari proclamarsi “partito della vita”. Non era bastato l’epopea partenopea di Papi, Noemi e la consorte che si sveglia dopo 30 anni di orrori e di lusso farsesco. Non era bastato sentir Dell’Utri paragonare i repubblichini ai partigiani, chiamandoli partigiani di destra. Non era bastato il fiume melmoso che questa destra trionfante ci rigurgita addosso quotidianamente. Si è giunti al punto di subire la proposta sull’abbattimento degli uccelli migratori (magari massacrati a febbraio mentre volano per riprodursi). Ma seguite il mio ragionamento: cosa ha detto il popolo sovrano riguardo questa oscena “deregulation” fatta su misura per una lobby deleteria e calante? L’11 di marzo il popolo sovrano si è espresso
(Sondaggio Ipsos 11 marzo 2009. La
Repubblica)
Siete favorevoli ad autorizzare la caccia
agli uccelli migratori?
Siete favorevoli a rilasciare licenze per
cacciare ai giovani di 16 anni? Avete letto? Con il popolo contrario al livello del 88 per cento e favorevole a livello del 6 per cento a una deregulation che fa la destra? Ci prova e soccombe. Però ci prova. E perché?Perché è la politica, bellezza! perché la lobby dei cacciatori sa come esercitare pressione sul mondo della politica, sulla “casta”, mentre quelli che hanno a cuore la difesa del non umano ritengono la politica una cosa sporca da evitare. Ecco in sintesi cosa accade e perché la scelta animalista di ignorare la politica è una scelta suicida. Io detesto la “casta” perché l’ho conosciuta e l’ho dovuta praticare e capisco quello che le anime belle provano. Eccome se lo capisco! Ma rinunciare è suicida. E’ folle. In quale altro paese una lobby massacrata da immense perdite d’iscritti potrebbe permettersi di tentare un’operazione così audacemente offensiva come quella che ho indicato? Solo in Rutulia. Nell’italietta degenerata nostra. E spero che avrete notato che erano più contrari gli elettori di destra di quelli di sinistra alla deregulation. E malgrado ciò la destra ci ha provato e ci riproverà. E’ vero che la norma non è passata, perché c’è stata una rivolta tra i ranghi del PDL ma resta il fatto che una lobby perdente riesca a muovere un partito. Anzi dei partiti. E spero che avrete notato la difesa di Fini della caccia e come gli estremi si incontrino. Rutelli “sub – specie – verde – ante - conversione” diceva che la lobby dei cacciatori è più potente delle stesse istituzioni. Le remore ideologiche saltano quando bisogna difendere lo sterminio. Fini e Mattioli fanno l’occhietto alla Belillo, mentre Di Pietro va a braccetto con il leghista Vascon. Sono tutti amiconi i cacciatori e abilissimi politicamente. E anche in passato esisteva un “compromesso storico venatorio” tra Rosini (DC) e Fermariello (PCI). E chi non ricorda gli sterminatori – “statisti” della Prima Repubblica? Saragat e De Martino: lussuriosi nel massacrare e divorare. Erano grandi massacratori come Erick Honecker, il capo della DDR (quello dello storico lingua in bocca con Breznev), che massacrava cerbiatti, cervi e altri animali in un recinto chiuso. Io che vengo da quella “parrocchia” e non da quella di Papi nel vedere quei filmati ho provato profonda vergogna. E una grande rabbia. Puro schifo. La Caccia? C’è qualcosa di malato nel mondo: in Inghilterra ho visto madri e bambini urlare il loro sdegno verso il partito laburista che ha impedito la caccia alla volpe con i cani. Non basta a questi pargoli e alle loro mamme vedere le volpi stanate dai cani e fulminate dalle doppiette, vogliono vederle sbranate, lacerate, fatte a pezzi. Perché così è la tradizione, spiegava Sua Maestà Elisabetta II a Blair. E i bambini gridano il loro sdegno. Vogliono sangue. Vogliono vedere brandelli di carne. E le mamme sorridono. E arriviamo alla domanda cruciale: Perché non possiamo anche noi creare un movimento in difesa del non umano? Quando ho chiesto a vari viet- cong animalisti mi sono giunte parecchie risposte, che riporto – quasi -testualmente, senza fare nomi. Attenti e gentilissimi questi antispecisti doc., gente umanissima e preparata, hanno risposto alla mia domanda. Quando ho chiesto se avrebbero divulgato la mia proposta per un movimento, ho ricevuto alcune risposte di questo tipo: “noi non diffondiamo idee o cose di altri. Non facciamo filosofia ma fatti. Diffondiamo volantini, facciamo manifestazioni, prendiamo parte a fiere, diffondiamo con grandi manifesti nelle città. Quindi non aspettiamo che le cose cambino da sole anche se come dici tu il tempo e' dalla nostra parte. Stiamo anche cercando di unire tutte le associazioni e negli ultimi anni sono stati fatti dei passi. Questo è il nostro punto di vista.” E altre di questo tipo: “Va benissimo, falla questa lettera che la divulghiamo. Non c'è avversione a priori per la politica, anche se la storia dimostra che per fare politica è necessario sempre scendere a compromessi con la propria coscienza, insomma che bisogna essere un po’ tagliati per queste cose. Ma riconosco che per la nostra giusta causa sarebbe necessario che qualcuno di noi scenda tra i lupi nella speranza che non si lasci troppo condizionare” Li capisco: in poche parole immergersi nella melma (per non dire un’altra cosa). Una risposta che mi è giunta è stata questa: “La debolezza nostra è che malgrado la sinistra abbia nei propri ranghi i cacciatori noi continueremo a votarla.” Ho risposto che quello era un formidabile errore. Anzi un’autocastrazione. Se sei un antispecista non puoi votare per partiti che hanno nel loro seno la vipera venatoria. Non puoi essere con i nazisti e allo stesso tempo con gli ebrei. Non puoi essere un cattolico e frequentare le messe nere. Un altro mi ha scritto, lasciandomi boccheggiante per la meraviglia: “ Non siamo così tanti noi vegani, e il numero dei vegetariani è eccessivo” Gli ho risposto: sono le stesse parole che mi dicevano i cacciatori in Toscana. Quando dicevo stiamo diventando una massa, rispondevano che non era vero. Che me lo sognavo. Gli ho detto: è l’Eurisko che lo scrive non i sondaggi del “pianeta vegetariano” . Tagliarsi i testicoli? Voilà. Un'altra risposta era grosso modo questa: “Purtroppo, con la morte delle ideologie e l'ascesa dei partiti "personali" è cambiato il substrato di riferimento politico. Molti hanno pensato di farlo, ma poi non l’hanno fatto. C'é troppa diversità ideologica (marxisti, socialisti, fascisti, liberali, cattolici, sette, ecc..) nel movimento animalista per poter andare d'accordo.” Un’altra risposta è stata questa: “non si può. Ci sono le lotte tra associazioni: le maggiori sul mercato darebbero battaglia, ricevono molti finanziamenti e non mollerebbero mai l'osso. Sono infiltrate nella politica, e reagirebbero. Qualcuno propose tempo fa la stessa cosa e gli hanno riso in faccia! Avevano ragione. Il nostro é un movimento filosofico, etico e non politico. Tale é meglio che resti. Stiamo avanzando con la forza della convinzione, e ciò é visibile (parlo di tutte le associazioni). I vegetariani aumentano. Non é necessario fare inutili e rischiosi sforzi. Come sempre, quando l'ago della bilancia dei consumi penderà dalla parte dei vegetariani / vegani, partiti, industrie e politici vari incorporeranno le tesi antispeciste nei loro programmi, perché essi sono - bene o male - l'espressione del popolo. Basta aspettare. E comunque, non abbiamo le forze a mio avviso per anticipare le cose.” Ci ho riflettuto: è esattamente quello che si augurano i cacciatori. Espressione del popolo? Ma quelli se ne fottono del popolo se hanno osato tentare di fare in parlamento quello che hanno provato a fare. E riproveranno a fare. Sono rimasto sbalordito. Procrastinare fino al prossimo millennio nel frattempo loro massacrano tutto quello che si muove. Ho sempre pensato che il flusso dei nuovi vegetariani non è creato dalle cose che noi scriviamo ma da una specie di imperativo categorico – ancora latente in questa specie degenerata – che fa riflettere sugli orrori perpetrati dagli umani verso il non umano. I miei amici hanno fatto quella scelta senza sapere neanche che cosa volesse dire la parola “vegano”. Ho chiesto a questo punto a due animalisti doc., che si battono da anni, perché le associazioni sarebbero contrarie a un movimento. Uno mi ha risposto: “sarebbe troppo lungo spiegarti i meccanismi. Peraltro sempre gli stessi: politica, interessi, necessità di sopravvivere, eccetera. Nessuna organizzazione che raccoglie denaro ne é esclusa. Non potrei essere più convincente. Ho lavorato a lungo a fianco di molte persone "importanti" ed ho imparato dai loro comportamenti. Ma non importa. Quanto me, e mi pare di capire che ci sono interessi da parte di chi sugli animali ci campa, e prende lauti stipendi, quindi non può farsi sfuggire l'osso. Ma non voglio essere maldicente o disfattista, ma questa è la situazione.” Molto chiaro. Ci ho riflettuto come i cornuti: non mi sembrava possibile quello che leggevo. Vivo lontano e mi riesce difficile di comprendere questi mondi. Sono il due di picche assoluto. Non sono iscritto a nessuna organizzazione. Sono il povero-cristo classico che si confronta con il male del mondo e si ribella. Ce ne fossero 10.000 di fessi come me, forse qualcosa cambierebbe. Sono come Giobbe: dico quello che devo dire (Giobbe 13,13) e non temo nessuno. Sarò boicottato e ignorato per quello che scrivo? Ovviamente! A questo punto ho contattato un pezzo da novanta dell’animalismo e gli ho chiesto: “se nasce un movimento quali sono le associazioni maggiori che perderebbero il loro potere? Quali e perché?” Mi ha risposto con estrema chiarezza: “sono LAV, ENPA, OIPA E ANIMALISTI ITALIANI, quelli sono i punti di riferimento, se cambiano le cose diventerebbero dei gregari.” Per questo sono contrarie a un movimento? Ho chiesto.“Si, perché se si forma un movimento politico le associazioni spariscono e non vogliono sparire” Ho chiesto allora: “Ma c'é anche chi sarebbe d'accordo. Chi e perché?” Mi ha risposto: “Forse le associazioni minori che agiscono per la causa e non per il proprio tornaconto” E quante sono? Ha detto: “20-30 al massimo” Ho chiesto: “Cosa si intende per politici e tecnici politicizzati che supportano o rappresentano le associazioni?” Mi ha risposto: “i politici di altri partiti che cercano di intercettare i nostri voti”. Poi mi sono rivolto all’antispecismo radicale e ho posto la stessa domanda. Mi ha risposto un altro animalista doc, un vegano molto preparato:“sono tutti contrari chi per motivi di convenienza, chi per paura, e chi, i più radicali, perché non intendono avallare il presente sistema sociale e politico formando un partito che bene o male dovrà essere assoggettato alle regole del gioco pseudo - democratico (leggasi spartizione poltrone). Io trovo tutto improbabile, a meno che non si fondi un partito extraparlamentare rivoluzionario, ma questo mi pare un po' anacronistico e di difficile realizzazione, senza contare poi che saremmo soggetti a forti pressioni e repressioni” Un altro, un animalista gentilissimo, mi ha spiegato che l’associazione che rappresentava era salutista, non violenta e che non amava l’aggressività. A questo obietterei che anche i monaci buddisti si sono mobilitati in Birmania. Hanno abbandonato il loro Samatha, il loro calmo dimorare della mente, e si sono confrontati con l’esercito della giunta fascista. E agli spiriti religiosi direi che la non violenza applicata a una sola specie è un ignobile inganno. Non puoi praticare il gandhismo e rimanere silente davanti ai massacri animali. È indegno. E’ un gioco con le tre carte. Anche Eckhart diceva: se sei nel settimo cielo della contemplazione e tuo fratello ha bisogno di te scendi e confortalo. E i nostri fratelli non umani hanno bisogno di noi. Bisogna scendere e difenderli. Riflettete su questo: un mio amico canadese mi ha raccontato che tra gli sterminatori delle piccole foche in Canadà (dove spappolano il cervello a bastonate a oltre 300.000 animali - e nel mondo a un milione) c’erano dei non violenti, gente che difendeva la causa palestinese, gente che era contro ogni guerra, contro ogni violenza tra umani. Gente di sinistra che massacrava le piccole foche per far star bene la famiglia. Possibile una cosa del genere? Ecco la non violenza specista.! Il gioco delle tre carte! E se lo sterminio delle foche non è terrorismo di stato non so cosa sia! Tempo fa un mio caro amico, un animalista “stradoc”, lesse una mia lettera e mi chiese di preparare un programma per un movimento. Ci lavorai sopra e presentai, in dieci punti, una sintesi del progetto. Gli consegnai il lavoro. L’idea era di creare un movimento verde-animalista aperto verso l’antipolitica. Non un movimento puramente animalista come il partito olandese che aveva raccolto un insperato tre per cento, ma qualcosa aperto al non umano e all’umano. Scrissi una bozza, un “blueprint” per un movimento politico che sarebbe potuto diventare un partito. Scrissi: “E’ solo una traccia. E’ solo un suggerimento. E’ un progetto embrionale che può essere trasformato, modificato, migliorato, completato, ridotto, reso più preciso, più comprensivo. E’ qualcosa che può considerarsi un inizio, un germe di qualcosa di cui molti sentono urgente bisogno. Il movimento potrebbe essere profondamente verde, animalista, europeista aperto verso la società civile, di cultura laica riformista, e potrebbe situarsi politicamente a sinistra, ma su una posizione più moderata di quella dei Verdi che, essendosi spostati troppo a sinistra, hanno perso numerosissimi consensi. Il movimento potrebbe anche scegliere una posizione “trasversale” o equidistante dagli schieramenti attuali secondo le necessità politiche del momento e le valutazioni strategiche del suo gruppo dirigente e dell’assemblea dei suoi iscritti. E potrebbe suggerire, promuovere interventi legislativi, interrogazioni, interpellanze, disegni di legge, decreti legge e decreti legislativi. E gli obiettivi di questo movimento embrionale? Per non rendere questa mail troppo lunga vi invito a leggerli ciccando qui: http://www.ahimsa.it/progetto_movimento.html ( 10 punti ) http://www.ahimsa.it/progetto_movimento.html (Programma intero) Il mio amico partì e si confrontò con un muro di pietra. Una fortezza compatta, tetragona, monolitica di negazione. Era come se avesse proposto la creazione di un campo di sterminio. Avveniva esattamente quello che volevano i cacciatori e coloro che detestano il non umano. Un boato di negazione l’accolse. Il mio amico ritornò e cambiò radicalmente la sua vita tanto lo sorprese il rifiuto. Capì che non tirava più aria. Quanta gente valida abbiamo alienato e perso non si può immaginare! Poco dopo ci riprovò un altro mio amico, un sant’uomo, un radicale di sinistra che pur non essendo d’accordo comprendeva l’assurdità di lasciare quest’immenso spazio ai cacciatori e simili. Di nuovo un coro di negazioni. Rimasi allibito. Non capivo. Arrivati a questo punto mi domando: ma un movimento in difesa del non umano ha bisogno del placet di tutte le associazioni? Può nascere un simile movimento anche se alcune associazioni grandi e piccole l’ostacolano? Assolutamente si! Un movimento del genere si apre al mondo e trascende le nostre litigiose sette. E cosa direbbe la base delle grandi e delle piccole associazioni quando scoprirebbe che un simile movimento è osteggiato dalla loro leadership? Lo accetterebbe? Io credo di no! Se gli olandesi hanno creato un partito politico animalista e hanno raccolto il 3 per cento dei voti, una quantità di voti li hanno presi non solo dai vegetariani e dai vegani, ma dai simpatizzanti, dai possessori di animali, da gente che sta riflettendo sulla scelta vegetariana, da gente che ha cuore le sorti del non umano. Un movimento come propongo, aprendosi al mondo attraverso internet, mirerebbe a un mondo che trascende il ghetto nel quale ci siamo confinati. E la natura del movimento si definirebbe nel tempo attraverso la formazione della propria base che deciderà se strutturarsi in un partito o restare un movimento. E anche il posizionamento politico sarà definito dalla base. Importante è far partire qualcosa. Rischiare. Il Piratpartiet svedese, un partito formato dai sostenitori della rete libera, creato nel 2006, ultimamente è balzato nei sondaggi al 5,1 per cento. Internet ha creato presupposti impensabili negli anni passati per improvvise apparizioni politiche. Se un partito dei sostenitori della “rete libera” è diventato, in pochi mesi, la quarta forza politica svedese significa che tentare nuove vie non nuoce. Ma si rende conto la gente che se mettiamo tutti vegetariani del mondo in un continente il loro numero equivale all’intera popolazione degli Stati Uniti? Si rende conto la gente che, in Italia, il numero dei vegani (ripeto: vegani e non vegetariani) sta raggiungendo il numero declinante dei cacciatori? E se i sondaggi dicono quello che dicono del mondo animalista (vedi dossier) allora, forse, qualcosa va tentata. Un movimento può nel tempo decidere come posizionarsi. Allearsi con i verdi? Restare separato? Diventare un partito? Sciogliersi? Unirsi a un partito? Tutto è possibile. Perché non provare? Perché non esplorare la possibilità? Cosa ce lo vieta? Anche il tentativo del partito animalista italiano che si è formato in questi mesi è un tentativo che va seguito e non ignorato e contrastato perché dal risultato ottenuto si capirebbero molte cose. Potrebbe avere il valore di un sondaggio. Potrebbe indicare verso una nuova direzione. Perché osteggiarlo come stanno facendo? Giorni ho ricevuto dalla League Against Cruel Sports la ex Lega contro la Caccia alla Volpe un questionario. La lega è un movimento che nasce con uno scopo e poi si diversifica e si amplia. Prima le volpi, poi i cervi, poi i combattimenti dei cani, poi la corrida, poi le corse dei cavalli, poi i combattimenti dei galli, poi la caccia tout court. Crescendo si espande e segue tattiche precise ma cambiabili. E’ la base che indirizza le battaglie. Ho ricevuto il questionario e l’ho riempito. Nella sezione 1 la domanda che ho trovato era questa: Cosa mangiate? Logicamente molto più complessa ma in sostanza la Lega chiedeva: sei un vegetariano? Un vegano? Mangi carne? Mangi pesce? E nella sezione 5, la parte finale, si arrivava al dunque; la Lega chiedeva: se domani c’è un’elezione intendi votare? E se voti per quale partito politico intendi votare? E ancora: sai se il tuo MP (deputato) è pro - caccia? E se scopri che il tuo candidato è pro - caccia cambieresti il tuo orientamento di voto? E che dovrebbe fare la Lega riguardo un candidato pro -caccia? E offriva 6 opzioni. Riempito il questionario ho chiamato la Lega e ho chiesto: che proporzione di vegani e vegetariani avete nell’organizzazione? Un funzionario mi ha risposto circa il 50%. E come sono orientati politicamente i vostri iscritti e simpatizzanti? Mi ha risposto: sono divisi. Ho chiesto: state dicendo che anche i conservatori (notori sostenitori della brutale caccia alla volpe) sono vostri iscritti e simpatizzanti? Mi ha risposto: sarà sorpreso di sapere che ce ne sono moltissimi. E i verdi, ho chiesto? Ben pochi mi ha risposto (in Inghilterra – stranamente – sono deboli). In poche parole, è accaduta una cosa che mai era avvenuta prima: la Lega ha cercato di capire gli orientamenti politici e culinari degli iscritti e dei simpatizzanti. Prima non lo aveva mai fatto. E secondo voi se scoprono che un candidato è pro - caccia che fanno? Non lo osteggiano? Gli danno un premio o cercano di fregarlo? Nel dossier che ho accluso (e che non so se sarà divulgato per ragioni di spazio) ho pubblicato tutti i nomi dei deputati del Gruppo Intercaccia. Se leggete la lista troverete Alfano, Cicchito, la figlia di Craxi, la Carlucci, il notorio Cirielli, il figlio di Cossiga e quello di Leone, il fratello di Versace e l’immenso De Gregorio, più alcuni deputati del PD. In tutto 113 deputati e 11 senatori appartenenti politicamente - in percentuale - a: PDL: 85 - PD: 9 - LEGA: 8 – IDV: 5 – UDC: 3 – MISTO: 1 Quando ho scritto la lettera a Franceschini sulla “caccia no limits” l’ho indirizzata anche a molti politici: D’alema, Veltroni, Franceschini, Bersani, Relacci ai Verdi, ai partiti a Di Pietro a tutta la commissione PD dell’ambiente. Ho scritto anche a Della Seta, responsabile PD dell’Ambiente. Nessuno ha risposto. Ho scritto anche al verde Cento che risponde agli ultras “coltellatori” ma ignora un cittadino che solleva un problema che lo dovrebbe interessare. I verdi mai rispondono. Il Verde inglese, Ricky Knight, risponde in 24 ore. Sempre. Tu scrivi e lui risponde. L’altro giorno protestai per una cosa accaduta dove vivo, scrissi al deputato locale del Nord del Devon, Nick Harvey, ed ebbi una risposta precisa e adeguata nel giro di un giorno. Ma la “casta” nostrana mai risponde. Quando tocchi la caccia e il mondo della politica scende una coltre di silenzio imbarazzato. Nervi scoperti. Quando ho chiesto a un dirigente PD che vive lautamente di “casta” mi ha risposto: Non ti rispondono perché non frega a nessuno. E non solo la “casta” reagisce con fastidio ma molti animalisti fanno finta di non capire. Appena accenni a cambiamenti che sconfinano nella politica si danno. Svaniscono tutti. E’ buonanotte ai suonatori! In conclusione: la domanda che pongo a coloro che hanno a cuore la difesa del non umano è questa: COME POTETE ACCETTARE - DATO IL VOSTRO NUMERO INCREDIBILMENTE ASCENDENTE - DI ESSERE UMILIATI, NON CONSIDERATI, IGNORATI, CONSIDERATI IL NULLA ASSOLUTO ? PERCHÉ SIETE COSÌ PASSIVI, INERTI DAVANTI A CHI VI UMILIA SEGUENDO IL VOLERE PERVERSO DI UNA LOBBY PERDENTE? PERCHÉ RESTATE CHIUSI NEI MILLE GHETTI E NON TENTATE DI CONTRASTARE - FACENDO MASSA – IL POTERE DI CHI OSA INTRODURRE LEGGI OSCENE PER MASSACRARE ESSERI VIVENTI NON UMANI? Spero che i giovani leggano questa lettera e agiscano di conseguenza. Sono sicuro di una cosa. Quello che scrivo sarà ignorato, boicottato e cancellato. Però una cosa l’ho fatta: ho detto quello che dovevo dire. E chi ha orecchie per udire, oda.
Paolo Ricci. Ilfracombe 15- 05- 2009
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03/02/09 |
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