Ecosistema |
| |||
Pag.02
I lembi boscosi sono rari, si trovano quasi sempre
attorno alle aree più aride, salvo qualche eccezione. Le stesse essenze
quercine, a volte, di maestosa bellezza, che si rinvengono anche isolate
presso le masserie o in gruppi di alcune decine di esemplari, nel mezzo
dei campi o lungo le pareti a secco, nelle leggere depressioni o anche
sulle pendici dirupate. Si tratta di alberi che possiamo considerare nella
lista dei "monumenti" o "patriarchi verdi" di enorme importanza
fitogeografica. Essi stanno a testimoniare la passata boscosità di gran
parte almeno delle Murge nude. Dunque i boschi, forse divelti anticamente dall'uomo
per legnatico, sono pochi e sono relitti di antichi querceti. Dominante è
la roverella, specie che si associa con il fragno, la quercia spinosa, il leccio e la vallonea
verso sud-est e che
viene sostituita, lungo il fianco delle murge rivolto verso la fossa
bradanica, da lembi di boschi di cerro
e farnetto. Il sottobosco cespuglioso è costituito dalle stesse
essenze: il perazzo, il biancospino, il ciliegio canino, il pistacchio selvatico (Pistacia terebinthus), l'asparago dei boschi (Asparagus
acutifolius),
l'edera rampicante (Hedera helix) ed altre. Si fa notare ovunque la
semiparassitaria Osyris
alba e la
Locinere
etrusca per i suoi
sottili fiori profumati a ciuffo color crema. Tra le piante vanno annoverate il Biarum tenuifolium con fioriture fugaci autunnali e con
infruttescenza ipogea, le Peonia mascula e corallina che fioriscono invece a primavera e si annidano tra i
cespugli per ripararsi e sfuggire al morso degli animali. Si tratta di specie importantissime
in via d'estinzione. La cotica erbacea è ricca di specie che fioriscono in
varie stagioni dell'anno e appartengono a svariate specie e famiglie. Tra le euforbie insieme al timo e alla ruta dal colore verde-giallognolo, figura la velenosissima
pianta della cicuta
(Conium maculatum). Pur non essendo montagna l'Alta Murgia ospita piante
montane. Si trovano sulle pareti verticali e subverticali dei Puli e delle
Lame o anche su certe creste più alte delle colline e naturalmente sul
fianco delle gravine. Sulle rupi calcaree che fungono da nicchie e rifugio
ambientale, vi crescono specie endemiche di affinità orientale come la
bellissima Campanula
versicolor dai fiori
violacei, dal grosso fusto lattiscente e dal sapore di castagno; il
Canum multiflorum, l'Athamanta sicula, l'Alyssum orientale, l'Eliantemo, la Valeriana tuberosa, la Santoreggia. La liquirizia falsa (Polypodium volgare), la Selaginella denticulata, il Capel-venere e la Spaccapietre (Ceterach officinarum) sono felci che amano le
esposizioni a Nord e si trovano più spesso vicino alle grotte; mentre
altre essenze cespugliose come il Caprifoglio (Locinera caprifolium), si trovano annidati
negli interstizi e fessure delle rocce. I funghi sono, a seconda della specie, frequenti e
rari. La loro importanza è notevole sia per la mineralizzazione delle
sostanze organiche dell'ambiente, sia per particolari processi
fermentativi alimentari e farmaceutici. Tra i più pregevoli ricordiamo: il
bianchetto
o marzuolo (Tuber albidum pyco) dal carpoforo
globoso, e soprattutto un fungo, difficilmente rinvenibile in altre aree
nazionali, il Pleurotus eryngii denominato il cardoncello. L'Alta Murgia è
caratterizzata per circa il 90% del suo territorio da un solo
macroambiente, quello delle aree aperte: pascoli, incolti, colture
cerealicole, cui si aggiungono alcune rade formazioni boschive, ambienti
rupicoli e microambienti. Le specie
nidificanti sono circa 75-80, un valore elevato tenendo conto della
estrema uniformità ambientale del territorio. Ciò ha determinato,
soprattutto tra gli uccelli, la presenza di specie dai particolari
adattamenti ad un mondo senza alberi. Molti uccelli,
infatti, nidificano direttamente al suolo. Per sfuggire ai loro nemici,
preferiscono camminare piuttosto che spiccare il volo e manifestano con il
canto il possesso dei loro territori di riproduzione. Si tratta di un
gruppo di specie quasi tutti appartenenti al genere degli Auladidi, genere
le cui specie italiane nidificano tutte sulla Murgia Alta:
Calandra
(Melanocoripha
calandra), Calandrella
(Calandrella
brachydactila), Allodola
(Alauda arbensis),
Cappellaccia (Gallerida cristata), Calandro (Anthus campestris), Tottavilla (Lullula arborea). Gli insediamenti
della Calandra e della Calandrella sono i più numerosi dell'Italia
peninsulare. Simili come
comportamento sono altre 2 specie particolarmente adattate alla vita terricola e di
notevole importanza conservazionistica, la Gallina
prataiola (Tetrax tetrax) e l'Occhione (Buoedicnerinus mus). La prima risulta
oggi quasi del tutto estinta come nidificante, individui vengono comunque
saltuariamente osservati, l'Occhione è presente invece come nidificante con contingenti
ancora poco conosciuti. Di importanza
nazionale sono le popolazioni di una specie, lo Zigolo
capinero (Emberiza melanocephala),
estremamente raro in Italia. Un altro gruppo di estemo interesse è sicuramente quello dei rapaci. Oltre al Gheppio (Falco tinninculus) e alla Poiana (Buteo buteo), le murge baresi e materane ospitano l'unica popolazione nidificante dell'Italia peninsulare del Grillaio (Falco naumanni). Si tratta di una
specie dichiarata prioritaria per la conservazione nell'Unione Europea e
passata negli ultimi 30 anni da circa 150 mila coppie ad appena 12 mila,
15 mila in Europa. Le murge ospitano una popolazione tra le più numerose
d'Europa formata da circa 800-1000 coppie. Il Grillaio si nutre
principalmente di ortotteri come grilli e cavallette, numerosi soprattutto
nelle aride e pietrose distese di vegetazione erbacea che caratterizzano
vaste aree dell'Alta Murgia. In questi luoghi è facile incontrarli mentre
cacciano in gruppi più o meno numerosi. Perlustrano il territorio
dall'alto di un posatoio o più frequentemente in volo, con la tecnica
dello "spirito santo" così denominata perché i falchetti restano immobili
librandosi nell'aria quasi come sospesi, per poi picchiare sulla preda
all'improvviso. Le aree coltivate
come seminativi costituiscono, invece, una limitata fonte di preda per il
Grillaio, soprattutto dopo la trebbiatura. La presenza del
Grillaio sulla Murgia rappresenta un perfetto connubio tra architettura e
natura. Ma i guai non mancano. Ristrutturazioni poco rispettose chiudono
buchi e cavità, lo sviluppo urbano, l'industrializzazione e la messa a
coltura sottraggono importanti aree trofiche alla specie. Vaste distese di
pseudo-steppa, sebbene protette da direttive Europee, sono state devastate
dallo spietramento, sostenuto da fondi della stessa UE, allo scopo di
impiantare colture che in breve tempo si rivelano improduttive. Inoltre la
bruciatura anticipata delle stoppie trasforma i seminativi, fino al
termine della stagione estiva, in veri e propri deserti, minacciando la
sopravvivenza di questa specie. Altra specie
nidificante di notevole interesse è il Lanario (Falco biarnicus), falcone simile al più famoso
falco pellegrino
ma dalla biologia
perfettamente adattata agli ambienti aridi meridionali. Si tratta di una
delle specie maggiormente minacciate tra quelle presenti nella Murgia
Alta, soprattutto a causa del disturbo arrecato dalle attività antropiche.
Recentemente anche il raro Biancone (Circaetus gallicus) ha iniziato a riprodursi
con una singola coppia. L'assenza quasi
totale di acque superficiali sull'Alta Murgia, sembrerebbe rendere tale
ambiente poco adatto ad ospitare gli anfibi, specie notoriamente legate
agli ambienti umidi, presenti nella nostra zona con circa 6 specie. Si
tratta di specie adattate a vivere in raccolte d'acqua spesso temporanee
quali cisterne o pozzi o negli unici laghetti carsici perenni esistenti.
Le specie di
maggiore rilievo sono: il Tritone italiano (Tritus italicus), l'Ululone dal ventre giallo (Bombina variegato) scoperto
di recente. L'ambiente arido e pietroso che caratterizza l'Alta Murgia, è
l'habitat ideale per molte specie di rettili che sono presenti con ben 14
specie sulle 19 presenti a livello regionale. Gli elementi di maggiore
interesse sono: il Geco
di Kotscy (Cirtodactilus kotscy) e il
Colubro leopardino
(Elaphe situla). Di rilievo anche le
popolazioni della testuggine
comune (Testudo
ermanni) e degli altri ofidi, gruppo in riduzione in tutto il loro
areale italiano. La classe meno
conosciuta è quella dei mammiferi che con 17 specie è anche la meno
importante mancando habitat adatti ai mammiferi più esigenti.
Tra i predatori
vanno annoverate: la volpe
(Vulpes vulpes), la
donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes faina). Nelle poche aree di bosco sono
presenti il tasso
(Meles meles) e, la
specie di maggiore interesse, l'istrice (Histrix cristata), comunque molto rara e
localizzata.
Di notevole importanza il popolamento di micromammiferi tra cui il mustiolo (Suncus etruscus), l'arvicola di Savi (Pitymus savi), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus).
|
Fragno Ulivo Roverella Leccio Frutti di leccio Perazzo o perastro Timo Fungo cardoncello Biancospino Cicuta Colubro leopardino Colubro di Esculapio Cervone Testuggine comune Geco Tritone Gallina prataiola Calandrella Allodola Falco Grillaio Falco lanario Gheppio Poiana Istrice Tasso Mustiolo Volpe Faina Topo selvatico |