ARCHIVIO comunicati politici
Da "Il Sannio Quotidiano" del 25.06.02
Conferenza Provinciale dei GIOVANI COMUNISTI
"Serafini Stravince! Votato all'unanimità il documento politico"
Il nuovo corso del Partito della Rifondazione Comunista che, nel Congresso di qualche giorno fa, ha riconfermato Gianluca Aceto alla carica di Segretario Provinciale, trova conferma nel risultato plebiscitario conseguito al termine del Congresso della Federazione Giovanile tenutosi sabato scorso.
I 39 delegati presenti alla Conferenza dei GIOVANI COMUNISTI hanno votato all'unanimità il documento politico intitolato <<Sempre Ribelli>> che, per l'occasione, è stato illustrato dal Coordinatore Nazionale Peppe De Cristofaro. Nessun voto per i tre documenti alternativi.
Come si prevedeva, la riconferma di Gianluca
Serafini alla carica di Coordinatore Provinciale è stata schiacciante ed
unanime. <<Un caso unico in Italia>>, come conferma da Roma Fabio
Amato, presidente della Commissione Nazionale per la Conferenza dei Giovani
Comunisti.
Il successo è apparso netto fin dalle prime battute,
quando Serafini, nel corso della sua relazione dopo aver detto
<<Ripartiamo da qui, da Piazza Matteotti, un luogo che è stato assunto
come simbolo dai Democratici di questa città, contro il tentativo di una Giunta
fascista di rimuovere, attraverso il cambio del nome, un pezzo fondamentale
della nostra memoria e della nostra coscienza antifascista>>, ha posto
sul banco temi come la scelta di essere interni al Movimento contro la
globalizzazione neoliberista e la scelta della <<disobbedienza sociale
come pratica del nuovo corso dei Giovani Comunisti>>.
Un passaggio sulle alleanze: <<Ci siamo messi
in discussione e siamo entrati in contatto con mobilitazioni, vertenze, lotte
che probabilmente non sono perfettamente in linea con la storia, l'identità e
la tradizione comunista ma che parlano anch'esse, oggi, un linguaggio
antiliberista e, potenzialmente, anticapitalista>>.
Serafini ha concluso la relazione invitando i
Giovani Comunisti all'apertura verso <<chi è diverso da noi>>
perché <<è attraverso la grande esperienza che stiamo condividendo con
altri soggetti collettivi e singoli che passa il futuro del Movimento…come al
solito, nel fuoco dell'azione politica, dove la capacità di relazionarsi è
indispensabile alla costruzione dell'alternativa, perché un altro mondo è
possibile ma costruirlo tocca a noi>>.
10.03.02
Consiglio Comunale
di Telese Terme
Serafini (PRC): "Amministrazione
omissiva ed irresponsabile "
Clima di tensione durante la riunione del Consiglio Comunale di Telese Terme. All'ordine del giorno la situazione urbanistica telesina alla luce dello sprofondamento avvenuto in Via Udine.
Momenti di attrito ci sono stati quando il Sindaco D'Occhio ha attaccato il Partito della Rifondazione Comunista per aver, a suo dire, insinuato il sospetto che in Valle Telesina ci fossero infiltrazioni camorristiche, chiedendo al Consiglio di censurare il comportamento del Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, On. Nichi Vendola.
Dura la replica del Capogruppo consiliare del PRC, Gianluca Serafini, che lancia parole di fuoco nei confronti dell'Amministrazione.
"È intollerabile - afferma Serafini - l'atteggiamento del Sindaco che vuole scaricare la responsabilità di quanto è successo su…non si sa chi. Il problema è a monte e riguarda un Piano Regolatore Generale illegittimo e portatore di una cultura del cemento che non può che causare simili disastri. Come se non bastasse, questa maggioranza rifiuta di dare il via ad uno studio approfondito della situazione idrogeologica del territorio telesino.
Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose - continua Serafini - è vergognosa la scelta di dar vita ad una commissione che dovrà censurare l'operato di Vendola. Evidentemente, al peggio non c'è fine.
C'è una relazione della Commissione Antimafia che descrive il tentativo di alcuni gruppi camorristici di egemonizzare i flussi economici legati all'edilizia telesina. Invito il Sindaco che, evidentemente, queste cose non le sa ad andare a leggere questa relazione"
"Il 10 aprile a Telese con il Forum Ambientalista, con il Sannio Social Forum e con i Disobbedienti del Sannio daremo vita ad una grande manifestazione per la tutela dell'acqua e per la difesa del territorio e delle ricchezze naturali".
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26.01.02
Esposti presentati da Titti De Simone
In data 24 gennaio l’on. Titti De Simone ha inviato
due esposti al Procuratore della Repubblica di Benevento, al Procuratore
Regionale della Corte dei Conti e al Difensore Civico della Campania.
Tale iniziativa ha lo scopo di promuovere
l’intervento degli indirizzatari su due vicende relative alla gestione degli
uffici e degli apparati comunali, che hanno avuto e hanno immediate conseguenze
anche sulla situazione patrimoniale dell’Ente, così come evidenziato dagli
interventi del Cobas.
Il primo esposto ha per oggetto la sentenza 1137/96
del Consiglio di Stato, in cui si sottolinea che l'Amministrazione Comunale di
Benevento aveva effettuato un inquadramento automatico dei propri dipendenti
nelle superiori qualifiche dirigenziali senza che fosse stata modificata la pianta
organica ed omettendo di verificare la sussistenza dei requisiti per il
conferimento delle qualifiche stesse.
Tale comportamento derivava:
dalla errata convinzione degli amministratori di
essere a tanto tenuti per effetto del passaggio del Comune di Benevento ad una
classe superiore;
dalla errata convinzione dei dirigenti di aver
diritto all’inquadramento superiore senza che la pianta organica fosse stata
modificata in tal senso, ovvero senza che la pianta organica contenesse i posti
di seconda qualifica dirigenziale.
Nel merito della questione il Procuratore regionale
della Corte dei conti chiedeva al Sindaco di Benevento notizie circa il
recupero delle maggiorazioni stipendiali percepite dai dirigenti, sottolineando
che costoro erano tenuti a rimborsare le maggiori somme percepite, con
l’aggiunta degli interessi legali.
La dottoressa Antonietta Mastrocola, dirigente
facente funzioni del settore finanze, veniva designata quale responsabile del
procedimento per il recupero delle maggiorazioni stipendiali, con obbligo di
trasmettere periodicamente relazioni alla Procura regionale della Corte dei
conti ed al capo dell’amministrazione.
Con nota del 23 maggio 2001 il sindacato dei
lavoratori autorganizzati intercategoriale, intervenendo nel procedimento, chiedeva
al predetto responsabile l’accesso alla documentazione amministrativa ed un
incontro.
Né l’accesso, né l’incontro sono mai stati concessi
in spregio alle più elementari disposizioni di trasparenza, di imparzialità e
di buon andamento dell’azione amministrativa.
Ma vi è di più. Il responsabile del procedimento
proponeva un tentativo di conciliazione finalizzato ad ottenere la restituzione
di tutte le somme indebitamente corrisposte.
La giunta comunale, aderendo a tale iniziativa,
nell’ottobre 2001 nominava quale componente del Collegio di conciliazione il
dottor Fernando Boscaino e rappresentante dell’Amministrazione l’avvocato
Roberto Prozzo.
Alcune domande sono inevitabili: cosa c’entra il
Collegio di conciliazione con un recupero di somme indebitamente percepite?
Perché procedere alla nomina di un legale con aggravio di costi per l’ente, che
avrebbe potuto perseguire sicuramente altre strade per il predetto recupero ?
Perché la dottoressa Antonietta Mastrocola non ha consentito l’accesso agli atti
e la partecipazione al procedimento da parte del sindacato?
Il secondo esposto ha per oggetto l’attribuzione, per
quattro semestri consecutivi, di qualifiche dirigenziali ad un impiegato di
ruolo nella qualifica immediatamente inferiore. In particolare, risulta coperto
il posto di dirigente del settore finanze, vale a dire della stessa dottoressa
Mastrocola.
Le leggi vigenti stabiliscono che per obiettive
esigenze di servizio il prestatore di lavoro può essere adibito alle mansioni
della qualifica immediatamente superiore nel caso di vacanza di posto in
organico, per non più di sei mesi, prorogabili fino a dodici qualora siano
state avviate le procedure per la copertura dei posti vacanti.
Il Comune di Benevento ha rinnovato l’affidamento
dell’incarico dirigenziale per un periodo superiore a quello massimo consentito
dalla legge, bandendo ogni sei mesi una selezione pubblica per l’affidamento
dell’incarico di dirigente del settore finanze che, senza alcuna seria e
convincente motivazione, non si è mai conclusa con l’individuazione di un
soggetto idoneo, ma sempre e solo con il rinnovo dell’incarico al proprio
dipendente.
In ordine a tale circostanza, occorre sottolineare
che:
in seguito alla prima selezione del 10 marzo 2000 ed
all’istanza di un aspirante all’incarico dell’8 settembre 2000, consegnata il
successivo 14 settembre 2000, quindi a distanza di quasi sei mesi, tendente ad
ottenere ai sensi e per gli effetti della legge 241/1990 notizie circa l’esito
della procedura, l’ente rispondeva con un’ordinanza del Sindaco del 7 settembre
2000, ovvero con un’ordinanza adottata a distanza di circa sei mesi
dall’originario bando ed in prossimità della proroga dell’incarico al proprio
dipendente, che il numero limitato delle domande pervenute non aveva
consentito una convinta individuazione del professionista a cui conferire
l’incarico;
in seguito alla seconda selezione del 22 settembre
2000 ed all’istanza di un aspirante all’incarico del 22 gennaio 2001,
consegnata il successivo 28 febbraio 2001, quindi a distanza di quasi cinque
mesi, tendente ad ottenere ai sensi e per gli effetti della legge 241/1990
notizie circa l’esito della procedura, l’ente rispondeva con un’ordinanza del
Sindaco dell’1 marzo 2001, ovvero con un’ordinanza adottata a distanza di
circa cinque mesi dall’originario bando, in prossimità della proroga
dell’incarico al proprio dipendente ed il giorno successivo alla legittima
richiesta del professionista interessato, che il numero limitato delle
domande pervenute non aveva consentito una convinta individuazione del
professionista a cui conferire l’incarico;
in seguito alla terza selezione del 14 marzo 2001 ed
all’istanza di un aspirante all’incarico del 27 agosto 2001, recapitata in pari
data, quindi a distanza di quasi cinque mesi, tendente ad ottenere ai sensi e
per gli effetti della legge 241/1990 notizie circa l’esito della procedura, l’ente
non rispondeva affatto, anzi conferiva in data 18 settembre 2001 per la
quarta volta consecutiva l’incarico dirigenziale allo stesso dipendente, forse
in quest’ultimo caso addirittura senza il palliativo del bando pubblico per la
copertura del posto.
Tutte queste circostanze impongono un serio
accertamento. Il Partito della Rifondazione Comunista intende proseguire anche
per questa strada la sua battaglia per l’affermazione di princìpi basilari,
quali la trasparenza e la democrazia.
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21.01.02
Comunicato
stampa su nomina di Perugini alla dirigenza dell'ARPAC
La corsa dell’Udeur all’accaparramento di ogni posto
disponibile prosegue senza incontrare ostacoli. Ed è una corsa trionfale!
In questo settore, il partito di Mastella è da sempre tra i più efficienti e lesti. Nulla di strano, insomma. Il fatto è che, pur nella consapevolezza della complessità e articolazione del quadro politico regionale, non possiamo che rimanere sbigottiti nell’apprendere il nome del nuovo responsabile dell’Arpac di Benevento, rag. Giuseppe Perugini.
Saremo pure degli scettici per partito preso, ma proprio non riusciamo a scorgere quell’alto (o perlomeno adeguato) profilo che pure sarebbe necessario per una nomina di questo tipo. Le migliori capacità del ragionier Perugini, infatti, paiono risiedere nella disponibilità di un buon pacchetto di voti, ondeggiante continuamente a cavallo dell’incerta linea che separa il centro del centro destra da quello del centro sinistra. Del resto, sarebbe difficilissimo per chiunque dividersi per anni tra amici per la pelle come Mastella e Gargani.
Oggigiorno, il ragionier Perugini è un illustre pensionato che si dedica ai suoi hobby preferiti: la poesia, il giornalismo e la sanità privata. Una vecchia passione, quest’ultima, considerato che il Nostro ha un passato non proprio glorioso: all’epoca della sua presidenza della ex Usl 5 di Benevento, infatti, Perugini fu indagato e processato per gestione affaristica della sanità pubblica.
A ben pensarci, allora, riconsiderando questi trascorsi e tenendo nel giusto conto le sue eccellenti doti di manager pubblico, non ci può più stupire che gli sia stata concessa la possibilità di ricoprire, alla sua tenera età, un così prestigioso incarico.
Al ragionier Perugini facciamo i nostri migliori auguri, affinché riesca a tradurre in atti concreti le immense capacità che trasversalmente e (quasi) unanimamente gli vengono riconosciute. A chi lo ha ancora una volta valorizzato, per merito anche della sponsorizzazione della signora Sandra Mastella, a chi ha saputo mettere a disposizione della collettività una siffatta energia e intelligenza, va il nostro sentito ringraziamento: se la politica non fosse animata da uno spirito così lungimirante, sarebbe condannata a strisciare in eterno sul terreno della mediocre quotidianità.
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16.01.02
Lettera di
Gianluca Aceto a "Il Mattino"
Egregio direttore,
ho letto con costernazione le dichiarazioni rilasciate dal segretario del CDU, dott. Antonio Verga. Non entro, come è ovvio, nella polemica interna al centro destra beneventano, se non per dire che forse farebbe meglio a preoccuparsi dell’amministrazione del capoluogo, piuttosto che spaccarsi sulle nomine e gli incarichi. Vorrei invece rilevare l’infondatezza della "tesi" da lui sostenuta, secondo cui la Repubblica italiana è nata grazie ai partiti che combattevano il fascismo e il comunismo.
Nemmeno il più spericolato (e ce ne sono molti, in giro) dei revisionisti storici oserebbe sottoscrivere una tale affermazione. L’Italia repubblicana, infatti, nasce dalla Resistenza antifascista, passa attraverso momenti fondamentali come l’8 settembre 1943 e la svolta di Salerno del ’44, si dà una Carta costituzionale tra le più avanzate ancor oggi, nonostante gli attacchi odierni e i vari "congelamenti" subìti nei decenni.
Il punto è che in questo processo fondativo non hanno giocato solo i De Gasperi o i Saragat, ma anche i comunisti e i socialisti. Del Comitato di Liberazione Nazionale, infatti, facevano parte la Democrazia Cristiana (con le posizioni dei partigiani come Dossetti), il Partito Comunista, il Partito Liberale, il Partito Socialista italiano di unità proletaria, Democrazia del Lavoro, Partito d’Azione. Negare questo significa dire delle castronerie. Cosa tanto più grave se si usano senza cautele i mezzi di informazione.
Potremmo discutere per giorni sugli articoli della Costituzione italiana che maggiormente risentono del contributo dei comunisti e dei socialisti, che in quella cruciale fase storica seppero muoversi guardando alla vera priorità: sconfiggere il nazifascismo e restituire al nostro paese la libertà e la dignità, perdute a causa della dittatura mussoliniana. Potremmo discutere dell’8 settembre, della guerra civile tra i partigiani e i repubblichini, della fuga indecorosa del re…
In questa circostanza, mi limito a ricordare che fu Palmiro Togliatti, in qualità di Ministro Guardasigilli nel Governo di unità nazionale, a decretare l’amnistia per i soggetti coinvolti con il regime fascista. Fu un atto di grande civiltà e magnanimità, che servì anche a chiudere consapevolmente la fase di una "epurazione" di fatto abortita sul nascere e impossibile da realizzare per le premesse su cui si fondava (i "Decreti di epurazione", firmati nel ’44 da Vittorio Emanuele III e dal maresciallo Badoglio evidenziavano il carattere inestricabile e grottesco del problema).
In ultimo, la considerazione forse più importante: le argomentazioni di Verga hanno la matrice implicita nella equiparazione tra nazismo e comunismo. Contro questa volgarità storica e "storiografica" occorre essere durissimi. Benedetto Croce, avvertendo i giovani allievi che i tentativi di riabilitare il fascismo ci sarebbero stati, li aveva ammoniti che anche esso andava studiato, quando ne fosse venuto il momento, con lo stesso rigore, lo stesso distacco e gli stessi criteri con cui si studia ogni fenomeno della storia. Confessando, però, che egli stesso non l’avrebbe mai fatto, non solo per ineluttabili ragioni anagrafiche, ma perché lo aveva detestato troppo. Forse i "liberali" di oggi farebbero bene a tenere a mente queste parole. La storia è qualcosa di più serio delle beghe interne ad una coalizione amministrativa. Chi si avventura in giudizi impegnativi dovrebbe prima verificare le sue asserzioni.
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15.01.02
Safiya Husaimi, 35 anni. Un'ombra nella notte
Violentata e poi condannata alla lapidazione per adulterio dalla Corte Islamica dello stato di Sokoto. Secondo la Sharia, una legge islamica, una donna sposata una prima volta, anche se dopo ha divorziato, commette adulterio se ha relazioni sessuali senza essersi risposata.
Rimasta incinta dopo essere stata stuprata, aveva avuto un bambino fuori dal matrimonio nel febbraio 2001. Arrestata nel giugno 2001, veniva riconosciuta colpevole in ottobre. Grazie alle mobilitazioni di tutti coloro che si oppongono a questa indicibile e inaccettabile brutalità, il Governo Federale della Nigeria ha promesso di sostenere il ricorso in appello di Safiya.
Ognuno di noi, se vuole, può inviare una e-mail di solidarietà a Safiya presso l'Ambasciata Nigeriana.
È dai piccoli gesti che parte la lotta alle leggi ingiuste e la costruzione di un altro mondo possibile. Il mondo di chi rispetta, di chi sente su di sé ogni ingiustizia commessa in qualsiasi angolo del pianeta.
DISERTA l'indifferenza, DISOBBEDISCI alle
violenze…
AMA!
GIOVANI
COMUNISTE/I, STUDENTI DISOBBEDIENTI, MOVIMENTO STUDENTESCO Liceo Scientifico
Statale di Telese Terme.
Da un luogo
indifferente, Telese Terme, Pianeta terra, Anno primo della guerra globale.
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21.12.01
Comunicato Stampa sul
Mercato dei Commestibili
Oggi abbiamo deciso di disobbedire ancora alle leggi
ingiuste in nome di quelle fondamentali della dignità
umana. Siamo entrati al Mercato Commestibili per
riprenderci un altro pezzo di città che l’incapacità e
l’affarismo ci avevano sottratto. Hanno un bel dire i
nostri amministratori sui presunti progetti che
dovranno mettere in campo, ma a noi bastano già gli
ignobili fallimenti su quelli passati che abbiamo ogni
giorno davanti agli occhi. Il mercato è solo uno di
una lunga serie, in aggiunta alla disastrosa
situazione finanziaria in cui versa il Comune per
"merito" di questa, non si capisce perché, strapagata
Giunta di Destra.
Ma questa non è solo una nostra convinzione, come
sostiene qualcuno non proprio disinteressato.
Oggi al Mercato oltre all’azione dei Disobbedienti che
lo hanno riaperto, oltre alla partecipazione attiva
del Prc e dei suoi Giovani Comunisti, oltre a
Commercio Equo e Solidale che vendeva, anch’esso
disobbedendo, i datteri iracheni contro l’embargo,
oltre ad AltroComune che raccoglieva le firme per la
campagna sulla riduzione degli stipendi agli
amministratori e il Bilancio Partecipativo (raccolte
quasi 100 firme in 2 ore), c’erano i cittadini di
passaggio che si fermavano per acquistare, firmare o
semplicemente guardare dentro al cantiere, c’erano i
commercianti della strada, giustamente arrabbiati per
la mancata apertura del mercato, che ci davano il loro
assenso e la solidarietà offrendoci spumante e caffè e
confrontandosi con noi sul futuro del progetto, forse
troppo stanchi delle vane promesse elettorali.
Insomma un grande successo che testimonia il bisogno
sempre più grande dei cittadini di partecipare
realmente al governo della città e di conoscerne il
futuro. Un bisogno fin troppo frustrato da
un’Amministrazione che, al contrario di quello che
sostiene,è sempre più lontana dai bisogni reali della
gente e sempre più vicina al tornaconto personale di
quei pochi potenti che, anche cambiando nome ogni
tanto, lasciano immutata la sostanza.
I Disobbedienti
Sannio Social Forum
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21.12.01
Un'altra azione diretta dei Disobbedienti che
stamattina hanno aperto e occupato per qualche ora il Mercato dei Commestibili,
chiuso da tanti anni.
Questo il loro proclama
NO al mercato
dei padroni, SI al "mercato dei cittadini"
Oggi, dopo i grandi successi del campetto di Capodimonte e di Palazzo Paolo V, continua la campagna "OCCHIO AL CANTIERE" con la riapertura di un luogo storico della nostra città: il Mercato Commestibili.
In questi tempi dominati dal "mercato", nel significato peggiore del termine, nel nome del quale si uccidono persone innocenti, si distrugge il pianeta, si scatenano guerre, cosa fa il potere del piccolo Impero locale ? Dimentica il mercato nel suo significato originario : il luogo dell’incontro tra le persone, delle quattro chiacchiere il sabato mattina, della spesa per il pranzo della domenica, dei prodotti tipici e della tradizione millenaria di questa città.
La storia commerciale e produttiva della città dall’età medievale se non addirittura dall’epoca romana è legata a questo luogo. Il mercato a ridosso delle mura raccoglieva le colture degli orti creati vicino ai canali e ai fiumi e nel corso dei secoli è rimasto il posto dove i contadini venivano a vendere direttamente i loro prodotti.
L’atmosfera del grande mercato commestibili si avvertiva soprattutto in questo periodo natalizio mentre invece da oltre dieci anni questo spazio è chiuso in attesa della trasformazione in struttura commerciale, grandiosa idea prima di Pietrantonio e poi di Viespoli.
L’attuale sottosegretario al momento del suo insediamento fece della risistemazione del mercato commestibili un suo cavallo di battaglia. Il grandioso progetto elaborato nell’era democristiana e che prevedeva tre piani, un parcheggio sotterraneo e una guglia in vetro fino a 37 m di altezza è stato naturalmente bloccato per l’ovvio ritrovamento di reperti archeologici. Questo determinò come qualcuno sperava la necessità di una variante che ha portato al blocco dei lavori e all’aumento dei prezzi. Viespoli ha fatto rifare il progetto: non più parcheggio interrato, sempre tre piani e una cupola al posto della guglia. Non sono stati trovati altri reperti ma l’intrigo delle varianti non è finito.
Il raggruppamento d’imprese che vince l’appalto, dopo l’aggiudicazione esprime delle riserve considerando il progetto del Comune sbagliato soprattutto nei calcoli relativi ai quantitativi di ferro. Il Comune riconosce l’errore sempre dopo aver aggiudicato la gara d’appalto, e accetta la variante proposta dalle ditte concedendo una "quisquiglia" di due miliardi e mezzo in più rispetto al pattuito. Ma ricompare un’altra variante perché le ditte sostengono che ci sono altri errori nella variante precedente, ovvero il solito vecchio gioco delle parti.
I lavori si bloccano, naturalmente, e sul Comune ci si divide tra chi vuole accontentare le ditte e tra chi non vuole firmare la variante, tra chi ritiene che avendo firmato la prima bisogna firmare la seconda e chi spera in un accordo bonario che significa qualche altro miliardo in aggiunta a quelli pattuiti.
Poi c’è la ditta che ha perso l’appalto che fa un ricorso il Ministero Lavori Pubblici che chiede l’intervento della Corte dei Conti, la Procura della Repubblica apre un’indagine e il Comune rompe gli indugi e rompe il contratto con il raggruppamento di imprese.
Risultati: finora sono stati spesi due miliardi e mezzo ed altrettanti vengono chiesti dalle ditte per la liquidazione del contratto. Si tratta di cinque miliardi salvo complicazioni che fanno parte del fondo della legge 219, quella cioè per la ricostruzione nelle zone terremotate. È quello stesso fondo che il ministero considera sempre insufficiente, tant’è che c’è gente in molti paesini del sud Italia che vive ancora nei prefabbricati oppure ci sono anziani e disabili nei lager che vanno a fuoco misteriosamente. Qua ci sono invece 5 miliardi buttati al vento. Altri sei miliardi erano stati concessi dalla Regione Campania e sono stati ritirati perché l’opera non è stata completata nei tempi dovuti.
Si è tenuta la consueta conferenza stampa di fine anno del Sindaco per il quale naturalmente le cose in questa città vanno bene e se c’è qualche "problemino" occorre solo avere un po’ di pazienza. Naturalmente secondo lui non c’è nessun dissesto finanziario e ci sono invece molte premesse per lo sviluppo. Non si è lasciato andare allo scioglilingua di Viespoli che amava citare sinergie dappertutto e soprattutto il prust, il pip, il por, il put ecc. ecc. D’Alessandro è più sobrio, lui si limita a citare "il piano integrato Territoriale – asse città che esaltando i concetti del project financing darà la possibilità nei prossimi cinque anni di risolvere alcune questioni". A noi ci pare una str…
Ma per ora il Sindaco d’Alessandro assicura che il mercato non si farà, ci sono altre priorità per il recupero del centro storico. Ad esempio si farà subito il centro commerciale con due supermercati e 50 negozi fuori città in c/da Pezzapiana e poi un altro centro commerciale si farà in c/da Epitaffio, sempre fuori dalla città, e dulcis in fundo un altro piccolo centro commerciale si farà vicino allo stadio S.Colomba.
Allora sarà finalmente chiaro il progetto di questa "Giunta d’affari" ,costretta ad accontentare tutto e tutti tranne ovviamente i cittadini, allontanare i consumi dal centro della città per allargare l’espansione abitativa in periferia e per continuare così ad aggredire zone agricole e paesaggistiche con altro cemento.
Allontanare Benevento dalle proprie radici e tradizioni per consegnarla nelle mani della peggiore modernità, quella del cemento e della distruzione, quella dei centri storici di plastica all’interno degli ipermercati, del cibo tutto uguale e con lo stesso sapore, di una società senza passato e senza futuro ma con un volgare, squallido, ripetitivo, plastificato, INFINITO… PRESENTE.
Da un posto imprecisato,Centro
Storico,Benevento,Italia, Pianeta Terra
21 Dicembre 2001 Anno primo della Guerra
Globale
I Disobbedienti di
Benevento
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17.12.01
Gli Studenti Disobbedienti del Liceo
Scientifico Statale di Telese Terme rispondono al duro attacco del Sindaco
D'Occhio
Abbiamo letto
l'intervista rilasciata a "Il Sannio Quotidiano" del 16 dicembre 2001
nella quale il Sindaco di Telese Terme, Ing. Giuseppe D'Occhio, stigmatizza
l'autogestione proclamata dal Movimento Studentesco del Liceo Scientifico
Statale di Telese Terme come tentativo di strumentalizzare "persone che
non hanno lo spessore, la conoscenza, come i ragazzi di 15-16-17 anni, che
possono essere condizionati fortemente…".
Noi, Studenti del Liceo Scientifico Statale di Telese Terme, riteniamo le parole del Sindaco ridicole e, allo stesso tempo, preoccupanti perché irrispettose della capacità di elaborazione intellettuale di tutti coloro i quali hanno partecipato all'iniziativa.
Facciamo notare al
Sindaco che la nostra autogestione è stata tutt'altro che "presunta".
Abbiamo aperto la scuola a chiunque si sentisse in grado di portare un contributo significativo al dibattito in corso sulla guerra, sulla riforma scolastica, sull'ambiente, sulla riorganizzazione delle Forze di Polizia.
Abbiamo ottenuto dalla Dirigente Scolastica e da tanti Docenti la solidarietà ad un'iniziativa straordinaria, in grado di aprire spazi di dibattito e di democrazia che nel mondo della scuola-azienda e di élite sono sempre più rari.
Facciamo presente che, differentemente da quanto successe nel dibattito del 10 novembre scorso, durante il quale il Sindaco D'Occhio ed il Sottosegretario Viespoli decantavano le magnifiche sorti della spedizione militare in Afghanistan, nei nostri spazi autogestiti potevano avere voce anche le opinioni discordanti.
Di cosa ha paura il Sindaco D'Occhio? Perché si interessa solo ora dei problemi della scuola? Perché tenta di strumentalizzarci per attaccare un Partito politico (Rifondazione Comunista)?
Questi attacchi infondati li riteniamo infamanti verso chi, nonostante la giovane età, ha speso gran parte delle proprie giornate a dare voce alla difesa di ciò che resta dell'Istruzione Pubblica.
Le sue paure non ci interessano. Se crede di essre in grado di argomentare le proprie opinioni in merito ai temi da noi trattati, lo faccia!
Sia chiaro, però: senza insulti e senza ambiguità!
Studenti
Disobbedienti - Movimento Studentesco
Liceo Scientifico
Statale di Telese Terme
Da un luogo imprecisato,Telese
Terme, Pianeta Terra
17 dicembre 2001
Anno primo della guerra globale
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06.12.01
Comunicato
stampa sulla querela al Consigliere PPI del Comune di Benevento, Cosimo Lepore
La querela che l’allora sindaco di Benevento, Pasquale Viespoli, promosse ai danni dei consiglieri comunali Gennaro Santamaria e Cosimo Lepore, rappresenta un fulgido esempio di come la classe dirigente del centro destra concepisca la politica.
Al di là delle conseguenze giudiziarie, l’episodio rivela la tracotanza dell’allora sindaco. Questi, anziché rispondere del suo operato dinanzi alla cittadinanza e al consiglio comunale, preferì denunciare due avversari politici che, nell’esercizio legittimo delle loro funzioni, chiedevano chiarimenti in merito ad una vicenda che ancora oggi reclama trasparenza…………
Come è risaputo, i poteri effettivi di controllo che
i consiglieri comunali hanno a disposizione sono estremamente deboli, rispetto
alla autonomia gestionale di cui godono il sindaco, la giunta e anche i dirigenti
di area. Nonostante questo, Viespoli pensò bene di zittire Lepore e Santamaria
attraverso l’intimidazione e la rappresaglia legale. Tentativo assurdo e vano,
ma contro il quale non è possibile levare la protesta e l’indignazione di chi,
fuori e dentro le istituzioni, si adopera per portare avanti la proprie idee e
convinzioni, sia in termini di proposte politiche che – perché no? – di
denuncia pubblica su circostanze meritevoli di approfondimento.
Per questo, Rifondazione Comunista esprime la propria
solidarietà ai due querelati, Santamaria e Lepore, "colpevoli" di
avere portato alla luce dei riflettori l’intreccio di interessi che sottostà
alla realizzazione di Piazza Duomo e Piazza Orsini. Ci adopereremo in tutte le
sedi e con tutti gli strumenti a disposizione, non ultimo quello delle
interrogazioni parlamentari e regionali, affinché la vicenda sia tenuta nella
giusta considerazione. Dal presidente del consiglio al sindaco di Benevento,
dal consiglio dei ministri alla giunta del nostro capoluogo, è in atto un
chiaro e concreto tentativo di asservimento ai danni di chi si ostina a
esercitare il diritto di critica. Contro tale tentativo tutte le forze
democratiche sono chiamate a schierarsi.
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18.11.01
Comunicato
stampa sull'occupazione di Palazzo Paolo V
"Occupato a Benevento il Palazzo Paolo
V, sede storica del Comune, da tempo abbandonata"
Anche a Benevento gli aderenti al "Laboratorio per la Disobbedienza Sociale" hanno organizzato una manifestazione di protesta contro la guerra sociale, economica e militare.
"I Disobbedienti" di Benevento, organizzati dai Giovani Comunisti e da Altrocomune, all'interno del Sannio Social Forum, sono entrati nell'antico stabile su Corso Garibaldi, al centro della Città, esponendo due striscioni e spiegando con i megafoni ai cittadini incuriositi le ragioni della protesta. È stato distribuito ai passanti un volantino dal titolo "Il potere è una stanza vuota" insieme ad un pezzo di stoffa con la scritta "Uno straccio per la pace" che è diventato una sorta di distintivo dei Pacifisti.
Oltre ai motivi di opposizione alla guerra che non serve a combattere il terrorismo e che miete altre vittime innocenti, i Giovani Comunisti e Altrocomune-associazione per i diritti di cittadinanza hanno spiegato, nel corso di una improvvisata conferenza stampa, di aver occupato il palazzo per denunciare il suo inspiegabile stato di abbandono e il grave stato di degrado, mentre l'Amministrazione continua a pagare il fitto per ospitare gli uffici nei locali di alcuni privati.
"I Disobbedienti" di Benevento hanno già chiesto all'Assessore alla Cultura, Nazareno Orlando, l'utilizzo della vecchia sala del cinema, sempre all'interno del palazzo Paolo V, per organizzare attività culturali gratuite a favore dei giovani e dei cittadini sempre più privati di servizi pubblici anche a seguito della finanziaria di guerra.
I Disobbedienti di Benevento
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17.11.01
Questa mattina, i Giovani Comunisti e
Altrocomune-per i diritti di cittadinanza, che nell'ambito del Sannio Social
Forum compongono il LABORATORIO DEI DISOBBEDIENTI, hanno occupato Palazzo Paolo
V (fino a 18 anni fa, sede del Comune)
Questo il loro proclama:
"IL POTERE E’ UNA STANZA VUOTA"
Oggi 17 novembre 2001 disobbediremo alle leggi ingiuste per obbedire a quelle
fondamentali dell’Umanità. Obbediremo alle leggi che ci ordinano di difendere
la dignità dell’uomo e del pianeta dall’assalto dei potenti della terra,
disobbediremo a quelle che svendono i diritti essenziali, il lavoro,la pace, la
terra, al tavolo del casinò globale delle multinazionali e dell’Impero.
Contro una guerra vergognosa e inutile che, a maggior ragione oggi dopo la
"liberazione" di Kabul, ha svelato il suo vero volto di lotta per le
risorse energetiche, noi DISOBBEDIAMO, per il cessate il fuoco immediato, per
ridare dignità ad un’ONU uccisa dagli interessi dell’Impero.
Contro un’informazione drogata di bellicismo cieco, che ci sta proponendo
questa vergogna internazionale come fosse una guerra di liberazione, noi
DISOBBEDIAMO, perché conosciamo da sempre l’assassino Dostum e la sua brigata
di mercanti d’armi e di droga.
Contro il terrorismo interno dei "Talebani italiani" per i quali ogni
fratello o sorella migrante, ogni persona che si batte per i diritti e per la
pace è un pericoloso terrorista o fiancheggiatore, noi DISOBBEDIAMO, perché non
esiste pace senza giustizia ed ogni bomba che cade crea solo altro odio ed
altre ingiustizie.
Contro la "Finanziaria di guerra" che cancella i diritti dei
lavoratori, contro la riforma Moratti che trasforma l’istruzione in merce,
contro lo smantellamento di quel poco di stato sociale che abbiamo, noi
DISOBBEDIAMO, per avere un lavoro dignitoso o un reddito che permetta a tutti
di vivere e non di sopravvivere, per l’aumento delle spese per l’istruzione
pubblica e l’annullamento di quelle per gli istituti privati, per una sanità
che sia al servizio dei cittadini e non delle multinazionali farmaceutiche.
Oggi abbiamo disobbedito e siamo entrati dentro un simbolo dell’abbandono della
nostra città, un luogo chiuso alla città ed ai suoi abitanti un luogo che
rappresenta il vero senso del potere, un luogo vuoto.
Questo palazzo per noi oggi rappresenta la nascita di un nuovo municipio, il
Municipio dei cittadini, che sono stanchi di pagare per gli errori di una
classe politica arrogante ed incapace, che sono stanchi di avere una città
senza servizi sociali adeguati, di vedere una città aggredita dal cemento e
dall’incuria, una città che vive sotto il dominio di sciacalli e iene fameliche
che pensano al proprio utile mentre nei quartieri popolari scarseggiano le
farmacie, i trasporti, gli spazi di socialità per i bambini e gli adulti.
Il municipio della trasparenza e della partecipazione, per sapere che fine
fanno i soldi del bilancio comunale, sempre troppo pochi per risolvere i
problemi della popolazione, sempre utilizzati a loro piacimento dai potenti di
turno che li dirottano in progetti che favoriscono i loro amici e le loro
clientele, creando l’ennesimo pericolo di dissesto finanziario che come al
solito pagheranno i cittadini con un altro natale terrorizzato dall’ICI.
Oggi noi disobbediamo al potere globale e al potere locale, per un altro mondo
sempre più necessario per chi ha a cuore le leggi supreme della dignità e della
giustizia offuscate da quelle della vergogna e dell’imbroglio.
Con l’Umanità che si ribella all’Impero, che siano indios del Sud America o
palestinesi, kurdi o afgani, statunitensi o europei, cinesi o africani, oggi ci
solleveremo cercando di scorgere un raggio di sole tra le nuvole nere.
Benevento, Italia, Pianeta Terra
17 Novembre 2001, anno primo della guerra globale
Le/i DISOBBEDIENTI di Benevento
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14.11.01
Contratto d’Area di Airola:
TROPPI SPRECHI
NESSUN RISULTATO
La chiusura della Pirelli Alfa Cavi di Airola, avvenuta nel gennaio del 1993, causò la messa in mobilità di ben 424 tra lavoratori e lavoratrici. La grave crisi industriale portò alla stipulazione di un Contratto d’area, per il quale furono selezionate due aziende, la Tessival e la Benfil, cui se ne affiancarono altre tre: Software Sud, Warmor Sud e Radici Tappeti. Con tale scelta, si decideva di puntare su un'unica tipo di produzione, quella tessile.
Furono previsti investimenti per 318 miliardi di lire, stanziati prevalentemente dallo Stato e dalla Regione, mentre del tutto residuale era l’impegno a diretto carico delle imprese. A regime, i piani industriali prevedevano l’impiego di 656 addetti.
Le premesse sono state disattese. Infatti:
pochi giorni fa i 107 operai rimasti hanno cominciato a svolgere dei corsi di formazione obbligatori che, non essendo finalizzati alla riqualificazione produttiva, non danno alcuna garanzia occupazionale
le imprese non sono ancora pronte: solo la Benfil promette di partire a marzo 2002, assumendo peraltro soltanto 7 persone
voci insistenti affermano che la Tessival, cioè l’azienda guida del Contratto, voglia recedere dagli impegni, cosa che – se vera - farebbe naufragare l’intero progetto (e questo nonostante la convenienza economica e i miliardi di cui le aziende hanno in parte già beneficiato)
la cassa integrazione degli operai scade il 31 dicembre 2001. Dopo quella data non si sa che fine faranno gli ex Alfa Cavi.
Gli strumenti economici pensati in questi anni per affrontare le crisi produttive hanno spesso fallito, nonostante i loro intenti. Purtroppo, il rischio concreto è che questo accada anche al Contratto d’Area di Airola.
A pagarne le conseguenze, saranno come al solito i lavoratori e i giovani, cui si sono fatte promesse illusorie. Nel frattempo, tanti faccendieri politici e sindacali si sono spartiti la torta dei corsi di formazione, che serviranno soltanto a distribuire soldi e favori ai soliti noti, siano essi di centro destra come di centro sinistra.
Contro questa gestione delle risorse pubbliche, che invece di creare occupazione spreca tanti miliardi senza che nessuno ne dia conto, Rifondazione Comunista si adopererà in ogni modo per sostenere i diritti dei lavoratori ex Alfa Cavi, attivandosi nelle sedi e con le forme più appropriate affinché si possa conoscere il futuro di Airola e dell’intera area caudina.
Condizione indispensabile e prioritaria, risulta la proroga della cassa integrazione per le 107 persone che ancora ne usufruiscono, posto che, ad essere oltremodo ottimisti, la produzione inizierà soltanto nel 2003.
Anche a questo scopo, la Federazione Provinciale di Rifondazione Comunista promuove un’azione collettiva che porti la discussione dal chiuso delle stanze all’attenzione pubblica.
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21.10.01
Carta d'Intenti per il Laboratorio della
Disobbedienza Sociale
I diversi soggetti e
le migliaia di persone che si sono ritrovati durante le giornate di Genova
nella pratica della disobbedienza e nel "laboratorio Carlini", lo
hanno fatto a partire dal rifiuto di una logica di autosufficienza e
dall'esigenza di convergere in una percorso che aspirasse a coniugare il
dispiegamento del conflitto alla costruzione del consenso.
Il valore consegnato a tutto il movimento antagonista a questa
globalizzazione da quella moltitudine di soggetti e persone non deriva tanto e
solo dalla pratica scelta: anzi, il "laboratorio Carlini" è stato
soprattutto un'esperienza di riflessione e risposta collettiva
alla messa in crisi di quella tecnica da parte dell'apparato di repressione
scatenato contro il movimento tutto.
Questo valore, oggi, è chiamato a mettersi in gioco nella sfida che il
movimento ha di fronte: svilupparsi, interpretare nel conflitto il nuovo
alfabeto dei bisogni sociali e dei desideri di liberazione, costruire nuovi
luoghi e processi di partecipazione nella crisi della
democrazia rappresentativa e nel cuore della nuova guerra. Questo significa,
oggi, "un altro mondo è possibile": rifiutarsi alla logica del
dominio, del terrore e della guerra, ribellarsi alla macchina
politica e militare dominante, al lavoro dominato, alla requisizione dei saperi
e delle civiltà. E questo significa anche, oggi, non dimenticare Carlo
Giuliani.
Per la proposta della disobbedienza, questa sfida invoca un ulteriore
passaggio, dopo aver esplorato la socializzazione come valore superiore alla
rigidità delle tecniche: significa proporre uno spazio politico,
aperto e a termine, concepito fin dalla sua costituzione in stretto rapporto
con lo sviluppo dell'intero movimento e con la necessità di
tenere aperta e arricchire la prospettiva dei Forum Sociali.
Uno spazio politico che si definisca nella promozione di strumenti e pratiche
di disobbedienza sociale, intesa come l'insieme possibile dei comportamenti
anti-produttivi, estendendo l'insubordinazione contro la legge del valore e del
dominio, per conseguire nuovi diritti e soddisfare i bisogni negati. Una
disobbedienza sociale che sia anche capace di riattraversare i territori
prefigurando relazioni sociali
altre.
Per tutto ciò la proposta è quella di un Laboratorio. Quella cui facciamo
appello è la costituzione di un luogo politico aperto perché si costruisce di
nuovo a partire dalla presunzione di non-autosufficienza, e insieme perché non
si costruisce come un progetto
organico ma come una nuova occasione di contaminazione tra diversità, un luogo
continuamente attraversabile.
E' questa una proposta a termine, perché nella velocità delle trasformazioni
attuali non c'è per qualsiasi luogo del movimento peccato peggiore che quello
di sopravvivere ad ogni costo. E il termine
sta già nella scelta costitutiva di relazione con l'insieme del movimento
medesimo: dunque la verifica di questa proposta sarà la verifica che verrà per
tutti, dopo il prossimo incontro di Porto Alegre. Mentre il termine iniziale è
posto in egual modo: è il primo
incontro nazionale del Forum Sociali in Italia, il 20 e 21 di questo mese a
Firenze.
In questo tempo, vogliamo far vivere il Laboratorio della Disobbedienza
Sociale. E' un esperimento di cui vale la pena, perché questo è anche il tempo
della resistenza più difficile e della più importante ricerca:
quella della possibilità d'un mondo davvero altro.
Disobbedire alla guerra!
Sovvertire l'oppressione!
Liberarsi dal dominio!
Carlo vive!
Le/i disobbedienti del luglio 2001 a Genova
Da un luogo indifferente, Italia, Europa, Pianeta Terra
Ottobre 2001, Primo Mese della Guerra Globale
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Benevento 07.10.01
ore 20:05
Tutti a Piazza Roma (Piazza della Pace)
contro la guerra
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02.08.01
Pestaggi a Genova
Testimonianza di Christian Mirra
sulla violenta rappresaglia alla scuola Diaz
Me lo diceva E., me lo disse più volte quel giorno, "proprio a Genova dovevamo passare, siamo in vacanza, qua finisce che ci rovinano la vacanza". Per noi era l’inizio di quella che doveva essere una piacevole avventura, arrivare in autostop fino a L’Aia, dove un amico ci aveva messo a disposizione delle biciclette, e poi fare il giro dell’Olanda in bici. Prima di andare in Olanda però dovevamo scegliere un punto d’incontro con D., un mio amico spagnolo, che partiva da Barcellona sempre in autostop, e io e D. avevamo scelto proprio Genova, chiaramente non solo perché è più o meno a metà strada tra Benevento e Barcellona, ma anche perché volevamo partecipare alla manifestazione pacifica contro il G8. Sono andato alla manifestazione per dimostrare che siamo in tanti a non emozionarci perché il Mibtel è aumentato del 2%, e a richiedere ai governi risultati più chiari, semplici e reali: meno fame, meno guerre, più rispetto per l’ambiente. E così io ed E. siamo andati a Genova, prendendo con altri amici il treno speciale da Napoli venerdì notte. Dopo la notizia della morte di Carlo Giuliani, E. era ancora più teso, ma io tranquillizzavo lui (e anche me stesso) dicendogli che per stare lontani dalle mazzate, in fondo, sarebbe bastato tenersi lontani dalle prime linee. Avevo ragione, almeno per quanto riguarda la durata della manifestazione: infatti io ed E. siamo stati tutto il tempo ad indietreggiare, anziché seguire il corteo, allontanandoci non appena vedevamo a distanza il fumo dei lacrimogeni; il risultato è che non abbaiamo dovuto nemmeno correre, a alla fine della manifestazione non avevamo neanche un graffio. C’era però il problema di incontrare D.: l’unica soluzione che avevamo trovato, considerando che non avevamo telefoni, non conoscevamo Genova e non potevamo sapere quando sarebbe arrivato D. (che veniva in autostop), era Internet: una volta arrivati a Genova, inviare a D. una e-mail da un qualche centro telematico, dargli un appuntamento a una certa ora in un certo posto, tornare a scrivergli una mail con un nuovo appuntamento in caso D. non si fosse presentato.Tuttavia, sembrava impossibile trovare un centro telematico aperto, tutti i negozi erano chiusi per giusta paura del caos che stava verificandosi. Infine, al termine della manifestazione, salutati gli amici di Benevento che tornavano a prendere il treno, un genovese mi da l’indirizzo della scuola Diaz di via Battisti, dicendomi che lì avrei potuto utilizzare internet. La prima volta che siamo entrati nella scuola è stata verso le 7 del pomeriggio, mi pare. Dopo una fila, accediamo a internet e troviamo una lettera di D., scritta quella mattina da Marsiglia. Non arriverà a Genova prima di Domenica, credo, però potrebbe avere fortuna e quindi gli diamo appuntamento in quella stessa scuola, alle dieci di sera, e altri due appuntamenti sempre lì alle 12 e alle 20 del giorno successivo. L’appuntamento alla scuola era la cosa più saggia: così avremmo potuto anche trovare messaggi di D. in caso avesse avuto qualche contrattempo e trovato il modo di accedere a internet. Già che c’ero ho scritto altre due mail, poi io e E. abbiamo deciso di fidarci della gente che era lì (davvero sembravano ragazzi tranquilli) e lasciare finalmente i nostri pesanti zaini, e siamo quindi andati a piazza Kennedy a mangiare. Poi ci siamo fermati un po’ sugli scogli, e infine tornati alla scuola verso le dieci e venti. D. non c’era. Al termine di una nuova fila per accedere a internet gli ho inviato un’altra mail, a conferma dei due appuntamenti del giorno dopo. Poi E. voleva che andassimo a dormire in un bel posto che avevamo visto quella mattina, un prato pieno di tende che ci aveva indicato un simpatico tedesco, però l’ho convinto che la cosa più saggia fosse dormire lì nella scuola, per non dover fare inutili chilometri con lo zaino, ed essere certi di arrivare puntuali all’appuntamento con D. del giorno dopo. Inoltre, a me quell’ambiente, pieno di ragazzi stranieri, piaceva, e certo non avevamo visto nessuna cosa che somigliasse ad un’arma. Abbiamo chiacchierato un po’ con uno svedese, e poi con un simpatico ragazzo della Lituania. Non so esattamente che ora fosse quando, ormai dentro i nostri sacchi a pelo, stavamo mettendoci a dormire.
Poi è scoppiato il panico. Grida all’interno e dall’esterno della scuola. In un attimo io ed E. stavamo riavvolgendo i sacchi a pelo, però io ancora non avevo capito che stesse succedendo, infatti dissi scherzando: "mi sa che hai ragione, è molto più saggio dormire nel parchetto". Un ragazzo, tremando, mi chiede: "do you know what’s happening?". Gli rispondo che ne so quanto lui, e mi accorgo che anche la mia voce trema. Si cominciano a sentire fortissimi colpi, stanno sfondando le porte della scuola, sembra quasi che stiano sfondando anche le mura. Rifatto lo zaino in tempi da record mi metto a correre dietro E., passo davanti ad una porta esattamente nel momento in cui viene sfondata; seguo E. su per delle scale, lui fa in tempo a scappare per un pelo, seguendo dei ragazzi fuori da una finestra. Io ho visto la salvezza davanti agli occhi, ma sono stato sfortunato: esco dalla finestra, getto la valigetta sull’impalcatura, faccio per saltare, ma resto incastrato nella finestra con lo zaino. Dietro di me c’era un ragazzo, gli grido di liberarmi lo zaino, mi giro e vedo che è troppo tardi: un gruppo di celerini è ormai arrivato in cima alle scale. Scendo dalla finestra e mi consegno alla polizia, subito comincia la valanga di manganellate. Mi chino a terra, in ginocchio con la testa curva sulle gambe, le braccia sulla testa come misera e dolorosa protezione; ricevo colpi sulle braccia, sulla schiena, sulla testa; il dolore aumenta, le mie grida sono sempre più forti e si fondono con quelle dell'altro ragazzo rimasto con me, i poliziotti mi lanciano ingiurie (bastardo comunista, sei voluto venire al G8 e ora prendi, stronzo frocio e così via), io provo a gridargli che non sono comunista, che non ho fatto niente, ma questo sembra solo farli accanire ancor di più; ricordo ogni colpo sulla testa come un bagliore di luce bianca davanti agli occhi; non mi resta che sperare che smettano presto, ma sembrano non voler smettere. Poi smettono, riprendono la loro caccia su per le scale. L’altro ragazzo continua ad urlare come un ossesso, piange; ricordo di aver desiderato stringergli la mano, dirgli qualcosa, però anch’io impazzivo di dolore. Provo ad alzarmi, non l’avessi mai fatto. Una nuova orda di celerini arriva dal piano di sotto, uno di essi mi da una manganellata in faccia frantumandomi gli occhiali, le schegge di vetro mi sfregiano il volto; cado a terra, la valanga di colpi riprende, grido con quanto più fiato ho in gola; un poliziotto mi strappa una ciocca di capelli; non vogliono smettere, quelli che vanno su per le scale vengono subito sostituiti da altri che arrivano da sotto; quelli che solo passano non mancano di darmi almeno un calcio o una manganellata. Tanta cattiveria sfugge alle mie possibilità di comprensione: come si può picchiare uno che è già a terra in una pozza di sangue? Non ce la facevo neanche più a urlare; ricordo il sollievo datomi dalla scoperta che, grazie a ciò, diminuiva l’intensità dei colpi. Però non vogliono smettere. Smettono solo quando, finalmente, qualcuno grida basta e si mette davanti a me a farmi da scudo. Non lo vedevo bene, senza occhiali non vedo niente (8 diottrie di miopia ad entrambi gli occhi), ricordo solo che aveva una tuta arancione, e che volevo aggrapparmi alle sue gambe, ma non riuscivo a muovere le braccia. Quell’uomo mi aiuta ad alzarmi, mi sostiene ed accompagna giù per le scale fino alla sala dove c’eravamo messi a dormire. Qualcuno mi intima di stare giù, mi getto nel primo vuoto che intravedo tra le decine di sagome sdraiate a terra. Ero terrorizzato, avevo paura che riprendessero a picchiarmi, volevo stare zitto a faccia in giù ma non riuscivo a non gemere, non c’era un punto del mio corpo dove potessi appoggiarmi senza provare acuti dolori, e così continuavo a gemere e a rotolarmi nella vana ricerca di una posizione che non mi facesse male. Gridavo "aiuto!" ogni volta che vedevo passare una di quelle tute arancioni, ma loro stavano impazzendo alla ricerca di chi avesse più bisogno tra i tanti feriti, qualcuno ha detto che non c’erano abbastanza ambulanze, e che dovevano portare via prima gli epilettici. Ho così dovuto attendere soccorso per almeno mezz’ora; una tuta arancione è passata a disinfettarmi le ferite, ma mi ha detto che non poteva fare altro. Finalmente sono arrivate le ambulanze, tutti i ragazzi che erano stesi a terra attorno a me hanno gridato alle tute arancioni che io ero uno di quelli che avevano più bisogno. Sono stato caricato su una barella. Davanti all’uscita un poliziotto ha fermato la barella per perquisirmi, io gli ho detto che avevo perso i documenti (erano nella valigetta rimasta sull’impalcatura), lui prima di lasciarmi andare mi ha stretto il pene dicendomi "ti piace, eh?"). Ricordo poi le voci della gente che era fuori, qualcuno gridava poliziotti bastardi, una voce accanto a me ha detto "guardate come li hanno ridotti". Poi il viaggio in ambulanza, poi i medici che mi rasavano i capelli per cucirmi una ferita sulla testa, e poi i punti sopra e sotto l’occhio e sul "buco" rimastomi sullo stinco, e la voce dell’infermiera che mi dice che non devo addormentarmi, è pericoloso, ma a volte pensavo che la morte sarebbe stata un sollievo; e poi la sete ma mi dicono che neppure posso bere, e i tremendi dolori di stomaco, e l’infermiere che mi porta la padella dove cago con dolorosissimo sforzo, e poi finalmente persi i sensi. Mi risvegliai in un letto d’ospedale, in una stanza piccola e vuota, dov’ero solo in compagnia degli infermieri e dei dottori che ogni tanto venivano a medicarmi o a prelevarmi per qualche esame, e dei poliziotti che perennemente mi sorvegliavano. Ho trascorso la giornata di domenica con una flebo nel braccio, principalmente cercando nel sonno il sollievo dal dolore e dalla paura, e quando non riuscivo a dormire provavo a parlare con i poliziotti, ma nessuno mi credeva, tutti pensavano che fossi un terrorista o un black block; molti dicevano ironicamente "come no, qua siete tutti innocenti", uno mi ha anche detto che se fosse stato per lui mi avrebbe ridotto peggio. In un momento di lucidità feci il punto della situazione, dicendomi: se tutto va bene, esco di qua presto e mi risarciranno, se tutto va male, finisco pure in galera. Sforzandomi di pensare positivamente, mi dissi: la mia vita è cambiata, ma ogni giorno in fondo è un nuovo inizio. Pensai, se finisco in carcere potrò forse terminare comunque l’università ed avrò molto tempo da dedicare allo studio del disegno (adoro disegnare, ed è mia intenzione studiare arte dopo l’università). Mi sentii un po’ meglio ma pensavo anche ad E., chissà se era riuscito a scappare, e a D., disperato per le strade di Genova alla ricerca di me e di una spiegazione. Conversando sottovoce con un infermiere solidale, gli diedi la mail di D. per avvisarlo. Non volevo che fossero avvisati i miei genitori, che stavano per partire per la prima meritata vacanza da anni; chiesi se potevo fare una telefonata a mio zio, ma mi dissero che ero in stato di fermo, non potevo vedere ne’ sentire nessuno. Poi una infermiera mi disse che qualcuno aveva avvisato i miei genitori, e che stavano venendo a Genova; la notizia un po’ mi rattristò, ma mi diede anche sollievo. Ad un certo punto venne a trovarmi qualcuno, mi chiese se lo conoscevo, gli dissi che non mi pareva ma comunque ero senza occhiali; mi disse che era venuto a riconoscermi, era l’ispettore L. della digos di Benevento. Nella sua cartella sugli elementi potenzialmente sovversivi di Benevento non compariva il mio nome, e mi disse che se non avevo precedenti, e se non fossi apparso tra le foto che avevano scattato durante la manifestazione ai ragazzi del centro sociale di Benevento, allora potevo stare tranquillo. Dio mio, non sapevo se la situazione in cui mi trovavo fosse più kafkiana oppure orwelliana.
Durante la notte un poliziotto è venuto ad accendermi la luce, svegliandomi. Gli ho chiesto se per favore poteva spegnere la luce, e lui mi ha detto che se non volevo vedere le luce potevo chiudere gli occhi. Sono scoppiato a piangere, gli ho detto "cazzo, io non ho fatto niente e guardate come mi avete ridotto, ti chiedo solo di farmi dormire!" ma lui mi ha risposto: "piangi, piangi" e se ne è andato. Per fortuna non tutti erano bestie come quello, un altro poco dopo venne a spegnermi la luce. Il giorno dopo finalmente venne a fare la guardia un poliziotto gentile, della provincia di Benevento; un bravo ragazzo (anche se pure lui convinto che eravamo tutti terroristi) che diventò il mio santo protettore: mi accompagnava in bagno, mi aiutava a mangiare, e infine ha pure creduto alla mia innocenza, convinto forse dal fatto che sono un lavoratore prossimo alla laurea. Nel pomeriggio mi ha fatto trasferire in una stanza con altri ragazzi, e la casualità ha voluto che mi ritrovassi affianco al ragazzo picchiato con me nella tromba delle scale. Siamo stati felici di rivederci, e abbiamo chiacchierato un po’: si chiamava F., era svizzero, e mi ha detto che a un certo punto, lì sulle scale, era sicuro che io fossi morto. Lui non era neanche stato portato subito all’ospedale: lo avevano dapprima portato in prigione, dove era stato messo faccia al muro con altri ragazzi; però lì era svenuto, e quindi lo avevano finalmente portato all’ospedale. Ero l’unico italiano nella stanza che parlasse inglese, e quindi traducevo tutto per F. Lui era terrorizzato: quando, parlando con un poliziotto, ha capito che pensavano fossimo chissà che poderosa organizzazione terroristica internazionale, era dapprima incredulo, poi le gambe hanno cominciato a tremargli vistosamente. Ho cercato di tranquillizzarlo, dicendogli che se non aveva precedenti non c’era da aver paura, e lui precedenti non ne aveva. Le mie parole sembrarono avergli fatto bene. Però io condividevo la paura di F.: che quelle armi nella scuola ce le avesse messe proprio la polizia per giustificare la sua azione, e che quindi noi fossimo il capro espiatorio delle violenze del G8. Poi sono arrivati i miei genitori. Non potevo vederli, ma il mio santo protettore ha detto agli altri poliziotti che ero un bravo ragazzo, e mi hanno permesso di salutarli dal corridoio. Mia madre all’inizio ha detto "quello non è mio figlio"… com’ero ridotto non mi aveva neanche riconosciuto. Abbiamo potuto scambiare poche parole, poi ho detto al mio santo protettore di accompagnarmi in bagno perché la situazione era troppo straziante. Poi, tornato nella stanza, una infermiera mi ha portato un tavor per dormire. Sono però stato svegliato, finalmente, dall’ottima notizia: era arrivato l’ordine della mia scarcerazione. Il poliziotto che lo portava faceva l’ironico, era assai antipatico, diceva che se non firmavo in maniera leggibile sarebbe stato ben felice di lasciarmi lì; ma mi era del tutto indifferente, era la fine dei miei supplizi, ero di nuovo libero. Mi hanno trasferito finalmente in un reparto senza polizia. Mi dispiace solo di non aver potuto salutare F., che pure aveva preso un tavor e dormiva profondamente. Chissà dov’è ora, se è libero; chissà che fine hanno fatto gli altri prigionieri innocenti, selvaggiamente pestati dalla polizia e poi anche incarcerati. Ora io sono a casa a Benevento, circondato da parenti e amici; ho ritrovato il buon umore, ma mi resta la paura che non sia finita, che infamie del genere si ripetano, e che questo governo torni con forza ad utilizzare questi metodi ("prima ti spacco le ossa e ti sequestro, poi vedo se sei colpevole") e poi a giustificarli con tanta insistenza. Dopo quello che ho vissuto, resta una forte sfiducia nelle istituzioni, e addirittura la paura di esse.
Christian Mirra, Benevento
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28.07.01
G8: Agnoletto: "18 manifestanti
scomparsi"
"I manifestanti desaparecidos del G8 di Genova sono 18 e, per lo più, sono
stranieri". A sostenerlo è Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social
Forum, in una conferenza stampa a Roma.
"Abbiamo fatto e continuiamo a fare accertamenti, abbiamo mobilitato il
nostro servizio legale e quello sanitario - ha affermato Agnoletto - ma non
sappiamo che fine abbiano fatto queste persone. Non sono in carcere, né in
ospedale, e francamente non crediamo siano al mare, come ha ironizzato il
ministro Ruggiero".
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26.07.01
La notte dei pestaggi
a Bolzaneto il lager dei Gom
"Calci, pugni, insulti: i diritti costituzionali
erano sospesi. E dicevano: tranquilli, siamo coperti"
di MARCO PREVE
GENOVA - Un poliziotto che presta servizio al Reparto Mobile di Bolzaneto, e di
cui Repubblica conosce il nome e il grado ma che non rivela per ragioni di
riservatezza, racconta la "notte cilena" del G8. "Purtroppo è
tutto vero. Anche di più. Ho ancora nel naso l'odore di quelle ore, quello
delle feci degli arrestati ai quali non veniva permesso di andare in bagno. Ma
quella notte è cominciata una settimana prima. Quando qui da noi a Bolzaneto
sono arrivati un centinaio di agenti del Gruppo operativo mobile della polizia
penitenziaria".
E' il primo di uno dei molti retroscena sconosciuti del drammatico sabato del
G8. Il nostro interlocutore ammette che "nella polizia c'è ancora tanto
fascismo, c'è la sottocultura di tanti giovani facilmente influenzabili, e di
quelli di noi che quella sera hanno applaudito. Ma il macello lo hanno fatto
gli altri, quelli del Gom della penitenziaria".
E il pestaggio sistematico nella scuola? "Quello è roba nostra. C'è chi
dice sia stata una rappresaglia, chi invece che da Roma fosse arrivato un
ordine preciso: fare degli arresti a qualunque costo. L'intervento lo hanno
fatto i colleghi del Reparto Mobile di Roma, i celerini della capitale. E a
dirigerlo c'erano i vertici dello Sco e dirigenti dei Nocs, altro che la
questura di Genova che è stata esautorata. E' stata una follia. Sia per le vittime,
che per la nostra immagine, che per i rischi di una sommossa popolare. Quella
notte in questura c'era chi bestemmiava perché se la notizia fosse arrivata
alle orecchie dei ventimila in partenza alla stazione di Brignole, si rischiava
un'insurrezione".
La trasformazione della caserma di Bolzaneto in un "lager" comincia
lunedì con l'arrivo dei Gom, reparto speciale istituito nel 1997 con a capo un
ex generale del Sisde, e già protagonista di un durissimo intervento di
repressione nel carcere di Opera. Appena arrivati - vestiti con le mimetiche
grigio verde, il giubbotto senza maniche nero multitasche, il cinturone nero
cui è agganciata la fondina con la pistola, alla cintola le manette e il
manganello, e la radiotrasmittente fissata allo spallaccio - prendono possesso
della parte di caserma che già alcune settimane prima del vertice era stata
adattata a carcere, con annessa infermeria, per gli arrestati del G8.
La palestra è stata trasformata nel centro di primo arrivo e di
identificazione. Tutti i manifestanti fermati vengono portati qui, chi ha i
documenti li mostra, a tutti vengono prese le impronte. A fianco alla palestra,
sulla sinistra, accanto al campo da tennis, c'è una palazzina che è stata
appositamente ristrutturata per il vertice ed è stata trasformata nel carcere
vero e proprio. All'ingresso ci sono due stanzoni aperti che fungono da
anticamera. Qui, la notte di sabato, fino a mattina inoltrata di domenica,
staziona il vicecapo della Digos genovese con alcuni poliziotti dell'ufficio e
qualche carabiniere.
"Quello accaduto alla scuola e poi continuato qui a Bolzaneto è stata una
sospensione dei diritti, un vuoto della Costituzione. Ho provato a parlarne con
dei colleghi e loro sai che rispondono: che tanto non dobbiamo avere paura,
perché siamo coperti".
Quella notte. "Il cancello si apriva in continuazione - racconta il
poliziotto - dai furgoni scendevano quei ragazzi e giù botte. Li hanno fatti
stare in piedi contro i muri. Una volta all'interno gli sbattevano la testa
contro il muro. A qualcuno hanno pisciato addosso, altri colpi se non cantavano
faccetta nera. Una ragazza vomitava sangue e le kapò dei Gom la stavano a
guardare. Alle ragazze le minacciavano di stuprarle con i manganelli... insomma
è inutile che ti racconto quello che ho già letto".
E voi, gli altri? "Di noi non c'era tanta gente. Il grosso era ancora a
Genova a presidiare la zona rossa. Comunque c'è stato chi ha approvato, chi
invece è intervenuto, come un ispettore che ha interrotto un pestaggio dicendo
"questa non è casa vostra". E c'è stato chi come me ha fatto forse
poco, e adesso ha vergogna". E se non ci fossero stati i Gom? "Non
credo sarebbe accaduto quel macello. Il nostro comandante è un duro ma uno di
quelli all'antica, che hanno il culto dell'onore e sanno educare gli uomini,
noi lo chiamiamo Rommel".
Che fine hanno fatto i poliziotti democratici? "Siamo ancora molti -
risponde il poliziotto - ma oggi abbiamo paura e vergogna".
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16.07.01
COMUNICATO STAMPA DEL GENOA SOCIAL FORUM SULLA BOMBA DI GENOVA
La bomba esplosa questa mattina a Genova è una bomba contro il
movimento-commenta il Genoa Social Forum- .Non è casuale che che
questo attentato avvenga nel giorno dell'apertura delle mobilitazioni
del Genoa Social Forum. Proprio oggi inizia il public forum con 200
ospiti, di cui oltre 50 relatori provenienti dal sud del mondo.
L'attentato cerca di chiudere la bocca alle nostre ragioni.
Non vorremmo che qualcuno volesse riproporre una strategia della
tensione che in Italia è sempre stata contro i movimenti. E' compito
di tutti abbassare la tensione. Per questa ragione rinnoviamo
l'appello al Governo a ripensare tutte quelle iniziative blocco delle
frontiere, chiusura delle stazioni, barriere di 5 metri di altezza, e
chiusura del centro cittadino), che sono inutili per il controllo
dell'ordine pubblico e servono soo a creare un clima di
esasperazione.
Nessuno pensi di utilizzare questa bomba per restingere ulteriormente
gli spazi di agibilità democratica. Il GSF condanna l'attentato
di questa mattina ed esprime solidarietà nei confronti della vittima
e rinnova l'appello alle manifestazionbi pacifiche e di massa del 19,
20, 21 luglio.
L'unica risposta valida a questi tentativi, come nel passato, è la
partecipazione democratica.
Sconfiggiamo la paura, veniamo tutti a Genova.
Genoa Social Forum
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07/07/01
Comunicato
sulla costruzione di una Sinistra plurale
Migliaia di lavoratrici e lavoratori – oltre 200.000 – hanno incrociato le braccia e si sono riversati nelle strade di tutto il paese. È un fatto la cui importanza non può sfuggire a nessuno, men che meno ai soggetti e ai partiti della sinistra.
Alla coraggiosa scelta della Fiom Cgil fa da controcanto la subordinazione totale di Cisl e Uil verso le politiche della flessibilità e della precarizzazione. La virulenza confindustriale trova esplicita sponda non solo nel governo Berlusconi, ma anche nella blanda opposizione del centro sinistra, evidentemente non pago di aver fatto da aprivarco alle politiche neoliberiste e ansioso di riprendere il cammino (interrotto) verso la "modernizzazione". Tra le pieghe di questa rappresentazione oggettivamente difficile, la Fiom ha deciso - dopo gli anni della stagione concertativa – il terreno della lotta e della rivendicazione senza arretramenti. Ed è stata premiata.
A chi accusa il maggiore sindacato metalmeccanico di aver rotto l’unità sindacale, fa agio ricordare che la piattaforma su cui i lavoratori e le lavoratrici avevano impegnato le proprie rappresentanze era nel pieno dominio degli accordi del luglio 1993: niente di rivoluzionario o estremistico, insomma, ma il semplice recupero del potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Né si trattava di una questione di "poche lire". In realtà sono state la Fim e la Uilm, con la firma dell’accordo separato, a minare le basi del contratto nazionale.
Per questi motivi, lo sciopero di una categoria ha assunto carattere generale, un significato che va oltre la mera rivendicazione contrattuale e – forse – può segnare il cambio di registro nelle stesse politiche sindacali. E per questi motivi Fausto Bertinotti ha giustamente richiamato un antico (e lontano) grido di lotta: non è che un inizio, ce n’est qu’un début. Un buon inizio, possiamo aggiungere. Tra pochi giorni, infatti, le cento piazze in cui le tute blu si sono rese protagoniste, confluiranno nelle strade di Genova, insieme a una molteplicità di soggetti diversi tra loro, per dire no alla globalizzazione delle transnazionali e dei governi dei paesi ricchi. Qual è il significato politico di questa confluenza? La soggettività operaia – il "classico" agente delle passate lotte non solo sindacali ma anche progressive e democratiche – cerca la saldatura con i movimenti antagonisti. Qui è il punto politicamente più rilevante.
Tale ricerca parte dalla constatazione che la lotta di classe – che esiste, c’è e ora si rivede – deve intrecciare e farsi innervare da tematiche ineludibili e per propria natura antiliberiste, addirittura anticapitaliste: l’ambiente, la differenza di genere, il debito dei paesi poveri, la possibilità di curarsi – dall’aids ma non solo - senza pagare esorbitanti royalties alle industri farmaceutiche, il mangiare sano, la manipolazione genetica, la questione della biobrevettazione. Genova è il condensato di questa vera e propria piattaforma politica elaborata dal Genoa Social Forum, che raggruppa movimenti antagonisti, partiti politici della sinistra, associazioni ambientaliste, gruppi religiosi e laici, missionari cattolici, centri sociali. I goffi tentativi di criminalizzazione della contestazione tentano di celare le ragioni di fondo della mobilitazione, che si vorrebbe ridurre a una questione di ordine pubblico: cariche, manganelli, idranti, lacrimogeni, pestaggi e quant’altro già rodato a Napoli nei mesi scorsi.
Genova interroga direttamente tutti noi, perché la globalizzazione rischia di travolgere le aree più peculiari, e la provincia di Benevento è tra queste. La Federazione provinciale di Rifondazione Comunista sarà presente e visibile nel capoluogo ligure, attraverso i treni speciali che il partito mette a disposizione di tutte e tutti. Ma ciò non basta. Occorre interrogarsi sulle modalità dell’agire politico del sinistra nel suo complesso, al di là dei singoli appuntamenti.
Stiamo parlando, dunque, della costruzione della sinistra di alternativa, obiettivo cercato e perseguito dal Prc come asse strategico della propria politica, ma che, dopo il passaggio stretto delle elezioni amministrative ha segnato una battuta d’arresto. Purtroppo, infatti, bisogna fare i conti con delle condizioni oggettivamente aride, aggravate però dall’indisponibilità soggettiva di alcuni elementi ad aprirsi realmente all’incontro nella sinistra anticapitalista. Di qui il verificarsi di atteggiamenti opportunistici e incomprensibili, che rischiano di vanificare il buon dialogo comunque avviato.
Stiamo anche parlando, tuttavia, della necessità di una sinistra plurale, cioè di un fronte che comprenda forze anticapitalistiche – come Rifondazione Comunista – e partiti della sinistra moderata – Ds, Pdci, Sdi -. Vanno cercate convergenze su questioni concrete, territorialmente caratterizzate, su cui costruire vertenze e fare proposte. Questo vale non solo sul piano nazionale, dove però la dirigenza diessina non sembra aver avviato una riflessione sulle vere cause della sconfitta, ma anche su quello locale, dove la barra politica è sociale è ancor più nettamente orientata a destra.
Rilanciamo a Ds, Pdci, e Sdi l’idea della elaborazione di una piattaforma programmatica comune, così come discusso qualche tempo fa, non senza avviare un dibattito pubblico sugli indirizzi da adottare. A questo scopo, avanziamo la proposta di pochi punti di partenza: a) la critica feroce e incisiva al Piano di Recupero Urbano del Rione Libertà, evidenziando la sua natura speculativa e peggiorativa delle condizioni di vivibilità della popolazione; b) la realizzazione di un parco fluviale, ambientale, archeologico e agricolo alla confluenza dei fiumi Sabato e Calore; c) la proposizione di una griglia di criteri di tipo solidaristico per l’accesso a servizi pubblici (trasporti, mense, tariffe, ecc.); d) la questione abitativa, da affrontare prima che gli sfratti divengano esecutivi, incalzando l’amministrazione di Benevento a concretizzare tutte le possibilità che le leggi di proroga consentono, anche da un punto di vista finanziario; e) la messa in sicurezza del territorio provinciale, in cui, va detto, il 90% dei comuni è a rischio idrogeologico.
I tempi della elaborazione collettiva che proponiamo sono slegati dalla mera attualità, ma questo non ci autorizza a rimandare sine die. Se su queste idee le soggettività della sinistra, quella diffusa come quella istituzionale, vorranno battere un colpo, la Federazione provinciale di Rifondazione Comunista dichiara e riconferma, ove ve ne fosse bisogno, la propria apertura ad collaborazione che vada nel senso della ritessitura del rapporto con quei soggetti sociali che la sinistra ha rappresentato per lunghi anni, ma che attualmente, o per scelta - sinistra moderata – o per limiti soggettivi intrinseci – Rifondazione Comunista – ci sono lontani, precarizzati e parcellizzati da politiche che le destre al governo renderanno ancora più dure.
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07/07/01
Comunicato
stampa congiunto della Federazione Provinciale e del Circolo di Moiano del
Partito della
Rifondazione Comunista
Il Partito della Rifondazione Comunista è impegnato con grande determinazione nell’affrontare le grandi questioni aperte nell’area della Comunità Montana del Taburno: l’assetto del territorio, i rischi ambientali, l’occupazione, la valorizzazione dei prodotti agricoli e agroforestali nell’ambito dello sviluppo del parco.
Sulle basi di queste esigenze che vengono dalle popolazioni del nostro territorio, il Prc si è impegnato all’interno della Comunità Montana, tramite il proprio rappresentante, Pietro Ciaramella, alla definizione tra le forze politiche, con uno scatto di carattere istituzionale, di una più attenta sensibilità verso i temi suindicati. Tuttavia, l’indirizzo di schieramento assunto dalle scelte successivamente fatte ha comportato la coerente presa di distanza del consigliere del Prc.
Ovviamente resta tutto aperto il nodo di conferire all’Ente un ben diverso sviluppo, per il quale opereremo ci batteremo, forti di una maggiore integrazione nel lavoro concreto sul territorio del circolo di Moiano e delle sue rappresentanze istituzionali, della Federazione provinciale di Benevento e del Comitato regionale della Campania.
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07.06.01
Comunicato
stampa sul Consultorio Familiare di Benevento
Apprendiamo, da un'intervista rilasciata da Direttore Generale dell'ASL, Dott. Mario Scarinzi, ad un quotidiano locale, che l'Azienda Sanitaria si appresta a trasferire il Consultorio Familiare (con annesso Ambulatorio Vaccinale), sito in Rione Libertà, dai locali di Via Materazzo ad altri locali siti in Via Sturzo. Sembrerebbe un normale trasferimento di struttura, nello stesso quartiere, dovuto alle condizioni di deterioramento dell'attuale sede.
Così non è!
Via Sturzo è praticamente l'inizio di Contrada Santa Colomba, zona estremamente periferica e non servita da mezzi di trasporto pubblico. Questa ubicazione isolerà il Consultorio e l'Ambulatorio e priverà molta utenza (giovani, donne meno abbienti e molte famiglie del quartiere) di un servizio importante che diventerà difficilmente accessibile.
Il Consultorio di Rione Libertà è una realtà consolidata nel quartiere; come poche altre strutture, grazie agli operatori, ha saputo integrarsi nel territorio, coniugando la capacità di dare risposte alle domande di salute e di prevenzione alla solidarietà e alla disponibilità. I cittadini del Rione, soprattutto le donne, vivono questa struttura come per loro indispensabile.
Il Partito della Rifondazione Comunista è
fermamente contrario alla dislocazione del Consultorio e chiede al Direttore
Generale dell'ASL di adoperarsi affinché si trovino nel cuore del quartiere i
locali che permettano a questa struttura di poter continuare a svolgere il
proprio ruolo laddove è naturale ed ovvio che sia!
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20.04.01
Ospitiamo
l'intervento del Coordinatore Provinciale del Forum Ambientalista, Gabriele
Corona, in merito alla costruzione dell'impianto CDR di Casalduni
Il pericolo non è solo l’impianto CDR:
l’intero piano per lo smaltimento rifiuti in provincia di Benevento deve essere
cambiato.
L’ex- sindaco Viespoli predica bene a
Casalduni dopo aver razzolato male a Benevento.
Ieri mattina le forze dell’ordine hanno brutalmente caricato i cittadini di Casalduni, Ponte, Fragneto Monforte e dei comuni vicini i quali da diversi mesi protestano, civilmente e legittimamente, per evitare che quel territorio di grande interesse agricolo ed ambientale diventi la pattumiera del Sannio.
Si, perché di questo si tratta, per cui è assolutamente fuorviante limitarsi, come fanno i vari rappresentanti degli enti e delle istituzioni competenti, a dichiarare che "la produzione di CDR non è inquinante" e che comunque "i rifiuti bisogna smaltirli da qualche parte".
La questione non può essere liquidata in questo modo. La critica riguarda, infatti, tutto il piano per lo smaltimento dei rifiuti nella provincia di Benevento.
Per produrre CDR, cioè materiale che poi deve essere incenerito, occorre selezionare i rifiuti e questo, secondo il piano in questione, avviene con mezzi meccanici e quindi all’interno di un impianto di "vagliatura".
E’ noto però che la selezione meccanica di rifiuti indifferenziati, raccolti nei sacchetti di plastica e poi impastati a causa del trasporto, produce una parte "umida" cioè la frazione organica, piena di pezzi di plastica, di lattine, di vetro, di polistirolo, tappi, pile, ecc. che la rendono inutilizzabile come compost per l’agricoltura e finanche per il ripristino ambientale.
Anche la "frazione secca", dopo la vagliatura meccanica, è talmente "sporca" cioè piena di rifiuti organici tanto da rendere complicatissimo ricavarne materiali da riciclare e sconsigliabile la produzione di CDR.
Insomma, al termine di questo processo di raccolta indifferenziata, trasferimento e vagliatura meccanica, che comunque costa un bel po’ di soldi, ci ritroveremo con frazioni di rifiuti che comunque dovranno finire in discarica se non vogliamo creare altri e più gravi problemi di inquinamento.
Sembra un assurdo ma è proprio quello che sta attualmente succedendo a Paolisi, dove i rifiuti selezionati meccanicamente finiscono comunque in discarica. Ma quell’impianto è provvisorio e pertanto, se ne deduce che, prossimamente, anche la raccolta di 330 tonnellate annue di rifiuti sarà concentrata a Casalduni, dove quindi dovrà essere effettuata la vagliatura meccanica con i risultati indicati.
I difensori di questo tipo di impianti, che stanno facendo la fortuna di ditte produttrici e di rappresentanti di zona, quelli che assicurano la inesistenza di alcun pericolo per la tutela ambientale, non dicono che per legge non tutti i rifiuti secchi possono essere inceneriti.
Se il 30% di rifiuti diventa "frazione organica" e il 35%, secondo stime ufficiali, viene trasformato in CDR, la rimanente parte, cioè più di un terzo, finisce, comunque, in discarica che naturalmente sarà costruita sempre a Casalduni.
E il CDR dove sarà incenerito? Nell’impianto di Acerra che nessuno vuole far costruire? E intanto dove saranno ammucchiate le tonnellate di Combustibile Derivato dai Rifiuti in attesa che si trovi qualcuno disposto ad incenerire materiali che quasi certamente, considerati i difetti della vagliatura meccanica, conterranno sostanze che non possono essere bruciate?
Tutto questo comporta un altro pericolo: tra qualche anno, sempre appellandosi alla "emergenza rifiuti" qualcuno stabilirà che nel Sannio bisogna costruire un inceneritore, secondo il principio che prevede lo smaltimento dei rifiuti a carattere provinciale. Come a dire: se voi producete il CDR è ovvio che occorre anche bruciarlo in quello che adesso qualcuno chiama "termovalorizzatore".
E questo pericolo non è una esagerazione! Nel 1992, a contrada Serretelle di Benevento, il Comune e la SNAM volevano costruire un inceneritore che non fu più realizzato per l’opposizione decisa di un comitato popolare. Qualche anno fa il Presidente delle Regione, Rastrelli, voleva costruire a Benevento un inceneritore contro il quale nacque un comitato popolare.
Allora l’Amministrazione provinciale, con un apposito atto deliberativo, si oppose alla "logica dell’emergenza" e si impegnò a trattare i rifiuti del Sannio con il sistema della raccolta differenziata nelle abitazioni solo della frazione umida (materiale organico) e frazione secca (carta, vetro, plastica, lattine, ecc.). Furono spesi circa trecento milioni per redigere il piano e ora non si sa dove è finito!
In questi giorni l’ex- sindaco Viespoli scopre che i rifiuti sono una risorsa (per chi?) ma lui e il suo partito hanno sempre difeso il principio della vagliatura meccanica e non hanno mai previsto né organizzato la raccolta separata della frazione umida per ricavarne buon concimante per i terreni, e della frazione secca, facilmente selezionabile anche senza complicatissimi, costosissimi ed inutili sistemi meccanici.
Siamo ancora in tempo per evitare ulteriori danni!
La Regione deve modificare il piano e la Provincia, che irresponsabilmente lo difende, deve tirare fuori i documenti approvati 3 o 4 anni orsono e deve rendersi conto che non c’è bisogno di alcun impianto per la produzione di CDR perché una buona raccolta differenziata secco/ umido e l’ulteriore selezione, consente le smaltimento dei rifiuti senza danni per l’ambiente.
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19.04.01
Comunicato
sullo sgombero del presidio al CDR di Casalduni
Questa mattina il presidio nei pressi del luogo in cui verrà costruito il CDR di Casalduni è stato oggetto di un duro attacco da parte delle forze dell'ordine che hanno provveduto a sgomberare la zona.
La protesta assolutamente pacifica, che si svolgeva da più di sessanta giorni, è stata repressa con una veemenza inaudita che ha gettato nel panico l'intera popolazione di Casalduni.
Segnaliamo che tra gli occupanti ci sono diversi contusi e feriti ed un anziano signore infartuato.
La nefasta scelta di costruire il CDR in territorio di Casalduni deve essere oggetto di una seria, approfondita e documentata ridiscussione.
Molteplici considerazioni, di natura scientifica ed economica, ci inducono a ritenere la scelta del CDR come un vero attentato alla vita delle popolazioni locali. Scelta inutile e dannosa, contraria alle quelle già assunte precedentemente dal Consiglio Provinciale che prevedevano la costruzione di un sito per il compostaggio e che individuavano la via alternativa della separazione dell'umido dal secco nella politica dei rifiuti.
Chiediamo al Presidente della Giunta Regionale, Bassolino, l'immediata convocazione di un vertice di maggioranza che censuri la dura repressione nei confronti di donne e di uomini che pacificamente manifestavano per la difesa del proprio territorio e che ridiscuta seriamente l'intera politica di smaltimento dei rifiuti.
È oltremodo sconcertante il silenzio "giustificato" della Giunta Provinciale e, in particolare, del Presidente Nardone che, per togliersi dall'imbarazzo, non ha nemmeno tentato la minima mediazione con il proprio Assessore Mazzarelli, Sindaco di Casalduni.
Il Partito della Rifondazione Comunista esprime solidarietà ed appoggio fattivo alla battaglia condotta dal "Comitato di lotta contro il CDR" e, in un lavoro che vedrà impegnati la Segreteria Provinciale, la Segreteria Regionale, il Gruppo Consiliare alla Regione, il Vicepresidente della Commissione Antimafia Nichi Vendola ed il Capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena, farà tutto il possibile, anche rivolgendosi alla Magistratura, perché sia impedito questo scempio annunciato.
Segreteria Provinciale
Segreteria Regionale
Gruppo Consiliare Regionale
On. Nichi Vendola
Sen. Giovanni Russo Spena
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Iniziative di
campagna elettorale con Nichi Vendola
11.04.01
"Berlusconi e Rutelli scendono in campo,
noi faremo invasione!"
Sono queste le parole usate dall'On. Nichi Vendola, Vicepresidente della Commissione Antimafia e candidato al Proporzionale per il Partito della Rifondazione Comunista nella Circoscrizione Campania 2.
La campagna elettorale del Partito della Rifondazione Comunista entra nel vivo e mercoledì ha toccato tre luoghi nevralgici della provincia.
Alle 17,00, a Guardia Sanframondi, presso la Sala Convegni del Castello Ducale, Vendola ha incontrato il Comitato che si batte contro la Bretella. All'incontro hanno partecipato anche il Segretario locale del Partito, Antonio Lucia Foschini, ed il portavoce del Comitato Antibretella, Dante Iannucci. È stata sottolineata, tra l'altro, la necessità di salvaguardare, contro l'esproprio coatto, i circa 30 ettari di vigneti DOC che andrebbero distrutti se dovesse passare il nuovo piano di insediamento produttivo proposto dal Comune.
Alle 19,30 a Benevento si è tenuta, presso la Sala del Reduce una Manifestazione dal titolo "Un voto utile per il Paese, per una Sinistra alternativa e plurale".
Dopo l'introduzione di Antonio Broccoli, responsabile provinciale per l'organizzazione del Partito, l'incontro è stato aperto da Nicola Sguera, candidato a Sindaco di Benevento per la Lista "Città Aperta" che vede la partecipazione del PRC e del mondo ambientalista, della cultura e della sinistra diffusa.
Sguera afferma la necessità di creare una forza che "sappia contenere in sé tutte le anime critiche della Città". Alfonsina Palumbo, candidata al collegio senatoriale 16 ha pone l'accento sulla "mobilitazione delle donne nella vita politica che spesso le vede relegate in un ruolo marginale".
Particolarmente attesi sono stati gli interventi del Coordinatore Provinciale dei Giovani Comunisti, Gianluca Serafini, e del Segretario provinciale del PRC, Gianluca Aceto.
Il primo affronta il tema della Globalizzazione Capitalistica, sottolineando come "a Seattle, a Nizza, a Davos, a Napoli, la contaminazione della questione ambientale con quella di classe, la rivendicazione per un'alimentazione sana con quella per un giusto salario, fossero non la semplice sommatoria di soggetti differenti ma l'inizio della costruzione di un nuovo soggetto sociale formato da una massa di donne e di uomini che, come diceva Ernesto Che Guevara, hanno alzato la testa e si sono messi in marcia!".
Il secondo sottolinea le battaglie del Partito a Benevento e la proposta di inserire nell'agenda della politica il redditometro, per dare la possibilità alle fasce sociali più deboli di accedere ai servizi sociali. Aceto ricorda, in oltre, "la battaglia per lo sviluppo sostenibile del Sannio e per la salvaguardia del territorio".
Vendola fa subito il punto sulla bomba esplosa a Roma e attacca chi vuole collegarla "al movimento che si batte contro la globalizzazione ed il pensiero unico. Gli attentatori, come la storia ci insegna, andrebbero ricercati nel mondo paraistituzionale e negli ambienti che hanno a cuore la destabilizzazione del Paese". Vendola conclude dicendo che "questa destra è portatrice di odio, di autoritarismo e di liberismo selvaggio e il centrosinistra ha assecondato questa sua ispirazione"
Alle 22,00 si è tenuta l'assemblea con il Comitato antiCDR di Casalduni.
Molto applaudito l'intervento del Coordinatore Provinciale del Forum Ambientalista, Gabriele Corona. Al termine dell'assemblea l'On. Vendola scrive una lettera al Prefetto e al Presidente della Provincia.
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15.03.01
Comunicato di
risposta al manifesto del Sindaco di Telese Terme
Leggiamo esterrefatti le farneticazioni vomitate dal nostro beneamato (ma male informato) Sindaco.
Il contenuto del manifesto, volutamente pieno di inesattezze, evidenzia le enormi difficoltà in cui versa questa amministrazione comunale.
Con la lucidità del pugile suonato che non sa più da dove arrivano gli sganassoni, la nostra "massima carica amministrativa" accusa il Segretario del Circolo ed il Consigliere comunale di Rifondazione Comunista di aver organizzato un convegno solo per denunciare che la nostra cittadina si è trasformata in un centro di malavita organizzata.
Ergendosi a paladino della ormai dissipata "vivibilità" telesina (ma dove vive?), mal consigliato dalle "capere" amministrative che lo circondano, il Sindaco cerca, con evidente disperazione intellettuale, di evitare il problema politico di fondo e di sfuggire alle proprie responsabilita’.
Nel riuscitissimo convegno tenuto il 3 marzo scorso, il Circolo "Vera Lombardi" ha fatto proprie le testimonianze di un vero primo cittadino, Gerardo Rosania (Sindaco di Eboli), e ha condiviso pienamente l’analisi dell’on. Nichi Vendola (Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia), il quale ha denunciato come le "politiche urbanistiche" con le quali l’ing. D’Occhio ha devastato la nostra cittadina abbiano creato l’humus ideale per l’insinuarsi della delinquenza nel nostro tessuto socio-economico.
In questi giorni, a Telese , sono stai arrestati due latitanti casertani.
Qualche anno addietro accaddero episodi analoghi, senza dimenticare (abbiamo la memoria lunga) la maxi-retata in Contrada Piana. Ancora: l'ultimo rapporto di Legambiente sulle ecomafie evidenzia l'aumento delle infiltrazioni malavitose soprattutto in Valle Telesina, addirittura anche in relazione ai lavori di sistemazione del Lago di Telese.
Cosa dice di tutto questo il nostro Sindaco? Cosa dicono gli Assessori Comunali, oggi ammutoliti e ieri ciarlieri? Cosa dicono i Consiglieri di maggioranza, solitamente impegnati ad alzare il braccio per assentire ai dettami del Sindaco-ingegnere-ex Segretario dell'Autorità di Bacino?
Il Signor Sindaco ultimamente ha imparato l'arte (si fa per dire!) del piccolo cabotaggio. Squallidamente, si spinge ad attribuire a Rifondazione Comunista presunte critiche contro le Forze dell'Ordine. A differenza del Sindaco, noi esprimiamo ad esse il nostro apprezzamento non a parole ma con i fatti, la correttezza e la collaborazione fattiva.
Rifondazione Comunista continuerà la sua battaglia, sempre e comunque, rivolgendosi alla Popolazione e alle Istituzioni con i mezzi che la legge ci mette a disposizione.
A proposito: i Compagni violentemente ed inopportunamente citati nel delirante manifesto si riservano (essi a ragion veduta) di adire le vie legali, a tutela e difesa della propria persona.
Il Partito è al loro fianco!
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05.03.01
Comunicato
sulla manifestazione svoltasi a Telese Terme il 3 marzo
"Il Sindaco di Telese Terme dovrebbe
temere l'infiltrazione del Clan dei Casalesi, interessati alla speculazione
edilizia, piuttosto che polemizzare con chi difende le ricchezze
naturali!"
Questa è la dichiarazione dell'Onorevole Nichi Vendola, Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, che ha concluso la manifestazione organizzata sabato 3 marzo a Telese Terme dal Partito della Rifondazione Comunista e dal Forum Ambientalista.
Nell'affollatissima sala Goccioloni delle Terme, hanno introdotto i lavori Gianluca Aceto, Segretario Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, e Alfonso Grillo, Consigliere Comunale al Comune di Telese Terme dello stesso Partito, i quali hanno ricordatole denuncie su vari casi di abusi edilizi riscontrati recentemente a Telese, ove stanno sorgendo palazzi di altezza spropositata, senza rispetto per le distanze da altri fabbricati, con volumetrie tre volte maggiori delle consentite, costruiti vicini a corsi d'acqua e su terreni agricoli.
Gabriele Corona, Coordinatore Provinciale del Forum Ambientalista, ha insistito nel ricordare le opportunità di sviluppo eco-compatibile di Telese Terme che, però, rischia di rimanere esclusa dai circuiti internazionali di qualità se, a causa dell'abusivismo edilizio, si trasforma in un qualunque paese dell'interland napoletano.
Il Professor Franco Ortolani, ordinario di Geologia presso l'Università Federico II di Napoli, ha sottolineato il rapporto particolare tra Telese e l'acqua, elemento naturale indispensabile ed insostituibile; non solo l'acqua delle Terme e del Lago ma anche quella del Fiume Calore e del Torrente Grassano, monumento naturale, nonché l'acqua delle falde superficiali che non devono essere compromesse dai sistemi di fondazione usati nelle ultime costruzioni a Telese.
Gerardo Rosania, Sindaco di Eboli, ha ricordato la sua esperienza istituzionale a tutela dell'ambiente con l'abbattimento delle ville abusive della camorra, mentre Franco Specchio e Vito Nocera, Consigliere e Segretario Regionale del PRC, hanno confermato l'impegno per la creazione di nuova occupazione nel settore della tutela dell'ambiente.
Antonio Conte, Senatore dei Democratici di Sinistra, ha ricordato le vicende del Prg di Telese Terme ed ha rilanciato il tema dell'unità delle Sinistre.
Ha concluso, con un lungo ed appassionato intervento, Nichi Vendola che ha ancora sottolineato la necessità di un'azione politica che ponga al primo posto la tutela della natura, la difesa della legalità e della convivenza civile contro l'affarismo e la logica dello sfruttamento indiscriminato degli uomini e delle risorse
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01.03.01
Contro
l'abusivismo edilizio e l'affarismo malavitoso, tutelare le ricchezze
ambientali e creare nuova occupazione
È questo il tema del Convegno che si terrà a Telese sabato 3 marzo alle 16,00 nella sala Goccioloni delle Terme.
La manifestazione, coordinata da Eduardo Di Mezza, Segretario del PRC del comune telesino, si aprirà con le relazioni di Gianluca Aceto, Segretario Provinciale del PRC, di Alfonso Grillo, consigliere PRC al Comune di Telese Terme, e di Gabriele Corona, Coordinatore Provinciale di Forum Ambientalista, sui casi di abusivismo edilizio di Telese e di Benevento, recentemente segnalati anche all'autorità giudiziaria, e sulle reali possibilità di sviluppo ecocompatibile nel Sannio. Il professor Franco Ortolani, docente di Geologia presso l'Università "Federico II di Napoli", relazionerà, invece, sul rischio idrogeologico della Valle Telesina e, subito dopo, Gerardo Rosania , Sindaco di Eboli, illustrerà l'esperienza del suo Comune, ormai nota a tutta Italia, ove sono state abbattute centinaia di ville abusive.
Le iniziative Politiche e legislative contro l'abusivismo saranno al centro degli interventi di Antonio Conte, Senatore DS, Franco Specchio e Vito Nocera, rispettivamente Consigliere Regionale e Segretario Regionale di Rifondazione Comunista.
Concluderà Nichi Vendola, Deputato PRC e Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, che si soffermerà soprattutto sui pericoli di infiltrazioni malavitose connesse con l'uso dissennato del territorio.
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26.02.01
Lettera aperta
di protesta alla redazione di "Media TV"
Usiamo questo mezzo per esprimere pubblicamente la nostra protesta per la mancata trasmissione sull'abusivismo edilizio e lo sviluppo sostenibile di Telese Terme che si sarebbe dovuto tenere venerdì 23 febbraio 2001.
Il dibattito
televisivo che, secondo le vostre indicazioni, prevedeva la presenza, tra gli
altri, del Sindaco e del Coordinatore Provinciale del Forum Ambientalista,
sarebbe stata l'occasione per chiarire i termini di un confronto che l'Ing.
Giuseppe D'Occhio vuole trasformare in una polemica di basso livello.
Il Sindaco, però, pur presente nei vostri studi televisivi, ha rifiutato il confronto perché pretendeva che il dibattito prevedesse la presenza di cinque ospiti da lui indicati di cui uno solo, sempre da lui indicato, per rappresentare le posizioni critiche sull'abusivismo edilizio e le responsabilità del Comune di Telese.
Conoscendo il Sindaco, che, peraltro, aveva già tentato di impedire un servizio giornalistico di C.D.S. TV sullo stesso argomento, questo comportamento non ci meraviglia ma francamente speravamo che la vostra emittente riuscisse a non subire questa ulteriore dimostrazione di arroganza.
Speriamo,
comunque, che le questioni importanti sollevate da questo Partito e dal Forum
Ambientalista possano essere portate all'attenzione dei vostri telespettatori,
anche se questo non fa piacere al Sindaco.
La Segreteria
Provinciale
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16.02.01
Conferenza
stampa sulla vicenda ICI al Comune di Benevento
"È davvero inquietante la vicenda ICI del Comune di Benevento per le connessioni tra la gestione del servizio pubblico e l'esistenza di società private nelle quali sono coinvolti il Coordinatore dell'Ufficio Tributi e l'ex Assessore alle Finanze!".
È questa la conclusione cui è giunto Walter De Cesaris, deputato del Partito della Rifondazione Comunista che ha partecipato alla conferenza stampa organizzata presso il Pattinodromo di Via Mustilli. Gli interventi che si sono succeduti, da parte degli esponenti di Rifondazione Comunista, del Centro Sociale Depistaggio, dello SLAI-Cobas e del Codacons, hanno messo in evidenza, ancora una volta, la gravità della situazione.
Le 15000 ingiunzioni di pagamento emesse dal Comune di Benevento sono piene di errori clamorosi e sono il risultato del mancato lavoro di controllo incrociato dei dati, che l'Ufficio Tributi non ha condotto come stabilisce la legge.
Il Comune di Benevento ha inserito nei bilanci consuntivi degli ultimi anni un credito certo di £ 4.600.000.000 proprio per il recupero ICI e poi ha dovuto, pur di far quadrare il bilancio, cancellare questa cifra con conseguenti azzeramenti di altri debiti.
Anche per fare piena luce su questa questione, che potrebbe determinare un nuovo dissesto finanziario, e sul coinvolgimento nelle società "BIESSE Consult S.r.l." e "COFIL S.r.l." di un Revisore dei Conti del Comune di Benevento, parente o affine del Coordinatore dell'Ufficio Tributi", Walter De Cesaris chiederà, nei prossimi giorni, che i Ministeri e le Autorità competenti effettuino le dovute indagini.
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14.02.01
Comunicato stampa sull'ICI
Al Comune di Benevento pervengono, ogni giorno, numerose richieste di annullamento degli "avvisi di accertamento" per la tassa ICI riferiti agli anni 1993 e 1994.
Tali avvisi risultano pieni di errori per riferimento d'imposta già versata da uno dei comproprietari, sulla tassa di immobili abbattuti e su sanzioni annullate ed illegittime.
Gli stessi errori sono riscontrati negli atti spediti da alcuni comuni della provincia di Benevento (Foglianise, Vitulano, Calvi, eccetera), dove il cosiddetto "accertamento" è stato curato dalle società " BIESSE CONSULT S.r.l." e " CO.FI.L. S.r.l.", ambedue gestite dal Coordinatore dell'Ufficio Tributi e dall'ex Assessore alle Finanze del Comune di Benevento.
Ora, però, spunta un nuovo preoccupante riferimento, tra gli errori clamorosi degli accertamenti ICI ed i risultati del Bilancio del Comune, tanto da determinare la necessità di un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.
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14.02.01
Comunicato stampa sulla
Sanità
La federazione Provinciale del Partito della
Rifondazione Comunista esprime il proprio apprezzamento per le dichiarazioni
rilasciate nei giorni scorsi dalla dirigente dell’Azienda Ospedaliera
"Rummo"., dottoressa Loretta Mussi.
La constatazione che la sanità pubblica sia
stata sistematicamente affossata, nella nostra provincia, e che questo abbia
agevolato i soggetti privati, non era un fatto scontato da parte della massima
dirigente dell’ospedale beneventano. Si tratta, al contrario, di una scelta
coraggiosa, ribadita nonostante le polemiche e gli attacchi strumentali di cui
la dottoressa Mussi è stata oggetto nelle passate settimane ad opera dei
partiti di centro destra.
Che la destra vada a braccetto con i
potentati economici, anche in campo sanitario, è del tutto evidente.
Altrettanto palmari sono l’intrinseca opacità della sanità privata – di cui
tuttavia non si nega il positivo livello medio – e la scarsa efficienza di
quella pubblica, che paga alla prima in termini di carenza di risorse, capacità
organizzative, prestazioni sul territorio (………………….).
Tutto questo, però, non rende meno
indigeribile l’attacco strumentale e ingiustificato contro chi ha assunto su di
sé il difficile compito di rilanciare proprio la sanità pubblica, e che ha
avuto il coraggio di denunciare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.
Rifondazione Comunista ritiene essenziale lavorare in tal senso, e questo non
per contrapposizione preconcetta al privato, ma perché convinta che la sanità
non sia riconducibile né riducibile al mero profitto.
La sanità, la prevenzione sul territorio
(anche sui luoghi di lavoro), lo stato sociale, richiamano direttamente il
ruolo pubblico. Per questo le parole espresse dalla dottoressa Mussi incontrano
il nostro interesse e apprezzamento. La convinzione che ci pervade, la
scommessa su cui puntiamo, è che si possa dare un buon servizio pubblico a
tutte le cittadine e i cittadini, senza distinzioni di reddito, e senza
ricreare carrozzoni ingovernabili. Su questa scommessa si gioca la possibilità
stessa di un modello di sviluppo alternativo a quello neoliberista e
mercantile, che per definizione accetta le differenze sociali e le considera
insuperabili
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09.02.01
Comunicato Stampa sull'esito della riunione
del Comitato Politico Federale
Si è tenuto ieri, presso la sede della
Federazione Provinciale, la riunione del Comitato Politico Federale del
Partito.
Tra i vari punti all'ordine del giorno si è
discusso della "Conferenza Programmatico-organizzativa" e del
percorso che vedrà il Partito impegnato sul fronte delle elezioni
amministrative di Benevento.
La Conferenza si svolgerà, presumibilmente,
il 24 febbraio.
Per quanto riguarda la competizione
elettorale, il CPF ha rimarcato, prima di discutere qualsiasi ipotesi di alleanza,
la centralità di due punti fondamentali: programma e autorevolezza dei
candidati.
Il Partito, quindi, porterà avanti il dialogo
con tutte le forze democratiche che assumeranno come prioritario l'obbiettivo
di porsi in completa discontinuità con l'esperienza amministrativa di Viespoli
e con le passate gestioni clientelari del governo della città.
Solo la convergenza su questi contenuti
chiari determinerà le alleanze, che non possono in alcun modo essere
predefinite.
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07.02.2001
Comunicato stampa sulla vicenda
"Abusivismo Edilizio a Telese Terme"
Il circolo Prc "vera Lombardi" di
Telese Terme e il Forum Ambientalista di Benevento hanno chiesto la sospensione
cautelativa dei lavori di edificazione relativi alla concessione edilizia n° 56/99.
Si tratta di un complesso di circa 15.000 metri cubi che sorge di fronte alle
terme di Telese, all'incrocio tra via Colombo e viale Europa.
La richiesta, inoltrata al Sindaco Giuseppe
D'Occhio e al Responsabile dell'Ufficio tecnico comunale Emilio Bove, è altresì
rivolta alla Procura della Repubblica di Benevento, affinché siano accertate le
responsabilità civili e penali messe in evidenza dall'esposto.
Motivi principali della denuncia:
Declassificazione illegittima di via Colombo
e viale Europa. Con tale 'opzione' il fabbricato è a soli 5 metri dalle
suddette strade invece che a 15 metri, cosa che ha consentito un copioso
aumento della volumetria complessiva.
Violazione della legge 122/89 che prescrive
la previsione di un metro quadro di parcheggio pubblico ogni 10 metri cubi di
costruito; questo causerà un ulteriore congestionamento del traffico veicolare
nella zona;
Il progetto, utilizzando l'indice massimo di
edificabilità previsto (3 metri cubi per metro quadro), consentirebbe un volume
realizzabile di 7.800 metri cubi, mentre il volume reale in costruzione è di
13.500 metri cubi. Il progettista ha infatti scorporato dal calcolo ben il 62%
dell'intervento effettivo, ritenendolo non computabile ai fini urbanistici;
Probabile violazione della legge 765/67,
configurante gli estremi di lottizzazione abusiva;
Violazione delle legge 150/42, non essendo
rispettati i vincoli di altezza e di distanza dai fabbricati preesistenti.
Basti pensare che una parete si trova a 2,40 metri da quella di un'altra casa,
addirittura in deroga ai tre metri previsti dal codice civile;
Probabile violazione della legge antisismica,
che stabilisce ulteriori vincoli di altezza dei fabbricati.
Il Prc e il Forum Ambientalista precisano,
inoltre, che il Piano regolatore di Telese Terme non è mai stato approvato, ed
è pertanto illegittimo. Il parere di conformità rilasciato dal Presidente della
Giunta Regionale nel 1990 è cosa diversa dal decreto di approvazione,
necessario e imprescindibile per la validità del piano. Gli incontri avuti
presso l'Assessorato regionale all'Urbanistica, l'Ufficio di Gabinetto della
Presidenza regionale, nonché l'Ufficio Antiabusivismo regionale, hanno
confermato questa valutazione.
Gli ulteriori approfondimenti concordati con
i massimi organismi regionali competenti - che si terranno già in questa
settimana - dimostreranno la fondatezza dei nostri rilievi. Sottolineiamo che
la richiesta di sequestro del cantiere è solo il primo di una serie di
interventi che seguiranno sino al convegno pubblico con Nichi Vendola -
vicepresidente della Commissione Antimafia -, Gerardo Rosania - sindaco di
Eboli -, Giuseppe Ortolani - ordinario presso la facoltà di geologia di
dell'Università di Napoli. Riteniamo, infatti, che la dissennata gestione
urbanistica di Telese abbia come corollario gravi infiltrazioni camorristiche e
preoccupanti conseguenze sulla salubrità idrica e l'assetto idrogeologico.
Ci appelliamo affinché la cittadinanza si
autorganizzi in un comitato civico che si frapponga alla devastazione in atto.
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05.02.2001
Appello "Antiglobalizzazione"
Il futuro del mondo
Mucca pazza, cibi transgenici, dissesto idrogeologico, accumulo di rifiuti
nocivi, disboscamento, inquinamento elettromagnetico: sono questi i risultati
di uno sfruttamento irresponsabile e criminale della natura che viene
giustificato dalla logica del "profitto a tutti i costi".
Se da una parte assistiamo alla propaganda di una nuova economia sempre più
virtuale, tocchiamo con mano il generarsi di nuove povertà e l'allargarsi del
divario economico e sociale tra ceti e paesi sempre più ricchi e ceti e paesi
sempre più poveri.
La disumanizzazione dei rapporti sociali, la mercificazione della persona, il
calvario migratorio di popoli privati di ogni diritto, rappresentano il
sacrificio dell'umanità sull'altare del libero mercato.
In questo scenario apocalittico il destino dell'umanità è gestito da organismi
autorappresentativi, privi di legittimazione sociale, non eletti
democraticamente, che dettano le leggi e le regole agli stati nazionali
trasformando in profitti per pochi i diritti alla salute, alla cultura, alla
propria terra e alla propria storia.
Organismi sovranazionali
Gli organismi sovranazionali sono: il fondo monetario internazionale (FMI), la
banca mondiale (BM), L'organizzazione mondiale del commercio (WTO),
l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), il forum
mondiale dell'economia (WEF).
I loro rappresentanti, esponenti del mondo dell'alta finanza e dell'industria,
nel nome dello sviluppo, del benessere e del progresso, affamano intere
popolazioni, distruggono l'ambiente e tentano di reprimere ogni forma di
opposizione sociale, controllando ogni aspetto della vita umana attraverso
l'informazione unilaterale e l'induzione al consumismo.
Cos'è la globalizzazione?
L'85% della ricchezza mondiale è concentrata nelle mani di pochi ricchi, mentre
miliardi di persone vivono in povertà e la ricchezza viene gestita per
alimentare se stessa invece che per rispondere ai bisogni dell'umanità.
In un mondo in cui il potere politico è completamente subalterno al potere
economico, in cui le istanze sociali non vengono più rappresentate da nessuno,
assistiamo allo smantellamento dello stato sociale per cui non ci viene garantito
più nessun diritto elementare.
Il debito estero dei paesi poveri, la militarizzazione del territorio, le
cosiddette guerre "umanitarie" che tornano ad avere i connotati di
guerre di conquista, il nuovo proliferare di armamenti che devastano completamente
persone e territori con effetti permanenti nel tempo, sono i fenomeni della
globalizzazione che ci giungono da ogni parte del mondo.
Sul nostro territorio la precarizzazione del mondo del lavoro rendono sempre
più difficile la vita quotidiana, mentre la ricetta della flessibilità rende
instabile ed insicura la nostra esistenza.
In questo mondo globalizzato la distruzione delle culture locali genera una
perdita di coscienza e d'identità e l'omologazione e la manipolazione
dell'informazione trasformano ogni singolo individuo in merce.
La rete antagonista internazionale
A fronte di tutto ciò, in tutto il mondo prendono vita e si diffondono reti
autorganizzate, composte da soggetti diversi, che, consapevoli degli effetti
devastanti della globalizzazione, costruiscono nuove forme di aggregazione
sociale, di economie solidali, di momenti di lotta nella prospettiva di creare
un novo assetto della società che sappia essere antagonista al neoliberismo.
Per questo diventa importante, anche nella provincia dei Benevento costruire
una rete territoriale di opposizione e alternativa alla globalizzazione, in cui
convergano: le forze sociali e politiche di base, il volontariato e
l'associazionismo laico e religioso, le associazioni di produttori e
consumatori, studenti e docenti, il mondo ambientalista e pacifista, i singoli
individui e tutti quei soggetti che vivono quotidianamente gli effetti
dell'esclusione sociale.
Che fare?
Vogliamo costruire questa rete, che sia davvero espressione di tutte le realtà
che vi aderiscono, per realizzare momenti di discussione nelle scuole, nelle
università, nei diversi ambienti sociali per realizzare opuscoli informativi,
per dare vita ad iniziative locali di solidarietà, attraverso rassegne
cinematografiche, iniziative musicali, laboratori artistici e culturali,
seminari, mostre fotografiche e pittoriche e altri momenti di aggregazione, di
incontro e confronto tra tutti i partecipanti.
Per promuovere il consumo critico, un sistema di sviluppo che valorizzi le
risorse locali e la qualità delle produzioni, uno stile di vita ecocompatibile.
Comitato promotore:
Csa DEPISTAGGIO; Slai Cobas; Comitato di lotta disoccupati e precari; Giovani
Comunisti-PRC; Coordinamento degli Studenti Autorganizzati; Ass. EMISFERO-SUD;
Forum Ambientalista.
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08.01.01
Comunicato
stampa: "Amorosi Comune Antitransgenico"
Amorosi è il primo Comune della provincia di Benevento ad essere dichiarato ufficialmente Antitransgenico. Nell'ultima seduta del Consiglio Comunale, infatti, è stata discussa ed approvata la mozione presentata da Rifondazione Comunista sugli OGM - organismi geneticamente modificati.
La mozione, nel vietare su tutto il territorio "la sperimentazione, la coltivazione e l'allevamento di organismi viventi, sia vegetali che animali, ottenuti mediante manipolazione genetica", tende a raggiungere più obbiettivi.
Prevenire i rischi alla salute umana e
all'ambiente derivanti dalla coltivazione, dall'allevamento e dall'uso a scopi
alimentari di tali organismi e dei prodotti da loro derivati
Difendere e valorizzare le tradizioni
produttive tipiche delle nostre terre ed i prodotti tipici locali
Salvaguardare le piccole aziende agricole e
l'agricoltura familiare, che sarebbero inevitabilmente compromesse dalla
ristrutturazione imposta dall'introduzione su vasta scala degli OGM, a solo
vantaggio delle grandi aziende e delle poche multinazionali detentrici dei
brevetti
Difendere il patrimonio genetico e la
biodiversità delle coltivazioni locali
Sostenere le colture alternative e quelle
biologiche
Salvaguardare la possibilità di scelta dei
consumatori.
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13.12.00
Comunicato dei Giovani Comunisti a seguito
dell'occupazione del Liceo Scientifico Statale di Telese Terme
A seguito dell'occupazione del Liceo
Scientifico Statale di Telese Terme, il "Comitato d'Occupazione
Permanente" ha dato il via all'organizzazione delle attività interne alla
scuola.
Nel quadro di queste attività si inserisce
l'istituzione della Commissione di studio della riforma scolastica.
Denunciamo in modo netto il tentativo di
trasformare la scuola in un serbatoio di giovani asserviti alle logiche dei
mercati e dei mercanti, in un luogo in cui il "pensiero unico"
diventi padrone della vita e della formazione delle Collettività.
Ci opponiamo, quindi, al riordino dei cicli
scolastici ed ai tentativi di portare sullo stesso piano l'Istruzione pubblica
e quella privata, spesso asservita a logiche di stampo clerico-confindustriale.
Condanniamo il tentativo da parte della
destra di voler riscrivere la storia su basi revisioniste e fasciste volte ad
equiparare le vittime ai carnefici e ci uniamo alle proteste che, al riguardo,
si sono levate in tutto il territorio nazionale.
Esprimiamo piena solidarietà ai docenti che
giovedì 7 dicembre sono scesi in piazza per l'ottenimento di un aumento degli
stipendi attraverso il quale si riconosca l'importanza della funzione sociale
educativa e formativa che gli stessi svolgono.
Sulla base di questi punti chiediamo agli
studenti ed ai docenti di tutte le Scuole della Provincia un confronto serio
per un prospettiva unitaria di lotta!
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27.11.00
Comunicato sulla costituzione della Cellula
Giovani Comunisti del Liceo Scientifico Statale di Telese Terme
Sabato 25.11.2000, presso la sede del Circolo
"Vera Lombardi" del Partito della Rifondazione Comunista di Telese
Terme, si è costituita la Cellula dei Giovani Comunisti del Liceo Scientifico
Statale di Telese. Il responsabile della struttura sarà Rocco Corvaglia.
Ci siamo opposti e continueremo ad opporci
con forza alla falsa autonomia che avvia alla selezione di classe, che rende le
scuole "aziende di istruzione" in lotta tra loro e che scatena, tra
studenti, tra docenti e tra non docenti, una vergognosa "GUERRA TRA
POVERI".
Ci opponiamo con forza allo smantellamento
della Scuola Pubblica che passa per il finanziamento alle Scuole Private,
contro la laicità dello Stato, e per i tentativi beceri di chi, con fare
vergognoso, vuole riscrivere la storia equiparando, magari, le vittime ai
carnefici.
Ci batteremo affinché la Scuola Pubblica
venga rilanciata nella sua funzione di "SCUOLA DI TUTTE E DI TUTTI",
contro la parità tra Pubblico e Privato, contro il revisionismo fascista e
contro la mercificazione del Sapere.
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09.11.00
Comunicato stampa sull'elezione del
Segretario del Circolo "Giordano Bruno" di Cerreto Sannita
Si è riunita, questa sera, presso il Circolo
"Giordano Bruno" del Partito della Rifondazione Comunista,
l'Assemblea degli iscritti.
Dopo un bilancio dell'attività fin qui
svolta, ritenendo necessaria una riqualificazione netta dell'azione politica,
si è proceduto, alla presenza di Gianluca Serafini ed Eduardo Di Mezza per la
Segreteria Provinciale, alla elezione dei nuovi gruppi dirigenti.
Il Comitato direttivo sarà composto dai
compagni Giuseppe Baldini, Marzia Ciaburri, Rocco Corvaglia, Vincenzo Di Lauro
e Luca Sanzari.
È stato eletto come Segretario del Circolo il
compagno Rocco Corvaglia.
Al neosegretario e a tutti gli iscritti la Segreteria
Provinciale augura un buon lavoro, certa che la strada intrapresa contribuirà
in maniera determinante al rilancio dell'attività politica del Circolo.
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04.11.00
III comunicato dei Giovani Comunisti
sull'occupazione del Pattinodromo di Via Mustilli
L'incontro che il Collettivo Rive Gauche
doveva tenere nei giorni scorsi con il Sindaco Viespoli per definire la
convenzione per la gestione dell'ex Pattinodromo non ha prodotto nessun passo
avanti.
Il Sindaco, infatti, ha ancora una volta
rimandato il problema firmando una proroga di un altro mese per la gestione
provvisoria del Centro.
E' chiaro, ormai, il tentativo di svilire
l'attività del Collettivo rimandando di settimana in settimana la firma
dell'accordo.
Collateralmente ai tentennamenti del Sindaco,
in questi giorni, sono comparsi sui muri di Benevento alcuni manifesti dal
titolo "Comunisti del Kaiser", a firma di Alleanza Nazionale, Azione
Giovani e Azione Universitaria; un attacco volgare nel quale si leggono frasi
che pensavamo fossero state bandite dal linguaggio politico corrente.
Non ci risulta, ad esempio, che l'espressione
"A NOI !" appartenga a quella cultura liberale alla quale qualcuno in
maniera improbabile cerca di richiamarsi.
Questo, signori, è il "Nulla che
avanza"; tre sigle di Partito al servizio di una volgarità da discarica
politica.
A fronte di tutto ciò gli occupanti dei
locali dell'ex Pattinodromo continuano a fare pratica sociale dando vita ad
attività politiche e culturali di grande spessore: Punto di informazione per
disoccupati sulle tematiche del lavoro, Laboratorio teatrale, Sala prove per
gruppi musicali…
I GIOVANI COMUNISTI del PARTITO DELLA
RIFONDAZIONE COMUNISTA, ribadiscono la propria solidarietà ed il proprio
appoggio alla lotta di chi si batte per la costruzione di spazi sociali e
ritengono che il Comune debba formalmente deliberare la concessione in uso
di quella struttura, da tempo inutilizzata, come ha già fatto in passato per
analoghi spazi pubblici concessi a pochi "fortunati".
Per smentire chi attraverso manifesti
sbandiera volgarità ed idiozia, ritenendo di fare la lotta al Comunismo,
l'Assessore Capezzone farebbe meglio a presentare il censimento delle aree e
delle strutture pubbliche inutilizzate e a preparare il bando per la
concessione a tutte le associazioni senza sede.
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18.10.00
II comunicato
dei Giovani Comunisti sull'occupazione del Pattinodromo di Via Mustilli
Di fronte alla capacità del Collettivo Rive Gauche di far valere i diritti di tutte le associazioni che chiedono l'uso gratuito di spazi pubblici per consentire attività sociali e culturali a favore dei giovani l'assessore Capezzone risponde in modo scomposto e provocatorio tentando di trasformare il confronto sull'uso degli spazi in una volgare crociata ideologica anticomunista.
Pur di provocare e di svilire i contenuti della discussione, l'assessore addebita a Rive Gauche le posizioni espresse dai Giovani Comunisti, posizioni di cui ci assumiamo come sempre ogni responsabilità.
Il collettivo Rive Gauche non ha colto la provocazione e si è dedicato con grande impegno alla definizione dello statuto dell'Associazione e alla proposta di convenzione finalizzati alla gestione democratica del Pattinodromo a favore di tutti i cittadini.
Ora non ci sono più scuse:
il Comune deve
formalmente deliberare la concessione in uso di quella struttura, da tempo
inutilizzata, come ha già fatto in passato per analoghi spazi pubblici concessi
a pochi "fortunati".
L'assessore
Capezzone farebbe meglio a presentare il censimento delle aree e delle
strutture pubbliche inutilizzate e a preparare il bando per la concessione a
tutte le associazioni senza sede.
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15.10.00
Comunicato stampa dei Giovani Comunisti
sull'occupazione del Pattinodromo di Via Mustilli a Benevento
Le recenti occupazioni dimostrative
dell'Hortus Conclusus e del Pattinodromo da parte del Collettivo Rive Gauche
hanno avuto il merito di sollevare l'attenzione sulla questione degli spazi
sociali e sull'uso delle strutture pubbliche.
E' noto il fallimento dell'assessorato alle
Politiche Giovanili diretto dall'avvocato Roberto Capezzone che in questi anni
si è distinto per la gestione scellerata dei progetti a favore dei giovani e
anche dei locali a disposizione del Comune.
E' arrivato il momento di svelare il mistero
della Sala per le registrazioni musicali di Via Vitulanese, quartiere Ferrovia,
un locale di circa cento metri quadri di proprietà del Comune, che, nonostante
la ristrutturazione avvenuta con soldi pubblici ,rimane misteriosamente chiuso.
Dovrebbe dirci, Capezzone, che fine ha fatto
l'ex Scuola Rurale di Contrada Ponte Tavole, un edificio di due piani che
doveva ospitare il Villaggio dell'artigianato e che, invece, è sempre e
costantemente chiuso. A chi è stata assegnata in uso gratuito e perenne mentre
persino i collettivi giovanili devono pagare il fitto per la galleria di
Palazzo Bosco per tenere manifestazioni culturali aperte a tutta la
cittadinanza?
Chi è l'assegnatario dell'ex Scuola Rurale
Santa Colomba e delle altre Scuole Rurali delle contrade del Comune di
Benevento?
A chi è consentito l'uso dell'ex laboratorio
teatrale Maloeis, Rione Santa Maria degli Angeli, ristrutturato con i soldi
destinati ai minori a rischio?
Sosteniamo la lotta dei compagni del
Collettivo Rive Gauche, di tutti i comitati e di tutte le associazioni senza
santi in Paradiso che lavorano in locali fatiscenti o, addirittura,
dichiarati inagibili mentre i locali del Comune, se non chiusi, sono a
disposizione di pochi.
Lanciamo un appello a tutte le associazioni
ed i movimenti che oggi si battono per la conquista dei diritti negati affinché
insieme si possano ridiscutere le regole di questa società che svilisce e
mercifica la vita.
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10.08.00
Comuninicato Giovani Comunisti e PRC sul
convegno di Forza Nuova a Puglianello
Sabato 12 Agosto 2000 si terrà, a Puglianello
(BN), un convegno organizzato da Forza Nuova. Al convegno parteciperà anche il
segretario nazionale del movimento nazifascista.
Riteniamo vergognoso che questi
"signori" vengano a parlarci di etica e di politica mentre sono
impegnati a spacciare lo sterminio degli Ebrei come una semplice campagna
propagandistica orchestrata contro il nazifascismo.
Crediamo che questi personaggi debbano,
innanzitutto, parlarci dei Campi di concentramento, della deportazione, della
tortura e della morte nelle carceri fasciste e, ancora, di Gladio, di Piazza
Fontana, di Piazza della Loggia, della Stazione di Bologna, dell'Italicus,
delle bombe sui treni, della Banda della Magliana e delle più squallide
schifezze degli ultimi cinquanta anni della Repubblica.
Pensiamo che nessun tentativo di
pacificazione sia possibile con chi ha tentato di imporre il proprio ordine
seminando morte e terrore, in nome di una fantomatica superiorità della razza,
e con chi , in nome dell'azzeramento della storia, vuol farci credere che siamo
tutti uguali. NO! NON SIAMO DISPOSTI AD EQUIPARARE LE VITTIME AI CARNEFICI!
Rilanciamo, quindi, la memoria storica per la
Giustizia, la Libertà e la Pace!
Invitiamo, pertanto, tutti i cittadini
democratici a boicottare le iniziative fasciste e a disertare la manifestazione
di sabato.
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28.04.00
Comunicato Giovani Comunisti in occasione
della messa in suffragio di Mussolini
Quanto è avvenuto il 27 aprile a Benevento,
nei pressi della Chiesa di San Donato, ripropone in maniera forte e netta la
questione antifascista.
La presenza dell'Assessore Comunale alle
Politiche Giovanili ad una messa in suffragio di Benito Mussolini la dice lunga
sull'ispirazione democratica di questa Giunta.
Esprimo solidarietà ai compagni del
Collettivo Rive Gauche e a Don Vitaliano Della Sala e trovo sconcertanti le
dichiarazioni dei dirigenti di Azione Giovani e di Azione Universitaria che
affermano di essersi recati lì per commemorare tutte le memorie storiche.
No! Nessuna equiparazione tra vittime e
carnefici!
Io, da Comunista, approfitto di questi giorni
per ricordare la morte di Antonio Gramsci e di chi, come lui, ha trovato la
deportazione, l'oppressione, la tortura e la morte nelle carceri fasciste.
Gianluca Serafini
Coordinatore Provinciale Giovani Comunisti