Officina della THEORÎA

Sofferenza animale e allocazione delle risorse delle associazioni animaliste: il caso della LAV nella pianificazione del 2002
- di Andrea Argenton –








Uno studio di notevole impegno già riportato in altri siti. Lo riprendiamo, oltreché per la serie di dati importanti che contiene, anche per per la sua impostazione metodologica. Infatti non accade spesso che la riflessione animalista si spinga sul terreno analitico. Un esempio da seguire.

SINTESI

Questo lavoro fornisce alcuni dati numerici sulla sofferenza animale nel nostro paese; a tal fine i dati vengono classificati per aree di sofferenza (animali uccisi per alimentazione, per sport, per esperimenti ecc.).

Esamina poi le scelte operative delle associazioni, basandosi come campione su un documento programmatico presentato nel 2002 da parte dell'attuale dirigenza della Lav, e cerca di verificare la maggiore o minore correlazione tra le situazioni di sofferenza e gli impegni dell'associazione.

I risultati sembrano suggerire la necessità di un impegno molto maggiore a favore delle campagne per il vegetarismo o comunque per migliorare la condizione degli animali uccisi per alimentazione, mentre l'attenzione verso gli animali di affezione pare sovrappesata rispetto alle altre situazioni di sofferenza animale.

Infine, non mancando di sottolineare i limiti di un'analisi meramente quantitativa, propone alcune possibili indicazioni per affinare la ricerca e renderla più significativa.

***

E’ opinione comune tra gli animalisti che nel nostro paese sofferenza e morte di animali riguardino ogni anno decine di milioni di individui; non molti però sarebbero in grado di dettagliare con maggior precisione questa indicazione numerica.

Non è invece comune la quantificazione o anche solo la percezione del miglioramento nella condizione animale indotto dall’attività svolta in questi anni dalle associazioni animaliste nazionali; infine, sembra essere del tutto assente qualsivoglia valutazione della correlazione tra la consistenza delle situazioni di sofferenza e l’allocazione di risorse volte a contrastare tali situazioni da parte delle associazioni animaliste.

Questo lavoro si propone di fornire alcuni dati di riferimento, e di esaminare il caso del comportamento di una singola associazione (la Lav) in un determinato momento. Tale associazione è stata scelta perché l’unica di cui si disponesse di qualche documentazione idonea a comprendere gli indirizzi dettati dalla dirigenza in tema di priorità associative, e quindi anche di allocazione delle risorse.

Il lavoro non ha pretese di scientificità, sia perché si basa su dati alle volte non omogenei o non del tutto di pari datazione, sia perché in alcuni casi ricorre forzatamente ad assunzioni ragionevoli ma ipotetiche, sia perché esamina solo aspetti quantitativi trascurando quelli qualitativi. In prospettiva di riduzione della sofferenza animale non è evidentemente la stessa cosa raccomandare il consumo di uova di galline allevate a terra o invece propagandare la scelta alimentare vegan, così come non è la stessa cosa la sofferenza di una mucca allevata in un pascolo alpestre e poi macellata rispetto a quella di un animale di laboratorio che trascorre la sua infelice esistenza chiuso in una stanza in una fredda gabbia di metallo, senza contatti con i propri simili ma solo con strani mostri in camice bianco che periodicamente vengono a straziarlo nel corpo e nell’anima.

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MACROAREE DI SOFFERENZA E LORO INDICATORI NUMERICI

Il primo punto di partenza è stato quello di suddividere il campo di osservazione in macroaree di sofferenza e di morte animale; tale suddivisione è naturalmente in parte soggettiva e in parte dettata anche dalle possibilità di raccolta di dati significativi.

Le macroaree individuate sono le seguenti:

A) animali uccisi per alimentazione

B) animali uccisi per attività "sportiva"

C) animali uccisi per abbigliamento

D) animali sfruttati/uccisi per divertimento

E) animali sfruttati/uccisi per esperimenti

F) abusi su animali d’affezione

Sia la voce A) che la voce B) non comprendono gli animali uccisi per pesca industriale o "sportiva"; in massima parte tale scelta deriva dalla mancanza di dati sul numero di individui vittime della mattanza umana. Per quanto concerne la pesca, è d’uso infatti fornire dati solo riguardo al peso del pescato, e non al numero di individui uccisi, e già questo approccio la dice lunga sul progresso realizzato in tema di consapevolezza della natura dell’animale come individuo portatore di diritti. Come conseguenza, si è preferito focalizzare la ricerca sui soli animali non acquatici anche per le altre macroaree. I dati utilizzati per le voci C), D) e F) sono alquanto incerti: in particolare per la voce C) non sono a conoscenza di fonti che indichino dati relativi al numero di animali effettivamente uccisi con lo scopo principale di ottenere materiale per l’industria dell’abbigliamento e similari (e quindi pellicce, scarpe, borse, sciarpe ecc.); analogamente, per la voce D) non è stata reperita un’indicazione precisa del numero di animali sfruttati per divertimento. Quanto alla voce F), come indicatore è stato adottato il numero degli animali abbandonati o smarriti sommato al numero di rettili e animali esotici detenuti nelle case, considerati ipso facto sofferenti in quanto costretti a vivere del tutto al di fuori del loro ambiente naturale.

Con questa suddivisione, è stata ottenuta la seguente tabella:



Area

Indicatore numerico

Dato percentuale

Note

A alimentazione

635.000.000

85,1%

(a)

B sport

100.000.000

13,4%

(b)

C abbigliamento

10.000.000

1,3%

(c)

D divertimento

50.000

n.s.

(d)

E esperimenti

1.000.000

0,1%

(e)

F animali d’affezione

350.000

n.s.

(f)

Totali

746.400.000

 

 



  1. - cavalli macellati in Italia: 278.000 nel 2001 (Impronte ottobre 2003, pag. 6)
    - bufali allevati in Italia: 200.000 (Impronte luglio 2003, pag. 17)
    - vitelli, manzi, vacche, bufali macellati: 4,5 milioni (Correggia, Addio - alle carni, Lav 2001)
    - maiali macellati: 13 milioni (ibidem)
    - pecore e capre macellate: 7,8 milioni (ibidem)
    - polli da carne macellati: 500 milioni (ibidem)
    - tacchini, faraone, anatre e oche macellati: 40 milioni (ibidem)
    - pulcini maschi di razza ovaiola macellati: 30 milioni (ibidem)
    - conigli macellati: 10 milioni (ibidem)
    - galline ovaiole vecchie macellate: 30 milioni (ibidem)
    - struzzi macellati: 50.000 (ibidem)

  2. - animali uccisi annualmente per attività venatoria (Impronte febbraio 2003, pag. 5)

  3. - animali da pelliccia allevati in Italia: 235.000 (Impronte maggio 2001, pag. 3, citando Eurostat)
    - pelli importate: 185.000 tonnellate (Impronte maggio 2001, pag. 3, citando Eurostat)
    - fatturato 1998 del settore pellicce: 4.000 miliardi (Impronte dicembre 2000, pag. 2)

  4. - palii estivi: 500 (Impronte maggio 2003, pag. 29); animali impiegati ?
    - animali negli zoo italiani: 10.000 (Impronte maggio 2002, pag. 6)
    - animali impiegati nei circhi ?

  5. - animali uccisi nei laboratori: 3.500 al giorno (Impronte luglio 2003, pag. 2)
    - animali utilizzati per fini sperimentali nel 2000: 905.000 (Impronte maggio 2002, pag. 13, citando la Gazzetta Ufficiale)

  6. - animali abbandonati o smarriti ogni anno: 150.000 (Impronte maggio 2003, pag. 14)
    - animali seviziati nei primi 10 mesi del 2002: 2.700 (Impronte dicembre 2002, pag. 2)
    - animali nelle case degli italiani: 90.000 rettili, 3.000 grandi felini, 110.000 uccelli esotici (Impronte dicembre 2002, pag, 18, citando Eurispes)
    - cani coinvolti nei combattimenti: 15.000 (Impronte ottobre 2001, pag. 4)

Poiché la ricerca analizza le scelte operative effettuate dalla dirigenza della Lav, si è ritenuto opportuno per quanto possibile basarsi su dati pubblicati dalla stessa associazione; pare sensato infatti ipotizzare che nell’effettuazione delle sue valutazioni ogni associazione tenga prevalentemente conto dei dati elaborati in proprio o comunque accettati, se elaborati da terzi.

**********

LA PIANIFICAZIONE DELLA LAV A INIZIO 2002

Nel febbraio del 2002 la Lav teneva un congresso anticipato che, tra i punti all’ordine del giorno, prevedeva l’elezione del consiglio direttivo e del collegio dei probiviri; in effetti il consiglio direttivo in carica non era in scadenza né era dimissionario, ma questo aspetto procedurale esula dalle tematiche discusse in questo documento.

Poco prima, a fine gennaio 2002, tre persone poi risultate elette nel nuovo consiglio direttivo (e precisamente i soci Sansolini, Bennati, Richichi), inviavano, perché venisse diffuso tra gli iscritti, un documento di sette pagine contenente una loro proposta di riorganizzazione dell’associazione, e si candidavano contestualmente alla carica di consiglieri direttivi. Questo documento conteneva anche le priorità da assegnare all’attività associativa. Poiché il documento è stato redatto dalle persone che hanno poi rappresentato la maggioranza del consiglio direttivo, e che ricoprono le cariche di presidente e di vicepresidente dell’associazione (e ora anche di presidente del da poco costituito "Comitato Lav"), pare lecito pensare che lo stesso costituisca un’indicazione attendibile delle scelte operate dall’associazione.

In tema di priorità dell’attività prevista per il 2002/2003, il documento si esprimeva come segue:

I massima priorità

  • COMBATTIMENTI

II principali

  • CIRCO

  • PELLICCE

  • POLLI

  • TRASPORTO

  • VIVISEZIONE/CHIMICI/COSMETICI

III da seguire

  • OVAIOLE

  • PAC (Politica Agricola Comunitaria)

  • PESCA

  • RANDAGISMO

  • ZOO

IV da preparare

  • CACCIA

V da monitorare

  • ALLEVAMENTI ANIMALI DA PELLICCIA

  • FOIE GRAS

  • VITELLI

A distanza di due anni si può osservare che non sembrerebbero essere stati ottenuti risultati particolarmente significativi riguardo agli obiettivi principali: non è stata approvata alcuna legge contro i combattimenti, non si hanno notizie di avanzamenti di iniziative legislative verso i circhi, in tema di pellicce l’ordinanza Sirchia è stata rinnovata ma non trasformata in legge, il recepimento della direttiva sulle galline ovaiole è stato ampiamente negativo.

A dire il vero pare ora possibile che l’obiettivo di una maggiore repressione del fenomeno dei combattimenti venga raggiunto in tempi non lunghissimi, in quanto la stesura attuale della cosiddetta legge antimaltrattamenti, tuttora in discussione in Parlamento, contiene chiare disposizioni in merito. E’ ormai noto però che il prezzo per questo risultato, nella stesura attuale della normativa, sarebbe quello di allentare sensibilmente le maglie della repressione dei maltrattamenti in molte altre aree, tanto che il disegno di legge di fatto è ormai stato ripudiato da significative componenti dell’animalismo italiano.

Per quanto invece concerne l’esito del recepimento della direttiva sulle galline ovaiole, di seguito riporto un parere che evidenzia chiaramente come esso debba considerarsi del tutto fallimentare:

"Insomma, l’esito delle iniziative recenti a difesa delle galline ovaiole è stato del tutto negativo, oltre ogni aspettativa ed ampiamente oltre i limiti della decenza".

A rilasciare questo parere sull’esito delle iniziative dell’associazione in tema di galline ovaiole è stata una fonte del tutto attendibile, ossia il presidente stesso della Lav (fonte: Impronte di ottobre 2003, pag. 12, dichiarazione di Adolfo Sansolini).

Un’altra osservazione che salta all’occhio leggendo il documento integrale è che in nessuna pagina appariva menzione delle tematiche relative al vegetarismo, né infatti ad esse era assegnata alcuna priorità.

Anche queste però sono considerazioni non strettamente collegate all’oggetto di questo lavoro, che è quello di cercare di verificare la relazione tra la sofferenza animale in vari campi e la relativa allocazione di risorse da parte delle associazioni.

**********

ALLOCAZIONE DELLE RISORSE E ANALISI DEGLI SCOSTAMENTI

Il documento in esame non prevedeva esplicitamente una allocazione quantitativa delle risorse nelle varie aree. Si è allora ritenuto plausibile ricostruire un’allocazione implicita assegnando le priorità alla varie macroaree già individuate, e dando maggiore peso alle priorità elencate come più alte, ottenendo quindi la tabella seguente:


Priorità

Livello

Punti

Macroarea

Combattimenti

I

5

F

Circo

II

4

D

Pellicce

II

4

C

Polli

II

4

A

Trasporto

II

4

A

Vivisezione

II

4

E

Ovaiole

III

3

A

PAC

III

3

A

Pesca

III

3

A

Randagismo

III

3

F

Zoo

III

3

D

Caccia

IV

2

B

Allevamenti (Pellicce)

V

1

C

Foie gras

V

1

A

Vitelli

V

1

A

 

Totale punti

45

 

Con questa ripartizione, si è poi ottenuto la seguente tabella:

Area

Punti

Dato percentuale

A alimentazione

19

42,2 %

B sport

2

4,4 %

C abbigliamento

5

11,1 %

D divertimento

7

15,6 %

E esperimenti

4

8,9 %

F animali d’affezione

8

17,8 %

Totali

45

 

A questo punto si è potuto costruire una tabella di comparazione quantitativa tra gli indicatori di sofferenza e quelli di allocazione delle risorse, come sotto riportato:

Area

Indicatore di sofferenza

Allocazione risorse

Scostamento

A alimentazione

85,1%

42,2 %

- 42,9 %

B sport

13,4%

4,4 %

- 9,0 %

C abbigliamento

1,3%

11,1 %

+ 9,8 %

D divertimento

n.s.

15,6 %

+ 15,6 %

E esperimenti

0,1%

8,9 %

+ 8,8 %

F animali d’affezione

n.s.

17,8 %

+ 17,8 %


Da un primo esame in tutta evidenza non sembrerebbe esserci molta correlazione tra le situazioni di sofferenza e l’allocazione delle risorse. In particolare, sembrerebbe nettamente sottopesata l’allocazione di risorse a favore degli animali destinati ad essere uccisi per alimentazione, e sovrappesata quella a favore degli animali di affezione.

E’ ragionevole pensare che quest’ultimo aspetto sia effettivamente comune a molte associazioni, sia perché abbiamo maggiore comunanza di vita con quegli animali, e quindi è comprensibile che verso di loro ci sia maggiore sensibilità, sia perché, appunto per questo motivo, la raccolta di fondi delle associazioni è facilitata se fa appello a tematiche più immediatamente vicine alle persone.

**********

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Il presente lavoro va considerato poco più che un divertissement, dati i suoi limiti a cui si è già in parte accennato; se può avere una minima utilità, è quella di costituire uno stimolo alla riflessione e all’elaborazione di ulteriori studi più approfonditi, che fin qui paiono assenti, nonché una sottolineatura della necessità di sistematico reperimento e divulgazione di dati quantitativi attendibili in merito ai fenomeni oggetto di studio.

Su quest’ultimo punto, per esempio, l’indicazione degli animali macellati in Italia potrebbe essere una stima sensibilmente in difetto del numero di animali consumati (uccisi) dagli italiani; secondo dati pubblicati recentemente dal quotidiano La Repubblica le importazioni rappresentano ormai il 50% dei consumi di carne bovina, e il 40% di quelli di carne suina.

Questa ricerca potrebbe quindi costituire al più una prima rudimentale base da cui partire per ulteriori indagini. Le direttrici per perfezionare la ricerca potrebbero essere le seguenti:

  • verificare l’allocazione di risorse sulla base di dati effettivi e consuntivi, non su dichiarazioni di intenti;

  • estendere la ricerca alle maggiori associazioni animaliste, in modo da ottenere un aggregato maggiormente rappresentativo;

  • effettuare una comparazione degli indicatori numerici di sofferenza tra gli analoghi dati di inizio anni ’80, inizio anni ’90, primi anni del 2000, per cercare di valutare l’efficacia dell’azione svolta dalle associazioni nel tempo;

  • cercare di introdurre dei correttivi qualitativi, per una migliore comparazione di situazioni di sofferenza assai diverse tra loro, che a sua volta è premessa per indirizzare gli sforzi là dove sono più necessari.

Quest’ultimo punto potrebbe essere affrontato attribuendo dei coefficienti agli indicatori numerici di sofferenza, in modo da dare maggiore o minore risalto alle situazioni di sofferenza più o meno acuta. In particolare, prendendo come punto di riferimento la situazione degli animali detenuti per alimentazione, potrebbe essere sensato ritenere che gli animali nei laboratori patiscano sofferenze maggiori, mentre agli animali che hanno vissuto liberi e sono caduti vittime della caccia potrebbe essere assegnata minore sofferenza (per semplicità è escluso il caso degli animali "pronta caccia" allevati in cattività appositamente per essere poi rilasciati e mandati a morte per il sollazzo dei gentiluomini con il fucile).

Il limite di questo approccio è naturalmente l’assoluta soggettività dei coefficienti correttivi. Con questa non irrilevante premessa, la tabella degli indicatori numerici di sofferenza potrebbe essere rivista come segue:



Area

Indicatore numerico

Coefficiente correttivo

Indicatore corretto

Dato percentuale

A alimentazione

635.000.000

1

635.000.000

95,5 %

B sport

100.000.000

0,1

10.000.000

1,5 %

C abbigliamento

10.000.000

1

10.000.000

1,5 %

D divertimento

50.000

1

50.000

n.s.

E esperimenti

1.000.000

10

10.000.000

1,5 %

F animali d’affezione

350.000

0,2

70.000

n.s.

Totali

746.400.000

 

665.120.000

 

La tabella di comparazione tra indicatori di sofferenza e allocazione delle risorse risulterebbe quindi come segue:

Area

Indicatore di sofferenza

Allocazione risorse

Scostamento

A alimentazione

95,5%

42,2 %

- 53,3 %

B sport

1,5 %

4,4 %

+ 2,9 %

C abbigliamento

1,5 %

11,1 %

+ 9,6 %

D divertimento

n.s.

15,6 %

+ 15,6 %

E esperimenti

1,5 %

8,9 %

+ 7,4 %

F animali d’affezione

n.s.

17,8 %

+ 17,8 %



Da essa risulterebbe un sostanziale sovrappeso di tutte le aree a scapito dell’allocazione di risorse a favore degli animali destinati all’alimentazione umana. Se ne potrebbe quindi trarre la conseguenza dell’opportunità di un netto potenziamento delle campagne a favore del vegetarismo e di quelle volte almeno a migliorare la condizione degli animali negli allevamenti.

In effetti se l’etica animalista è quella della difesa dei più deboli, probabilmente occorrerebbe riflettere sul fatto che gli animali di affezione sono in qualche modo i "primi tra gli ultimi", e quindi dedicare maggiori sforzi a favore degli "ultimi tra gli ultimi".

Va pur detto però che non si può ridurre la sofferenza ad una mera questione quantitativa secondo un approccio puramente utilitaristico. L’etica dei diritti degli animali è essenzialmente un’etica di rispetto dei diritti dei singoli individui; ogni individuo in stato di sofferenza merita che la sua sofferenza venga considerata.

Si potrebbe allora ipotizzare che l’allocazione delle risorse da parte delle associazioni animaliste di tipo generalista dovrebbe indirizzarsi alle situazioni di maggior sofferenza, mantenendo però una sorta di "minimo garantito" per cercare di incidere anche nelle aree quantitativamente meno rilevanti. In ogni caso pare opportuno che le associazioni sviluppino la capacità di interrogarsi su questi temi.





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30/05/04