Bloc Notes

Un Paese normale? Ma va là...!

di
Aldo Sottofattori



 

Immaginiamo che in un luogo d’Italia, un passante, passando davanti alla vetrina di un “negozio di animali”, veda una scimmia dentro una scatola così piccola da non consentire all'animale alcun movimento. Il passante vede tutta una serie di cose altre che non gli piacciono. Essendo una persona civile e sensibile, comprende che gli animali sono esseri viventi e, in quanto tali, non dovrebbero essere sottoposti a commercio. Ma sa anche che ingaggiare battaglie contro i mulini a vento non ha alcun senso. Inutile sarebbe invocare la sensibilità pubblica rispetto ad un certo problema se questa è molto lontana dalla soglia minima occorrente per ottenere un qualsivoglia risultato.

Il nostro passante si ricorda tuttavia di una legge della Repubblica, la 189/2004, la quale sostiene che gli animali non devono essere sottoposti a sevizie di alcun genere se “inutili”. Sa benissimo quanta ipocrisia si celi in questa espressione, e la sua mente va immediatamente ai laboratori, ai macelli e in altri luoghi dove la specie umana si dimostra indegna e abietta. Pensa però alle norme recenti che sono andate a rafforzare la precedente legge:

Ordinanza 16 luglio 2009 contingibile ed urgente recante misure per garantire la tutela e il benessere degli animali di affezione anche in applicazione degli articoli 55 e 56 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. (09A10570) (GU n. 207 del 7-9-2009) 

Pensa, altresì, a un’altra perla: 

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 2 ottobre 2009 il Disegno di Legge di ratifica della Convenzione Europea sulla protezione degli animali da compagnia, frutto dell’intenso lavoro di collaborazione tra il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali e il Ministero degli Affari Esteri. 

E allora dice: questi animali sono tenuti da fare schifo, ma quel tipo di scimmia lo è ancora di più, appena torno a casa sollecito alcuni blog di animalisti e sollevo il caso. Non appena questo avviene, i vari siti che ospitano la sua protesta vengono minacciati dal proprietario del negozio di adire a vie legali. Il tizio ha tutte le armi per poter infliggere un castigo esemplare. Vigili urbani, veterinari e soprattutto l’ASL non solo non hanno niente da dire in proposito, ma addirittura quest’ultima, attraverso i suoi funzionari sottoscrive la regolarità di una simile bruttura. Ora, le capacità del linguaggio di involversi fino a deformare – anzi, trasfigurare la realtà – consentono qualsiasi argomentazione (se ne erano già resi conto i greci) ma fino ad un certo punto. Se una norma parla di divieto, pena salatissime multe, di “sottoporre a comportamenti [...] insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”, nessun veterinario del mondo potrebbe sostenere che sia un comportamento sopportabile vivere in una scatola. Passino le situazioni abnormi ma facilmente aggirabili attraverso quella ignobile caratteristica umana che permette di giocare con le parole, cosicché si riesce a far passare per “normale” l’isolamento che nega il contatto con i propri simili (riconosciuto fondamentale dagli etologi seri) e rifiuta gli spazi indispensabili per una mobilità decente (qui la colpa è del Legislatore che in genere non si esprime in unità di misura del sistema Giorgi, bensì con semplici “aggettivi” proprio per lasciare ai proprietari la possibilità di agire a propria discrezione). Ma è evidente che nessuno al mondo potrà piegare il linguaggio, nemmeno il più geniale dei legulei, fino a dimostrare che chiudere in una “bara” una scimmia prelevata dalla non sia una forma di maltrattamento. Eppure cosa succede?

Succede che i proprietari dei blog che hanno ospitato la protesta sono costretti a soccombere alle minacce e a toglierla dalla pagina. Già perché la Giustizia non è un bene gratis. Costa, e costa salata. Il cittadino chiamato in causa deve pagare per processi eterni e dall'esito rischiosissimo. Dunque, i proprietari dei blog, non potendo ragionevolmente sopportare viaggi continui per udienze a rischio di protrarsi per anni e/o non potendo dimostrare la sofferenza di una scimmia chiusa in una gabbia grossa poco più di lei di fronte al giudizio autorevole di fior di veterinari ASL, si sono dovuti comportare di conseguenza.

Si può obiettare che la Giustizia è morta in molte occasioni, e continua a morire ogni volta che soccombe all’Ingiustizia. Ovvero quando viene sottomessa alle esigenze di una parte “forte” portatrice di “valori” snaturati e in lapalissiana condizione di torto. Non per questo si deve dare avvio a una guerra civile. Certo, a una guerra civile no. Forse ad altro. Ma intanto è possibile spedire un'anatema? E allora sprofondino all'inferno tutti gli specialisti di animali – etologi, veterinari e compagnia bella – disponibili a dichiarare che gli animali non soffrono solo se non sono presi a picconate sulla testa! Sono loro, con l'autorevolezza dei pezzi di carta ottenuti nelle università degli affari a fornire quei pareri tecnici che i giudici utilizzano per consentire alla nostra specie di perpetuare la spiatatezza sui popoli muti. Ma allora questa Repubblica potrebbe fare a meno di scrivere frasi senza senso solo per mostrarsi civile. Non c'è civiltà né pietà in questo antropocentrismo che discende da libri di pietra.

Sarebbe ragionevole che certe associazioni, a fronte dell’iterazione di casi come questi, la smettessero di insistere sull’apologia di queste inservibili leggi. Esse servono soltanto alla Repubblica per mostrarsi diversa da quella che è: un’istituzione violenta, crudele e oppressiva verso gli animali, al di là delle esternazioni di nobili sentimenti. Il fatto che questa presa di distanze manchi, e che, anzi, spesso si dichiari (a sproposito) il ruolo esercitato nella realizzazione di queste “leggine”, getta su certe associazioni protezioniste qualcosa di più di una semplice ombra.



 




Data: 04/12/09

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