Erano le 7.30 quando Giulia stava andando a scuola. La maestra aveva preannunciato che quel giorno avrebbero parlato di un argomento importante e, mentre camminava nell'aria frizzante del primo mattino, Giulia cercava di indovinare l'argomento che avrebbero trattato in classe.

Giunta a scuola, Giulia si affrettò su per le scale, ansiosa di iniziare la lezione. Appena tutti furono seduti ai propri posti, la maestra, chiuse la porta dell'aula e cominciò:

"Ragazzi, come vi avevo anticipato, oggi tratteremo un problema di attualità: lo sfruttamento dei bambini. In Asia e in altri paesi poveri, i genitori dei bambini sono costretti a mandare i loro figli a lavorare in fabbrica o in miniera. Ho invitato qui un ragazzo che ha lavorato per due anni in una fabbrica di tappeti; il suo nome è Karim, lui parla un po' l'italiano perché vive a Roma da tre anni, oggi è qui per raccontare la sua storia"

  Karim iniziò a parlare:

"Ero piccolo allora: avevo cinque anni, la mia sorellina si ammalò e, per poter comprare i farmaci necessari a curarla, mio padre fu costretto a chiedere un prestito al padrone.

Fui mandato a lavorare nella fabbrica dei tappeti del padrone per estinguere il debito. Scoprii però in seguito che era una truffa: il debito non si estingueva mai.

Nella fabbrica di tappeti c'erano altri bambini che dovevamo lavorare quattordici ore al giorno. Avevamo venti minuti per consumare i pasti e, se non eravamo abbastanza svelti, ci punivano. Poi tre anni fa, la polizia fece un'irruzione nella fabbrica e ci liberò. Grazie all'aiuto di signori gentili ho avuto la possibilità di venire a vivere in Europa per studiare ed imparare a leggere e scrivere".

Karim tacque. Tutti tacquero: non avevamo mai sentito parlare di questi bambini. Giulia pensò che fosse utile scoprire che esistono queste realtà e si disse che, diventata grande, avrebbe aiutato anche lei un bambino come Karim.

 

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