Officina della THEORÎA

Lettera aperta della Veganzetta al futuro movimento antispecista:
le radici comuni




Pubblico molto volentieri questo contributo della redazione della Veganzetta. Per la prima volta, credo, viene posta sotto la lente della riflessione la concatenazione (poco) logica “razzismo – sessismo specismo”, argomento che viene ripetuto ormai da molto tempo senza le precisazioni necessarie. È solo una riflessione iniziale, ma interessante. Spero che questa lettera costituisca un nuovo inizio teorico capace di restituire il giusto senso a una formulazione che, ripetuta quasi in modo meccanico, adombra le vere specificità di un nuovo paradigma concettuale, un vero salto nel pensiero dell'umanità. Confido negli sviluppi della ricerca. (as)

***.

Ogni percorso finito ha un suo punto di partenza ed un suo arrivo. Non fa eccezione la filosofia antispecista che come punto di arrivo ha la liberazione animale (umana e non) e di conseguenza una nuova società umana libera, solidale ed egualitaria. Disquisire sul percorso e sul suo arrivo è già un esercizio arduo, ma risulta impossibile se viene a mancare un requisito fondamentale: una partenza comune. Fuor di metafora ci preme come redazione della Veganzetta affrontare il tema delle radici comuni del pensiero antispecista, radici assai complesse e variegate, ciò perché senza una solida base da cui partire ogni sforzo per avanzare risulterebbe vano, e quanto sta accadendo, e quanto è accaduto di recente, lo dimostra. Individuare un'unica origine generatrice dell'antispecismo non è possibile, proprio per il fatto che risulta chiara una sorte di commistione tra diverse anime e visioni a volte tra di loro anche poco compatibili. Storicamente si può ricondurre la nascita ufficiale del pensiero antispecista agli anni '70, e precisamente al 1970 quando Richard D. Ryder, uno psicologo inglese, conia il termine "specismo" (1). Analizziamo però una considerazione dalla quale si è evoluto molto del sentire comune antispecista:

«Il razzista viola il principio di eguaglianza attribuendo maggior peso agli interessi dei membri della sua razza qualora si verifichi un conflitto tra gli interessi di questi ultimi e quelli dei membri di un'altra razza. Il sessista viola il principio di eguaglianza favorendo gli interessi del proprio sesso. Analogamente, lo specista permette che gli interessi della sua specie prevalgano su interessi superiori dei membri di altre specie. Lo schema è lo stesso in ciascun caso» (2)

Tale posizione è nel contempo origine di gioie e dolori per il pensiero antispecista contemporaneo. Infatti troppo spesso ci si è fermati a questo concetto per formulare una definizione di antispecismo, e questa superficialità di analisi ha generato delle pericolose derive sia in campo teorico che in quello pratico. L'idea stessa che l'antispecismo sia una diretta derivazione di lotte sociali interspecifiche come l'antirazzismo, l'antisessimo e similari, è del tutto fuorviante; infatti l'antispecismo per la prima volta si occupa non delle istanze di una minoranza o di un gruppo sociale, o etnia che rivendica i propri diritti, ma di una vastità di esseri senzienti che non lo fanno perché non ne sono in grado. La differenza abissale tra le lotte per l'emancipazione umana e la lotta antispecista è questa: per la prima volta non c'è un gruppo che rivendica un diritto, e che lotta per esso, ma rappresentanti di una specie vivente che lottano per evitare che la loro stessa specie continui a sfruttare le altre. Ciò pone l'antispecismo su di un piano assolutamente diverso da quanto accaduto in precedenza nella storia delle lotte civili e sociali dell'umanità. Ed è per questo che sarebbe preferibile adottare una diversa definizione di antispecismo, o perlomeno un diverso concetto esplicativo, che consideri una naturale evoluzione di pensieri egualitari, e non una sua diretta derivazione da uno di essi. La differenza pare minima ma nella realtà è fondamentale. Infatti una naturale evoluzione sarebbe da intendersi come l'elaborazione di una diversità di concetti critici, una loro fusione, somma ed armonizzazione, elementi necessari per poter creare un pensiero del tutto nuovo e di ampiezza inedita. Una diretta derivazione da precedenti lotte di emancipazione sociale è quindi un errore concettuale che porterebbe a considerare il pensiero antispecista alla stessa stregua di quello antirazzista, antifascista o antisessista. Ciò non può essere possibile perché, come detto in precedenza, l'antispecismo è la loro somma (e la somma di molto altro), e non una loro variante. L'equazione antispecismo=antifascismo o antirazzismo è sbagliata e pericolosa. L'antispecismo è ANCHE antirazzismo, ANCHE antifascismo, ma non solo, l'antispecismo è un nuovo paradigma, una rivoluzione sociale e culturale che intende rifondare la società umana, non può pertanto essere considerato da un unico punto di vista.

L'antispecismo nella sua complessità coinvolge pensieri distanti e diversi, concetti complessi e deve essere considerato come un nuovo progetto.

Dall'anarchismo verde, a Earth First! e l'ecologismo radicale, dalle teorie di Murray Bookchin, all'ecologia profonda, dall'animalismo anglosassone all'animalismo di matrice anarchica libertario e individualista, e alla teoria e azione di Barry Horne, dagli scritti di Theodor Adorno ed Max Horkheimer (Scuola di Francoforte) in cui c'è molto dell'antispecismo moderno, ai testi di Rosa Luxembourg, da Jeremy Bentham per arrivare a Peter Singer, Tom Regan e Jim Mason, dalle considerazioni sul darwinismo di James Rachel, agli scritti ispirati di Anna Maria Ortese, dalla visione dei diritti degli Animali di Mark Rowlands, a Charles Patterson o Ralph Acampora, dal femminismo di Carol J. Adams, a Gary L. Francione, fino a considerare la non violenza di Gandhi e di Aldo Capitini.

Questo piccolo elenco in ordine sparso di contributi teorici non è assolutamente esaustivo, e molto altro vi si potrebbe aggiungere (basti pensare a quanto i pensatori classici e del passato ci hanno lasciato: da Platone, Pitagora, Teofrasto e Plutarco a Leonardo da Vinci fino a Voltaire e Bentham). Ciò solo per dimostrare quanto possa essere variegata la genia della filosofia antispecista, e quanto sia ancora in divenire. Nessuno può e deve pertanto arrogarsi il diritto di considerare tale filosofia come figlia di un progetto politico, sociale o culturale. Considerare ad esempio l'antispecismo (come troppo spesso si sta facendo ultimamente) una variante dell'anarchismo libertario, e di conseguenza tentare una fusione tra idea ed azione anarchica ed antispecista è un'assoluta riduzione, un evidente passo indietro, nonché un grosso errore tattico e politico. L'antispecismo NON è anarchia, come NON è comunismo, ma trae ispirazione e forza anche da alcuni loro concetti, di sicuro non può essere assoggettato a strategie e pratiche da essi poste in essere, perché esso non può rappresentare in alcun modo il passato, bensì si propone di progettare un nuovo futuro assolutamente diverso e distante dallo status attuale e il più possibile slegato da ogni pensiero antropocentrico che ha permeato e permea anche le visioni rivoluzionarie più avanzate. Le radici comuni, come per un albero che cresce vigoroso, sono numerosissime, in perfetta libertà chi si occupa di antispecismo continuerà a prediligerne alcune, ma è necessario tener ben presente che solo l'insieme delle radici potrà continuare a sorreggere ed alimentare l'intero albero, e nessuna di esse potrà mai sostituirne altre. Solo in questo modo potremmo riuscire a definirci compagni, veri compagni di una nuova società libera, e non compagni di coloro che rimangono ancora aggrappati a soluzioni parziali di un problema complesso che trascende la specie. Urge quindi un definitivo affrancamento dalle ideologie passate, senza rimpianti, senza dubbi, ma con la consapevolezza che qualcosa di nuovo di rivoluzionario è nato.

Concludiamo con la speranza che vi sia realmente una volontà di collaborazione tra persone antispeciste, e che si intraprenda un cammino comune fatto di commistioni di diverse istanze e pensieri, a tal proposito proponiamo la lettura e l'analisi di una "cassetta degli attrezzi"(3) per un futuro movimento antispecista, strumento utile ed aperto a critiche e contributi per l'avvio di una seria e costruttiva discussione.

La Redazione della Veganzetta

 

Note:

(1) Suggeriamo la lettura del testo Brevi note su Specismo e Antispecismo - di Massimo Filippi

http://antispecismo.wordpress.com/2008/03/11/specismo-e-antispecismo-storia-e-prospettive

Per una panoramica su specismo ed antispecismo.

(2) Peter Singer, Liberazione animale, Il Saggiatore 2003. Pg 24

(3) La cassetta degli attrezzi: http://antispecismo.wordpress.com/cassetta-degli-attrezzi/






index





officina






10/09/09