Bloc Notes

Federfauna (1)

di
A.S.



 

Un articolo su FederFauna riporta l’esito di una sentenza avvenuta presso il Tribunale di Alessandria. La vicenda, molto semplicemente, è questa. Il responsabile di un circo ha querelato per diffamazione degli antispecisti i quali, come spesso accade, hanno manifestato di fronte al tendone distribuendo volantini con un tigrotto in bella vista accompagnato dal seguente slogan:

"Ti diverti proprio a vederlo soffrire? Rifiuta di essere complice, non visitare i circhi che sfruttano gli animali!".

Il giudice ha emesso una sentenza di assoluzione perché "il fatto non sussiste". L’articolista deduce che il giudice avrebbe rilevato la legittimità di indurre le persone a non sostenere con la loro partecipazione circhi che maltrattano gli animali. Bontà sua! È però interessante anche il suo inciso: il riferimento è appunto a «“i circhi che sfruttano gli animali", ammesso che in Italia ce ne siano! non certo i circhi in generale…». Già, perché è noto che al circo gli animali in genere si divertono. Nella jungla una tigre non potrebbe mai saltare nel cerchio di fuoco o nel bosco nessun orso potrebbe andare i bicicletta. Al circo questi loro desideri si realizzano.

Ma l’articolo non è tanto interessante per il suggerimento di queste perle di saggezza, quanto per ben altro. Il Nostro si esibisce in un discorso piuttosto arzigogolato. Seguiamolo nei due passaggi essenziali. 

1) Sembra che gli animalisti fraintendano la sentenza del magistrato facendo un passaggio logico del tutto scorretto. Infatti – dice – essi intendono che al circo, per definizione, gli animali soffrono, ed è in questa accezione che, secondo loro, si deve tentare di convincere le persone a non frequentare le piste. Mentre invece si presume che il magistrato abbia voluto sostenere che l’invito vale non certo per tutti i circhi, ma soltanto laddove si verificano evidenti motivi di maltrattamento. Se così fosse, essi non avrebbero motivi di gioire perché la loro tesi non sarebbe stata di certo suffragata dalla sentenza.

2) Ma qualora così non fosse – se cioè il magistrato avesse prodotto una sentenza in sintonia con la filosofia degli animalisti – allora la sentenza stessa si risolverebbe in un boomerang per questi ultimi. Perché? Lasciamo la parola all’opinionista della FederFauna:

perche' sancirebbe, in pratica, di poter presentare un'opinione, in questo caso quella che "tutti" gli animali in "tutti" i circhi soffrano, come se fosse un fatto: situazione, oltre che illogica e non dimostrata, nemmeno prevista dalla Costituzione, che garantisce a ciascuno, unicamente il diritto di esprimere la propria opinione, ma non di presentarla come se fosse un fatto assodato.

Ma allora il boomerang in cosa consisterebbe? Consisterebbe nel fatto che da quel momento potrebbe essere lecito da parte di chiunque produrre ritorsioni come…

“affiggere locandine, scrivere sui giornali o, perche' no?, per chi puo' farlo, gridare in televisione, frasi tipo: "gli animalisti sono bugiardi!" o: "gli animalisti sfruttano gli animali per chiedere soldi!" o ancora: "gli animalisti speculano sulla sofferenza degli animali e sui buoni sentimenti della gente!".

Probabilmente siamo nella condizione (2). Per una ragione semplice. La querela per diffamazione è stata fatta per l’ovvio motivo che quegli attivisti si trovavano a protestare davanti a quel circo, altrimenti quei circensi avrebbero avuto ben altro a cui pensare che sporgere querela. Dunque si ipotizza facilmente che il magistrato debba aver pensato che il reato sarebbe stato evidente qualora non ci fosse stato maltrattamento. Poiché ha optato per l’archiviazione ciò significa che dà per scontato quello che qualsiasi persona capace di intendere è in grado di capire: e cioè il quel circo – come in tutti i circhi – c’è strutturalmente maltrattamento. Infatti non si può negare che le pratiche di addestramento comportamentiste siano sempre molto dure, ma soprattutto – fatto incontrovertibile – che imprigionare per tutta la vita un animale selvatico in una gabbia costituisce una forma di violenza difficilmente superabile equivalendo ad un ergastolo puro e semplice su un essere costruito biologicamente per la libertà. Perciò si presume che la posizione animalista sia stata interpretata non come opinione, ma come fatto obiettivo.

Ma a questo punto come giudicare le ritorsioni suddette? Quelle frasi di fatto fanno già parte dell’armamentario delle persone che spesso hanno da proteggere degli interessi particolari legati all’uso e alla proprietà degli animali. Sono opinioni (magari si sostanziano di verità in casi specifici) dunque protette “dalla Costituzione”. Ma attenzione: chi le usa deve stare bene attento a rimanere nelle generali e a non rivolgersi nessuno in specifico, in quanto – a differenza del caso che ha promosso l’attenzione della FederFauna – la querela probabilmente non si chiuderebbe con l’archiviazione. Perché, caro estensore dell’articolo, da secoli è nota la differenza tra doxa e episteme. E’ una delle acquisizioni più importanti della filosofia. E va sempre tenuta presente.



 




Data: 20/12/09

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