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IL
QUANTO DI ENERGIA
Teoria di Planck
1. Concetti
preliminari
Ogni
corpo, sottoposto a riscaldamento, irradia calore. Questo fenomeno viene
chiamato irraggiamento termico e
consiste nell’emissione di onde elettromagnetiche, che si verifica ad ogni temperatura,
tranne che allo zero assoluto. L’intensità dell’irraggiamento aumenta con
l’aumentare della temperatura.
Per
caratterizzare la radiazione emessa da un corpo qualunque, si introduce il
concetto di potere emissivo spettrale. Esso rappresenta la quantità di energia
elettromagnetica irradiata dal corpo per unità di superficie e per unità di
tempo nell’intervallo spettrale [ν,
ν+d ν]. Il potere emissivo spettrale, eν, è legato alla densità di energia
elettromagnetica emessa, uν,
dalla relazione:
dove c è la velocità della luce. (1)
La
densità
di energia elettromagnetica è la quantità di energia per unità di volume.
Naturalmente
un corpo, oltre che ad emettere energia elettromagnetica, può anche assorbirla.
L’assorbimento può essere quantificato attraverso il potere assorbente spettrale aν (o assorbanza spettrale), definito come la
quantità di energia
elettromagnetica assorbita dal corpo per unità di superficie e per unità di
tempo nell’intervallo spettrale [ν,
ν+d ν].
Ora,
anche se ogni corpo ha un suo caratteristico potere emissivo e un suo proprio
potere assorbente, tuttavia, per ogni fissata frequenza ν, il loro
rapporto dipende solo dalla temperatura, secondo la legge di Kirchhoff:
(2)
Tale rapporto rappresenta, perciò, una
funzione universale e non dipende dal particolare corpo considerato, ma solo
dalla temperatura.
2. Il corpo
nero e il suo spettro di emissione
Si
intende per corpo nero un corpo capace di assorbire tutta la radiazione
elettromagnetica incidente su di esso, per qualunque frequenza e per qualunque
temperatura. Un corpo del genere non riflette, né trasmette radiazione.
E’
chiaro che non esistono corpi con queste caratteristiche, ma la migliore
approssimazione di laboratorio a un corpo nero ideale non è una sostanza, ma
una cavità. Questa cavità è costruita con pareti ottimamente isolanti, in una
delle quali viene praticato un piccolo orifizio. Quando la cavità viene
riscaldata, la radiazione uscente dall’orifizio è un buon campione della
radiazione di equilibrio entro la cavità riscaldata, che praticamente è la
radiazione di un corpo nero ideale (fig.1):
(fig.1)
Dalla
definizione di corpo nero segue immediatamente un potere assorbente spettrale
unitario ad ogni frequenza, cioè: aν = 1.
Allora
possiamo interpretare la legge di Kirchhoff nel modo seguente: il rapporto tra il potere
emissivo e il potere assorbente di un corpo qualsiasi ad una certa frequenza e
ad una certa temperatura è sempre uguale al potere emissivo del corpo nero a
quella frequenza e a quella temperatura.
Da
ciò scaturisce l’enorme importanza del corpo nero nella fisica. Infatti se
conosciamo lo spettro di emissione del corpo nero, siamo in grado di risalire,
tramite la legge di Kirchhoff, alle caratteristiche di assorbimento e di
emissione di qualunque altro corpo.
Il tipico apparato sperimentale per lo studio dello
spettro di emissione del corpo nero è presentato schematicamente nella fig.2:
(fig. 2)
La
cavità C rappresenta il corpo nero le cui pareti vengono portate alla temperatura
desiderata tramite accoppiamento con il termostato T . La radiazione che esce dall’orifizio viene raccolta e
analizzata (sia in intensità che in
distribuzione spettrale) dal rivelatore R.
Il
risultato sperimentale è descritto nella fig. 3, dove viene riportata la
densità di energia elettromagnetica uν
emessa da un corpo nero a diverse temperature, in funzione della frequenza ν.
fig. 3
L’analisi
quantitativa delle curve sperimentali ha permesso di stabilire alcune leggi
fenomenologiche:
a) Legge di
Stefan: la densità totale di energia
elettromagnetica u (graficamente:
l’area della curva sottesa dalla funzione uν)
è proporzionale alla quarta potenza della temperatura T del corpo nero:
(3)
b) Legge di
Wien (nota anche come legge dello spostamento): la frequenza
alla quale si ha il massimo dell’intensità spettrale della radiazione di corpo
nero dipende in modo direttamente proporzionale dalla temperatura assoluta:
c)
(4)
3. La fisica
classica non riesce a spiegare lo spettro di emissione del corpo nero.
La
radiazione di corpo nero presente nella cavità deve essere in equilibrio
termico con la materia che costituisce le pareti della cavità stessa. Se così
non fosse, si osserverebbe un flusso di energia tra parete e radiazione e
viceversa. Perciò possiamo calcolare indifferentemente la distribuzione di
energia degli atomi o della radiazione. Calcoliamo quella relativa agli atomi.
Gli atomi, a causa dei moti termici, oscillano come oscillatori armonici.
Dalla meccanica classica sappiamo che un oscillatore armonico di massa m, con frequenza propria ν e ampiezza di oscillazione R possiede energia
E = 2π2m ν2R2 (5)
[Questa formula si ricava considerando che l’energia totale Et
di un oscillatore è costante ed è in ogni istante data dalla somma dell’energia
cinetica, 1/2mv2 e dell’energia potenziale, ½ kx2: Et
= 1/2mv2+ ½ kx2. Poiché, al massimo dell’elongazione, R,
della molla l’en. cinetica è nulla, mentre quella potenziale è massima,
possiamo scrivere Et = 1/2kR2. Dalla relazione
2πν = (k/m)1/2 si ha: k =4π2ν2m.
Perciò Et = 2 π2ν2mR2]
Questo
significa che può possedere qualunque valore continuo di energia (variando opportunamente
la frequenza e l’ampiezza di oscillazione). Dal punto di vista classico,
quindi, la radiazione di corpo nero è descritta come un insieme di onde
stazionarie confinate nella cavità con distribuzione continua di frequenze.
Perciò il problema della distribuzione dell’energia tra le varie frequenze si
riduce apparentemente alla determinazione del numero di vibrazioni permesse (e
quindi di onde elettromagnetiche) in ogni intervallo di frequenza.
E’
possibile calcolare il numero dnν di onde per unità di volume
con frequenza compresa tra ν e ν + dν è:
(6)
Alle
quali corrisponde un’energia media per unità di volume, alla temperatura T e nell’intervallo
spettrale [ν,ν + dν] pari a:
uνdν = Emdnν = kBTdnν (7)
dove
abbiamo fatto uso del principio di equiripartizione dell’energia, imponendo che
l’energia media valga all’equilibrio kBT (kB è la
costante di Boltzmann). Combinando le due equazioni si ottiene:
(8)
Nota
come legge di Rayleigh-Jeans.
Nella
fig. 3 è riportato l’andamento di uν previsto dalla legge di
Rayleigh-Jeans (linea tratteggiata). Il confronto tra questo e le curve
sperimentali (linee piene) evidenzia il disaccordo completo tra una legge
dedotta applicando i concetti della fisica classica e i risultati sperimentali.
Il modello di Rayleigh-Jeans (8), infatti, non prevede l’esistenza di un
massimo per uν che, addirittura, cresce in modo monotono fino a
divergere a frequenze elevate. La conseguenza di ciò è importante: integrando
la (8) su tutto lo spettro, si ottiene un risultato infinito, del tutto
differente dalla legge sperimentale di Stefan (equazione 3). Questo risultato
così stridente con la realtà fu chiamato catastrofe
ultravioletta. Inoltre la (8) contrasta col principio di conservazione
dell’energia. Infatti basterebbe scaldare un corpo ad una temperatura diversa
dallo zero assoluto per emettere una quantità infinita di energia.
4. Il quanto di
energia
La meccanica classica era fondata
sull’antica massima “natura non facit saltum”.Così si poteva
prevedere che un oscillatore acquistasse energia in modo continuo con incrementi arbitrariamente piccoli. Benché si
pensasse che la materia fosse atomica (discontinua, discreta), si ammetteva che
l’energia fosse perfettamente continua. Planck rifiutò questo concetto e
suggerì che un oscillatore potesse acquistare energia solo per unità discrete,
chiamate quanti. La teoria quantistica cominciò perciò come una teoria atomica dell’energia. La grandezza ε
del quanto, o atomo, di energia non era fissata, ma dipendeva dalla
frequenza dell’oscillatore:
ε = hν (9)
dove
h è la costante di planck. Nel Sistema
Internazionale h = 6,6262 x 10-34 J·s.
5. legge di
distribuzione di Planck
Consideriamo
ora un insieme di N oscillatori
aventi una frequenza di vibrazione fondamentale ν. Se questi possono acquistare energia solo per incrementi di
hν, le energie permesse sono 0, hν,
2hν, 3hν, …….Ora secondo la formula di Boltzmann se No è il numero di sistemi
nello stato più basso di energia, il numero Ni di sistemi che possiede un’energia superiore di εi a quella dello stato
fondamentale è data da
Nel caso degli oscillatori
possiamo scrivere, per esempio:
……………
……………
Il numero totale degli
oscillatori in tutti gli stati energetici è perciò:
L’energia
di tutti gli oscillatori è uguale all’energia di ciascun livello per il loro
numero in quel livello:
L’energia
media di un oscillatore è perciò:
(9)
La
serie di potenze al denominatore (serie geometrica) ha per somma (essendo <1), mentre la serie al numeratore ha per somma:
Perciò
la (9) diventa:
Usando
questa espressione dell’energia quantizzata al posto dell’espressione classica
dell’energia di un oscillatore, ε = kT, nella (8), si ha:
(10)
Questa formula è in ottimo accordo con
la curva sperimentale (fig.3).
Infatti:
· il limite
per frequenze infinite è zero
· il limite
per frequenza nulla è zero
· il limite
per frequenze piccole è uν≈ ν2, in
accordo con la teoria di Rayleigh-jeans
· ammette un
massimo per una certa frequenza νmax, che dipende linearmente
dalla temperatura T
· Il grafico
della funzione (10) è del tutto sovrapponibile alle curve sperimentali su tutto
lo spettro delle frequenze.
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