Officina della THEORÎA |
Lenin! |
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Ottanta anni fa, il 21 gennaio, moriva il più grande rivoluzionario di ogni tempo: Vladimir Ilic Ulianov, detto Lenin. Abbiamo pensato di ricordare la sua figura in un ambiente animalista anche se la società a cui ha dato i natali e accompagnato le speranze del secolo scorso non è stata per niente benevola verso gli animali. Lo facciamo perché, nonostante tutto, riconosciamo un'affinità di base tra le motivazioni che hanno mosso i bolscevichi e quelle che oggi muovono l'antispecismo: una società pacificata in cui l'unica sofferenza esistente sia solo quella ineliminabile imposta dalla natura. Poi perché in molte fotografie, il grande rivoluzionario appare ripetutamente ritratto in atteggiamenti affettuosi con vari animali e questo porta a credere che un suo lato segreto non sia mai emerso e reso pubblico. Ci piace pensarlo.
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Lenin con contadini
(1959). Dipinto di Evdokiya Usikova (Ukraine).
Immerso in una luce serena che sembra annunciare la fine della Storia e il raggiungimento della tanto agognata quiete umana, un Lenin metafisico e irreale non si staglia più tra le folle proteso ad indicare la via della Rivoluzione. Vladimir appare seduto insieme a contadini che gli pongono problemi di semplice quotidianità. Risulta anzi in posizione appartata, quasi secondaria. La politica è morta perché morta è la società alienata che la rende necessaria. Le voci sembrano abbassarsi fino a apparire un sommesso bisbiglio mentre la guardia rossa, conclusi i tempi del ferro e del fuoco può conquistare un ruolo autentico nel servizio al popolo. I piccoli sono fuori del cerchio, prossimi a una staccionata che potrebbe rappresentare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di quella età adulta che li vedrà futuri soggetti. Ma l'attenzione al sommesso discorso del vecchio trasmette la certezza di un processo in corso. A fianco di loro c'è un cane. L'animale sembra percepire i sussurri emanati da quella immensa pace e godere dell'inclusione che gli uomini gli hanno offerto. Ma il suo sguardo volge altrove. Il suo è l'unico sguardo che non è calamitato da questa sacra rappresentazione laica. Il mio posto, il posto dell'animale – sembra dire – è comunque altrove. [KMS]
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21/01/04 |