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Diffondiamo con
piacere questo articolo di Marina Berati che riprende tematiche
ormai note, ma mai perfettamente comprese da grande parte degli
animalisti. L'aspetto interessante della presentazione deriva dal
fatto che l'autrice si rivolge direttamente ai vegetariani
mettendoli di fronte, pur con molta delicatezza, alle loro
responsabilità. Aprendo anche qualche problema di ordine
filosofico sul quale speriamo di poter intervenire presto.
Questa lettera è indirizzata a chi è vegetariano
per motivi etici , ma non ancora vegano. Cosa voglio
trasmettervi, in queste pagine? Voglio convincervi a diventare
vegani, ve lo dico subito. Voglio spiegarvi perchè lo sono
diventata io, nella speranza che gli stessi meccanismi di
pensiero e di empatia funzionino anche in voi. Forse pensate che
sarebbe più utile convincere i carnivori a diventare
vegetariani, piuttosto. Può essere. Ma, conoscendomi, so
che mi riesce molto difficile comunicare con chi ha pensieri così
distanti dai miei, e chi pensa sia lecito uccidere gli animali
per cibarsene è estremamente distante da me. Perciò
lascio questo compito a chi è più bravo di me nel
confrontarsi coi mangiatori di animali. Un compito importante,
per salvare delle vite. Io cercherò invece di comunicare
con voi, che siete miei simili, che sentite, come me, orrore e
rabbia al solo pensiero che un animale possa essere ucciso,
angoscia e furore per gli allevamenti, i pescherecci, i macelli.
Così possiamo ragionare su basi comuni. E questo è
un compito altrettanto importante, perchè si tratta, anche
in questo caso, di salvare delle vite.
Io sono stata vegetariana per nove anni. Non vi spiego i motivi,
perchè sono gli stessi vostri. Credevo che non sarei mai
diventata vegana. Non è necessario, pensavo. Quello che
voglio è non uccidere. E consumando latte e uova non si
uccide nessuno. E' vero che c'è dello sfruttamento dietro
gli allevamenti di galline ovaiole e mucche da latte. Ma il
problema, allora, è cambiare i metodi di allevamento, di
trattamento degli animali. Non è la produzione in sè
di latte e uova, il problema. E' il metodo. Quindi, in linea di
principio, mangiare questi alimenti non è sbagliato.
Perchè, comunque, non uccide. Devo dire che forse, anche
fosse vero che il consumo di latte e uova non uccide gli animali,
questo ragionamento non sarebbe stato molto valido, perchè
occorre comunque dissociarsi e non contribuire allo sfruttamento,
quando esiste. Ma questo è quel che pensavo, e ne ero
convinta. Forse anche molti di voi ne sono convinti, e, per
essere più in linea coi propri principi, consumano solo
uova di galline allevate a terra, o di piccole fattorie, e latte
di allevamenti non intensivi.
Purtroppo, purtroppo per gli animali, intendo, questo non basta,
perchè c'è un problema in più: non è
"solo" una questione di sfruttamento. Ma di uccisione.
Perchè anche il consumo di latte e uova implica,
necessariamente, l'uccisione di animali. Non gli stessi individui
che producono questi "alimenti" (o almeno, non subito),
ma loro simili, i loro figli, che devono morire affinchè
questa produzione sia possibile. E' matematicamente,
statisticamente, economicamente impossibile produrre latte e uova
senza uccidere un altissimo numero di animali. Vi spiegherò
ora perchè. Per cui, alla fine, se avete scelto di essere
vegetariani per non uccidere dovete, per lo stesso motivo,
diventare vegani. Il motivo è identico, quindi è
una decisione facile da prendere, perchè ci siete già
passati una volta. Siete già convinti della sua validità.
Mi concentro sul fatto dell'uccisione proprio per questo: si
trattasse solo di sfruttamento, uno potrebbe sempre scegliere di
usare prodotti di allevementi non intensivi (il che
significherebbe comunque, se si è coerenti, limitare molto
il proprio consumo, renderlo minimale, perchè gli
allevamenti non intensivi non possono certo fornire prodotti a
tutta la popolazione della Terra, nella quantità oggi
considerata abituale). Ma si tratta invece di morte. E, come
vegetariani per motivi etici, siete di sicuro già convinti
che non sia lecito UCCIDERE gli animali. Perciò, punto su
questo.
Perchè produrre uova significa uccidere animali?
Sentiamolo prima dalle parole di un allevatore di galline
ovaiole. Vediamo qual è la realtà. I fatti, solo i
fatti. E vediamo di tradurre questo esempio in una regola
generale.
MUCCA PAZZA: SOS SMALTIMENTO IN DISCARICA PER PULCINI MORTI
(ANSA) -ASTI, 3 FEB 2001 - Preoccupazione per lo smaltimento in
discarica di quintali di pulcini morti, prima destinati alle
industrie produttrici di farine animali, è espresso dagli
allevatori dell'astigiano. L' SOS viene, in particolare,
dall'azienda "Valversa" di Cocconato dove c'è il
più grande impianto italiano di incubatrici per pulcini.
"Ogni settimana -spiega Valerio Costa, uno dei fratelli
titolari dell'azienda - dalle nostre incubatrici nascono 260.000
pulcini. Circa metà sono femmine e vivono per diventare
galline ovaiole, l'altra metà maschi e vengono uccisi".
Ogni settimana, dunque, tra pulcini morti e gusci d'uova, circa
300 quintali di scarti riempiono almeno 2 autocarri che, fino a
quindici giorni fa, erano destinati alle fabbriche per le farine
animali a un costo di 30 lire al chilogrammo. Adesso il sindaco
di Cocconato, Carlo Scagno, dopo aver sentito tutte le autorità
sanitarie regionali, ha emesso un'ordinanza che consente lo
smaltimento nella discarica torinese di Basse di Stura per una
spesa di circa 1.000 lire al chilo. "Non sappiamo - ha
aggiunto il sindaco - fino a quando la discarica torinese potrà
accogliere questi rifiuti speciali". D' altra parte "nell'
azienda - afferma Costa - si lavora a pieno regime. Bloccare le
incubatrici che ogni 21 giorni fanno nascere oltre un milione di
pulcini e bloccare l'allevamento di oltre 50 mila galline che
producono uova per le incubatrici, sarebbe un disastro".(ANSA).
Che cosa si ricava da questo, in sostanza? Che, mediamente, al
fine di far nascere una gallina ovaiola, un pulcino maschio viene
ucciso. Nella maggior parte dei casi viene ucciso subito,
tritato, soffocato, gasato. Questo è il caso più
"fortunato"per lui. In alcuni altri casi, vive qualche
mese per poi essere macellato come pollo. E questo vale
ovviamente anche per le galline dei piccoli pollai a conduzione
familiare o amatoriale. Anche per quelle galline che non
finiranno mai macellate (come invece finiscono macellate quelle
ovaiole degli allevamenti intensivi, in gabbia o a terra che
siano, a fine carriera). Se in un pollaio ci sono anche solo
cinque galline, da qualche parte saranno nate, no? Non ci sono di
certo anche cinque galli, lo dice pure il proverbio. ..Al più,
un gallo. E gli altri quattro, che statisticamente devono essere
nati per poter aver le cinque galline femmine? Uccisi. Da
qualunque posto venissero le galline. Questa è solo
logica, e statistica.
Veniamo al latte. Perchè la sua produzione comporta
l'uccisione di animali (a parte le mucche da latte stesse, a fine
carriera)?
Un esempio, dal mondo reale della produzione della mozzarella di
bufala, una testimonianza di prima mano (apparsa in una mailing
list a diffusione pubblica):
12 marzo 2002 - Il 12 di febbraio ultimo scorso, tornando a
casa, ho intravisto una grande macchia scura sul bordo della
strada. Avvicinandomi, ho visto che "la cosa"... era un
bufalotto di alcuni giorni, ancora vivo. Devo dire che diverse
volte negli anni mi è capitato di vedere carogne di
bufalotti nei campi e lungo le strade, e ho sempre pensato che
fossero morti di malattie perinatali. Ho segnalato il fatto
all'autorità competente che è intervenuta per
rimuovere la carcassa. Ma questa volta non si trattava di un
cadavere, era un animale vivo. Un bufalotto maschio, senza marca
nell'orecchio, senza padrone. L'ho caricato in macchina e l'ho
portato a casa. Ho chiamato subito il Servizio Veterinario il cui
responsabile ha detto che posso tenerlo per farlo crescere,
perchè probabilmente è stato abbandonato essendo un
maschio. Allora i maschi vengono abbandonati? Si, mi è
stato risposto, è l'abitudine in zona. Per legalizzarlo
sono andata ai Carabinieri per fare la denuncia di "ritrovo".
Anche il Comandante "sapeva": i maschi si uccidono, si
lasciano lungo le strade, è "normale", non
servono, non danno latte. Si parlava di soffocarli buttando la
paglia in gola... Con il Servizio Veterinario abbiamo fatto i
calcoli: circa 15.000 bufalotti maschi all'anno "non
nascono" ufficialmente. Ma devono essere nati, perchè
la natura procura l'equilibrio: nascono tanti maschi come
femmine. E se sono iscritti 40.000 bufali femmina devono essere
minimo 15.000 i maschi che "spariscono". Ho sentito di
altri "metodi" di uccisione: la maggior parte degli
allevatori semplicemente lascia morire di fame i neonati, cioè
li allontanano dalla mamma subito dopo il parto e non danno più
attenzione. Muoiono! Basta! Ci sono quelli che li sotterrano vivi
e ci sono quelli che li buttano nella fossa del letame. Qualche
allevatore locale cresce i bufali maschi per la carne. Una
percentuale molto bassa. Per il resto, per continuare a produrre
mozzarella di bufala si dovrebbe organizzare una raccolta dei
piccoli appena nati per portarli ai macelli.
Al di là dell'esempio specifico, per far produrre latte
alla mucca occorre farle partorire un vitellino. Uno ogni anno, o
ogni due, in ogni caso, se il vitellino è maschio non
potrà vivere come "mucca da latte", perciò
vivrà qualche mese e poi verrà macellato. I
bufaletti fanno la stessa fine dei pulcini, ammazzati, o lasciati
morire, appena nati. I vitellini invece vengono abitualmente
mangiati, perciò vivono qualche mese per mettere su
carne.
In conclusione, non è pensabile che possano essere
mantenuti "a sbafo" animali improduttivi (i maschi).
Anche nei piccoli allevamenti. Significherebbe raddoppiare i
costi. E se mai gli allevatori e i consumatori diventassero così
(e comunque ADESSO non lo sono e quindi ADESSO latte e uova
implicano morte) tanto sensibili al benessere degli animali da
consentire agli animali maschi di vivere... credete davvero che
non sarebbe più probabile che si arrivasse invece a una
semplice rinuncia a quella piccolissima quantità di
prodotti animali che allevamenti di questo genere consentirebbero
di ottenere?
Mi sembra così dimostrata, in termini logici, e in termini
empatici (con i due esempi sopra riportati, che non possono non
far inorridire un vegetariano), la necessità di diventare
vegani. Il perchè queste ragioni non siano immediatamente
visibili non lo so, io stessa ci ho messo nove anni a rendermene
conto. E ora sono vegana da cinque anni. Una volta scoperti i
motivi, quale può essere la remora a diventare vegani?
Solo qualche problema pratico in più. Maggiore difficoltà
nel mangiare fuori casa. Minore scelta di cibi, e quindi qualche
dubbio sul "ma cosa posso mangiare???" Perplessità
sull'aspetto salutistico no, perchè è noto che
latte e uova di certo non fanno bene, anzi. Piuttosto, il non
voler rinunciare alla mozzarella così buona o all'omelette
alle verdure. Però... ci siamo già passati una
volta, nella transizione da carnivori a vegetariani. E ce
l'abbiamo fatta. Possiamo farcela anche questa volta. Dopotutto,
questi sono gli stessi motivi che adducono i carnivori nel non
voler diventare vegetariani. E noi, da vegetariani, non li
accettiamo, vero?
Attenzione: è vero che facciamo già molto come
vegetariani, e non possiamo essere perfetti, che non ridurremo
mai a zero il nostro impatto negativo sul mondo e sugli animali,
però... queste non possono essere delle ragioni per non
fare il più possibile il prima possibile. Una volta che ci
rendiamo conto del perché sia giusto e necessario.
Datevi tempo. Ma iniziate a pensarci. Grazie.
Informazioni sullo stile di vita
vegano: http://www.viverevegan.org
Ricette vegane da leccarsi i baffi: http://www.vegan3000.info
Informazioni di tipo
scientifico/salutistisco: http://www.scienzavegetariana.it
Una comunità vegana con cui
parlare: http://www.happyvegan.org/vegan-it
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