Rimini ieri. 1944
Se la Storia fa storie.
Un "Tama" del 1990

"il Ponte", Rimini. Tama 346, 13.05.1990

Riministoria
il Rimino

Esiste nel nostro dialetto una parola, 'zacabdoc', con la quale si indicano le persone pignole, quelle che con eccessiva attenzione «schiacciano i pidocchi", ovverosia badano troppo ai particolari. Per le cose che stiamo per dire, anche noi corriamo il rischio di finire catalogati in quella categoria di persone.
Consapevoli di ciò, a nostro esclusivo rischio e pericolo, non evitiamo l'accusa che potrà esserci rinfacciata di essere appunto pignoli, e diciamo ciò che ci pare necessario. Dunque, è apparso di recente il fascicolo n. 27 della «Storia illustrata di Rimini", intitolato «La Resistenza" e firmato da Dino Mengozzi, che a quanto ci risulta non vive ed opera nella nostra città. (E' solo un dato di cronaca, non un rilievo. Siamo consapevoli che è un dato solitamente secondario. Non per nulla un grande storico inglese come Denis Mack Smith, ha scritto opere fondamentali sull'Italia. Ma la nostra osservazione forse assume un certo valore, come si vedrà nel seguito del discorso...).
Nella dispensa, sono rivissuti sommariamente i momenti più tragici della vicenda politica dell'Italia monarchica, dal 25 luglio 1943 (giorno della 'caduta' di Mussolini) al 21 settembre 1944, quando avvenne la liberazione di Rimini. Il Mengozzi, attraverso testimonianze scritte, opere storiche e documenti vari, ricostruisce quei giorni in una veloce carrellata, che ahinoi non è priva di inesattezze.
Ecco che qui la nostra pignoleria deve entrare forzatamente in scena, non per amor di polemica, ma semplicemente per il rispetto della verità. Nel testo di Mengozzi, si confondono, ad esempio, persone che agirono a Rimini con gruppi di altre località. La ferrovia Rimini-San Marino, diventa quella di Mercatino Conca. Ripetendo un errore contenuto in uno studio riminese, si definiscono i Gap come gruppi di azione patriottica, mentre dai documenti ufficiali del Cln di Rimini (conservati nella Civica Biblioteca Alessandro Gambalunga), appare la dizione di "Gruppi di azione partigiana". I patrioti erano quelli delle squadre Sap.
Un comandante delle Sap viene indicato come capo dei Tre Martiri che invece erano dei Gap. La storia stessa dei Tre Martiri, l'episodio più drammatico della Resistenza nel Riminese, è liquidata in poche battute, e con una ulteriore imprecisione. La trebbiatrice bruciata il 12 agosto alle Fornaci Marchesini, diventa qui «diverse trebbiatrici". Aveva forse ragione il Manzoni quando, nel XIII cap. dei «Promessi sposi",scriveva che «la storia è costretta a indovinare. Fortuna che c'è avvezza".
Antonio Montanari
Tama 346, "il Ponte", 13.05.1990

Rimini ieri. Cronache dalla città
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1874, 17.06.2013.

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