Bloc Notes

Empatia

Di
A.S.



 

Interessante questo link:

http://www.youtube.com/watch?v=9Y9BmOBhTy8

Si tratta di un filmato veramente spettacoloso dal titolo “Empatia”. In apparenza il tema che ricorre è quello della solidarietà tra specie diverse, una solidarietà che esibisce legami sorprendenti. In realtà non si tratta di specie, ma individui di specie diverse che si scambiano incredibili momenti di mutualità. Si vedono ippopotami che soccorrono gazzelle a rischio di annegamento, leopardi che si improvvisano madri di scimmiette e tante altre situazioni che non lasciano indifferenti.

Concludono il filmato due brevi spezzoni. Il primo è ottenuto da una delle infinite telecamere sparse per il mondo (forse posizionata in qualche angolo di una città americana) e mostra un povero disgraziato che, attraversando la strada, viene investito da una automobile la quale tranquillamente continua il suo percorso senza fermarsi. Ciò che colpisce non è però tanto il comportamento del pirata della strada, quanto quello della gente che circola sul marciapiede. Alcuni si spaventano per l’impatto, altri non hanno alcun sussulto, ma tutti si rifiutano di intervenire per portare fuori dalla carreggiata il poveretto e accertarsi delle sue condizioni. Poco prima della fine della sequenza qualcuno incomincia a muoversi, ma ormai il messaggio è partito. La specie umana è una specie disgustosa e, sul piano dell'empatia, nettamente svantaggiata, rispetto alle altre. A conferma della tesi si vede una sequenza finale veramente commovente: un cane investito su una autostrada viene trascinato da un altro cane sul bordo della strada tra veicoli che sfrecciano pericolosamente ai lati della vittima e del suo salvatore.

La funzione di questo filmato per certi versi è positiva perché costringe a riflettere su molte cose e a imprimere una spinta morale agli spettatori. Tuttavia il filmato rischia di trasmettere aspetti negativi già altamente diffusi anche presso il popolo animalista. Mi riferisco al concetto condensato nella frase “gli (altri) animali sono migliori degli umani”, dove “animali” e “umani” sono confrontati sulla base della loro “natura”.

Ritorniamo al filmato. Esso si apre con un caso veramente anomalo: quello dell’ippopotamo che si lancia al salvataggio di una piccola gazzella. Ricorda un poco la notizia diffusa qualche anno fa di una leonessa che aveva adottato ripetutamente un cucciolo di antilope. E ricorda anche una situazione stranissima e documentata di un ghepardo che, dopo aver raggiunto un cucciolo di antilope, non è riuscito a sbranarlo e l’ha allontanato con “dura delicatezza” perché il piccolo pretendeva di farsi adottare dalla “nuova madre”.

Ma già il secondo filmato – il leopardo che assiste una piccola scimmietta – pare sospetto perché sembra girato in una condizione controllata. Di certo sono situazioni controllate le successive in cui si vedono connubi di cani con pulcini, gatti con conigli, ippopotami con tartarughe, scimpanzé con tigri ecc. Sono “non casi” in quanto possono essere creati in gran quantità sfruttando l’imprinting o semplicemente l’adattamento di specie diverse sotto controllo umano. Questo per dire che proporre una tesi come quella trasmessa significa compiere un’operazione interamente ideologica basata su casi falsi oppure – se si considerano quelli anomali – assolutamente non significativi.

L’operazione ideologica – operazione estremamente pericolosa – è, a maggior ragione, quella di contrapporre la “natura animale” a quella “umana”. Occorre comprendere che la reazione pubblica all’investimento di quella persona evidenzia la “natura” abominevole di una cultura che ha deformato le relazioni infraspecifiche. Non comprenderlo significa trasmettere un’idea falsa e disperante. Se l’“uomo” è quello “per natura” (e non per cultura) allora non c’è speranza, e non ha senso neanche tentare di costruire una società diversa dove la solidarietà sostituisca il tragico portato di migliaia d’anni di storia. Compito che, per quanto difficile, deve essere costantemente tenuto presente e tentato. Tanto più che è certa l’influenza di certi caratteri della modernità nella dissoluzione dell’empatia e nella genesi dell’indifferenza.

Venticinque secoli fa Mencio – l’allievo migliore di Confucio, filosofo perfino superiore al maestro – si poneva il problema, poi ripostosi infinite volte nella filosofia (e non solo…), se la natura umana fosse buona, o cattiva, o certe volte buona e altre cattiva, o né buona né cattiva. Oggi, dopo tanto tempo, sembra di essere allo stesso punto perché non si vuole accettare l’idea che la natura umana venga piegata nelle forme che la cultura le impone e che dunque la partita si debba giocare sul piano delle relazioni politiche che regolano la vita nella società di questo strano animale che è l’umano. Finché la parte più sensibile dell'umanità rimarrà prigioniera di un cattivo uso della parola “natura”, non avrà gli strumenti per rimediare alla crescita dell’indifferenza tra gli umani e continuerà a credere che gli ultimi lembi della giungla o della savana siano i residui del paradiso perduto



 




Data: 10/11/09

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