Antonio Montanari

Gli elefanti di Federico II

Carta canta/7

Sotto l'anno 1516 Cesare Clementini racconta che "fabbricandosi nella Cattedrale la Capella chiamata l'Incoronata, hora di San Gioseffo, da Gierolamo Utili, Canonico di Rimino, et Originario di Faenza, dentro l'antico muro della Chiesa, fu trovato una Donna morta, e avolta in un regio panno di seta rossa, lungo braccia sei, ripieno di Rosoni d'oro, e di Leoni, fatti a basso rilievo parimente d'oro, che sostengono un gran fiore, attorniato con certi circoli, in mezzo a quali stanno alcune lettere, che per esserne una parte corrosa, altro non si legge, che FRIDERICUS Imp. Aug. MCCXXXI".
La cattedrale di allora, ricordata da Clementini, è la chiesa di Santa Colomba, posta vicino a Castelsismondo.
Prosegue la pagina di Clementini (II, 1627, p. 664) con l'ipotesi circa l'identità della "morta Donna". Secondo alcuni era una Baronessa, secondo altri una Nipote di Federico II.
Nel Sito Riminese di Raffaele Adimari (Brescia, 1616, p. 59) si legge che nella cattedrale di Santa Colomba “vi è un drappo antichissimo di seta [...] che si vede esser stato fatto nel Anno M.CCXXXI. il qual fù trouato in un'arca di Marmo [...] il qual dicono, che fù postp in quel luoco da Federico II. Imperatore, inuolgendoli dentro una sua Figliuola morta”.
Per Giovanni Andrea Corsucci da Sassocorvaro, già rettore di San Giorgio Antico, autore di un trattato sul vermicello della seta (apparso a Rimini nel 1581), quel corpo era di una figliuola dell'imperatore stesso. Corsucci annota pure che l'antico panno funebre era ancora fresco e bello, e che se ne serviva il Capitolo della Cattedrale per il cataletto nei mortorii di Vescovi e Canonici, nel portarli alla sepoltura.
Nel 1231 si ha il transito di Federico II a Rimini con elefanti, cammelli ed altri animali mostruosi, ovvero sconosciuti ("Venit Ariminum et secum duxit elephantos, camelos et alia animalia monstruosa"). Ce lo ricorda una lapide ritrovata a San Martino in XX una quarantina d'anni fa, e messa in salvo dall'allora parroco don Lazzaro Raschi.
Chi può essere la "Donna morta"?
Il padre di Federico II, Enrico VI, ha un fratello Ottone II che da Margherita di Blois ha Beatrice di Borgogna moglie di Ottone il Grande. Questa Beatrice scompare proprio nel 1231, il 7 maggio, l'anno del funerale riminese. Ma si legge che essa è sepolta dal dicembre dello stesso 1231 nell'abbazia di Langheim a Bamberg, quindi sarebbe da escludere che sia suo il corpo ritrovato nel 1516. E che Corsucci attribuisce ad una figlia.
Beatrice era un personaggio troppo importante per essere eventualmente lasciata lontana dalla propria patria. Ma la presenza di Beatrice in Romagna non sarebbe strana. Basti ricordare quanto scrive Carlo Sigonio nel XVII libro della sua storia del Regno d’Italia (1591): Federico II chiamò dalla Germania in Romagna il figlio Enrico ed i suoi principi.
Tra costoro c’è anche il marito di Beatrice, Ottone I d'Andechs e di Merania.
Sigonio aggiunge che per non intimorire la gente con parate militari, anzi per allietarla e divertirla, organizza una sfilata di animali mai visti o poco noti da queste parti. Sono appunto quegli elefanti, leoni, leopardi, cammelli ed uccelli rapaci che per molti giorni offrono meraviglioso spettacolo e che finiscono citati nella lapide ritrovata a San Martino in XX.
Ludovico Antonio Muratori cita nei suoi "Annali d’Italia", sotto la stessa data del 1231, questo passo di Sigonio, "il quale l’avrà preso da qualche vecchia storia. Cioè che Federigo diede un singolare spasso ai popoli in Ravenna, coll’aver condotto seco un liofante, dei leoni, de’ leopardi, de’ cammelli, e degli uccelli stranieri, che siccome sono cose rare in Italia, furono lo stupore di tutti".
La fonte di Sigonio è Mainardino Imolese, come si legge in una nota a p. 93 del tomo XXXII dei "Monumenta Germaniae Historica", dedicato alle cronache di Salimbene de Adam, 1905-1913.
La testimonianza di Mainardino, si legge qui, è relativa a Ravenna tra 1231 e 1232. Mainardino scrive che vide l’imperatore condurre seco "molti animali insueti in Italia: elephanti, dromedarii, cameli, panthere, gerfalchi, leoni, leopardi e falconi bianchi e alochi barbati".
Mainardino è stato definito "uno storico dimenticato del tempo di Federico II" (p. 275, Paul Scheffer-Boichorst, "Zur Geschichte des XII. und XIII. Jahrhunderts Diplomatische Forschungen", Berlino 1897).
Un’altra citazione da Mainardino, è in Pandolfo Collenuccio (1444-1504) di Pesaro, "Compendio delle historie del regni di Napoli", Venezia 1541 (quindi anteriore a Sigonio), p. 80bis: Federico nel novembre 1232 arriva a Ravenna "con grandissima comitiua, e magnificentia, e tra le altre cose menò con sé molti animali insueti in Italia", di cui fa l’elenco che abbiamo appena letto, "e molte altre cose degne di admiratione, e di spettaculo".
Nello studio di Paul Scheffer-Boichorst si legge (p. 282) che spesso Collenuccio, nell’enumerazione degli animali, coincide con Flavio Biondo.
Ecco che cosa si legge in Flavio Biondo:
"Mentre che era Federigo in Vittoria, gli uennero ambasciatori di Aphrica, di Asia, e de lo Egitto; e portarongli a donare Elephanti, Pantere, Dromedarij, Pardi, Orsi bianchi, Leoni, Linci, e Gofi barbati: egli si edificò qui Federigo bellissimi giardini, e serragli; dove teneua bellissime fanciulle; e lascivi garzoni." (Le Historie del Biondo..., Ridotte in Compendio da Papa Pio [II]; e tradotte per Lucio Fauno..., Venezia 1543, p. 172 retro).

Nota.
Breve biografia di Mainardinus, dall'Enciclopedia Dantesca, 1970, a cura di Augusto Torre.
Vescovo di Imola, della famiglia Aldigeri di Ferrara (dalla quale si pensa derivasse la moglie di Cacciaguida), figlio e fratello di due giudici famosi, fu uno dei più insigni personaggi del suo tempo. Suddiacono e preposito della cattedrale di Ferrara sin dal 1195, il 16 agosto 1207 era già vescovo di Imola. La sua attività si svolse sia nel campo spirituale come in quello temporale, e ne rivelò le spiccate capacità politiche. Fu podestà di Imola (1209-10 e 1221-22), che difese saldamente contro i ripetuti attacchi di Bologna e di Faenza. Per molto tempo lo troviamo vicino a Federico II e ai suoi legati; fu anche vicario imperiale e in questa qualità risolse con grande energia le contese fra Genova e Alba (1226), ma dal 1233 si tenne lontano dalla politica attiva. Il 9 agosto 1249 troviamo già eletto il suo successore; ignoriamo l'anno della sua morte, avvenuta dopo quella data. Scrisse una storia di Imola e una biografia di Federico II, entrambe andate perdute.
Passiamo ad un altro testo, il I vol. della "Storia dell'Emilia Romagna" (1976) dove Augusto Vasina (p. 685) osserva che Mainardinus ebbe una "prepotente vocazione politica filoimperiale".



Alla seconda parte, con una scheda su Federico II, il 1231 e "L'Europa dei Malatesti".

Al testo completo "1231, Federico II e gli elefanti" appaso su "il Ponte", n. 9, 03.03.2013.

Antonio Montanari
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