Avevano ragione i suoi abitanti, che orgogliosamente lo chiamavano il Grande Paese.

Il Texas era sconfinato, un grande paese, appunto.

Nelle praterie galoppavano mandrie di cavalli selvaggi, animali maestosi e liberi. Da qualche mese in quella zona era stato avvistato un bellissimo cavallo nero con una stella sulla fronte, a capo di una favolosa mandria. Era l’epoca in cui le leggende nascevano rapidamente come le boomtowns ed egli era stato soprannominato “White Star” per via della stella che aveva in fronte. Molti allevatori senza scrupoli bramavano il possesso di White Star, ma lui era troppo veloce: appena un cowboy si avvicinava per prenderlo al laccio, egli cominciava a fuggire velocissimo, seguito subito dalla sua mandria. Il più accanito di questi allevatori era un certo Benson, che pensava di vendere quel cavallo nei mercati dell’est, guadagnando così un bel gruzzolo. Correva voce, infatti, che un eccentrico miliardario europeo avesse già stipulato un accordo con Benson sul contratto di vendita di White Star.

Ignaro di tutto, fidandosi solo del suo istinto, White Star galoppava libero nella prateria, seguito, come un maestoso strascico, dalla stupenda mandria selvaggia. Il cavallo era di carattere bellicoso; si può dire che era nato per comandare. Aveva vinto battaglie contro maschi più anziani di lui, conquistandosi così il comando del branco.

Intanto nel suo lussuoso ranch, Benson pensava:

“Accidenti! Di chi sono tutti questi branchi di animali? Perché non impossessarcene? Quel dannato cavallo va contro le leggi della natura: non è fatto l’uomo per dominare sugli animali? Non ha forse il diritto di catturarli e sfruttarli? Lo giuro, se non riuscirò a catturarlo vivo, lo ucciderò”.

Il giorno seguente l’uomo, di buon ora, uscì dirigendosi sulle tracce di White Star e della sua mandria. Dopo un’ intera giornata di inseguimento, finalmente li trovò nei pressi di un canyon. Benson fece per avvicinarsi, ma il richiamo della natura sopraffece il suo cavallo, che, alla vista della libertà, disarcionò il suo cavaliere e si unì alla mandria. Infuriato, imprecando e maledicendo, Benson si arrampicò sulle pareti del canyon illuminate dalle ultime luci del tramonto; di lì a poco, White Star e la sua mandria sarebbero passati là sotto e lui avrebbe finalmente abbattuto quel maledetto cavallo. Però il destino volle diversamente: Benson mise un piede in fallo e rotolò nel canyon, poco prima che il branco di cavalli irrompesse. Aveva una gamba rotta, non poteva muoversi. Allora, finalmente, comprese: l’uomo non aveva né il diritto né il potere di andare contro la natura selvaggia e quella era la sua punizione per aver privato della libertà tanti cavalli; finalmente si mise il cuore in pace e la accettò serenamente. Questa fu la sua ultima considerazione in questa vita: un attimo dopo era sotto gli zoccoli del cavallo a cui aveva tanto bramato.

 

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