Contributi esterni

Polli e galline, queste splendide
e sventurate creature

Di Franco Libero
Manco




Circa 20 miliardi tra galline e polli vengono uccisi ogni anno nel mondo: 5 miliardi e 200 milioni sono allevati e uccisi solo in Europa, 450 milioni finiscono sulle tavole degli italiani, mentre 40 milioni di galline sono destinate a produrre, solo in Italia, ben 12 miliardi di uova all’anno.

Allo stato naturale una gallina vive fino a 7 anni, depone una dozzina di uova in un’unica soluzione e non lo fa se non ha il maschio. Stando alle leggi naturali le uova prodotte da una gallina dovrebbero essere tutte fecondate ma negli attuali allevamenti vengono sottratte e l’animale le rimpiazza continuamente. Infatti non rientra nell’economia della vita che un animale deponga le sue uova per lasciarle alla mercè di altri animali.

In un allevamento intensivo la gallina in genere viene uccisa dopo un anno o al massimo 14 mesi di vita, dopo cioè che ha terminato il suo ciclo di produzione delle uova che dura dai 4 ai 6 mesi, raggiunto all’incirca all’età di 5 mesi. Dopo questo primo ciclo la gallina non produce uova per circa 6 mesi, per questo risulta improduttivo per gli allevatori nutrire l’animale per altri 6 mesi e quindi viene inviata alla macellazione. In seconda deposizione le galline farebbero meno uova ma più grandi ma questo non viene ritenuto economicamente redditizio. Gli animali, abituati a vivere in una piccola gabbia, sono fisicamente debilitati ed hanno spesso un fegato degenerato dall’alimentazione forzata, quindi non sono ritenuti adatti ad affrontare un'altra deposizione.

Negli allevamenti intensivi (le cui caratteristiche sono quelle della più rapida crescita possibile dell’animale nella più esiguo spazio possibile per il maggior profitto possibile) le galline vivono in condizioni terribili: hanno a disposizione uno spazio grande quanto una scatola di scarpe, se sono allevate a terra, nei capannoni, sono stipate anche 18 galline per mq.

Nei capannoni ad allevamento intensivo (alcuni contengono anche 50.000 esemplari) la luce viene tenuta accesa quasi 24 ore su 24: non godono quasi mai del buio e del riposo. L’illuminazione costante stimola l’apparato endocrino, con conseguente aumento di ovodeposizione. Questo tipo di allevamento consente di produrre un grande numero di uova e di abbassare al massimo i costi di produzione.

La gallina se allevata in gabbia, e alimentata con mangimi fortificati, in 5 mesi depone in media 120 uova, se allevata a terra con granaglie biologiche depone solo 36 uova ma più pesanti.La qualità dell’uovo è tanto più alta quanto migliore è la condizione della vita della gallina e quanto migliore e naturale è la sua alimentazione. Da ciò ne consegue che le uova nate da galline ruspanti ed alimentate con prodotti naturali siano biologicamente migliori e questo si deduce anche dal colore del guscio, che deve essere scuro, e del tuorlo di un colore rosso arancione.

L’affollamento degli allevamenti intensivi genera aggressività tra i polli; per arginare il problema di cannibalismo viene loro mozzato il becco bruciandolo oppure strappandone la punta (benché questa pratica sia vietata dal regolamento 1804/99) pratica estremamente dolorosa che impedirà per tutta la sua breve vita di beccare regolarmente. In passato si usava anche accecare i polli per evitare che la disperazione degli spazi esigui li spingesse ad aggredirsi a vicenda. Gli allevamenti in batteria saranno aboliti in Europa nel primo di gennaio del 2012. Nei capannoni intensivi i polli restano coricati a terra a contatto con i loro escrementi; questo genera infezioni e sofferenze agli animali che devono essere trattati con farmaci e antibiotici per scongiurare il diffondersi di malattie infettive: farmaci somministrati come tali o mischiati nei mangimi fin dagli stadi embrionali dell’uovo.

L’elevata densità e un’esasperata selezione genetica, tesa ad accelerare la crescita e a sviluppare maggiormente il petto o le cosce dell’animale (cioè le parti più richieste dal consumatore) provocano gravi patologieall’animale. Le ossa non riescono a crescere alla stessa velocità dei muscoli e a 2 settimane di vita il pollo fa fatica a muoversi, a 30 giorni si verificano frequenti rotture alle zampe. Molti di questi animali (a conseguenza del fatto che un pollo di allevamento cresce 4 volte più velocemente di una gallina ovaiola) muoiono di morte improvvisa dovuta ad un collasso cardiaco che ogni anno uccide milioni di polli. Per mezzo dei miracoli dell’ingegneria genetica si prevede che nel 2007 alcuni polli potranno essere allevati in soli 33 giorni, con maggiori vantaggi per gli allevatori.

Sono inoltre diffuse dermatiti, infezioni ed asciti. La cura di queste malattie richiede l’uso di antibiotici, alcuni di questi sono utilizzati per gonfiare i muscoli di acqua e ottenere carni più tenere che possono lasciare residui e costituire un serio pericolo per chi mangia quella carne.

Le uova da cui nasceranno le future galline vengono trattate con antibiotici, ancora prima di essere messe nell’incubatrice, al fine di diminuire il rischio di infezioni. Certe molecole farmacologiche vengono utilizzate appositamente, come nel caso dei coloranti, che vengono somministrati alle galline per far apparire il tuorlo più arancione e di un colore più vivo. Tutte le vaccinazioni e gli interventi terapeutici sono preprogrammati fin dall’immissione degli animali nei capannoni, ma spesso debbono essere modificati ed intensificati perché i germi patogeni sviluppano ceppi resistenti ai farmaci, specialmente agli antibiotici. In un articolo del Corriere della Sera del 12.5.02 si afferma che le autorità sanitarie di Bruxelles hanno deciso di mettere al bando, dal primo gennaio 2006, gli antibiotici aggiunti ai mangimi animali per incrementarne la crescita. Questi farmaci, pur utilizzando principi attivi diversi da quelli utilizzati per l’essere umano, interferiscono incrementando il numero dei batteri patogeni resistenti alle cure. Negli ultimi 20 anni l’UE ha vietato oltre 20 antibiotici utilizzati negli allevamenti e secondo uno studio della Federazione Europea per la Salute Animale in Europa, negli ultimi 5 anni l’uso di antibiotici si è ridotto da 1600 a 780 tonnellate all’anno.

Le galline devono essere periodicamente sottoposte alla somministrazione di farmaci, altrimenti, con l’apparato immunitario indebolito dallo stress cui sono sottoposte, e sopraffatte dalle più diverse patologie, morirebbero in poco tempo. I tempi di sospensione dei farmaci, anche se rispettati dall’allevatore, risultano spesso insufficienti perché le molecole farmacologiche ed i loro metaboliti vengano completamente eliminati dal corpo dell’animale. Questo è un fatto di particolare gravità: l’assunzione continua di farmaci ad azione antibiotica, ad esempio, pian piano fa sì che si selezionino nuovi ceppi di batteri patogeni resistenti, che per essere distrutti hanno bisogno di farmaci sempre più potenti e sempre più nuovi, che funzionano solo per pochi anni prima di diventare anche loro inefficaci.

Comunque vengono allevati i polli o le galline per essere uccisi vengono appesi per le zampe a dei ganci metallici attaccati a dei nastri trasportatori; quindi vengono storditi con l’elettricità, poi vengono fatti passare attraverso un apparecchio che taglia loro la gola che consente la fuoriuscita del sangue, immergendoli poi in acqua calda dove muoiono ponendo fine alla loro agonia. I cadaveri vengono fatti passare attraverso apparecchi che strappano le penne, un altro apparecchio ancora stacca loro la testa, poi le zampe che insieme agli intestini diventeranno mangime per i maiali. I resti di questi poveri esseri saranno acquistati, arrostiti, cucinati in vari modi e divorati con gusto da quegli esseri umani che considerano gli animali cibo per il loro stomaco.




Data: 30/12/07

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