Raccuja, Giovanni Molica attacca.

E' di ieri, domenica 8 febbraio 2009, il "murales" di Giovanni Molica Baratta le cui foto pubblichiamo sotto.

Di oggi, 9 febbraio, la lettera aperta di Giovanni Barone, a seguire.

         

Caro Giovanni Molica Baratta,

essendo stato chiamato in causa da un tuo manifesto mi tocca scriverti questa lettera aperta per chiarirti e chiarire il perché io pensi che tu abbia preso un duplice abbaglio. Ho ritenuto di scriverti anche perché ritengo che tu sia in buona fede e quindi meriti una risposta.

Tornando al duplice abbaglio, il primo riguarda il tuo sentirti parte in causa nella vicenda dei fori di aerazione sotto le finestre del Castello, il secondo l’avere scambiato una precisa scelta progettuale per le Tholos per un mio errore (o forse meglio orrore estetico).

In merito al primo punto dovrebbe esserti chiaro che la tua azienda è l’impresa esecutrice dei lavori di fornitura e posa in opera dei mobili e delle attrezzature del Castello. Il ché significa che l’impresa è tenuta ad eseguire opere e magisteri previsti da altri, nel rispetto del progetto  a base di gara.

Per cui tutte le opere eseguite dalla tua azienda, anche i fori nella parete del Castello, dovrebbero discendere da precise indicazioni contenute nel progetto,  ovvero fornite in fase esecutiva dalla Direzione dei Lavori. L’impresa, come è noto, esegue ed ha solo l’obbligo di realizzare quanto richiesto a perfetta regola d’arte.

Chi ha posto la questione dei fori di aerazione e ne ha criticato la realizzazione nella parete del Castello non credo proprio avesse te e la tua azienda come obiettivo, ma tutt’altro. La critica, come appare ovvio, era ed è diretta ai responsabili tecnici dell’intervento ed all’Amministrazione.

Non era compito della tua azienda studiare il sistema per mascherare opportunamente i fori di aerazione (al proposito mi chiedo perché ancora non sia stato fatto) ovvero trovare una soluzione progettuale alternativa.

Per questo il tuo sentirti toccato è frutto di una tua non corretta interpretazione dei fatti, e quindi un abbaglio.

Per quanto riguarda le Tholos rivendico con forza la paternità, assieme agli altri progettisti (l’arch. Gaetano Scarcella ed i geometri Massimo Gugliotta e Nicola Nasisi), delle scelte progettuali effettuate.

Scelte che sono state condivise ed approvate dalle quattro Amministrazioni Comunali interessate e relativi Uffici Tecnici, dal Consorzio Intercomunale Tindari-Nebrodi che lo ha inserito nel PIT, dalla Soprintendenza Beni Culturali di Messina e dall’Assessorato Regionale BB.CC. ed AA. che lo ha pure finanziato. Peraltro il progetto è stato presentato pubblicamente in un convegno nel settembre 2005 ed in quella sede io stesso ho ampiamente illustrato e spiegato le scelte progettuali e gli interventi previsti.

Il tuo manifesto riporta, ritengo quale esempio di cattiva progettazione, solo le foto del punto di informazione di Raccuja, riferendosi quindi su una singola parte dell’intervento.

Per cui solo su questo qui mi soffermerò, lasciando al momento dell’inaugurazione dell’intervento, previsto dall’Amministrazione Comunale nella prossima primavera, una illustrazione più ampia ed esaustiva del progetto e di quanto realizzato.

Innanzitutto, per queste opere, fin dove possibile, è stata effettuata la scelta di utilizzare materiali “antichi”: la pietra, il legno, il rame, il ferro.  Materie prime già presenti al momento della comparsa delle prime Tholos nel bacino del Mediterraneo, nel periodo Pregreco della Civiltà Micenea.

E poi è stata fatta una scelta “romantica”, di lasciare “vivere”, evolvere, le opere eseguite ed in particolare le scritte in rame sull’acciaio corten. L’acciaio che si trasforma ricoprendosi di una patina rossastra, il rame naturale che nel tempo, negli anni, si ossida virando dal rossiccio iniziale al blu ed infine al verderame. Potevamo usare del rame preossidato, ci abbiamo anche pensato, ma abbiamo preferito lasciare fare alla natura ed al tempo. Abbiamo scelto la lentezza e l’autenticità in un epoca di fast food, imitazioni ed artificiosità, anche a costo di non essere compresi, come è stato.

Anche le pietre usate per il restauro delle Tholos sono prive delle caratteristiche muffe bianche, avremmo dovuto crearle artificialmente? Non credo, non avrebbe avuto senso. Sarà il tempo a renderle uguali alle altre.

La scalinata in legno è stata realizzata con la stessa logica, ripetendo una tecnica antica e povera: tavolame e pali infissi. La scarpata è stata volutamente lasciata al naturale, nel tempo attecchirà su di essa la vegetazione come avviene per le aree circostanti. Una manutenzione minima, come è normale che sia, permetterà di fruire compiutamente dell’opera nel suo complesso.

Quelli che tu ritieni errori o brutture discendono da scelte forti e consapevoli, che ovviamente tutti possono criticare, ma che vanno rispettate in quanto frutto di una precisa elaborazione culturale e progettuale.

I fori nella parete del Castello, che non si possono certo addebitare a te, sono l’esatto opposto: assenza di progettualità, improvvisazione, grossolanità, scelta inconsapevole delle conseguenze. 

Per questo il tuo manifesto è un doppio abbaglio.

La tua critica comunque è stata utile ed è servita a me per chiarire alcune scelte progettuali relative alle Tholos. Mi dispiace che si sia innescata una polemica personale, sarebbe stato molto più semplice chiedermi conto direttamente del mio operato come progettista e direttore dei lavori. Ti avrei risposto senza problemi in modo riservato e senza questo risalto che a me non interessa ed a te non credo che giovi.

La risposta a chi ha criticato i fori nel Castello lasciala dare a chi di competenza e continua a fare il tuo lavoro.

Quelli che tacci di arroganza da sempre si occupano del nostro paese, bene o male sarà la storia a deciderlo. Certo lo fanno con passione ed onestà morale ed intellettuale, in linea con i propri principi ed i propri ideali, risultando spesso scomodi, anche per se stessi.

Se vuoi occuparti della “Polis”, e questo è un bene, fallo con passione, non con impeto e/o rabbia, e soprattutto fallo con ponderazione, cercando di interpretare meglio la realtà, individuando correttamente i fatti, le responsabilità e quali battaglie vanno combattute e perché.

Questa non era e non è una battaglia da combattere, almeno da parte mia.

Con affetto

Giovanni Barone