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A latere (ma non troppo) |
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Sono quelle notizie di cui all'animalista gliene frega assai. Male, molto male! Le sue orecchie dovrebbero drizzarsi, gli occhi spalancarsi, la mente offuscarsi per eccesso d'ira. E invece no! Strano. Si tratta di questo. Il Governo, questo Governo, ha deciso di finanziare la nascita di un figlio oltre il primo con un bonus di 1000 euro. Si entra nell'intimo di una scelta delle coppia per condizionarla con un misero regalino. Cosa sono 1000 euro di fronte a un sistema di welfare che si sta inesorabilmente dissolvendo? Bisogna essere davvero sprovveduti per farsi condizionare così da tale cifretta. Nondimeno qualcuno ci sarà: così il potere politico induce scelte assurde in chi ha scarsi strumenti per programmare anche il giorno dopo. Possiamo chiederci quale strano disegno si sia installato nella testa brillante dello staff che ha elaborato il progetto? Reminiscenze di 10 milioni di baionette? Considerando che il ministero per il Welfare è tinteggiato di verde, anziché di nero, è più probabile che lo scopo sia quello di aumentare la pressione demografica all'interno dei patrii confini per contrastare quella esterna. La politica, non riuscendo a gestire i processi con i mezzi tradizionali dello stato-nazione, lascia il campo alla fisica e alla chimica ricorrendo a concetti come “pressione”, “forza”, “parete osmotica” (i beni economici possono, anzi devono entrare dai patri confini grazie alle strategie di sviluppo ineguale; gli extracomunitari, no). Ma che c'entrano gli animalisti? Calma, ci s'arriva! Se l'iniziativa avesse proposto 1000 euro per il secondo figlio soltanto, sarebbe già stato grave perché il nostro Paese è già fin troppo densamente popolato. Sappiamo che se ogni coppia ha due figli, praticamente rigenera la presenza della specie Homo nel Pianeta. Ora, anziché assecondare il trend negativo delle nascite, certi geniacci provvedono a stimolare nascite successive al primo figlio, non importa se seconde, terze o quarte. E' evidente che una specie che si moltiplica senza ritegno sbeffeggiando le leggi generali della biologia (più una specie è evoluta, minore deve essere il numero dei suoi membri...) e aprendo debiti colossali sul futuro, produrrà calamità distruttive che si ripercuoteranno non soltanto sulla specie stessa, ma su tutte le forme di vita. Concepire l'eccesso di esseri umani come un pericolo per l'esistenza della vita non richiede grandi sforzi, soltanto un poco di intelligenza. Riporto un brano di Albert Caraco citato, a sua volta, nell'Assassino Cherubico di Paolo Ricci. "Con cento milioni di esseri umani la Terra diventerebbe il paradiso; con i miliardi che la divorano e la insozzano sarà l'inferno da un polo all'altro, la prigione della specie, la stanza della tortura universale e la cloaca gremita di folli mistici che campano del loro lerciume. La massa è il peccato dell'ordine, è il sottoprodotto della morale e della fede, basta questo per condannare l'ordine la morale e la fede giacchè non servono che a moltiplicare gli uomini e a tramutarli in insetti. (...) Gli uomini si sono diffusi nell'universo come una lebbra, e più si moltiplicano e più lo snaturano, essi credono di servire i propri dèi diventando più numerosi, i bottegai e i preti approvano la loro fecondità, gli uni perché li arricchisce, gli altri, invece, li accredita.” Questo passo contiene, a parte un torto agli insetti, un errore evidente. 100 milioni di umani non farebbero necessariamente un paradiso. L'hanno dimostrato quando erano in tal numero. Che orrore... ; ma almeno, virtualmente, in queste condizioni potrebbero realizzarlo. C'è una differenza infinita tra il “possibile” che può “ospitare il reale” e l'“impossibile” che lo nega. Questione demografica e sofferenza animale sono strettamente collegate e soltanto le anime belle non riescono a fare un banale 2+2: l'addensamento della muffa densa e appiccicosa che soffoca ogni cosa è la quintessenza di tutti i problemi, anche di quelli che affliggono gli animali. Certo che gli animalisti non potrebbero ancora influire sulle scelte di forze preponderanti. Ma non è questo che si discute. Si discute il loro disinteresse, la loro incapacità di rilevare connessioni tra eventi che solo apparentemente non hanno rapporto alcuno. Si discute la condizione di indisponibilità di una visione politica autonoma in grado di incorporare tutte le rilevanze che influiscono sui fatti che dicono di avere a cuore; una visione politica autonoma capace di proporre un nuovo ordine per animali umani e non.
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Data: 28/12/03 |
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