Bloc Notes

Obama, l'ammazzasette

di
A. S.




Recentemente un attivista mi ha spinto verso una interessante riflessione durante una manifestazione AIP: ricordando l’impresa con la quale il signor Barak Obama è riuscito ad accoppare una mosca durante un’intervista, ha espresso il suo dissenso su una non precisata nota di protesta che sarebbe stata avanzata dalla PeTA, l’importante associazione protezionista americana. Secondo il mio amico, sollecitare l’attenzione su una mosca quando la maggior parte della popolazione non riesce ancora a comprendere la ricchezza emotiva e la sensibilità di animali a noi più vicini, significa esporsi a pesanti espressioni di scherno. Ho approvato. Ciò di cui non abbiamo bisogno è coprirci di ridicolo. Naturalmente il ridicolo non sta nel disvalore dell’insetto, bensì nel giudizio dell'interlocutore antropocentrista. Però, se il nostro scopo consiste nel tentare di sensibilizzare le persone, la difesa della mosca potrebbe sembrare davvero un’operazione rischiosa capace di far perdere punti acquisiti.

Ma ritorniamo sul fatto. Secondo la cronaca il Presidente avrebbe detto, riferendosi alla sua destrezza di “ammazzasette”: “Mica male eh? l’ho acchiappata la maledetta!”, invitando poi il cameraman a filmarla (cosa regolarmente fatta dal tecnico-cittadino-suddito) e incassando il sorriso ebete dell’intervistatore.

Poi ho potuto rilevare alcune conferme relative alla preoccupazione del mio amico. Per prima cosa: il dileggio da parte della stampa. Leggiamo, a titolo di esempio, un commento del Giornale.

“Ci mancavano solo loro. Dopo il filmato che ha fatto il giro del mondo, quell’immagine in cui il presidente Barak Obama, senza esitazioni, uccide una mosca, anche gli ambientalisti hanno deciso di dire la loro. E di protestare, ovviamente”.

Notare l’ìncipit: non appare come un vettore di sarcasmo e disprezzo? Il pezzo non sembra molto professionale. Riduce un filmato ad una “immagine” e poi commette l’errore ben più grave di confondre gli animalisti con gli “ambientalisti”. Ma a parte questo, non si nota in sole tre righe una pesante ironia tesa a screditare gli “ambientalisti” o chi per essi? Ora la domanda è: quale effetto avranno determinato quelle righe sul lettore medio? E’ noto che chi compra il giornale preferito è predisposto a sorbire qualsiasi notizia che tale giornale possa scrivere. Ci si affeziona alla propria testata, e si finisce per ritenerla sempre fonte di verità assoluta. Dunque, la pesante ironia del Giornale non verrà a sua volta riscritta nella mente dei lettori? “Guarda che fessi, questi qua che difendono le mosche” – avranno pensato – “possibile che non abbiano niente di meglio da fare con tutti i problemi che ci sono nel mondo?”.

Oltre al dileggio della stampa ho trovato anche la nota della PeTA. L’associazione americana avrebbe mandato alla Casa Bianca un arnese per catturare insetti senza ucciderli accompagnando il dono con la seguente frase:

“E’ necessario mostrare compassione per tutti gli animali, anche per le mosche”.

Effettivamente, se il nostro lettore del Giornale (o di qualsiasi emittente dello stesso tenore) avrà scosso la testa leggendo l’articolo, con la macchinetta della PeTA la situazione non sarà certo migliorata.

Ma successivamente ho rivisto il problema sotto una luce diversa. Non penso che, come antispecisti, dovremmo tacere di fronte a fatti come questo. Il rischio del ridicolo di fronte ad un interlocutore tutto fortificato nella sua cultura specista forse può essere aggirato semplicemente spostando il discorso dai diritti della mosca alla gratuità dell’azione di Obama. Spiccicare una mosca che ti sta gironzolando intorno è un atto ignobile proprio per la sua assurda inutilità e come tale dovrebbe essere rimarcato. La violenza umana verso gli animali da reddito o da sperimentazione può contare su argomentazioni tanto inconsistenti quanto vili. Resta il fatto che esse impegnano l’attivista per i diritti animali il quale, in genere, soccombe non tanto sotto le strutture argomentative dello specista, quanto di fronte all'incallita volontà di mantenere viva una tradizione basata su “interessi”, di qualunque genere essi siano.

Il gesto di Obama invece non può essere giustificato sotto nessun criterio. La sua soddisfazione legata alla velocità e all’efficacia dell’atto, tanto apprezzata dall’intervistatore e ripresa dalle telecamere, mette a nudo quel disagio esistenziale umano (la capacità di esprimere una apatica brutalità per distruggere tutto quanto è da lui diverso) che precorre l’interesse specista (al cibo, al guadagno, al successo accademico) il quale, a sua volta, precorre le sgangherate ricoperture ideologiche razionali con le quali lo specista vuole dare conto dei suoi atti. In altri termini, l’azione di Obama esprime lo stato puro della civiltà depravata che, da un certo punto della storia in poi, ha preso il sopravvento diventando tratto caratteristico della specie. Dunque, esprime la quintessenza di ciò che oggi – e da lungo tempo – è segno tipico dell’umanità: la capacità di dispiegarsi sul terreno della banalità del Male.

Porre il discorso in questi termini può allora diventare produttivo a patto che si sappia indirizzare l’attenzione all’atto evitando la trappola dell’“insignificanza” dell’animale “mosca”. Insomma, l’atto di Obama si presta per cambiare il paradigma comportamentale con il quale l’antispecista, in genere si presenta: non difensivo (povera mosca che si merita considerazione), bensì offensivo. Allora, sottolineare il carattere narcisista dell’individuo che interrompe un’intervista per invocare l’applauso su un’impresa da zotico, significa suggerire in quale mani siano i destini del mondo. Ma soprattutto, indicare l’inutilità dell’atto, la violenza gratuita esercitata su un essere infimo, significa porre uno specchio di fronte all’umano per risaltare la sua inclinazione di distruttore del pianeta. L’uccisione di una mosca e la distruzione ecologica di un’intera regione che porta alla rovina tutti i suoi abitanti (umani e non umani) appartengono alla stessa natura, sono fatte della stessa pasta: sono la manifestazione di una compulsione distruttiva indifferente ai problemi di scala, esprimendosi – negli stessi modi dal micro al macro – nella pura cancellazione del diverso da sé.

È indubbio che argomentare in questo modo l’atto del Presidente Obama oggi non comporta, per il movimento antispecista, vantaggi concreti maggiori rispetto a quelli che possono derivare dalla piagnucolosa argomentazione della PeTA. Ma occorre comprendere che se il movimento antispecista non incomincia a scegliere modalità comunicative più aggressive, tali vantaggi non li coglierà né domani né mai.


***
Divertissement:
il Paradosso di Obama

Un paradosso è una proposizione vera che nasconde la sua verità sotto un’impressione di assurdità. Proverò adesso a enunciare un paradosso. Se riesco, la mia proposizione sarà dunque vera, per quanto strabiliante. Naturalmente potrebbe essere falsa, se il ragionamento conterrà passaggi scorretti. Al lettore (logico) la sentenza.

Enunciato

Se il Sig. Obama uccide con indifferenza una mosca, è possibile che possa, con maggiore facilità, causare scientemente la morte di 100 persone.

Dimostrazione

Il valore inerente di una mosca per quanto piccolo non può essere zero. Come minimo si dovrà considerare la sua volontà di (o almeno, la sua “disposizione” a) non farsi uccidere. L’interesse di Obama a uccidere la mosca è zero. Lo si dimostra facilmente: se la mosca fosse stata ad un metro dalla sua sedia, Obama non si sarebbe alzato per andare a darle la caccia e l’avrebbe ignorata. Dunque tale interesse ha “zero” valore. Il rapporto tra i due valori è “infinito”.

Diciamo che il valore inerente di 100 persone è enorme. Poiché è possibile che Obama abbia anche il più piccolo interesse a ucciderli (potrebbero essere persone che ritiene terroristi), il rapporto tra i due valori, per quanto grande, non potrebbe mai essere infinito.

Dunque, se Obama senza motivo accoppa una mosca, più facilmente accopperà 100 persone qualora trovi il più risibile motivo.

Naturalmente il personaggio “Obama” e il numero 100 sono stati presi ad esempio. L’enunciato si può generalizzare.

Generalizzazione dell’enunciato

Se l’individuo X uccide consapevolmente una mosca senza motivo, potrà – a maggior ragione – uccidere un qualsiasi numero di persone qualora trovi un motivo giustificabile (pur esiguo) per farlo.




Data: 27/07/09

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