Caro diario, questa è la prima pagina che scrivo! Mi chiamo Elisabetta e voglio raccontarti la storia della mia vita.

Sono nata il 23 luglio del 1803 e oggi compio 32 anni, fortunatamente vivo in una famiglia benestante.

All'età di sei anni venni mandata a lavorare perché mio padre riceveva una paga misera, che non bastava a sfamarci. 

Quando lavoravo in fabbrica avevo il compito di avvitare bulloni e lucidare lastre, non so per quale nuovo tipo di macchina a vapore. Ero fortunata perché non si trattava di un lavoro troppo faticoso, ma le ore erano tante e, se non facevo velocemente il mio dovere, venivo punita.

Alcuni giorni avevo così sonno che rischiavo di addormentarmi sugli ingranaggi, naturalmente però non lo davo a vedere altrimenti le buscavo.

Mia sorella, la maggiore, era stata assunta come portatrice di carbone; lei non vedeva quasi mai il sole ed aveva le braccia molto muscolose. 

Smisi di lavorare quando una famiglia mi adottò, avevo già 11 anni, mi mandarono a scuola ed imparai a leggere, a scrivere e a far di conto. 

Oggi, quando incontro qualche bambino o adulto che fa i capricci perché non ha questa o quella cosa, vorrei capisse quanto è fortunato a non dover lavorare ore ed ore nelle miniere e che nella vita bisogna saper apprezzare anche le piccole cose.

 

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