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Liberate Barabba - numero 4
Accoppiamenti
La poesia
La finestra sul cortile
Guerra e pace
Il lavoro servile
Calcio e non solo
Rossoverde
Lo dicono i giovani
Si ai referendum
Leggi e Rileggi
Fede e politica
 
 

 

ACCOPPIAMENTI

Il capo d'azienda sorride con i denti tutti sul posto e i capelli aumentati a dimostrare la crescita del suo pil. L'Italia affoga, ma gli italiani sono elettori di un governo di centro-destra. Ad esso non si contrappone, ma si accosta un'alternativa di centro un po'-meno-di-destra. Il termine "sinistra" è un'appendice inerte, è il maschietto della mantide di centro, che se lo pappa ad ogni accoppiamento.

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LIBERTA'

Su tutte le pagine lette
Su tutte le pagine bianche
Pietra sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome

Sulla schiuma delle nuvole
Sui sudori della tempesta
Sulla pioggia fitta e opaca
Scrivo il tuo nome

Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Sull'immemore speranza
Scrivo il tuo nome

E in virtù d'una parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà.

di Paul Eluard (1942)

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La trattativa (seconda puntata)

Proseguiamo l'intervista, iniziata lo scorso numero del giornale, del Segretario di Rifondazione Comunista di Assago all'architetto Paolo Zoccarato sull'area "D4"
Monaldeschi: Cosa pensa della posizione di chi chiede di non realizzare nuova residenza nell'area "D4"?
Zoccarato: Economicamente e tecnicamente è chiara. Nuove abitazioni in una zona fisicamente separata dal Centro di Assago dall'Autostrada Milano-Genova, possono costituire un debito futuro per la collettività (nuovi servizi, trasporti, ecc.) che bisogna valutare come ricadute. Tecnicamente non è possibile, stante l'attuale Piano Regolatore Generale.
M.: Si riferisce forse alle Varianti al PRG della Giunta Musella?
Z.: La Variante assunta con atto di Consiglio n° 17 del marzo 2003 riguarda, graficamente, le aree "Bazzana", ma modifica le Norme Tecniche e soprattutto il calcolo della capacità insediativa. Si tratta di norme generali, che riguardano anche la D4: in quel documento non si prevede alcuna residenza permanente nell'area produttiva/terziaria "D4".
M.: E come si è potuto inserirla nel Piano Particolareggiato D4?
Z.: Forse si tratta di una svista: i tecnici della Bazzana e della D4 sono diversi. Basta confrontare le carte: con atto n° 27 del maggio 2003 (due mesi dopo la Variante Bazzana) si è adottato il Piano D4, con la sua Bozza di Convenzione Edilizia che, all'art. 3.5, prevedeva "residenza" senza specificare "l'esclusione della residenza permanente", stabilita nell'atto di Consiglio Comunale n° 66 del luglio 1989. Per legittimare i 15.000 metri quadrati di residenza permanente bisogna dapprima revocare la delibera dell'89 e procedere poi a una modifica del PRG, inserendo i nuovi "carichi urbanistici", con la previsione dei servizi residenziali necessari.
M.: Quali sono, quindi, le prospettive sulla D4?
Z.: Nella relazione, che la Giunta approvò lo scorso 13 ottobre, il percorso proposto era: evidenziate "rilevanti e plurime illegittimità" s'invitava l'Amministrazione, con l'autotutela, ad annullare gli atti. Tra le illegittimità rilevate alcune sono relative alle Norme Tecniche d'Attuazione, ovvero, riguardando l'intero PRG, saranno sanate con i meccanismi di adozione e approvazione tipici del PRG.
M.: Quanti sono, di conseguenza, i passaggi in Consiglio Comunale?
Z.: La legge regionale in vigore (n° 1/2000) prevede, che il Comune deve assicurare adeguata informazione ai cittadini sulle scelte urbanistiche, disponendo la tempestiva pubblicazione su un quotidiano o un periodico a diffusione locale di appositi avvisi: dovendo modificare i progetti, approvati dal Consiglio, i modi sono i soliti, dettati dalla necessità di raccogliere le osservazioni, ecc., con i tempi di partecipazione che l'Amministrazione vorrà garantire alla cittadinanza.
M.: E' possibile prevede i tempi di chiusura di questa vicenda?
Z.: I passaggi tecnici dovuti sono tanti: molto dipenderà dalle scelte che l'Amministrazione vorrà attuare.

(continua...)

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Democrazia da esportazione

A Falluja l'unico odore è l'odore di morte, l'odore di centinaia di corpi lasciati nelle strade e nelle case che lentamente si decompongono o con cui i cani pasteggiano. Una città è stata completamente spazzata via dall'assalto dei liberatori americani. Uomini, donne, bambini uccisi a sangue freddo, nei loro letti, nelle loro case, per strada, senza scampo, senza possibilità di arrendersi o alzare una bandiera bianca. Uomini, donne, bambini lasciati morire dove venivano colpiti, dopo ore di agonia, dissanguati. Esseri umani schiacciati con carri armati o usati come bersaglio dai cecchini americani. Case abbattute, ospedali bombardati e distrutti (per essere ricostruiti dagli appaltatori amici dei liberatori?). Nessuno saprà mai quanti sono realmente i morti. Ora i liberatori spianano i quartieri con i bulldozer per occultare i loro crimini.
Questa è la democrazia che volevamo esportare? Questa è la libertà che volevamo diffondere?

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San Precario

San Precario è diventato l'icona di alcuni gruppi di base che da anni si sono mobilitati contro la precarietà, uno "status" prima letto e interpretato a partire dal rapporto di lavoro, per poi essere esteso a quell'insieme di consuetudini, diritti sociali, forme di vita cresciute e maturate nelle società. Nel mondo del lavoro è diventato un ricordo del passato il concetto che a parità di prestazione debbano corrispondere pari diritti. Nelle scuole, nelle fabbriche, nel pubblico impiego è saltata la divisione vera o presunta tra "garantiti" e precari. La figura scherzosa e sarcastica di San Precario ci dice della nostra condizione di forza-lavoro "servile", ma è anche allusiva di una indisponibilità a considerare la precarietà come una maledizione "naturale" dell'esistenza. Nel suo sviluppo il capitalismo si è servito del lavoratore e della lavoratrice trattandoli come "merce particolare" (perché dotata di vita e d'intelligenza) necessaria per produrre altra merce. Oggi la globalizzazione neoliberista, nel rincorrere il lavoro al suo costo più basso, lo riduce a "nuova schiavitù"; una merce meno importante di altre a cui non riconoscere particolari qualità. A questa "modernità-medioevale", che viola i diritti della persona, dobbiamo ribellarci per affermare una nuova cittadinanza sociale che preveda un salario sociale per tutti i disoccupati, precari e migranti, con la possibilità di poter usufruire di servizi indispensabili come casa, salute, sapere, trasporti.

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Campi

Campo di S. Siro, campo di patate, campo di margherite, campo di ulivi, campo di querce, campo delle opere… Tutti sono campi, con una piccola differenza: quello di S. Siro esisterà per sempre, ma gli altri?
È finita, non c'è più nulla da fare, e questa è già una consolazione, come dicono in Turchia quando tagliano la testa dell'uomo sbagliato.
Evviva la Giunta!

La mano sinistra

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La mercificazione della conoscenza

Il ruolo della proprietà privata sta radicalmente cambiando. Nel XXI secolo la forza dominante sarà il capitale intellettuale; il processo di accumulazione sarà fondato sulla produzione di merci non materiali (informazione, conoscenza, comunicazione, formazione, intrattenimento, cultura).
Il processo si sgancia, quindi, anche dal concetto di "lavoro" come inteso sinora, poiché, una volta creato il primo esemplare, questo può essere moltiplicato all'infinito senza costi e quindi produrre profitto al crescere del suo utilizzo.
Il capitale intellettuale non viene scambiato, rimane in possesso del fornitore, che lo noleggia o ne autorizza l'uso da parte di terzi.
In questa logica si inserisce anche l'idea di brevettare la scoperta di sequenze di DNA, che di per sé già esistono in natura e non sono il prodotto di una invenzione. Viene sovvertito un principio che nel 1920 veniva stabilito dal PTO (Patent and Trademark Office) quando si negò la brevettazione del Tungsteno da parte dei suoi scopritori "perché una semplice scoperta naturale non poteva essere considerata un'invenzione".
Sarà quindi l'accesso alla fruizione della conoscenza ad acquisire un'importanza analoga all'esercizio della proprietà sui beni materiali (tutto ciò è descritto molto bene da Jeremy Rifkin in "L'era dell'accesso").
Aumenta così il divario tra la parte più ricca del mondo che dispone di maggiore possibilità di accesso alle forme di conoscenza e quindi viaggia verso il cyberspazio e il resto dell'umanità, intrappolato in un mondo di sopravvivenza e sempre più dipendente dall'Occidente a causa di una sempre maggiore incapacità di produzione autonoma di ricchezza e benessere (in primo luogo la difesa della salute).
L'economia della conoscenza sarà inoltre un potente fattore di destabilizzazione delle culture tradizionali.
La diversità culturale è come la biodiversità: lo sfruttamento della cultura per guadagnare, senza lasciarle il tempo di riprodursi e rigenerarsi, causerà la perdita del bacino di esperienze a cui attinge la produzione culturale. Quando la sfera economica divora quella culturale, le fondamenta sociali rischiano di essere distrutte.

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Giù le mani dalla scuola!

Nel numero scorso abbiamo presentato brevemente i punti salienti della (contro)riforma Moratti... bene, questa volta vi diciamo perché siamo CONTRO!
Le critiche che muoviamo sono:
1. MANCANO I SOLDI: figurano solo 90 degli 8.000 milioni promessi.
2. TAGLI AL PERSONALE: 8.500 posti l'anno scorso e altri 12.500 nei prossimi due anni.
3. ANTICIPO DELLA SCOLARIZZAZIONE: mentre pochissimi hanno fatto richiesta di anticipare
l'iscrizione alla scuola primaria.
4. TEMPO PIENO, INGLESE E INFORMATICA: visto quanto sopra… tutto è azzerato e rimesso
al "buon cuore" delle scuole.
Con questa riforma si cancella il tempo pieno e il prolungato: la scuola si trasforma in un servizio a domanda individuale.
Ci sarà una riduzione del tempo scuola e parallelamente un aumento delle materie insegnate con conseguente frantumazione del sapere.
Si prevede una separazione classista (a 13 anni!) tra l'istruzione dei Licei e l'istruzione e la formazione professionale. L'ambiente socio-economico di provenienza avrà influenza ancor più di quanto non avvenga oggi! L'alternanza scuola-lavoro determinerà la subordinazione della scuola all'ideologia dell'impresa, trasformando così l'obbligo scolastico in un generico diritto-dovere che potrà essere assolto anche lavorando presso le aziende con contratti di apprendistato!
La gerarchizzazione dei docenti attraverso l'introduzione del tutor distruggerà il carattere cooperativo del loro lavoro.
E per l'Università non va certo meglio: la sua stessa esistenza e la sua qualità sono minacciate da un disegno di legge che non prende neppure in considerazione una figura, qual'è quella del ricercatore.
CONCLUSIONE: QUELLO CHE SI PREVEDE E' UN BEL SALTO INDIETRO DI 40 ANNI!!!
La protesta viene non solo da Rifondazione Comunista; i Comuni hanno già fatto sapere che senza adeguati finanziamenti per docenti e strutture la riforma non avrà attuazione.

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Pancia in dentro!

A marzo 2004 è entrata in vigore la legge sulla Procreazione Medicalmente Assistita; entro il 15 giugno di quest'anno si voteranno i 4 referendum abrogativi parziali che la riguardano.
Il referendum secco, proposto dai Radicali, è stato dichiarato inammissibile. Approvata da uno schieramento trasversale, la legge 40 è una delle più oscurantiste d'Europa. Soprattutto non è una legge "tecnica", che riguarda solo i soggetti infertili, ma una legge etica che rappresenta un attacco alla salute e alla libertà delle donne, ai diritti individuali, alla laicità dello Stato; un tentativo, infine, di aprire un conflitto giuridico con la legge sull'interruzione di gravidanza.
Questi i punti principali della legge:
-Riconoscimento del diritto giuridico del concepito. Evidente A) il contrasto col Codice Civile, che assegna questo diritto al momento della nascita e B) il conflitto che si vuole aprire con la 194.
-Divieto della fecondazione eterologa, cioè con ovulo o seme di donatori esterni alla coppia.Viene così sancita l'idea di "famiglia geneticamente naturale",eterosessuale, unica degna di essere riconosciuta al di là dell'affettività che lega due persone.
Divieto di produzione di più di 3 embrioni per volta con obbligo di impianto. Se il primo tentativo fallisce, come spesso accade, la donna dovrà sottoporsi ad altri bombardamenti ormonali, con grave danno per la sua salute. L'impianto è obbligatorio, anche se la donna ha cambiato idea: perciò viene limitata la sua autodeterminazione.
-Divieto di riduzione embrionale. Qui la legge raggiunge il massimo del sadismo, impedendo la soppressione di embrioni eventualmente malati o malformati, imponendo l'impianto, salvo poi concedere alla donna di abortire.
-Divieto di crioconservazione e di sperimentazione sugli embrioni. Questo provvedimento blocca la ricerca scientifica, che potrebbe invece avvalersi degli stessi nell'ambito delle ricerche per la guarigione di malattie ora incurabili.
-Esclusione dai livelli essenziali di prestazione del SSN. Viene istituito un fondo insufficiente a coprire tutte le richieste: un favore, quindi, alle strutture private. Considerando che un ciclo di PMA si aggira sui 10.000 euro per tentativo, vi ricorrerà solo chi se lo potrà permettere.

"Le Rosse di Eva", con il patrocinio del Comune, per discutere della Legge 40, per capirne le implicazioni, per sapere in che modo i quesiti referendari potranno modificarla, organizzano un incontro con "esperte" del settore giovedì 8 aprile alle ore 21 presso la sala piccola del Centro Civico

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ALVA E IRVA di Edward Carey
Le gemelle che salvarono una città

Romanzo insolito e complesso dello scrittore inglese Edward Carey.
Il tema del doppio, affrontato non con la connotazione etica di opposizione di Bene e Male, ma come diversità di aspirazioni, l'una tesa verso la conoscenza, l'altra su un ripiegamento su se stessi.
Alva e Irva Dapps sono due gemelle identiche che vivono nella città di Entralla. La Entralla più recente è quella descritta dal libro per turisti, interamente ricostruita dopo un terremoto; c'è poi l'Entralla che appare nell'autobiografia di Alva, quella in cui si svolge la storia umoristica e grottesca dei genitori delle gemelle e delle gemelle stesse, lacerate dal conflitto tra il desiderio di libertà e l'isolamento difensivo in un mondo solo per loro. Per questo, mentre Alva assetata di esperienze si fa segretamente tatuare tutta la mappa del mondo sul corpo, la timida Irva, che mai uscirebbe dai suoi limitatissimi confini, costruisce con lei in soffitta una riproduzione fedelissima in plastilina della loro città. Alva la scopre e la studia, Irva la vede e la riproduce con gli occhi di Alva.
Il momento di gloria per loro sarà quando questo assurdo plastico diventerà il più importante strumento per ricostruire la città dopo il terremoto che l'ha devastata.

Carey Edward, Alva e Irva, Bompiani, 2004, p. 248, euro 16,00

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"Posso parlare male di don Giussani?"
(Una testimonianza dell'integrismo cattolico di CL)
Gigi Malabarba

Estratto da "Liberazione", 26.02.05

". . . forse mi sono distratto . . ." e il " processo di beatificazione da sinistra per Luigi Giussani, in attesa della santificazione ufficiale di Santa madre chiesa mi ha colto di sorpresa . . . Allora anch'io, che ho passato la maggior parte della mia vita come operaio all'Alfa Romeo di Arese . . .voglio avanzare qualche ricordo e considerazione, sperando di non essere scomunicato . . .
Nel '67, . . . incrocio al Liceo Volta di Milano un collaboratore di Giussani e insegnante di religione, don Piero Re, coordinatore di Gioventù studentesca e di Gioventù lavoratrice: di lui ricordo l'atteggiamento socievole e suadente, nonché l'approccio integralista, antifemminista e . . .reazionario del pensiero. Le dispute nell'ora di religione mi han fatto bene, permettendomi di conoscere ed apprezzare i cattolici del dissenso e quelli che sarebbero diventati i Cristiani per il socialismo, per approdare, infine, al marxismo. Don Re, che avrebbe partecipato alla fondazione di Comunione e Liberazione, ci presentava una tale visione integralista della società e della vita ("prima dell'uomo viene il cristiano") da produrre in noi un rigetto, . . .quantunque l'integrismo non fosse estraneo " a certe deformazioni "di una formazione marxista-leninista (assai diffusa all'epoca) diretta da tal Aldo Brandirali, approdato con gli anni, forse non a caso, alla medesima casa di Giussani . . ." In quel periodo "per le strade di Milano - anche a causa di alcuni estremismi integristi della sinistra - si assisteva a scontri in cui - sarebbe però opportuno rammentarlo - dietro CL e loro alleati si trovava spesso il fior fiore dello squadrismo nero. E Giussani, il loro capo indiscusso, è del tutto innocente?
Ma oggi, in tutte le rievocazioni anche da parte della sinistra, trovo cancellate le contrapposizioni culturali e politiche che nelle scuole e nelle università, ma anche nelle fabbriche, distinguevano positivamente approcci laici, progressisti e marxisti di varia foggia da quello che chiameremmo oggi fondamentalismo e fanatismo religioso. Perché nessuno ne parla? Gli anni '70 furono una stagione di lotte e di conquiste sociali importantissime anche e proprio perché quella cultura venne battuta, anche ideologicamente. Quando, alla vigilia del referendum sull'aborto, noi del Consiglio di fabbrica dell'Alfa decidemmo di fare un confronto pluralistico vero sul tema (e ciò dimostra il livello di politicizzazione delle fabbriche in quell'epoca), il ciellino Formigoni, allievo prediletto di Giussani e capo della più consistente corrente milanese della Dc, si presentò ai lavoratori brandendo un'ampolla contenente un feto, sperando magari di essere aggredito -penso io - vista la lunga coda di giornalisti al seguito. Così non fu, ma non fu facile calmare gli operai di fronte a tanta dialettica.
E', tuttavia, sulle questioni del lavoro, nel quadro del meno Stato e più società, che troviamo forse qualche risposta alle strane sintonie a sinistra di oggi. Io mi scandalizzo degli apprezzamenti per questo falso sociale che ha utilizzato la religione per costruire impresa - e che impresa è la Compagnia delle opere! - sfondando le regole del mercato del lavoro come volevano da anni i padroni e propagando la teoria della sussidiarietà. A questo non si è risposto difendendo lo stato sociale e i diritti, ma accogliendo i processi di privatizzazione e il pieno ritorno del familismo. C'è bisogno di ricordare come Lega delle cooperative e CL abbiano avviato insieme un'agenzia interinale che si chiama Obiettivo Lavoro?
La rivalutazione di Giussani e di CL da una parte della sinistra, che, evidentemente, pensa di recuperare consensi elettorali mandando segnali di affinità a quell'area, è assai più devastante della rivalutazione di Craxi, penetra nel profondo, destruttura una concezione della società laica che, nel paese per eccellenza del catto-comunismo, si era comunque fatta strada; e che - con il fondamentalismo oggi dilagante nel mondo - mette a repentaglio libertà e diritti, a partire dalle donne.
Non mi passa neanche lontanamente per il cervello di suscitare odi settari e anticlericalismi di maniera. Apprezzo talmente l'impegno di tanti cristiani, in Italia e nel mondo assai più scevri da cinismo di tanti politici laici, da sentirmi vaccinato. Anzi, dopo aver letto la dichiarazione dell'Agesci a commento della morte di Giussani - unica voce fuori dal coro, rispettosa, ma che giustamente indicava in CL un orientamento opposto al proprio e preoccupantemente integralista - ho gridato: Viva gli Scout! .
Io, comunque, scusandomi per un pervicace ateismo che mi porto ancora addosso, non cambierò idea, non andrò al meeting di CL a Rimini e non diventerò papalino, neanche dopo la morte di Woityla".

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