Bloc Notes

A proposito dei Bambi:
politica e comunicazione

A cura del
Collettivo




La natura ha dato all’uomo
il cervello per pensare e
la parola per nascondere il pensiero
(anonimo)



COME SE NULLA FOSSE: RIPARTE LA MATTANZA DEGLI UNGULATI

IERI IL T.A.R.

Ieri 5 ottobre 2006 il TAR del Piemonte aveva sospeso la caccia agli ungulati negli ATC e nei CA accogliendo le censure avanzate dalla LAC e da altre associazioni per la mancanza di pareri obbligatori dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (I.N.F.S.) e per carenza di motivazioni in ordine alle variazioni di carniere, alle variazioni dei periodi e all'eccessivo numero di caprioli da abbattere in 20 distretti di caccia del Piemonte.

OGGI TARICCO

Questa mattina 6 ottobre 2006 la Giunta regionale, con qualche semplice modifica formale, ha riapprovato una delibera dai contenuti assolutamente identici ai precedenti.

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Quello che precede è la parte iniziale di un comunicato dell'Ufficio Stampa della LAC Piemonte. Essa descrive con grande sconforto la conclusione di una storia che ha avuto ampio rilievo nella stampa e nel cuore di molti cittadini piemontesi: l'ordinanza per l'abbattimento di centinaia di caprioli. Purtroppo l'evoluzione era scontata nonostante la fiera resistenza con i mezzi disponibili, soprattutto legali, messa in atto dalle associazioni animaliste. Questa storia, per quanto sia circoscritta alla dimensione della difesa dei diritti animali, svolge una funzione di insegnamento più vasta; essa illumina un lato della natura umana di cui qualunque aspirante riformatore deve tenere conto se desidera avere qualche infima possibilità di parziale successo nell'azione intrapresa.

Cosa dire se non che certi soggetti si sono espressi al meglio della propria essenza? I ragionamenti che seguono sono indirizzati agli animalisti nella speranza che riescano a considerare nella giusta luce quel complesso di agenzie di gestione impropriamente chiamato “politica” di cui spesso non riescono a cogliere la natura.

1)      Alcuni furbastri appartenenti allo schieramento della destra del nostro Paese si sono scoperti paladini dei caprioli piemontesi. Chissà perché solo di quelli piemontesi e non di tutti gli altri. Che ce l’avessero con la presidente della giunta regionale? Fin troppo evidente. Come mai non si sono espressi in proposito ai tempi di Ghigo? Questo fatto, attaccare qualcuno per fini secondi utilizzando pretesti è una cosa veramente imbarazzante e probabilmente costituisce la radice di buona parte delle disgrazie umane. C’è qualcosa di totalitario e, nello stesso tempo, di profondamente clanistico nella propaganda basata sull’astuta invocazione di errori commessi dagli avversari, ma assolutamente non percepiti come tali nel proprio intimo (al punto che se attuati dagli “amici” sono sottaciuti sempreché non diventino addirittura virtù). Totalitario perché rappresenta un concentrato di aggressività e irrrazionalità tipica della forza che vuole affermarsi a tutti i costi in un desiderio di annientamento dell’avversario. “Desiderio di annientamento” non è espressione forte, è espressione adeguata. Se non si manifesta in forme crude, se non trascende la sfera del linguaggio, è solo perché imbrigliato dalle regole e dalle metodiche inaugurate dalle traballanti impalcature della civiltà, ma pronta a riesplodere non appena queste strutture provvisorie dovessero cedere (quante volte è accaduto nella storia!). Ma anche clanistico; infatti, distruggendo il concetto di “giusto” e “ingiusto”, fa derivare l’accettabile da ciò che si esprime dentro lo spazio del proprio clan e l’inaccettabile da ciò che si sviluppa fuori di esso. Se, come Habermas sostiene, la comunicazione rappresenta la base per la composizione dei conflitti sociali, impiegarla in questo modo distorto significa distruggere i presupposti della reciproca convivenza e alimentare gravi patologie nella società dell’uomo.

2)      Come è noto, la signora Mercedes Bresso ha giustificato la mattanza con il riferimento a tre argomenti: sicurezza nelle strade, cospicui indennizzi agli agricoltori (soldi presi dalle tasche dei contribuenti [Lega docet]), pressione eccessiva degli ungulati sull’ambiente. A domande precise relative a incidenti stradali, indennizzi, metodi di quantificazione degli animali, non ha ritenuto di dare risposte. E’ ovvio che se enunci una tesi e poi non la sostieni in modo aperto delucidando elementi da te stesso invocati, anzi, coprendoli con le brume del vago, il dubbio che sia esibita per ragioni seconde diventa molto solido. Un ascoltatore normale pensa subito a un astuto pretesto per nascondere i motivi profondi (e diversi) delle proprie scelte. Agiscono come conferma i tentativi di deviare il discorso altrove. Riprendendo un discorso tipico da bar dello sport, la signora Bresso è riuscita a chiamare in causa i bambini libanesi (sicuramente sofferenti nei giorni della brillante dichiarazione). Perciò un malevolo pensa subito a occulte protezioni e secondi fini. Ma quali? Il pensiero vola subito là: le esigenze della lobby dei cacciatori che in Italia dettano il bello e il cattivo tempo. Ci sono indizi che suggeriscono come incidenti stradali e altre ubbie siano del tutto fuori luogo. Primo: i caprioli sono stati inceneriti o mangiati? Mangiati, ovviamente, perché sprecarli? Ok, d’accordo, in una logica necrofagica ci sta. Ma deduciamo che siano state le guardie forestali a compiere questa azione incresciosa proprio perché le autorità sono state costrette a compiere l’atto ob torto collo. Manco per sogno. Sono stati i cacciatori. Il motivo. Qualcuno l’ha detto: non abbiamo abbastanza forestali, è per questo che si ricorre ai cacciatori. E va bene, mancano i forestali e quindi i cacciatori sono stati coinvolti in questa nobile azione. Però, in questa logica, perché far loro pagare una quota per ogni capo abbattuto? Ma come? fanno un servizio pubblico (si potrà ben dire, no?) e devono anche pagare? Non sarà proprio questa giostra a nascondersi dietro le debolezze argomentative rivestite da incidenti stradali? Quest’uso disinvolto del linguaggio poco propenso a ricercare il vero lo si può notare anche in altri passi di un’intervista. Per esempio quando si dice “la caccia è vietata, la selezione no”. Ma perbacco, siamo in pieno manicomio? Non è caccia concedere a cacciatori di cacciare animali e mangiarli con la polenta, anche se questo avviene in un quadro di selezione? Di nuovo: la signora Bresso dimostra come sia facile fare a pezzi il povero Habermas insieme con la sua illusoria teoria della buona comunicazione. 

3)      Una bella serie di personaggi (ministri, presidenti di consigli regionali e provinciali, capigruppo di partitini, pseudoanimalisti riconvertiti alla politica) si sono esibiti nella vetrina della comunicazione pubblica promettendo soluzioni alternative e presentandosi come salvatori dei poveri caprioli. I motivi per i quali non sono riusciti nel loro intento sono tanti e forse oggettivi. Non si discute sulla buona volontà di dare un contributo per la soluzione del problema; non è detto ma può darsi; l’animo umano è insondabile… Tuttavia in casi come questi disturba una certa sensazione che il salvataggio degli animali sia stato posto in subordine al tentativo di sfruttare l’evento a fini di immagine. Va da sé che la proposta di portare gli animali in aree protette o in qualche altro luogo, avrebbe dovuto comportare delle insistenze, animati confronti, e, in seguito al fallimento dell’offerta, recriminazioni e code polemiche. Insomma i soggetti in questione, proprio dopo il bilancio fallimentare delle proposte avanzate, avrebbero dovuto esaltare la loro funzione di critica nei confronti di una decisione fortemente condannata e ritenuta ingiusta sin dal suo primo apparire. Invece no: il protagonismo viene riconfermato quando le cose prendono una buona piega perché si incassa il merito dell’esito. Qui non si è riconfermato perchè i buoni propositi sono scomparsi nel nulla, inghiottiti dagli attriti della complessità. Del resto, mentre il “protagonismo eroico” può talvolta convivere con la sconfitta, il protagonismo mediatico è incompatibile con l’insuccesso perché questo distrugge quello. Perciò è meglio far finta di niente. Pazienza, è andata così. Qui, a differenza dei due casi precedenti, siamo di fronte a una situazione in cui il linguaggio non è completamente svincolato dall’intenzione, ma comunque questa è subordinata a interessi non dichiarati. Non è anche questo una violenza bella e buona esercitata sulla Teoria dello scambio  comunicativo?

Il disagio è forte. Se il linguaggio stravolge la sua funzione chiarificatrice e mostra il volto dell’inganno è la democrazia stessa che rischia. Un politico dovrebbe ben comprenderlo per tentare di evitare derive che portano sempre male. Invece è alto il sospetto che proprio dall’arena della politica giunga l’attacco più funesto alle sorti di una democrazia strangolata da clan, lobby e narcisisti. La vicenda dei bambi, nel suo piccolo, lo suggerisce.

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Poscritto – Alcune associazioni ambientaliste hanno manifestato il loro sconcerto sulla vicenda dei poveri ungulati apponendo, in alcune dichiarazioni di protesta, la loro sigla accanto a quelle di tradizionali associazioni animaliste. Ma, sorpresa, una di queste associazioni è famosa per l’approvazione degli abbattimenti selettivi e per i legami stretti con i cacciatori. Un’altra, ancor più illustre e prestigiosa, anch’essa attenta più alle specie che ai suoi individui, mentre in Piemonte ha rischiato di annegare nel mare delle lacrime della commozione generale, in altro loco ha invitato le autorità a rimandare gli abbattimenti di oggi per poterli fare meglio domani, con l’aggiuntivo vantaggio di non rischiare di sparare ai cercatori di funghi che ancora si aggiravano per i boschi. Evidentemente il danno del linguaggio strumentale, che mentre dichiara depista, non è tipico solo della politica; certe componenti della società non sono da meno dei loro referenti politici e provocano lo stesso disgusto nei veri difensori dei diritti degli animali.




Data: 9/10/06

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