'Der Geist, der stets verneint!'

(di Filippo Schillaci)

Assolutamente perfetto nella sua stringatezza, come una delle piccole composizioni di Mozart. Rilevato da un sito molto interessante, per alcuni inserimenti, anche da un punto di vista animalista: www.gondrano.it




"Nessuno canta così puro come coloro che sono nel più profondo dell'inferno; quello che crediamo il canto degli angioli è il loro canto."
Franz Kafka.

"O tu fra tutti gli angeli il più bello e sapiente, dio privato di lodi, tradito dalla sorte."
Charles Baudelaire.


Da quanto tempo sono rinchiuso in questa notte, in questa tomba? Da quanto tempo l'universo è tenebra e lamenti, luogo d'orrore e di oppressione? Ed il mio regno, spesse volte di roccia stillanti dolore, sotto le quali ho cessato di dibattermi? Da quanto tempo mi coprono ingiurie, mi stringono catene? Io che ero l'Angelo della Luce, il Corifeo dei Soli. Da quanto tempo lui è libero, la sua follia onnipotente? Da quanto tempo, infine, io taccio?

Innumerevoli domande senza patria, senza scopo, innumerevoli domande senza una risposta che sia almeno il riso di scherno di colui che ha vinto, che ha premuto sull'universo il suo piede immondo. Innumerevoli domande senza senso infine, perché il fluido tempo è dei viventi mentre è nell'immobile pietra dell'eternità che io esisto.

Io parlerò. Io che non ho voce, né un'anima disposta ad ascoltare, parlerò senza ferire il silenzio, parlerò alle nubi del cosmo, agli abissi neri, parlerò ai granelli di sabbia, agli orizzonti, al semplice, vuoto spazio.

In principio era il nulla e lo spirito di dio aleggiava nella quiete. Questo non durò a lungo, poiché egli separò la materia dal vuoto, la luce dalla tenebra.

Creò Noi, gli Angeli, affinché con lui governassimo le cose create. Noi fummo le sue ancelle, i suoi scudieri, i suoi servitori e i suoi soldati. I suoi amici no. Nemmeno gli altri, quelli che di fronte alla scelta fecero quadrato attorno a lui, nemmeno essi gli erano amici. Il potere non ha amici e lui era il potere. Il potere ha solo schiavi e ruffiani, timorosi, zelanti; lui era il potere.

Tutto ciò fu creato dunque, e Noi con esso. Ma l'universo era vuoto, il nostro era un regno disabitato. Noi governavamo su cose inanimate. Allora egli creò i viventi. E Noi vedemmo ch'era un folle.

Ci parlò d'ogni meraviglia, fu artefice d'ogni mostruosità. Vedemmo innalzarsi la forza come solo diritto, vedemmo giungere la morte come solo epilogo, vedemmo il contorcersi del dolore come sola realtà, assistemmo al compiersi dell'assassinio come sola vittoria. Tutto questo vedemmo uscire dalle sue mani. Concepì il cosmo intero a propria immagine e somiglianza: una realtà di sangue e orrore dietro una maschera di bontà e bellezza.

Fra Noi Angeli vibrò il raccapriccio, ma nessuno osò parlare. Io infine lo feci. Io per primo pronunciai il mio no. Altri, pochi, mi seguirono. Furono giusti e temerari. I molti pavidi e meschini restarono con lui, ci combatterono.

Descriverò adesso una battaglia d'Angeli? Pallide favole gli umani, molto tempo dopo, avrebbero inventato; pallide favole le spade fiammeggianti e i carri infuocati. Non ebbe forma quel tempo, non ebbe silenzio né fragore, ogni cosa si fuse in ogni altra. Poi tutto finì, fummo sconfitti, la Luce ci fu rubata, volte di roccia si chiusero su di Noi.

Racconti pure, colui che ha vinto, la menzogna della mia ribellione per orgoglio; io mi ribellai per giustizia, per orrore dinanzi all'orrore.

Ora che tutto, senza speranza di reversibilità, è concluso, ci rimane l'infinita attesa, perché nella nostra eternità il tempo non esiste; è cosa delle creature, dei mortali, dei viventi. Noi, noi Angeli, noi immortali, noi non viviamo, esistiamo soltanto.

Roma, Agosto 1993.







20/07/02

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