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Quale
misteriosa intuizione del cosmo ci ha indotto, fin dagli albori
della nostra gioventù, a interrogarci senza tregua sui
cosiddetti principi fondamentali dell'alimentazione? Quali
tendenze primordiali della nostra mente hanno posto noi stessi,
animalisti coscienti della nostra missione, su questo cammino che
percorriamo giornalmente? Quali avventure e disavventure ci
attendono, ad ogni curva del nostro percorso, se rimaniamo fedeli
alla nostra pratica di nutrizione alternativa, i cui pilastri di
base escludono la mattanza e la tortura degli animali? Noi siamo
sicuri di viaggiare con determinazione e durezza di spirito.
Però, per quale arcano motivo, questi stessi principi, per
noi così stimolanti e inconfutabili, non esercitano nessun
influsso su milioni di uomini e donne soddisfatti di portare alla
propria bocca giorno dopo giorno, come una bandiera di
indifferenza universale, la carne di animali morti? C'è
qualcosa che eccede nella fantasia e nell'orrore nel vedere una
persona divorare i resti di un animale con piacere e indemoniata
sete di sangue?
Cambiamo lo scenario che circonda questa
persona; mutiamo la sua elegante cucina o la sua comoda sala da
pranzo in una caverna fredda e oscura, immaginiamocela
accovacciata invece che sdraiata davanti alla TV, e osserviamola
mentre ingoia la carne morta di un suo simile: non è un
perfetto selvaggio. L'apparenza tranquilla di questo essere
pacifico non è più l'ultimo collegamento di un
intenso circuito di cattura, tortura, mattanza e macellazione
subito da una vittima innocente. E' come se una pellicola
iniziasse a mostrare il volto sorridente e bonario di qualcuno,
senza indicare che il suo sorriso è dovuto alla sua
efficienza di assassino che sta strangolando una ragazzina. Se il
contorno del presunto pacifico del nostro esempio fosse collegato
alle abitudini alimentari dei suoi proprietari, le pareti della
sua casa butterebbero fuori sangue e i suoi pavimenti sarebbero
ricoperti di pellicce.
Perché tanta indolenza in
contrasto con le mattanze agli animali che la nostra specie porta
avanti dagli inizi della storia? Sarà forse dovuta al
bombardamento propagandistico effettuato dalle imprese
multinazionali del latte e della carne, le quali, ripetendo il
loro messaggio fino a quando non si crea un effetto di
saturazione dei consumatori, fanno leva sulla pigrizia e
sull'ignoranza delle masse? O forse ci è mancata una
formazione rispettosa della vita durante la gioventù, che
non ci ha insegnato a trattare gli animali in un modo etico e
affettuoso al contempo? E' meraviglioso che molti che hanno
abbracciato il principio secondo cui mangiare carne è
eticamente repulsivo e allo stesso tempo crudele e spietato,
hanno intrecciato un grado di interrelazione tale con gli animali
che non è paragonabile a quello con la maggior parte delle
persone. Perché è chiaro che un animale non ci farà
mai del male volontariamente e con malizia. Mai vedremo un
animale torturare provando piacere, perché l'unica specie
che tortura, sia la sua stessa che le altre, è bene
ricordarlo, è la nostra. Gli animali proteggono i loro
figli come lo fanno gli esseri umani, e qualunque animale
difenderà i propri figli con la stessa o maggiore ferocia
che userebbe una madre umana. La capacità di sofferenza e
la sensibilità sono uguali alle nostre, così come
la protezione della propria specie, anche se gli animali non
devono tenere conto della quantità abominevole di
ingiustizie portate avanti, quotidianamente, verso la propria
prole dagli esseri umani, come ad esempio l'aborto, la
drogalizzazione pre-parto, l'intossicazione nicotinica del feto e
tante altre manipolazioni che equivalgono, molte volte, a un
innato istinto suicida. Pertanto, chi decide di uccidere o
cucinare un animale, oppure rendersi complice di un macellaio
assassino acquistando carne morta per divorarla con le mani
sporche di sangue, è colpevole. Lo è ancora di più
se non è disposto a considerare alternative alimentari
come quelle composte da vegetali, cereali, legumi e frutta.
Colpevole di cosa? Di causare una sofferenza non necessaria,
stupida, crudele e ingiustificata. E' sottinteso che non si fa
riferimento a quelle persone che, nell'Argentina attuale, non
hanno mai un pasto sicuro; questi nostri fratelli non hanno
computer nella loro casa di zinco, come invece succede a tutti
noi della classe media che colleghiamo il nostro PC. Non mi venga
detto, da chi sta leggendo, che mi preoccupo della sofferenza
delle mucche mentre gli abitanti di quella casa di zinco non
hanno di che nutrirsi, perché francamente a voi interessa
poco della sua sorte, così come di quella del pollo nel
freezer (parlo di freezer della cucina e non di quello del
cervello che vi permette di congelare qualsiasi pessima immagine
di voi stessi).
L'essere umano tende ad ingegnarsi per
trovare argomenti giustificativi che gli permettano di mangiare
carne senza provare il benché minimo rimorso; qualunque
scusa è a portata di mano se si devono assassinare degli
animali e tenere la coscienza tranquilla.
Secondo la
discussione sulla catena alimentare - che è quella più
comune e più invocata dalle persone che hanno trasformato
i loro stomaci in cimiteri ambulanti - mangiare carne non è
un crimine, poiché è naturale tanto quanto
osservare una tigre che uccide un airone, parlando di adempimento
di ruoli naturali interni all'ecosistema e di soddisfazione
dell'istinto di sopravvivenza. La piramide sociale attuale
all'interno del regno animale non risente di danni a causa di
tutto ciò, ma subisce una distorsione disastrosa quando
un'intera industria di milioni di dollari fortificata attorno a
depositi e macelli altera incessantemente i parametri della
natura, cosa che comporta l'estinzione progressiva di tante
specie e l'inquinamento crescente di tanti corsi d'acqua in cui
vengono scaricate tonnellate di resti animali provenienti dalla
macellazione. O ancora la deforestazione dei boschi e delle terre
utilizzati per soddisfare la coltura intensiva del grano. Com'è
possibile definire naturale la chiusura dei polli in gabbie
artificiali dove vengono ingrassati mediante l'iniezione di
ormoni e altre porcherie che li faranno crescere in breve tempo?
Presto l'essere umano mangerà tanto avidamente ciò
che al pollo è stato iniettato con estremi dolore e
sofferenza, che l'animale trasmetterà alla sua anima. E'
possibile che la mattanza cui si può assistere all'interno
del regno animale sia paragonabile a quella effettuata dalla
specie umana, salvo che quest'ultima viene realizzata in maniera
sofisticata e perversa? E' chiaro che la prima avviene per
mancanza di cibo, perché è stata organizzata per
mangiare, e non solo gli animali di un'altra specie, poiché
avviene in casi limite. Ma il punto è che, signori e
signore, nessuno di noi si trova in casi estremi tali per
giustificare le terribili pene che infliggiamo agli animali.
Molti esseri umani che affermano di amare gli animali si mettono
ad urlare se qualcuno mette sulla griglia i loro cani, i loro
gatti o i loro criceti, ma sono anche gli stessi che mettono alla
griglia carne di mucca, maiale, pollo o agnello, i quali sono
animali tanto intelligenti e sensibili come gli altri.
Allora
è bene porre loro una domanda che vada dritta ai loro
cuori, che difficilmente sono disposti a esplorare, senza che
facciano ricorso a qualche stupida scusa trovata tra le pagine
della Bibbia o di qualche altro testo sulla catena alimentare. La
domanda è questa: non è contraddittorio avere cura,
rispettare e amare alcuni animali mentre se ne assassinano e se
ne uccidono altri? Abbiamo amato il nostro cane come il nostro
migliore amico e poi siamo corsi ad uccidere altri animali. Con
che facilità la debolezza umana trionfa sulla fievole
volontà! Siamo marionette di carne, marionette che non
riusciamo a vivere senza provocare sofferenza, senza ferire,
uccidere e torturare, come se dentro di noi portassimo una
vocazione sinistra che ci spinge a causare dolore senza riuscire
a porvi rimedio. Siamo docili di fronte a noi vizi, indifferenti
alla sofferenza altrui quando si tratta di soddisfare i nostri
capricci.
Fino a quando?
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