A San Lorenzello la natura è un fastidio
Come è scesa giù la prima bomba su Baghdad avevamo deciso di anticipare l’uscita di “Palombella Rossa”. L’abbiamo però rimandata, per farne una più ricca e completa. Eccola.
E’ ampiamente dedicata alla guerra in Iraq, che a dispetto delle previsioni di cinici strateghi e terroristi governanti, è lontano dal terminare. Morti su morti e nessuna speranza di “cessate il fuoco”. Alcuna prospettiva di pace sembra intravedersi all’orizzonte. Ma noi continueremo a sperare e lottare per la pace, come venerdi scorso in piazza S. Martino, con bandiere, manifestazioni, sit-in, interventi, dialoghi con tutti. Altrove, dove studiamo, lavoriamo, ci mobilitiamo. Non basta ? Ci interessa far capire a tutti almeno che questa guerra è illegale dal punto di vista della Carta dell’O.N.U. e quindi del diritto internazionale, senza alcuna logica, tutt’altro che un “intervento umanitario” per liberare il popolo iracheno. Il governo italiano non poteva e non può concedere lo spazio aereo e le basi, perché non c’è nessun conflitto difensivo in atto, né la NATO è parte di questa guerra. Chiediamo ai Parlamentari locali come hanno fatto a votare la mozione di maggioranza che appoggia gli U.S.A. in questa drammatica vicissitudine dell’umanità ?
Questo “Palombella Rossa” ve lo doniamo col cuore, nella speranza che un passo verso la pace sia vicino. All’interno troverete anche “L’alternativa da costruire”, neo bollettino dei Giovani Comunisti cerretesi, così impegnati nelle scuole e ovunque a disinnescare l’aspirale della logica della “guerra giusta”. A tutti buona lettura. Né con Bush, né con Saddam !
Sin da adesso dichiariamo il nostro intento. Non vogliamo far becera polemica, ma sollevare una vecchia questione, per capire, per ritornare a parlare di quelle tante cose che a Cerreto si sono dimenticate.
In contrada Madonna della Libera, come tutti sanno, c’è una struttura che non più di 20 anni fa fu fatta costruire dall’Amministrazione Barbieri, con fine di essere una casa di riposo per anziani. Posto meraviglioso, accanto ad una chiesa, pochi passi da Monte Cigno. La struttura, come dimostrano le foto, è enorme; costruita in calcestruzzo armato, progettata senza alcuna idea che potesse almeno tener conto dell’esistente architettonico nella contrada, senza alcun rispetto per la zona in termini paesaggistici. Indi, la struttura casa di riposo per anziani costruita in contrada Madonna della Libera, è un ecomostro.
Sarebbe bello finire qui.
All’epoca della costruzione l’allora P.C.I. (oggi D.S.) si batté per la non realizzazione del progetto. Ma l’Amministrazione Barbieri (ancora D.C., poi ci furono i vari passaggi al P.P.I., al C.C.D., all’U.d.E.U.R., ed infine a Forza Italia - ne abbiamo dimenticato qualcuno ?) riuscì a far costruire quella “cattedrale nel deserto”. La legge non glelo impediva. Ebbene, “si può fare, si può fare, si può prendere o lasciare”.
Ci chiediamo: quale follia consentì di costruire quel mostro ove si potevano “depositare” gli anziani, lontani da tutto (edicole, ospedale, farmacie, negozi, vita di paese) ? Sì, perché gli anziani lì sopra non sarebbero andati a stare tranquilli, nel verde e tra le montagne, ma a morire tra il verde e le montagne e la solitudine. Meraviglioso ?
Il completamento di quella struttura non c’è mai stato e quindi non ha mai potuto funzionare. Perché allora la si costruì con tanta fretta e giustificandola con eminenti argomentazioni ? Noi qualche risposta la vorremmo pur dare, e ce l’abbiamo. Preferiamo però, lasciare a voi giudicare e capire. Siamo disponibili ad aprire un dibattito sulla questione. Da parte nostra vorremmo che l’ecomostro in contrada Madonna della Libera fosse abbattuto al più presto. E’ uno scempio ambientale, non serve a niente, tanto meno a farci andare gli anziani. Meglio che “vecchi e giovani” (ahh … Pirandello !) parlino e stiano insieme, in paese. Comunque brava l’Amministrazione Barbieri dell’epoca. Oggi il Sindaco d’un tempo siede in Parlamento e difende gli interessi degli anziani. Con i suoi voti sulle leggi, gli taglia sanità e pensioni.
Le elezioni provinciali sono molto vicine. Il 25 maggio si vota, e nell’eventualità di ballottaggio, anche l’8 giugno. Il sistema elettorale introdotto a partire dal 1995, è quello maggioritario, con un particolare recupero proporzionale. Adesso però, dopo le notizie “tecniche”, occupiamoci di altro.
A che stanno le candidature per i vari partiti e per i presidenti nei vari schieramenti ? Particolarmente, nel nostro collegio, il n. 9, composto da Cerreto, Cusano, Pietraroja e S. Lorenzello, cosa bolle in pentola ? Il totocandidature è aperto.
Ma in realtà cosa offre il “mercato” ?
Le scorse provinciali possono “illuminarci”, non d’immenso, ma almeno un po’. Nel ’98 non fu eletto nessun consigliere. Antimo Lavorgna fu il primo dei non eletti (meglio essere primo tra gli ultimi) ed entrò perché il consigliere Razzano fu chiamato a fare l’assessore.
Chi erano i candidati forti dell’epoca ? Lucio Rubano per l’U.d.E.U.R. (poi l’approdo a Forza Italia - le delusioni costano …), Pasquale Santagata per Alleanza Nazionale, l’attuale Sindaco laurentino (il primo tra gli ultimi), Ciro Melotta per Rinnovamento Italiano – Lista Dini (ma adesso Dini ancora esiste ?). I voti furono dispersi allora, e ciò lo si rischia anche questa volta.
Ed oggi ?
All’attualità, il Sindaco di Cerreto, ufficiosamente, si dice si “presenti” con i D.S. (novità delle novità). Rubano (l’approdo sarà definitivo ?) con F. I.. I giornali dicono che Santagata si candiderà per A.N., mentre qualcuno invece, parla di illustri ceramisti della zona. Lavorgna, fedele alla linea Mastella (duro a scomparire) sarà il naturale candidato dell’U.d.E.U.R.. Ma si dice che pure la Margherita a Cerreto avrà un suo candidato. Chi è ? Boh, ma qualcuno la campagna elettorale l’ha già iniziata.
Bene, ma anche Rifondazione Comunista presenterà un suo candidato, per la prima volta, e forse questa sarà la vera novità di queste elezioni.
Alla fine qualcosa è cambiato ? Ah, altra novità, i Verdi non staranno a guardare, hanno un possibile candidato, ma non se ne conosce il nome. In tutto questo, nessuno ha valutato il ruolo che avrà Cusano, che non ha nemmeno un candidato vero e proprio del paese. Il che è quanto dire, in elezioni del genere. Ma no, i Comunisti Italiani (Cossutta forever) presenteranno un ex diessino già non eletto nel ’98 e di Cusano proprio.
Insomma forse fino all’ultimo ci saranno tensioni e ripensamenti, post – passaggi e una campagna elettorali fatta di false promesse ed inganni fantasmagorici.
Per quanto riguarda gli schieramenti, nulla è deciso. Mastella gioca al rialzo, mentre Nardone è tranquillo e pensa già al dopo elezioni, investito nuovamente della carica di Presidente della Provincia di Benevento. Il centrodestra non ha un candidato presidente. Verosimilmente i giornali dicono che l’ipotesi Mino Izzo (Senatore, membro della commissione bilancio) non è da escludere. Perché è davvero un “natural” papabile presidente. In tutto questo, però, c’è da considerare il ruolo che giocherà a livello provinciale la sinistra, partendo da Rifondazione fino ai nascenti movimenti (almeno nella zona) noglobal e contro la guerra. Cosa c’è d’aspettarsi ? Che sicuramente la guerra - terminata o meno - peserà sul voto, quanto la campagna propagandistica per il referendum sull’estensione dell’art. 18, per il quale si voterà il 15 giugno. Al di là del totocandidature, una cosa è necessaria. Far diventare questa provincia, un soggetto importante in Campania, come qualificato dal punto di vista ambientale e sociale. E’ importante dimenticare che questa provincia sia feudo di questo o di quel notabile di turno. Ieri ed oggi Mastella, domani qualcuno di Forza Italia. E’ indispensabile che l’intero comprensorio divenga un motore (non a scoppio) di uno sviluppo diverso e possibile, funzionale all’occupazione quanto alle potenzialità ed alle risorse del territorio. Per tutte queste ragioni, a volte è necessario puntare sulle novità, talvolta anche sulla voglia di veritiero cambiamento giovanile.
P.L.
Non abbiamo contestato la campagna di “partecipazione” che la giunta Lavorgna ha messo in atto in numerose riunioni territoriali, qualche tempo fa. La ragione di tanto attivismo, al di là della vicinanza di elezioni provinciali, sarrebbe stato il portare a conoscenza dei laurentini delle campagne le nuove opportunità in materia di costruzioni edilizie, contro le mortificazioni di una legge becera che “ci vieta di crescere a nostro naturale compiacimento”. Non lo contestiamo, anche se ci sarebbe qualcosa da dire. Non contestiamo nemmeno le promesse che sono state così reclamizzate e che riguardano la possibilità dei contadini o degli abitanti delle campagne di “potersi allargarsi un po'” (con un “intelligente” escamotage di un tecnico che ha saputo guidarli attraverso le impervie leggi). In fondo, con un indice democrafico così basso, con la valutazione delle tendenze economiche in atto, l’assenza di una preponderanza edilizia di seconde case che snaturerebbero il valore della ruralità e con le stesse regole imposte dal loro stesso piano, in fondo, si dovrebbe (ed è tutto da verificare !) semplicemente dare sfogo ad una endogena pressione edilizia, conseguenza di una naturale esigenza.
Non contestiamo questo. Ci risulta molto difficile da capire, però, che lo spirito che ha animato questa campagna si basa sulla reazione ai vincoli che questi ambientalisti vorrebbero imporre. La natura è nostra e guai a chi ce la tocca!
Cosa dire di fronte ad una simile presa di posizione? Vale avvisare i nostri cari concittadini politici che il mondo è cambiato, che quella cultura esistente al tempo della loro scolarizzazione in cui vigeva una visione del mondo in cui lo sviluppo, quello delle innovazioni, non si sarebbe mai arrestato, non esiste più? Basta avvisarli che le presunzioni di concentrazioni “industriali” nelle nostra terre non hanno nessuna possibilità di convenienza, e che l’illusione di agganciarsi al modello di sviluppo industriale-agrario non è altro che un’ accettazione di una omologazione imitativa di processi che in queste montagne non hanno possibilità di efficace successo? Vogliamo ripetere gli errori di sempre, cioé di regalare soldi che poi sfumeranno nel vuoto? Vogliamo i grandi alberghi, il turismo di qualità, un’economia rampante, magari new economy, e quant’altro?
Ma, cari concittadini, non è che nella conta delle possibilità vi siete dimenticati di contare anche quel ciuccio su cui siete seduti?
Quel ciuccio, cari concittadini, è proprio la Natura.
Essa non è fonte di vincoli ma è una risorsa che se ben utilizzata può imprimere in questi luoghi non uno sviluppo diseguale, conseguenza delle vostre ipotesi economiche e politiche, ma diffuso ed articolato, coinvolgendo primariamente la piccola e media agricoltura e artigianato con una offerta che non è solo di prodotti ma di una cultura autentica ed autonoma dalle scimmiottanti omologazioni delle grandi città per cui il contadino ha vissuto la sua feconda ruralità come una condizione di inferiorità, senza possibilità di futuro. Ciò è totalmente sbagliato. Emergono oggi valutazioni scientifiche sulla ricchezza culturale delle ruralità. Ad una condizione però: che esse sappiano costruire una proposta di vita che legata alle proprie tradizioni, e non ai tradizionalismi, offra al mondo un’alternativa. Ma per fare questo ci vuole un management culturale e politico molto, ma molto più avanti.