Io vivevo in una piccola villetta, nei pressi del bosco delle fate.

Da qualche settimana in paese si era trasferita una famiglia, con una bambina della mia età.

La mia maestra mi aveva insegnato che non bisogna coprirsi gli occhi per non vedere le cose brutte che accadono nel mondo, ma impegnarci a fare la nostra parte per cambiare ciò che riteniamo ingiusto.

Quando diventai amica di Mery, lei mi raccontò di subire degli abusi da parte di un adulto a lei molto vicino e di avere paura. Subito mi spaventai e cercai di non sentire, di non sapere, poi pensai alle parole della maestra e decisi di parlarne con qualcuno di cui mi potessi fidare. Decisi di raccontare tutto ai miei genitori, loro però non mi appoggiarono, così, con l’aiuto della baby-sitter, denunciai il fatto ad una associazione per la difesa dei minori.

Ai genitori di Mery fu dato un appoggio per risolvere i problemi e la bambina mi confessò di essere felice perché finalmente qualcuno si era esposto per tirarla fuori da quella situazione.

Cari lettori, ho scritto questa fiaba per far capire a voi grandi che la storia studiata sui libri deve servire a farci riflettere: se non abbiamo memoria del passato, rischiamo di ripetere gli stessi errori.

Non è giusto chiudere gli occhi come molte persone hanno fatto nel periodo delle leggi razziali, non è giusto dire: “Tanto anche se io mi comporto diversamente non cambia nulla, dal momento che tutti gli altri continuano a sbagliare”. Ognuno di noi, invece, dovrebbe partecipare attivamente per aiutare chi soffre.

 

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