Officina della THEORÎA

Sulla “violenza animalista”: lettera aperta a Peter Singer
in seguito all'intervista concessa a Mark Lawson
- di Paolo Ricci -






Pubblichiamo una stimolante riflessione di Paolo Ricci su un tema che gli è particolarmente caro: la legittimità (o meno) della risposta che deve essere eticamente obbligata di fronte alla violenza specista.
A dire il vero la “lettera” non dice niente di particolarmente nuovo a chi conosce l'universo concettuale di Paolo Ricci. Essa si limita a riproporre lo schema collaudato secondo il quale, la risposta dura animalista rimane pressochè sospesa tra microcenni prescrittivi e insistenze decrittive senza riuscire a risolversi definitivamente.
Non si tratta della pur doverosa “prudenza” che deve supportare questo tipo di scritti, quanto di obiettiva difficoltà a mettere a fuoco un tema che richiede una strumentazione teorica non ancora disponibile.
In coda il lettore può trovare i passaggi dell'intervista a Peter Singer che hanno sollecitato l'intervento di Paolo Ricci.

Mr. Peter Singer
University Centre for Human Values
Princeton University

Caro Mr. Singer,

alcuni giorni fa ho trovato per caso nella libreria della Tate Gallery un nuovo libro intitolato “Animal Philosophy”, curato da Peter Atterton e Matthew Calarco.

Ho letto il libro, inclusa la sua prefazione, e ho notato che tra i filosofi non è stato mai citato Schopenhauer. Sono rimasto molto sorpreso, dato che è stato proprio il filosofo tedesco, nei miei anni giovanili, a farmi interessare alla sofferenza animale. Attraverso la lettura di Plutarco, Montaigne e Schopenauer ho preso coscienza degli orrori perpetrati verso le creature innocenti della terra. Lo stesso giorno che ho comprato il libro, ho seguito sulla BBC2, una sua intervista a Mark Lawson, nella quale lei ha spiegato il suo punto di vista riguardo all’eutanasia, la sperimentazione sugli animali e il codice etico di George Bush.

Seguendo l’intervista sono rimasto molto sorpreso del fatto che lei abbia avuto “il fegato” di affermare che sia più giusto sperimentare su un disabile che su un animale sano. Un’idea che certamente condivido, anche se penso che nessuno abbia diritto di sperimentare su un essere senziente tout court; e anche lei è ovviamente d’accordo su questo.

Vede, Mr.Singer, io non sono un “Viet Cong animalista”, non appartengo a nessuna associazione, sono soltanto un uomo qualunque che ha raggiunto certe conclusioni dopo essersi confrontato con l’orrore di cui è stato testimone. Quello che mi ha lasciato perplesso riguardo all’intervista che ha dato alla BBC è stata la sua posizione pacifista riguardo al terrore che condanna a morte ogni giorno nel  mondo 131 milioni di animali. Solo in Italia, che è il mio paese di origine, più di un milione di animali soffrono pene incredibili e morti terribili per mano di organizzazioni “mengeliane” che sperimentano su esseri viventi. Considerazioni etiche, in un mondo come il nostro, sono invenzioni di una specie egemone che si comporta nei confronti delle altre specie come uno spietato despota che tiranneggia un mondo ormai devastato.

Noi siamo i “nazisti” di questo mondo e  ci comportiamo verso gli altri esseri senzienti come i nazisti si sarebbero comportati -  se avessero vinto la guerra - nei confronti di coloro che consideravano di razza inferiore. Le nostre considerazioni etiche si riferiscono solo alla specie dominante che sta dominando questo pianeta  (perché noi siamo la specie animale che attraverso l’evoluzione ha raggiunto il più alto livello di intelligenza e, solo per questa ragione, governa il destino del mondo) e sono invece sospese se rivolte alle altre specie. Eticamente le altre specie non esistono. O se esistono, esistono a un livello minimo.

Questa teoria origina in parte dalla convinzione che solo gli umani posseggano un’anima – un concetto assurdo che non si fonda né su un’evidenza logica, né su una deduzione filosofica.

E’ invece probabile che l’idea dell’anima sia soltanto il delirio della fervida immaginazione di una specie oscillante nel nulla che sa che la propria coscienza si dissolverà come la nebbia all’apparir del sole.

Le considerazioni etiche riguardano tutti noi, come la filosofia riguarda tutti noi.

Chiudersi in una casupola nella Foresta Nera o sentenziare sull’universo seduto in un caffè parigino mi sembra una forma estrema di hybris. Io non credo nella conoscenza specializzata delle ultime cose. Pontificare sull’Essere da un infinitesimale punto dello spazio – tempo è pura arroganza. E’ come se un nativo dell’Amazzonia – che nulla conosce del resto del mondo - tentasse di immaginare la città di New York.. Gli scienziati, stanno ora concependo un multiuniverso e varie dimensioni, e pretendere di comprendere la verità sulle ultime cose  da questo punto microscopico del Tutto, è semplicemente assurdo. Seppellirsi in una capanna in Germania e propinarci una gemma come l’heideggeriano “abisso di essenza” per definire la differenza tra gli umani e gli animali e per contraddire l’intuizione poetica di Rilke riguardo alla natura animale, è un esempio di come non si possa dipendere dalla speculazione filosofica. Io penso come Kundera che “Il vero esame morale dell'umanità è il rapporto con coloro che sono alla sua mercé: gli animali. E qui sta il fondamentale fallimento dell'uomo, tanto fondamentale che da esso derivano tutti gli altri.”

Sto cercando, umilmente, di ragionare. Seguendo la sua intervista ho notato una certa sua difficoltà nello spiegare i diritti animali. O cosa è un animale.

Ma forse le cose sono molto più semplici di quello che si crede: in questo particolare pianeta una specie egemone  ha inventato un suo codice etico e ha deciso – in un modo puramente soggettivo – cosa è giusto o sbagliato per gli altri abitanti del globo.

Se i dinosauri avessero avuto una coscienza evoluta come la nostra, avrebbero, ugualmente, immaginato un super dinosauro intelligente, sopra le nuvole, pronto a trasmettere il proprio codice universale di comportamento. Che, in effetti, è il proprio codice sublimato di condotta.

Anche i dinosauri – come i buoi o i cavalli di Senofane – avrebbero immaginato gli dei simili a se stessi e avrebbero concepito un codice etico che non sarebbe stato altro che il proprio codice “specista” di comportamento. Ogni civiltà evoluta crea i propri valori che sono “de facto” i valori per la difesa della propria specie. Niente di più.

E noi siamo, come lei sa bene, Mr. Singer, nani spirituali dominati dall’Età della Tecnica.

Noi siamo, in realtà, spiritualmente inferiori agli uomini del tempo di Buddha.

Sono passati più di 2600 anni e Mark Lawson continua a fare domande insulse riguardo al diritto di torturare e massacrare esseri senzienti.

Io la vedo così. Se gli esseri viventi subiscono atrocità è dovere della cosiddetta società civilizzata di intervenire e di aiutarli. Se i suoi figli, Mr.Singer, si trovassero sotto le mani abili di Mengele o Himmler sono sicuro che lei lotterebbe. Se lei rischiasse di essere dominato da Hitler, Pol Pot o Attila sono sicuro che lei dimenticherebbe il suo pacifismo e lotterebbe. Io, come molti Italiani, provengo da un background marxista, ma differisco dai miei compatrioti che credono che la violenza sia sempre qualcosa di sbagliato. L’Iraq è una cosa, Timor è un’altra . L’Afghanistan è una cosa il Rwanda un’altra ancora.  Permettere che un genocidio accada è un atto scellerato.

Permettere che la Janjawid, la milizia Sudanese nel Darfur, costringa un milione di persone a morire di fame è immorale e va fermato. Blair, che secondo me ha sbagliato totalmente riguardo all’Iraq, è nel giusto quando dice che è pronto ad inviare truppe in Sudan.

Noi di sinistra spesso abbiamo un doppio standard. Non abbiamo detto niente nel 1979 quando la Tanzania e i ribelli ugandesi misero fine al mostruoso regime di Idi Amin.

Non abbiamo detto niente quando Cuba ha combattuto  con l’Angola contro i Sud Africani, o quando la Francia, nel 1979, rovesciò Bokassa, o quando i Vietnamiti, nel 1978, sconfissero Pol Pot. Il nostro pacifismo sfortunatamente, segue spesso la nostra ideologia.

Molte persone, ora, pensano che non fare niente di fronte al male è, in effetti, un male.

E molti giustificano interventi anche per metter fine a un massacro animale.

Il punto in questione è semplice: se un oppressore “mengeliano” sta commettendo atrocità verso esseri viventi è giusto combatterlo?

Secondo molte persone la sperimentazione sugli esseri senzienti è una forma di oppressione “mengeliana” che giustifica la violenza.

E penso che lei non possa negarlo senza essere illogico o cadere in contraddizione.

Immagino che questa conclusione non le piaccia, ma questa conclusione è la brutale realtà.

Nascondersi dietro un pacifismo “specista” è una forma di vigliaccheria.

Dire che è giusto combattere Mengele quando tortura gli umani ma che è sbagliato combattere Mengele quando tortura animali è una forma di vigliaccheria “specista”.

Di conseguenza, alla mia domanda (se un oppressore “mengeliano” sta commettendo atrocità è giusto combatterlo?) lei risponderebbe (come ha risposto a Mark Lawson) che la violenza è sbagliata contro tutte le forme di vita. Perfetto ma troppo facile. E quando gli è stato chiesto se condannasse la violenza contro un vivisezionatore lei ha risposto qualcosa come: posso capirla – considerando l’orrore che gli animali stanno soffrendo – ma la condanno.

Le pongo, allora, un’altra domanda: “E’ etico resistere un oppressore “mengeliano” di umani (come resistere ai nazisti nel Ghetto di Varsavia) ma condannare la resistenza contro un oppressore “mengeliano” che tortura animali nei laboratori di ricerca?”

Ed è etico per un professore di bioetica non affrontare coraggiosamente il dilemma: se ci si confronta con una letale violenza verso gli esseri senzienti la resistenza é sempre giustificata?

Perché questa è la domanda cruciale. E lei sa, Mr. Singer, che c’è una sola risposta alla domanda ed è questa: se ci si confronta con una efferata violenza contro gli esseri senzienti ogni resistenza è giustificata. Il fatto che noi abbiamo raggiunto un livello superiore di coscienza e che possediamo maggiori capacità intellettive non prova nulla. Un alto livello d’intelligenza dovrebbe produrre una maggiore livello di compassione non un’egemonia spietata e tirannica verso le altre creature senzienti meno intelligenti.

Posso capire il rischio. So come i cristiani fondamentalisti hanno reagito al suo suggerimento riguardo al disabile. Ma l’etica richiede la verità. E la verità è che se lei giustifica la resistenza contro l’oppressore “mengeliano” dell’ “animale umano” deve eventualmente  - e dico “eventualmente” con tristezza – giustificare anche la resistenza contro l’oppressore dell’“animale non umano”. Negare questo significa ficcare la testa nella sabbia. Si può temere per sé  stessi e per la propria  famiglia ammettendo che la resistenza sia giustificata. So quello che prova.

Posso capire perché sto seguendo la marea di oltraggi che sta investendo Jerry Vlasak e SPEAK. Si può temere per se stessi ammettendo che la resistenza sia giusta, ma la verità è un’altra cosa.

La verità, Mr. Singer, è la verità.

Quando lei dice che “l’uso della violenza o dell’intimidazione distruggono le basi etiche del movimento animalista” e quando lei dice che anche “gli umani sono esseri senzienti”, lei non considera che mentre da una parte, ogni giorno – nell’assoluta normalità –, vengono massacrati

131 milioni di animali – l’equivalente di una Auschwitz “animale” ogni ora –, dall’altra parte solo dire di voler ferire un vivisezionatore produce un’onda anomala di esecrazione.

In parecchi paesi europei l’oppressore “mengeliano” fu affrontato con le armi. Mio padre perse un braccio combattendo l’oppressore nazista. Non é una cosa piacevole, ma quando la coscienza si evolve al punto che non può più accettare l’immenso orrore della sofferenza degli esseri senzienti qualcosa cede, si spezza. Qualcosa ad un certo momento dell’evoluzione della mente scatta; e non c’è professore di bioetica, o convinto pacifista, capace di fermarla. Se continuiamo a distruggere il mondo, i suoi animali, le sue foreste, i suoi oceani qualcosa di incontrollabile, inevitabilmente accadrà. E forse gli eventi narrati nel film “L’Esercito delle Dodici Scimmie” di Terry Gillian non sono così remoti come si immagina. Quando le contraddizioni esploderanno nella coscienza evolvente non sarà possibile fermare quello che accadrà; e sarà una reazione violenta contro la violenza. Come la Rivoluzione Francese annunciò un totale cambiamento di coscienza così i fatti che si stanno sviluppando intorno all’Università di Oxford sono forieri di qualcosa di drammaticamente nuovo. E la repressione “blairiana” non potrà far nulla. La repressione intensificherà lo scontro. Tutto ciò non è qualcosa che uno desidera ma è qualcosa che uno sente profondamente “dans sa peau”sotto la pelle come conseguenza dell’inesorabile dispiegarsi degli eventi.

Mi faccia finire con una storia. Quando ho letto, in Animal Philosophy, la descrizione di Luc Ferry del toro torturato in Spagna nella città di Coria  - forse sotto lo sguardo placido di un parroco sorridente - ho pensato alla storia di un autore italiano, Dino Buzzati, che nell’ introduzione (che è, in effetti, un racconto breve) all’arte di Geronimo Bosh, narra di un tale – che potrebbe essere l’autore stesso – che arriva a Hertogenbosh, la città del pittore olandese e incontra un uomo chiamato van Teller. Il vecchio, parlando di Bosh, spiega all’io narrante  che il pittore ha una “seconda vista” capace di vedere la parte recondita della “natura umana”, una visione capace di scrutare l’aspetto “noumenico” della natura della specie, la “cosa in sé” che è l’uomo. Van Teller spiega che Bosh vedeva l’essenza degli uomini, e che perciò quello che dipingeva era quello che vedeva e non quello che immaginava (Francis Bacon farà la stessa cosa nel nostro secolo). Van Teller dice qualcosa come: guardi quella mamma con il bambino, ai suoi occhi essa appare come una bellissima donna, ma in effetti essa è un mostro disgustoso. Bosh dipinse la gente come  è in realtà. Quello che si vede non ha niente a che fare con l’immaginazione.

Un giorno, forse, mentre sarò intento a radermi, il mio vero “me stesso” apparirà nello specchio. 

Se noi, come umani, permettiamo che questo orrore continui ad accadere e restiamo silenziosi - e non vogliamo affrontare la verità – allora van Teller ha ragione: questa specie che pensa di essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio in effetti è un mostro orrendo.

 

Distinti saluti

Paolo Ricci.

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PUNTI SALIENTI DELL’INTERVISTA CONCESSA

DA PETER SINGER A MARK LAWSON

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BBC 2 - MARTEDÌ 29 GIUGNO 2004-08-11 - ORE: 23,20

“PETER SINGER TALKS TO MARK LAWSON”

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Lawson: Uccidere un uomo per ragioni razziste è  paragonabile ad ammazzare qualcuno in difesa degli animali?

Singer: Non è paragonabile, ma se guardiamo attentamente la storia e osserviamo la sofferenza inflitta a milioni, a miliardi di animali, che continua senza sosta, da sempre…

Lawson: Riesce a capire il processo mentale degli animalisti estremi che dicono che uccidere un vivisezionatore è una cosa “eticamente” corretta se salva milioni di vite animali?

Singer: Bèh ..posso capirlo ma non posso condonarlo; se uno visualizza quello che la gente fa agli animali ogni giorno e pensa che possa fermare una simile violenza attraverso il processo democratico e poi arriva alla conclusione che attraverso il processo democratico non si risolve nulla, e vede la grande sofferenza e vuol mettere fine a questo orrore, allora capisco che qualcuno possa affermare che è il caso di resistere con la forza, ma logicamente penso che un’idea del genere è profondamente errata…

Lawson: Si sente responsabile per avere ispirato indirettamente atti del genere?

Singer: In un senso, si. Infatti ho cercato di fare qualcosa al riguardo e nella seconda edizione della mia introduzione ad “Animal Liberation” mi sono fermamente opposto a una simile violenza. Quando scrissi la prima versione questi fatti non erano ancora accaduti. Devo precisare che la violenza nel movimento animalista é estremamente limitata se la si paragona a quella degli anti – abortisti, che hanno ucciso 4 o 5 dottori e infermieri. Non sono a conoscenza di  simili violenze perpetrate dal movimento animalista; sicuramente non è stato ucciso un vivisezionatore, magari qualcuno è stato ferito - e sicuramente non è stata una cosa gradevole- e spero che non si arriverà mai a vedere qualcuno ucciso;  ma è bene ricordare che in un movimento  vasto come quello animalista - composto da milioni di persone - la maggioranza è formata da gente compassionevole che mai farebbe una cosa del genere.

Lawson: Nell’area dell’eutanasia che ha creato altre controversie lei ha affermato che in certi casi è più giusto terminare la vita di un disabile che di un animale sano.

Singer: Quello che posso dire è che un essere senziente, biologicamente umano, non ha necessariamente un diritto particolare alla vita. E tutto dipende dalla qualità della vita particolare. Per esempio i neonati che nascono senza cervello sono meno coscienti del proprio ambiente, meno capaci di fare cose e di provare dolore di molti animali - virtualmente di tutti i mammiferi non umani...

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14/10/04