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Dedicato a una Palombella |
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Esiste un luogo appollaiato su una rupe dove ogni anno viene compiuto un rito barbaro. Una colomba posta dentro un tubo viene sparata tra fuochi e mortaretti in direzione del Duomo. Da "non si sa bene che cosa", gli indigeni traggono auspici - così dicono - intorno al futuro della comunità. Un essere senziente, ma ignaro delle profondità concettuali di coloro che la usano come se fosse una cosa, è costretta a passare un brutto momento e c'è da credere che ansie, stress e paura, se non addirittura autentico terrore, si impadroniscano della piccola candida coscienza. I "rupestri" evocano mattatoi, canifici, battute di caccia per fare accettare la loro piccola violenza. Ma gli animalisti non ci cascano; sanno bene che i rupestri, il loro ridicolo rito, non lo sostituiscono con tutto il resto, ma glielo aggiungono a mo' di cappello. Dunque Poi c'è un'altra ragione, più importante ancora, che induce a reagire: la storia della colombella, pur essendo lontana dai dolori più acuti che la comunità degli animali riceve dalla Bestia, è un emblema difficilmente eguagliabile.
Insomma, gli ingredienti per considerare la battaglia per la liberazione della palombella un fatto di primaria importanza per l'aspetto simbolico che ricopre ci sono tutti: il potere ideologico-teocratico, quello giuridico-statale, quello tecnico-pseudomedico e tutti supportati dall'ignoranza neovandeana. E allora, bravi animalisti insistiamo tutti insieme per mettere fine alla pratica barbara. Può darsi che la comunità esca dalle caverne, che il giudice trovi la legge, che il veterinario scopra l'etologia, che il ministro di Dio sia fulminato dal Demiurgo o, in subordine, scorga la compassione. In mancanza di tutto questo non ci rimane che confidare nelle onde del pensiero. Concentrarsi, concentrarsi, concentrarsi fino a che la rupe non si dissolva. Non dovrebbe essere difficile, è friabile E il Duomo? E i suoi splendidi affreschi? Quegli affreschi che ho tanto amato in gioventù, quando ancora non sopettavo tutte le orrende espressioni della Bestia? Ricordiamoci quel che disse il saggio taoista all'imperatore che magnificava una foglia fatta d'oro e finemente cesellata al punto da sembrare vera:
"Quanto ha impiegato l'artista a realizzarla?" Non siete ancora convinti? Nello splendido romanzo "L'Assassino Cherubico" di Paolo Ricci, si cita un artista, Giacometti scultore: Sapete cosa diceva lo scultore Giacometti? Se brucia la Tate Gallery e c'è un gatto randagio in una sala ( ) e devo scegliere tra salvare un Tiziano o il gatto, scelgo di salvare dalle fiamme povero il gatto. Proprio così! Bello stronzo! Hanno pensato le anime belle e le ricche vestali dell'arte, ma Giacometti era assolutamente serio, i grandi artisti se ne fregano dell'arte, la fanno e basta e poi se viene distrutta, ciccia! Dicono: distrutta e basta. Come le mandala di sabbia dei Tibetani, lavori stupendi creati da grandi artisti, e alla fine dell'opera : scchhh! Si cancella tutto, l'elaborata composizione svanisce come una scultura di ghiaccio che si scioglie al sole. E allora coraggio: concentratevi e sperate con tutto il cuore che la rupe si dissolva. Se sentirete dentro di voi questo desiderio, se lo sentirete come vostro nell'abisso dell'intimo, compierete un passo da gigante nel processo di consapevolezza cosmica. Anche se la rupe continuerà a rimanere disgraziatamente al suo posto.
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Data: 20/05/02 |
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