Bloc Notes

Il manifesto dell'umanità

di
A. S.




Alcuni giorni dopo l’assurda morte di Nicola Tommasoli, il Manifesto ha pubblicato varie considerazioni in merito. Tutti argomenti condivisibili e bisogna ringraziare il quotidiano di esistere perchè è una delle poche voci che mettono in guardia sia contro il fascismo esplicito che quelle forme sottili di totalitarismo che si stanno insinuando pericolosamente nella società nell’indifferenza di una popolazione ormai sotto narcosi. Nell’occasione è stata pubblicata in prima pagina una fotografia piuttosto significativa. Una zoomata su un qualcosa che doveva essere un corteo nero come la pece ha messo in bella mostra dei campioni di razzismo presi dalla parte della nuca. Ebbene sotto una nuca rigorosamente rasata compare una schiena avvolta in una maglietta nera con una bella scritta in caratteri gotici:

Difendi il tuo simile...
...distruggi il resto

Di fronte a tale finezza filosofica non è possibile rifiutarsi un pensierino sull’ideologia nazifascista di cui lo slogan rappresenta una sintesi particolarmente azzeccata. Chissà ancora per quanto, quella sequenza di sette parole è in grado di produrre repulsione nella maggior parte delle persone.

La società di oggi ha infatti adottato quella specie di tolleranza, ampiamente teorizzata di teorici liberali, che potrebbe essere condensata così: “Quattro passi dai miei c..... puoi fare quello che vuoi”. In tale contesto, vedere gli altri con indifferenza non vuol dire provare il desiderio di una aprioristica distruzione. Purtroppo il rischio nasce ogni volta che la compressione di umani diversi in spazi sempre più ristretti e risorse sempre più scarse induce gli uni a vedere gli altri “non simili”, e dunque “diversi”, come dei pericoli reali. Allora la possibilità di una precipitazione nel gorgo della violenza cieca e distruttiva diventa un rischio concreto. La società liberista, pur adottando politiche accentuate di destra, avverte il pericolo e ricerca i sistemi di governance ritenuti necessari per sfuggire, finchè può, alle soluzioni desiderate dal portatore della maglietta nera. Solo se le cose non andassero per il verso giusto, è pronta a inserirlo nei suoi ranghi.

Però non posso negarmi una considerazione insediatasi nella mia mente con una certa prepotenza. Immaginiamo un alieno che punta il telescopio su questa terra e che non conosce in modo nitido i fatti della storia, ma si limita ad osservare gli umani da un punto di vista puramente comportamentistico. Come interpreterebbe quelle sette parole? Probabilmente come lo slogan con cui l’umanità amerebbe presentarsi, il suo biglietto da visita. Infatti il nostro alieno vedrebbe in primis la propensione di questa specie dominante a distruggere le basi materiali della sua esistenza invadendo gli habitat delle altre specie animali e vegetali e portando forme di inenarrabile sterminio attraverso un’espansione demografica che fa pensare allo sviluppo virale. Ma approfondendo i suoi studi e perfezionando la potenza del suo telescopio, il nostro alieno vedrebbe il percorso umano su questa terra anche come un’immensa striscia di sangue e di macelleria infraspecifica. Egli scoprirebbe come “il tuo simile”, che nell’approdo storico della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo viene concepito come “ogni membro della nostra specie”, venga invece di volta in volta reinterpretato come classe di soggetti definiti sulla base di razza, etnia, classe, religione, corporazione, tribu’, famiglia, con cui stringere alleanze per combattere l’altro e, con lui, tutto il resto.

Giungerebbe così a scoprire che l’atteggiamento umano di dichiarare la difesa universalistica del suo simile non aggiungerebbe altro che una nota di ipocrisia alla sua sostanziale propensione alla distruttività. Mi viene in mente un grande del secolo scorso, Claude Levi Strauss, che nel 2005, quasi centenario, dichiarava:

“Ciò che devo constatare sono le devastazioni attuali, la scomparsa spaventosa delle specie viventi, sia quelle vegetali sia quelle animali, e il fatto che la specie umana – a partire dal fatto stesso della densità della popolazione – vive in un tipo di regime di avvelenamento interno, e penso al presente e al mondo nel quale sto per finire la mia vita. Questo non è un mondo che amo.”

E allora, rileggendo il distico

Difendi il tuo simile...
...distruggi il resto

Mi viene un dubbio: non sarà che quelle parole rappresentano puramente e semplicemente il manifesto dell’umanità? Non può darsi che l’ideologia nazifascista sia l’illuminazione con cui l’Homo Sapiens scopre la parte di se stesso che fino ad oggi ha prevalso? La sostanza tutt’ora prevalente della sua natura depurata dalle velature ideologiche con cui cerca disperatamente di mascherarla? Il problema decisivo allora diventa questo: come possa l’umanità riuscire a trovare le risorse interne, gli anticorpi per poter riscrivere la relazione con se stessa e con la natura e diventare, finalmente, Umanità. Allora potrà scrivere:

Difendi l'Altro da te...
... preservalo con tutte le tue forze




 



Data: 23/05/08

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