Contributi esterni

Ma gli animali vanno in Paradiso?
Elucubrazionie quisquilie sull'immprtalità e sull'anima animale

di
Paolo Ricci



 

Paolo Ricci? L'impressione e' che non scriva con carta e penna (o tastiera e monitor), bensì con incudine e martello. Non si vedono forse sfavillare scintille in tutte le direzioni? Qui riprende i temi che a lui sono cari, ma con uno stile sempre più arrabbiato. Ma siamo sicuri che, in realtà, non si diverta?

***

Londra …5. 2002


Una volta ho letto una storia bellissima riguardo agli animali e il paradiso.

E’ la storia dei fratelli Pandava, tratta dal Mahabharata. Eccola sinteticamente:

Quando la loro missione finisce sulla terra, i Pandava con la moglie comune Draupadi cominciano ad incamminarsi verso il cielo. Procedono esausti, ma trovano ostacoli a causa dei peccati commessi. Quando i fratelli si accorgono che anche una grand’anima come Draupadi non ce la fa a trovare il sentiero del cielo, la meraviglia è immensa. I cinque fratelli sono sposati con Draupadi che è segretamente innamorata d’Arjuna e lo preferisce agli altri, ma non praticando l’equità nell’amore Draupadi si è macchiata di una colpa. La via è ardua e tortuosa e gli dei non sono mai contenti. Alla fine solo uno dei cinque fratelli procede, senza grandi difficoltà, verso il paradiso.

Yudhisthrita, va verso le volte celesti preceduto da un piccolo cane. E’ stato il suo amico per tanti anni e corre scodinzolando tra i sentieri nuvolosi. Quando arriva alle porte del paradiso, i guardiani lo fermano. “Ma che porti nel cielo i cagnacci rognosi ?” – gli chiedono – “Pussa via bestiaccia!”

Yudhisthrita è stanco per la gran guerra, i massacri e l’eterno pellegrinare è come curvato su se stesso. Ha le lacrime agli occhi e non ce la fa più. E’ disfatto e i guardiani gli si sono parati davanti bloccando l’ingresso al cane.

“Perché questo fedelissimo cane non può entrare con me ?” Chiede.

“Perché i cani non entrano in cielo…” rispondono i guardiani.

“Allora sai che vi dico? Tenetevelo il vostro fottuto paradiso perché io senza il cane non entro….”. Si mette il fagotto sulle spalle, scuote la polvere dai sandali, e ritorna sui suoi passi.

Ma alla fine i guardiani cedono per l’intervento degli dei e il bastardello procede scodinzolando verso la luce infinita.

Bella vero?

Un mio amico mi raccontava che un giorno aveva chiesto ad un musulmano, che gli aveva regalato un Corano, se era vero che essendo vegetariano sarebbe finito all’inferno.

L’amico arabo era rimasto perplesso, poi aveva interpellato un mullah e, incuriosito, gli aveva posto la domanda. La risposta era giunta repentina e fulminante: “Come ti permetti di essere più pietoso di Allah? Questo è un peccato gravissimo!…" e il mullah aveva citato il Corano (Sura VIII):

"Sono certamente perduti quelli che, per idiozia o per ignoranza, uccidono i loro figli e quelli che si vietano il cibo che Hallah ha concesso loro..." l’amico mussulmano, dopo il confronto col mullah, con aria rassicurante gli aveva detto: "Se non mangi carne perché non ti piace mangiarla, tu non vai all'inferno. No, non ci vai..." Poi aveva cambiato  espressione e aveva aggiunto: "Però, se non mangi carne per pietà, verso gli animali. Allora ci vai…eccome…non puoi avere più pietà di Allah, è peccato grave!".

L’altro giorno pensavo agli universi paralleli. Gli scienziati, ora, parlano di undici dimensioni.

C’è stata una guerra tra chi sosteneva che le dimensioni fossero dieci e chi s’intestardiva ad affermare che le dimensioni fossero undici. Dicono che il nostro universo è una bolla di sapone fluttuante tra miriadi d’universi. Dicono che stiamo arrivando alla Teoria Unificata del Tutto, mentre i musulmani scannano ancora gli animali dissanguandoli perché lo ingiunge il Corano.

Mi si drizzano i pochi capelli sul cranio: siamo in un universo che contiene 125 milioni di galassie e miliardi di stelle e pianeti, siamo posti in una zona periferica della Via Lattea, che contiene, a sua volta, nel grembo, 125 miliardi di stelle, e fluttuiamo in un universo che fluttua tra milioni d’universi.

Gli scienziati ora affermano che il Big Bang è il prodotto di uno scontro tra universi paralleli.

Uno scenario di così devastante potenza ti schiaccia. Ti annienta.

E questi ancora la menano con l’unicità dell’uomo e altre inanità del genere.

Quando pensi a cosa sia l’Essere ti viene voglia di tacere, di strapparti la lingua per non proferire bestialità. Crolli nella totale insignificanza.

Le cosmogonie cambiano e si sostituiscono l’una all’altra con rapidità incredibile.

Ora, gli scienziati dicono che le particelle subatomiche che hanno il dono di Padre Pio, l’ubiquità, cioè la capacità di manifestarsi in più punti, transitano da un universo all’altro.

La visione dell’universo cambia continuamente: la Cosmogonia è una scienza fluida.

Negli anni 60’ c’era il Big Crunch, poi l’universo disordinato di Hawkins e Penrose che dicevano che ogni nuovo universo nasce più disordinato di quello che lo precede; poi venne l’Universo Madre di Li Xin Li e Richard Gott: un universo che genera embrioni di sempre nuovi universi. Più tardi giunse l’Universo di De Bernardis, a due dimensioni, in perenne espansione.

Ora arriva la tesi degli universi paralleli che ci abbandona oscillanti e tremebondi - mentre siamo persi in questa galassia - tra innumerevoli universi.

Una bolla di sapone che fluttua, nella notte dell’Essere, tra miriadi d’altre bolle di sapone, senza che ci sia un fanciullo cosmico – eracliteo che soffi nella canna per fare fluttuare le bolle.

Di conseguenza?

Di conseguenza, considerando quello che affermano gli scienziati, com’è possibile menarla ancora con Corani, Vangeli, Bibbie, deità personali e pippate del genere?

Tutto l’edificio monoteista crolla paurosamente, ti viene da ridere e da piangere a pensare ad un ebreo che appende una povera bestia per le gambe e la fa dissanguare affinché la carne martoriata si purifichi. Insomma: il Dio degli universi infiniti ingiunge ai rabbini di dissanguare animali pienamente coscienti. Guai a mangiare un animale non stordito, Jahvè lo vieta. E basta leggersi il brano di Caino ed Abele per rendersi conto delle tendenze sanguinarie del Dio ebraico - che detto tra noi è il babbo del mite Gesù - e della logica rivolta gnostico - catara.

“Ma come un Dio d’amore ha bisogno di massacrare le bestie?” Si chiesero “Jahvé ha bisogno di odorare carni bruciate di viventi inermi e innocenti?”

Kurt Goedel, nel 1952, spiegò ad Einstein che un giorno i viaggi nel tempo sarebbero stati possibili.

Diceva che, forse, viaggiando con un’astronave avremmo potuto incontrare il passato: tutti a correre in Palestina a vedere se Gesù fosse veramente risorto.

John Barrow dice che le civiltà avanzatissime tendono ad annichilirsi per collasso ecologico o a causa di guerre nucleari; per questa ragione gli alieni non ci raggiungono e i messaggi che c’inviano sono indecifrabili perché tecnicamente troppo avanzati.

Ieri ho letto un brano del Gesù musulmano. Originava dall’Al Zuhd di Ahmad ibn Hanbal.

Il Cristo riciclato, ricostruito e fatto viaggiare nel tempo dagli islamici, come Bruce Willis nell’Esercito delle 12 Scimmie, dice: “Invero vi dico, mangiate pane di grano, bevete acqua pura e dormite sui cumuli di concime con i cani, perché ciò è sufficiente per chi desidera ereditare il paradiso.”

Ho pensato che questo Gesù musulmano era più compassionevole verso le bestie del Cristo dei sinottici.

Mi chiedevo perché il Dio creatore, ammesso che ci sia una tale forza creativa, avesse bisogno della nostra adorazione e dell’odore di bestie massacrate e bruciate. Mi chiedevo come possa ciò che dà origine alle miriadi di universi, fottersi la super cosmica testa per la nostra adorazione e gli olocausti nel tempio.

Che bestialità è questa, pensavo?

Come si è potuto immaginare che il principio creativo, ciò che fa emergere le miriadi d’universi, stia lì a cianciare con pastori sauditi o con preti gesuiti?

Come è stato possibile tutto questo?

Come è stato possibile creare una cattedrale gotica di mistificazioni e di auto inganni e inventarsi il nostro ruolo egemone da nazisti dell’orbe terracqueo su milioni di altre specie?

Se gli universi sono infiniti e, come dicono i cosmologi, sono soggetti a leggi della fisica differenti, se i “Big Bang” avvengono continuamente nel grembo dell’Essere, se altri universi si sviluppano incessantemente e sono differenti, o simili al nostro, allora è sufficiente moltiplicare il nostro strazio per miliardi e miliardi di strazi e otterremmo l’equazione del dolore multi – universale.

Moltiplicando le eterne Auschwitz, le eterne Buchenwald, gli eterni stermini e la perenne fame, gli infiniti uccelli intrappolati, gli infiniti vitelli macellati, le miriadi di volpi dilaniate dai cani, l’eterna vivisezione e la perenne caccia e le eterne corride otterremo - mentre la coscienza germoglia e contempla, attonita e impotente, l’orrore – lo strazio infinito dell’abominazione del reale.

Chissà quante conferenze di Wansee sono avvenute negli infiniti universi, mi chiedo; e mentre penso Heydrich, Eichmann, Lange, Buhler, Freisler, Luther, Maid mi danzano, come marionette spettrali e impazzite, davanti ai miei occhi interiori.

E mentre i cosmologi si trastullano su queste possibilità incredibili, si continua con l’orrore quotidiano della fame del mondo, degli stermini, dei macelli, della vivisezione, mi sono chiesto: è possibile che, dopo millenni d’evoluzione, si cerchi ancora il macellatore musulmano che orienti la bestia in direzione della Mecca, che le tagli la gola con un’affilatissima lama, senza intaccare la spina dorsale?

E’ possibile che si cerchi ancora il macellatore in grado di usare la lama, senza ritirarla, sino al momento della recisione delle arterie, delle carotidi, dell’esofago, delle giugulari e della trachea?

Infiniti universi fluttuanti e stiamo ancora ammazzando bestie con la mano destra, senza stordirle prima dell’esecuzione, sussurrando la formula, che deve essere pronunciata prima del taglio: “Bismillahi allahu akbbar”. Povere bestie macellate senza una misera promessa d’eternità.

Ma come, mi sono detto, i cosmologi postulano l’incredibile “Teoria delle Stringhe” e trasformano tutte le particelle elementari come i quark e gli elettroni, che formano gli atomi, non più in macroscopici puntini ma in minutissime corde di violino che vibrano in uno spazio ad undici dimensioni: sei arrotolate su se stesse, come un gomitolo luminoso, e quattro, nascoste, che si estendono su tutto il Super Cosmo, (più una che non so definire, ma che mi sembra sia la madre di tutto) e questi insistono a menarla con il Dio creatore e antropomorfico che richiedeva il macello continuo nel suo tempio-scannatoio?

I cosmologi affermano che la forza gravitazionale è debole perché transita attraverso vari universi e illustrano un disegno cosmologico meraviglioso con fasce dimensionali che non superano la larghezza di 0,2 millimetri e questi ci vengono a raccontare che l’Artefice di questa meraviglia (l’Artefice d’universi di violenza inaudita, dove intere galassie si divorano e si masticano, ove soli esplodenti inceneriscono sistemi solari, ove impera la legge dell’armonia e del cannibalismo) parla con loro come se fosse un vecchio pensionato in un bar?

E quest’Artefice delle “Stringhe” sarebbe, per deduzione logica, lo Jahvè che, nel tempio di Gerusalemme, secondo il Levitico, si deliziava le narici odorando e salivando per le carni bruciate delle bestie innocenti?

O sarebbe colui che ha imposto ad un pazzo furioso algerino e al suo gruppo di paranoici assatanati lo sterminio del proprio popolo?

L’ulema che consigliava Antar Zaubri, detto Abou Talha, interpretava il pensiero recondito del Dio coranico, che sarebbe, per deduzione logica, il “Signore delle Stringhe”.

E quell’ipotetico e fantasioso bisbigliare del Signore delle Stringhe, nel cranio malato di un ulema, si è concretizzato in una “Fatwa” che ha decretato la morte di 200.000 algerini.

Insomma il capo della GIA, per via indiretta, ha ricevuto il commando dal “Signore delle Stringhe” di trasformare la sua terra in un mattatoio e di decapitare, sgozzare, massacrare, torturare il suo popolo.

E tutto questo perché - secondo un ulema folle – Allah, che per deduzione logica è il “Signore delle Stringhe”, avrebbe decretato lo sterminio di un popolo per apostasia.

In essenza: il Dio degli universi e delle “Stringhe” impone all’ulema, che scrive la “Fatwa”, che l’Algeria è terra di “Jihad” e decreta che “se non stai con la GIA è giusto che ci stupriamo tua figlia e tua moglie, scanniamo tuo figlio e ti tagliamo la gola e le palle.”

C’è da mettersi in un angolo per ridere a crepapelle o per piangere a crepacuore.

Lo stesso Artefice Super Cosmico, avrebbe suggerito al Papa polacco che bisogna scopare senza preservativi per creare un esercito di disperati e d’affamati che moriranno, inevitabilmente, di stenti.

“Moltiplicatevi e morite di fame!” Ecco la sacra ingiunzione.

E per restare nel tema, il papa continua a raccontarci storie sull’unicità dell’Incarnazione di Cristo Gesù. Ma sappiamo che ci sono possibilità enormi per la vita nel Cosmo. I numeri cambiano costantemente. Lessi, un mese fa, che un cosmologo affermava che in un piccolo spazio nell’universo, l’equivalente di un granello di riso nel cielo, ci possono essere circa 5000 galassie. E che nella volta celeste, fluttuano e fuggono 100 miliardi di galassie, e che ogni galassia contiene almeno 100 miliardi di stelle. E, sempre secondo il cosmologo, almeno metà delle stelle potrebbero avere un pianeta con forme di vita, dove, secondo alcuni teologi cattolici, il Signore Gesù si manifesta, come Visnù, in miriadi di forme. Magari in un pianeta vicino ad una stella in una galassia nel Braccio della Carena si è manifestato nella forma di un dinosauro regolarmente crocifisso da un Tirannosauro - Rex - Pilato.

E tutto questo avviene perché si comincia ad elucubrare con la coscienza.

In quello spazio luminoso – tenebroso, traboccante di desideri, di memorie, di frustrazioni tutto è possibile. Il “Caso” dona il “libero arbitrio”. Oppure utilizza il “libero arbitrio” per un “Telos” misterioso o per un gioco gratuito.

Perché?

Nello spazio vuoto della coscienza avviene di tutto. Si, l’universo è immenso ma la nostra mente è più grande, dicono gli ominidi. E comincia la musica dell’arcana analogia tra le connessioni neuronali del cervello e la quantità di stelle nell'universo conosciuto e sconosciuto, per finire con Woityla che sorseggia un cappuccino in compagnia dell’Artefice Super Cosmico e di Gesù, trasformato da umile profeta in ipostasi trinitaria: in un terzo della divinità, il 33,3 % dell’Artefice Cosmico – Jahvé.

Nello spazio della coscienza c’entra di tutto: tutti parlano con Dio. Ognuno dice la sua: la specie derelitta si diletta in un oceano di cazzate. E tra le tante cazzate decreta che può massacrare impunemente tutto ciò che trascende la categoria dell’umano: il Nazista – Specista, attraverso la menzogna e l’auto inganno, diventa egemone sul pianeta e costruisce le sue infinite Auschwitz, umane, animali e vegetali.

Tra i sei o i cinque milioni d’anni fa il ramo ominide si divide da quello delle scimmie.

Si procede nella pulsione, nel gettito evolutivo dai Pre-Austrolopiteci sino all’Homo Sapiens di 30.000 anni fa. Ora è il 2002, l’Anno del Cavallo, e siamo dominati, planetariamente, dalla tecnologia letale e superiore di una sola nazione, immersa nell’Ubris, con un imperatore eletto che si strozza mangiando Pretzel. Siamo dominati da un sistema economico immondo che condanna a morte ogni giorno decine di migliaia d’innocenti. Un mondo d’ingordi e d’obesi che contempla, senza muovere un dito, i piccoli dei poveri che muoiono di stenti e si esalta, nella sua indifferenza, affogando nello sciovinismo peggiore. E quest’immondo sistema economico ha il consenso della specie dominante degli ominidi.

E l’anima immortale?

Restiamo nell’ambito biblico, dato che l’Induismo e le sue ramificazioni religiose concedono l’anima - Atman a umani e bestie; meno il Buddismo che non la concede a nessuno.

Ma per gli ebrei e i cristiani la scoperta dell’anima immortale è una tarda invenzione.

E la Bibbia e le sue ramificazioni non concedono anime in giro: ce l’hanno solo gli umani.

Per dirla in due parole la Bibbia, all’inizio e per un lungo periodo di tempo, dell’immortalità dell’anima o della resurrezione del corpo non ne parlava affatto.

Prima c’era stato il balletto delle credenze semitiche, un casotto di fedi confuse, poi un re e gli uomini del suo tempo, hanno cominciato ad assorbire l’idea dell’unicità monoteista e hanno semplificato la mappa dell’Oltre sistemando i morti nello Sheol e gettando tutte le confuse credenze semitiche nella pattumiera della storia teologica. Il Re che cominciò a pensare in questa maniera si chiamava Ezechia, e siamo al 700 a.c., ma questa visione del mondo, che iniziò a far capolino sul palcoscenico della storia non fu implementata. Più tardi giunse un altro uomo che attuò questa nuova visione del mondo, si chiamava Giosia ed era re di Giuda, e siamo al 638 a.c. Quel monarca e i suoi consiglieri sfornarono una visione d’estrema chiarezza: in alto c’è Jahvè solo, solo e sotto i morti che si attaccano al pipirino: infatti, finiscono in un cesso di posto che si chiama Sheol: un luogo di cenere e tenebre, simile all’Ade omerico. Più tardi cominciò il casino: gli ebrei impararono da Zoroastro che d’immortalità blaterava dal 1400 a.c. ed Ezechiele cominciò con il campo di ossa che riprendono vita. Poi spuntarono il profeta Daniele, i salmisti dei salmi 49 e 73, e i Maccabei.

La prima evidenza incontestabile dell’idea della resurrezione dei morti si manifesta solo intorno al 165-164 avanti Cristo con il Libro dei Maccabei.

Antioco IV Epifane sta dando di fuori con le sue ossessioni elleniche, e cerca di imporre gli dei pagani a un popolo radicato nell’idea dell’unicità di Jahvè.

Ma si…facciamo progredire questi ignobili buzzurri. Trasciniamoli, di forza, per le orecchie, e a calci in culo, verso il progresso luminoso dell’ecumene ellenica: e ne scaturisce un infernale casino.

Il re sistema “l’abominazione della desolazione”, che sarebbe poi Giove Olimpico con fulmine e barbetta, nel tempio di Jahvè. Ve la do io l’invisibilità, burini del kaiser! Pensa.

Gli ebrei s’incazzano da morire e dalla rivolta Maccabaica scaturisce il Libro del Profeta Daniele (che non è stato scritto nel IV ma nel II secolo avanti Cristo) con una visione precisa della vita a venire. Ci siamo: niente più Sheol e vaghe fesserie su dimore umbratili ma la vita eterna nella luce del Signore.

Nel Secondo Libro dei Maccabei la speranza germoglia, cresce e prospera.

Davanti all’orrore del macello di Epifane, davanti alla macellazione macabra dei sette fratelli, qualcosa, radicalmente, cambia.

Il secondo fratello fatto a fette come un pezzo di manzo, annuncia la resurrezione dicendo: “Dio ci risusciterà a nuova vita”. E sembra accennare a qualcosa d’immediato e non alla consumazione dei tempi. Un caos d’idee si scatena: un maelstrom di eternità.

Il terzo fratello accenna a nuove membra e di conseguenza ad un nuovo corpo.

Tu mi fai a fette come un roastbeaf ma il Signore mi darà un nuovo corpo. Questo in soldoni.

Quando la madre arriva, semidistrutta, sulla scena sanguinante del macello - dopo l’inenarrabile strazio dei figli - le idee cominciano a diventare più chiare.

Lo Sheol per i figli di puttana all’Antioco Epifane. Il Regno di Dio per le fettine panate maccabaiche.

La madre accenna anche a qualcosa che vagamente ricorda la creazione “ex nihilo”.

Tutto questo rimescolamento nel calderone delle idee ebraiche non ha nulla a che fare con l’immortalità dell’anima in senso platonico. Quello che scaturisce dal Secondo Libro dei Maccabei porta ad una visione flessibile, sfilacciata, confusa di ciò che accade dopo la morte dei giusti.

I morti si risvegliano dalla polvere preservando il loro fottutissimo “ego”: una cosa che trovo abominevole.

Poi arriva Gesù. E mentre ci propina le sue leggiadre parabole, tre grandi movimenti religiosi si stanno scannando tra di loro.

I Sadducei che osteggiano l’idea della resurrezione e non credono neanche allo Sheol e agli angeli.

I Farisei, i discendenti degli Asidei sconfitti nel 135 –105 a. C., che credono nell’immortalità dell’anima, nella resurrezione dei corpi, nella predestinazione e nel giudizio finale (e sono quelli che Gesù chiama vipere e sepolcri imbiancati).

E gli Esseni che credono all’immortalità dell’anima alla maniera platonica: tu tiri le cuoia e la tua essenza luminosa se n’esce dal corpo – carcassa senza attendere giudizi o squilli di tromba.

E Gesù?

Gesù crede nella risurrezione non fisica e alla retribuzione con inferno infinito più digrignare di denti.

Il caos di opinioni scaturisce dal fatto che i discepoli di Gesù credono che la consumazione dei tempi è alle porte. Ed invece si sbagliano: ed eccoci qui con il giovane Bush, l’aitante Berlusconi, lo statista Gasparri e l’immane Borghezio al governo. Il tempo non è ancora consumato.

Con l’Apocalisse giovannea il casino diventa insostenibile: una melée d’immortalità e d’apocalisse.

Ma l’idea di un’anima che nel momento della morte si stacca dal soma – sema, dal corpo – prigione, per raggiungere la luce di Dio è totalmente assente dai testi del Vecchio e del Nuovo Testamento.

Insomma nel tempo dei Maccabei, improvvisamente, fa capolino l’idea della resurrezione dei corpi.

Considerate i tempi, tanto per capirci: l’Esodo avviene intorno al 1250 a.C. Intorno al 1030 a.C. regna Saul. David muore nel 966 a.C. La Rivolta degli Asmodei, la sollevazione dei figli di Giuda Maccabeo contro i Seleucidi avviene nel 168 a.C. E quello è il momento nel quale, veramente, si parla di resurrezione. Insomma per essere chiari per oltre 1000 anni gli Ebrei non credono alla resurrezione dei corpi. La resurrezione è una scoperta, relativamente, recente e totalmente antropocentrica.

Micidialmente antropocentrica, tanto per essere chiari, con conseguenze devastanti per il non umano.

“E gli animali? Gli animali hanno un anima? E risorgono?” Chiede la regina allo stalliere esausto dopo il settimo orgasmo. “Vanno in paradiso gli animali James –boy? Ci sono gli animali in cielo?”

“No, maestà, non hanno un’anima immortale, ne risorgono, così affermano le sacre scritture e i santi Padri…” risponde lo stalliere mentre si chiude devastato la patta.

Animali in paradiso? Scordiamocelo signori!

Per le religioni del Libro non se ne parla proprio; altro che cane di Yudhisthrita!

Le religioni monoteiste negando l’anima ad animali e piante condannarono al massacro gli essenti non umani; in particolare quelle monoteiste sono state micidiali, parecchi non se ne rendono conto e ignorano gli orrori che un pensiero teologico è in grado di sviluppare.

Anche la visione della scienza moderna mostra fondamenta ideologiche legate ad un substrato culturale che è in maniera subliminale religioso; certe posizioni scientifiche infatti grondano sangue.

E’ stata la visione biblico - coranica che ha permesso l’inaudito massacro per millenni. E gli intellettuali che ci vengono a raccontare che certe religioni rispettano nelle loro usanze gli animali non sanno quello che dicono. Forse qualche “anima bella” dovrebbe farsi un viaggio nei paesi islamici per rendersi conto del rispetto musulmano per gli animali.

In soldoni: se non hai un’anima ti si può fare di tutto. Non hai un’anima e sei una scarpa vecchia e sfondata. Lo schiavismo dei negrieri era giustificato dai pii portoghesi e dai protestanti inglesi con il fatto che gli africani non possedevano un’anima. Più tardi la recupereranno.

Un olocausto di 10 milioni di morti deve avere una base ideologica.

Niente anima e li vendi come tronchi d’alberi. Come scarpe della Nike.

E poi c’è una cornucopia di detti che giustificano lo schiavismo: Romani 13: 1, Colossesi 3:2, 1 Pietro 2:18, 1 Timoteo 6:1, Efesini 6:5…ecc…ecc….

Cortez e Pizzarro distrussero impunemente imperi e vite per salvare anime e convertire.

Ed erano seguiti da frati mostruosi che bruciavano vivi gatti e cani per rendere chiaro alle popolazioni conquistate cosa voleva dire finire tra le fiamme dell’inferno con le natiche abbrustolite dal fuoco eterno. Altro che frate lupo! Gli stermini si basano sempre su fondamenta ideologiche. E la Bibbia ne offre una mostruosa quantità con le ingiunzioni di Jahvè al massacro di uomini, donne, bambini e animali: Deuteronomio 20:.13-14, Salmo 109:4-13, Giosuè 6,21, 1 Samuele 15:2-3, Esodo 11,4-7 ecc….ecc…E non c’è stato più grande orrore di quello decretato dalla Bibbia in Genesi 9:1-4 con l’ingiunzione al terrore verso il non umano. E non c’è incitamento più grande al macello per i cattolici del sogno di Pietro (Atti 10:9-16). Uno mangia pesante, roba condita con un chilo di aglio, ronfa e saliva, ha un incubo e ne deriva un fiume di sangue di arti troncati e di indicibile strazio. Ma si…avevano ragione gnostici e catari: un Dio della Luce infinita non può essere un macellatore, Jahvè è solo un demiurgo. Ma da questi sogni, in un torrido meriggio, prende spazio l’imbecillità pretesca che si concretizza nell’invito del vescovo di Orvieto a malmenare gli animalisti.

“Ma non divaghiamo” dice la regina allo stalliere esausto.

“Insomma, James baby queste povere bestie hanno un anima o no? E in paradiso ci vanno?”

“Maestà…la risposta è complessa: ogni cazzone dice la sua!” Risponde James boy sospirando.

Un bordello di contraddizioni ci investe come un’onda anomala, quando la regina spara la domanda epocale. “James dear…ma l’anima l’abbiamo solo noi?”

Alla fine i grandi costruttori della cattedrale gotico - teologica - cattolica ci relazionano con precisione.

Tommaso d’Aquino è di chiarezza cristallina: niente anima e paradiso per animali e piante.

Bonaventura, quello della Vita di Francesco - che ha fatto piangere tante anime belle - arriva alle stesse conclusioni. “No cocchi belli…. niente paradiso e anima, e poi i cani pisciano sui cumuli e sui nembi e perdono peli…non se ne parla proprio…pussa via!”

(Ah i cattolici!….Ma come fanno gli animalisti ad essere cattolici? Come fate ad essere cattolici e animalisti? Come fate? E’ una micidiale contraddizione. Un’insormontabile contraddizione.

E lasciate perdere i Vangeli gnostici che è un vero e disonesto arrampicarsi su specchi interpretativi!

Se proprio dovete cercare qualcosa che giustifichi il cristianesimo risuscitate il Catarismo, interpretatelo nuovamente, oppure piantatela con il piagnisteo su Gesù e sull’anima immortale.

O ancora meglio: imparate dai tedeschi di Vita Universale che hanno creato una loro luminosa zona animalista con presupposti nuovissimi: stravolgendo, con l’aiuto di una profetessa, i sinottici.

Per arrivare alla compassione universale hanno dovuto cancellare le scritture e riscriverle. E se Dio ha parlato - cosa che dubito fortemente, perché ciancia pochissimo, anzi è un muro di silenzio - ha per la prima volta, in millenni, detto cose giuste. Cose sante. Chapeau ai tedeschi!

E se avete ancora dei dubbi leggete come finirono i vegetariani, anzi i vegan catari.

Ve lo ricordate cosa successe il 16 marzo 1244 a Montségur in Linguadoca?

Vi ricordate quello che successe nel 1502 a Goslar in Germania quando i cristiani catari si rifiutarono di uccidere i polli? Furono impiccati.

I santi catari, i Perfetti, erano vegan e finirono massacrati dalla Chiesa con l’aiuto secolare del macellaio Simone di Montfort.

La Chiesa e le sacre scritture non vi concedono spazi, amici animalisti cattolici, è bene, una volta per tutte, capirlo: c’è un limite all’auto inganno e all’ignoranza.)

“Procediamo” dice la Regina: la confusione è grande sotto il cielo e qualcosa, tortuosamente, emerge dalla storia del paradiso. In mezzo all’oscurità si delinea una figura compassionevole quasi inconcepibile nei secoli oscuri del sentire umano verso il non umano: è Scoto Eriugena, seguitelo nel Perphyseon: “…Per quanto mi riguarda sono turbato… per quale ragione molti dei santi Padri affermano che essa (l’anima delle bestie ) muore con i corpi e non può sopravvivere oltre?”

La figura di Eriugena si staglia gigantesca se uno pensa ad Agostino che si dilettava a vedere le lepri sbranate dai cani nel circo (Confessioni X 35,37). Poi torna l’oscuro. C’è la luminosità isolata di Francesco e il lampeggiare cataro, che viene spento nel sangue. Qualche brandello di compassione in Ugo di San Vittore e David Dinat, poi è notte.

Con l’avvento della rivolta protestante appaiono nuove visioni dell’Oltre.

I protestanti la pensano differentemente da Agostino,Tommasone, Bonaventura e soci.

E lì forse va cercata la ragione della maggiore attenzione nord europea verso la sofferenza animale.

Calvino e Lutero spiegano che gli animali sono presenti in paradiso e contraddicono la visione di gesuiti e tomisti. Ne nasce un bel casotto. Nel 1531 Clement Marot assicura i suoi lettori, nell’elegia per la morte di Luisa di Savoia, che tutti gli animali sono presenti nell’Oltremondo: Tommaso li elimina, Marot li fa riapparire.

Ho un cofanetto con cinque libri di Swedenborg, uno dei più grandi topografi dell’Aldilà. Non c’è persona più informata sui campi Elisi, conosce il paradiso come io conosco Londra. Lo svedese sa tutto sui luoghi celesti e sugli angeli. E’ un’enciclopedia ultraterrena.

Come faccia a saperlo è un grande mistero. Generalmente lo leggo nelle notti d’insonnia: bastano tre pagine per crollare, scompostamente tra i cuscini, salivando e ronfando. Gli “Arcana” di Swedenborg sono più micidiali delle memorie di Breznev o la vita del bulgaro Zhivkov o l’infanzia di Enver Hoxha. A differenza di Gesù, il sant’uomo, ci spiega che la cruna dell’ago è un’emerita coglionata (logicamente non in questi termini). E ci dice che i ricchi se la spassano alla grande tra altocumuli e nembostrati: buone notizie per Berlusconi che ha anche le zie suore ed è simpatico al Papa. In soldoni se sei misero, tirchio, egoista e depravato, se vedi gli altri morire di fame e non fai niente, non cambia nulla; e ciliegina sulla torta: il sapiente scandinavo ci informa che in paradiso ci sono anche i gatti. (Quante stronzate si è inventata questa specie degenere! Anche le mappe del paradiso! Chiudi in una stanza, da solo, un uomo per tre giorni e da di fuori e ciancia con Dio.)

Più tardi la sensibilità vittoriana e protestante apre una breccia minuta nel compatto antropocentrismo celestiale: alcuni veggenti ci informano che ci sono gatti, cani e animaletti in paradiso.

Mr. Phelps, erudito visionario, ci informa in “Beyond the Gates”, scritto nel 1883, di aver visto una casa paradisiaca con un bel cane sbracato al sole.

Osborne Leonard, un altro saggio alla Swedenborg, in “Amore dopo la morte” scritto nel 1944 ci dice che le bestie che muoiono raggiungono la terza sfera dove un amico, già defunto, se ne prende cura. E precisa che, quando toccherà a noi tirare le cuoia, troveremo il nostro bastardone scodinzolante in fondo al tunnel che sbocca nella Luce Ipersensibile e misericordiosa.

“Speriamo” dice la regina allo stalliere “ma ho forti dubbi…”

Anch’io li ho. Sono d’accordo con la regina.

Forse gli animali non hanno un’anima, ma forse non l’abbiamo neanche noi.

Forse l’idea dell’anima antropocentrica e la più forte espressione dell’Ubris.

Forse ha ragione Qohelet che lo ripete più volte: finiamo tutti divorati dai vermi.

“Perché il fato dell’uomo e della bestia e lo stesso” ( Ecclesiaste 3:19-21)

In soldoni: per me e il mio bastardone stesso destino: cinis et nihil.

Ma c’è qualcuno che si salva?

Qualcosa si delinea all’orizzonte: il cristiano che prende più a cuore il destino delle bestie è Albert Schweitzer che esercita la compassione verso umani e non umani cura i lebbrosi ma aiuta anche i lombrichi. Ma poco cambia: i Vescovi di Orvieto tuttora imperversano, anche perché stoltamente li lasciamo imperversare (io, tanto per essere chiaro, affronterei cacciatori e imbecilli su tutti i piani anche ricorrendo allo scontro fisico).

E’ notte e concludo questa pippata, mi prendo il mio Swedenborg, lo apro a p.63 dell’ “Arcana Celeste” e mi immergo nel brano della Resurrezione dei morti: micidiale! Sto già sbadigliando.

Il cane Max ronfa, il gatto Byron è oscenamente sbracato. Swedenborg è semplicemente meraviglioso per umani e bestie! Altro che sonniferi!

Si….amici nelle notti d’insonnia vi consiglio Swedenborg o Tommaso d’Aquino o la Vita di Perpetua o quella di Maria Goretti.

O ancora meglio, se proprio non riuscite a dormire, leggete “Padania Libera” di Borghezio o “I Pensieri del Ministro Gasparri” quello con il simpatico strabismo di Venere, il grande statista dell’era berlusconiana che sta costruendo con Bossi, Previti, Taormina, Dell’Utri e “Er Pecora” il nostro radioso futuro.

Anzi il vostro! Meglio essere chiari.


Paolo Ricci.





Data: 04/09/02

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