Anime
inquiete
L'inquietudine, l'insoddisfazione e nel contempo la ricerca di senso caratterizzano
la condizione dell'uomo moderno sempre più solo e insicuro in un
mondo che appare incomprensibile. Tutto ciò che sembra stabile
si volatilizza e viene profanata in nome di Dio ogni sacralità.
Non aspettiamoci nessuna risposta oltre la nostra.
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Quelli
che portano via la
carne dalla tavola
insegnano ad accontentarsi.
Coloro ai quali il dono è destinato
esigono spirito di sacrificio.
I ben pasciuti parlano agli affamati
dei grandi tempi che verranno.
Quelli che portano all'abisso la nazione
affermano che governare è troppo difficile
per l'uomo qualsiasi.
B.
Brecht - Breviario tedesco - Einaudi Editore.
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Emergenza
casa e Parco Sud
Quali sono i problemi che un'amministrazione locale deve
affrontare nell'organizzazione della città e del suo territorio,
inserito nel Parco Agricolo Sud Milano? Se ne è parlato in un recente
convegno all'Università Cattolica in cui sono emersi diversi orientamenti.
Per alcuni relatori si pone l'esigenza di passare dalla destinazione agricola
a strutture residenziali, vista la domanda di alloggi a prezzi abbordabili
nell'area milanese da parte della popolazione residente. Tesi sostenuta
da finanzieri e imprenditori del mattone che intendono ampliare l'intervento
anche a strutture di servizi privati sportivi, commerciali e di svago.
Ovviamente i poteri forti non prendono in esame altre alternative: come
ad esempio il riuso di migliaia di alloggi sfitti, il recupero di insediamenti
urbani degradati, edificare una quota consistente di edilizia sociale
su aree industriali dimesse e inserite in contesti già urbanizzati,
oppure interloquire con Comuni, Provincia e Regione per la messa a disposizione
di aree già urbanizzate e mal utilizzate.
No, "i militanti del partito del mattone" preferiscono il verde
del Parco Sud: per costoro non è più accettabile che le
loro proprietà vengano vincolate al bene comune e rese così
improduttive all'uso speculativo.
Per noi gli obiettivi del Parco Sud Milano sono quelli di costituire una
barriera alla continuazione dello sviluppo del capoluogo; di mantenere
la possibilità di vita dell'agricoltura rivitalizzando gli insediamenti
agricoli tradizionali con produzioni di qualità; di conservare
le aree naturalistiche più significative; di creare luoghi per
lo svago e il rapporto con la realtà della campagna per gli abitanti
della città.
Che fare allora? La Provincia di Milano, in un altro convegno dal titolo
"Il calcolo dell'impronta ecologica su scala locale", vuole
contribuire alle scelte per le generazioni future.
Definendo l' "impronta ecologica" un indicatore di sostenibilità
ambientale si mette in discussione l'assunto che tutto possa essere risolto
con lo sviluppo economico.
Ma non è così. Con le giuste politiche, ci sono ancora enormi
possibilità per conservare i nostri beni: incentivando le produzioni
biologiche, riducendo i consumi pro capite e introducendo nuove tecnologie.
Gli Amministratori locali devono acquisire piena consapevolezza dello
stato ambientale del territorio di loro competenza e degli strumenti disponibili
per operare scelte ponderate, partecipate e soprattutto sostenibili.
Per la sostenibilità ambientale del territorio di Assago noi pensiamo
che si debbano affermare queste priorità: evitare in tutti i modi
lo sfondamento del Parco Agricolo che sarebbe il preludio alla lottizzazione
di tutto il parco; rigettare assolutamente ogni progetto di espansione
residenziale permanente sull'area D4 per evitare la nascita di ghetti
più o meno di lusso che comportano spese ingenti per il Comune
senza poter comunque alleviare la separazione/segregazione di centinaia
di residenti; ridurre nel contempo anche il commerciale e paracommerciale
aumentando le aree riservate ai parcheggi e le aree verdi, ricercando
soluzioni alternative con produzioni tecnologiche e scientifiche.
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Dio, Patria e Famiglia
Il successo nelle elezioni presidenziali di Bush, in cui
la destra cristiana ha avuto un peso determinante, ha
provocato un dibattito all'interno del partito democratico americano,
rimbalzato tra le fila del centrosinistra in Europa, sull'esigenza di
far propri i valori di Dio-Patria-Famiglia.
La Santa Alleanza tra neoconservatori liberisti e destra cristiana si
muove su precise direttrici. L'economia, come variabile indipendente dall'etica,
sottratta da correttivi di politiche solidaristiche. La patria, come etnia
proprietaria esclusiva di un territorio e serrata nella fortezza della
propria civiltà superiore alle altre e quindi investita di potere
egemonico e non come popolo unito da una comune tradizione storico-culturale,
aperto alla collaborazione con altri popoli.
La famiglia, come nucleo autorefenziale ripiegato sui propri interessi,
non come cellula vitale della società partecipe delle condizioni
di vita.
Un orientamento culturale e normativo ostile verso tutti i "diversi"
e chiuso verso gli studi nel campo della genetica e di intervento terapeutico
sui processi vitali.
Un schieramento formale in favore della vita nelle fasi estreme che contrastano
con l'accettazione di politiche economiche e militari che la offendono
drasticamente lungo tutto il suo svolgimento.
Si tratta in sintesi di un'offensiva che sta cercando di portare indietro
la storia, annullando le conquiste democratiche e costituzionali ottenute
in Occidente e in Europa.
Sul piano politico sarebbe un errore seguire la "santa alleanza".
Occorre un patto alternativo tra le forze democratiche e progressiste
di cultura laica e cristiana per rilanciare i valori di solidarietà,
giustizia e pace.
Sul piano religioso occorrerebbe un sussulto di coscienza cristiana, che
liberi il messaggio evangelico da tutte le interpretazioni che lo deformano
mettendolo al servizio della cultura che beatifica ricchezza, genera povertà,
predica il dominio dell'occidente e pratica lo sfruttamento e la guerra.
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Call
center: diritti negati
La dignità per un operatore precario di un call center?
È la possibilità di scegliere e pianificare il proprio futuro;
la
possibilità di avere un minimo di sicurezza e stabilità.
Ma è anche qualcosa di più banale: poter non andare al lavoro
quando si è ammalati, senza sentire l'angoscia di aver sottratto
dei soldi al budget mensile della propria famiglia. Questa condizione
lavorativa è comune a tutti i precari occupati con contratto a
co.co.co. in un grosso call center milanese. Una paga che si aggira sui
600 euro al mese, lavorando anche 40 ore alla settimana. Un lavoro temporaneo,
flessibile, ripetitivo e alienante che obbliga a non assentarsi, a non
avere ferie retribuite, permessi familiari, contributi previdenziali e
assistenziali, che alla lunga consuma l'esistenza. Però questi
lavoratori non sono tipi che sanno solo lamentarsi, così si organizzano
nel sindacato e iniziano a lottare per un salario minimo garantito. Lotte
difficili da attuare in un settore come quello dei call center, in cui
lo sciopero può essere facilmente aggirato dall'azienda dirottando
le chiamate altrove in Italia. Ma contro la mercificazione dei loro corpi
e la solitudine individuale non hanno altra scelta che unirsi per affermare
i propri diritti negati.
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Zero a zero e tutti a casa
Pare che il risultato di parità, quindi nullo, sia
lo slogan più in vigore nel nostro comune di Assago, o meglio ancora,
di chi ci amministra.
Parlando nei negozi, nei bar, con la gente, amici e conoscenti, la domanda
più ricorrente è la stessa ed è la seguente: chi
siete e che cosa state facendo per noi cittadini di Assago?
Urbanistica, lavori pubblici, istruzione, partecipazione
sembrano
dei rebus e come tali certamente ancora da risolvere.
Ci diciamo che sei mesi sono trascorsi dalle ultime elezioni amministrative,
e passi per le ferie estive, passi per le imminenti feste natalizie, ma
vogliamo far sapere a tutti i cittadini, nel bene e nel male, chi siamo
e che cosa stiamo facendo?
C'era la volontà importantissima che tutti i sostenitori della
lista "Uniti per Assago" fossero il tramite e i portavoce tra
le necessità e le esigenze dei cittadini e l'Amministrazione comunale,
ma purtroppo alla luce dei fatti ne consegue che alla stessa lista sono
state tarpate le ali e messa la museruola come ai cani a passeggio.
Cari concittadini e cari (eufemismo) amministratori, la risposta è
zero a zero, e tutti a casa.
Come diceva il famoso Bartali: "è tutto da rifare".
La
mano sinistra
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Da
che parte sta la difesa dell'ambiente?
Una delle nuove frontiere verso cui si sta muovendo il potere economico
globale è lo sfruttamento dell'ambiente.
Se le risorse scarseggiano, l'unica soluzione sembra ormai quella di prendersele
con la forza: è il caso del petrolio (es. guerra in Iraq) o addirittura
pare che in futuro sarà l'acqua a scatenare possibili conflitti.
È questa la direzione verso cui si muove quella parte del mondo
che pensa di capitalizzare a proprio esclusivo vantaggio tutto quello
che è proprietà di tutti e quindi dovrebbe essere equamente
ripartito.
Mi riferisco alle risorse naturali, energetiche e alla produzione intellettuale.
Le risorse del pianeta, sia ben chiaro, non sono infinite (sembra che
l' uomo consumi il 20% di risorse in più di quelle che la Terra
riesce a riprodurre).
Il problema poi non si riduce solo al consumo delle risorse, ma anche
a quello sempre più attuale dello smaltimento dei rifiuti, che
l'ambiente riesce a degradare in tempi che a volte sembrano quasi biblici.
Quale sarà la fine dell'umanità? A volte mi sembra che la
risposta sia una sola: finirà sepolta dai suoi rifiuti.
Queste due minacce, consumo delle risorse e problema dei rifiuti, noi
lasceremo in eredità ai nostri figli. Minacce reali e molto più
difficilmente rimediabili che non i debiti economici.
Queste considerazioni sono quelle che dovrebbero segnare la differenza
tra comunismo e non, tra chi pensa che solo una equa ripartizione delle
risorse fra tutti gli abitanti del mondo sia la naturale risposta per
il futuro del pianeta e chi invece pensa di poter mettere le mani su tutte
le risorse naturali per farne la fonte dei propri guadagni immediati.
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La
madre di tutti i diritti che fine ha fatto?
Mentre a Roma il 29 ottobre si è firmato per la Costituzione europea,
quella italiana ci viene sottratta dalla maggioranza parlamentare: autocostituitasi
potere costituente, il 15 ottobre alla Camera ha approvato la "nuova
Costituzione", che abroga e sostituisce l'intera seconda parte di
quella vigente.
Apparentemente la prima parte resta immutata; però, se l'iter della
riforma dovesse andare sino in fondo senza essere bloccato da un referendum,
l'Italia già verso la fine del 2005 cambierebbe regime.
Il Paese cesserebbe di essere la repubblica democratica disegnata dai
costituenti del '47 in favore dei diritti e della dignità del popolo.
Quello che si è firmato a Roma per l'Europa più che una
costituzione è un testo unico. L'Europa esiste e verrà il
tempo in cui essa avrà una costituzione democratica.
Non democratica, al contrario, sarà la nuova costituzione della
riforma di Berlusconi.
Il costituzionalismo è un movimento che garantisce la tutela della
dignità umana e l'avanzamento dei diritti dell'uomo; ha postulato
il passaggio dal regime di servitù al regime di libertà,
ha abrogato l'uso delle armi ripudiando la guerra e promuovendo un sistema
di pace e interdipendenza.
Il rischio che si corre oggi è grande.
Secondo la riforma del Governo, la Repubblica Italiana fondata sul lavoro
dovrebbe rovesciarsi e accettare l'autoritarismo di un regime personale
del Primo Ministro, senza Parlamento, ridotto a un salotto di Arcore,
senza Presidente della Repubblica: si chiede insomma al popolo di dare
un'investitura a un re elettivo, insindacabile, dotato di tutti i poteri
a cominciare dallo scioglimento della Camera a suo piacimento. Quindi
è della massima importanza bloccare questo disegno, perché
in pochi anni ci siamo ritrovati al punto di dover salvare non i singoli
diritti, ma la "madre di tutti i diritti", la Costituzione.
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"Il
salto di Saffo" di Erica Jong
La
scrittrice scrive nella prefazione: "più leggevo e più
mi rendevo conto che i fatti certi della vita di Saffo erano pochissimi.
Per uno storico questo è un ostacolo, per un romanziere una benedizione".
Gli americani non hanno una cultura classica, ma si ritengono in grado
di reinventarla. E per quelli che di solito non mangiano pane e letteratura
classica qualche volta va anche bene così. Erica Jong coglie al
volo questa opportunità e ci intriga con un romanzo che ci parla
della mitica poetessa di Lesbo: ci piace ogni tanto pensare a queste storie
ai confini del mondo antichissimo, alla terra delle amazzoni, al tenebroso
regno dell'Ade
.
Non sarà magari "culturalmente" fedele a ciò che
si sa di lei, ma questa Saffo ci affascina col suo coraggio, col suo essere
così fragile e forte al tempo stesso in un mondo lontano anni luce
dal nostro e la immaginiamo ancora più femminista e rivoluzionaria
di come ce la raccontano. Non può essere diversamente, vi pare?
Erica Jong, Il salto di Saffo, Bompiani, 2003.
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Migrazione
e realtà sociale
Il dramma dei bambini dei migranti: orfani con genitori vivi.
Da uno studio sociologico realizzato in Colombia, su un ampio campione
di famiglie di migranti in Europa, risulta che i genitori che emigrano,
spesso la madre, per cercare di dare un miglior livello di vita ai propri
figli li devono lasciare a nonni, parenti o conoscenti, provocando gravi
problemi: disgregazione familiare, perdita del referente autorevole per
il bambino, senso di abbandono e conseguente squilibrio emozionale, che
in molti casi porta a situazioni di rischio- droga e criminalità.
Con le leggi del lavoro attuali i migranti si trovano in situazione di
maggiore vulnerabilità e di sfruttamento lavorativo.
Essi riducono al massimo le loro spese per poter inviare i soldi per le
necessità di base della famiglia e così, lontani dai loro
paesi, vivono solo per lavorare e, a volte, non riescono a ritornare per
mancanza di denaro.
Come aiutarli?
Alcune proposte:
- assistenza per ottenere la riunificazione familiare;
- ricavare fondi dal 4 per 1000 dei soldi inviati dai genitori (mediante
agenzie di intermediazione) per realizzare progetti culturali rivolti
a bambini e adolescenti, nei paesi d'origine, con la collaborazione di
ONG e istituzioni;
- organizzazione dei migranti in Italia per realizzare spazi di ritrovo
e favorire l'aggregazione sociale e culturale.
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Bambini
invisibili
Il 20 novembre 2004 si è celebrato il 15° anniversario della
Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.
Nelle scuole elementari e medie inferiori gli alunni sono stati invitati,
attraverso la produzione di disegni, a riflettere sulle condizioni di
vita di quei bambini che, nel mondo, vedono quotidianamente lesi e negati
i loro diritti.
Tralasciando statistiche e indagini, fermiamo la nostra attenzione sulla
comune condizione di bambini che in tutti i paesi del mondo, Italia compresa,
vivono in condizioni difficili e necessitano di una particolare attenzione.
Quale può essere il nostro contributo concreto a un cambiamento
di questa drammatica situazione e in che forme può esprimersi ?
Gli adulti, siano essi genitori o insegnanti, possono fornire ai più
piccoli una chiave di lettura della realtà che riconsideri la persona
senza tenere conto della sua posizione economica e favorire esperienze
concrete di criticità rispetto al mercato, che vede nella fascia
dell'infanzia, un potenziale cliente di tutto rispetto.
Dai nostri comportamenti deve emergere chiara e forte la voce di chi non
ha la fortuna di poter andare a scuola, di chi è costretto a lavorare,
a combattere una guerra che non ha voluto. Una voce che gridi giustizia,
pace, amore e solidarietà per quei tanti, troppi bambini, che si
vedono negare la propria infanzia.
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Vite
al limite: "La sposa turca"
Sibel,
ragazza di vent'anni, e Cahit, uomo di quaranta, ambedue di origine turca,
si incontrano in un ospedale psichiatrico di
Amburgo, dopo aver tentato entrambi il suicidio:
lei
per un bisogno di libertà negata dalla famiglia, lui per autodistruzione.
Sibil propone a Cahit un matrimonio "bianco"
per sfuggire alle catene familiari: vivranno nella stessa casa, ma ciascuno
potrà gestire la propria vita affettiva autonomamente; lui tentenna
ma accetta, forse per cercare un soffio di vitalità nella sua esistenza.
Imprevisto nasce l'amore, folle, appassionato, che condurrà lui
in galera, lei a Istanbul, ribelle in una società ostile e violenta.
La struggente melodia di un'orchestrina tradizionale turca sul Bosforo
narra la vicenda inframmezzando il film con le sue apparizioni. La pellicola
del regista turco Fatih Akin, nato e vissuto ad Amburgo, Orso d'oro al
festival di Berlino, ha il ritmo serrato di una favola punk i cui protagonisti,
giovani immigrati di seconda generazione, esprimono il malessere dello
scontro-incontro fra la cultura del paese d'origine e quella del paese
di accoglienza. Gli attori, splendidi interpreti, imprimono ai loro personaggi
il disagio delle loro vite sospese tra tradizione e fanatismo, marginalità
e ribellione nichilista.
La
sposa turca
- Germania, 2004 - Fatih Akin (tit. originale "Gegen die wand")
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Bellezza
e miseria della guerra
A settembre è uscito l'ultimo libro di Baricco "Omero,
Iliade", nel quale l'autore riscrive il poema omerico con
un lessico semplice e moderno. La lettura del libro è scorrevole
e riproduce fedelmente le imprese degli eroi mitici. Ci si inquieta però
leggendo il commento finale di Baricco: nella prima parte espone una lucida
analisi sul desiderio di pace (il lato "femminile" dell'Iliade)
che affiora nei discorsi delle donne e persino nelle parole del "sommo
sacerdote della guerra" Achille; nella seconda rovina un bel libro
e anche un bel commento (fino a quel punto) con la seguente argomentazione:
la guerra è dotata di bellezza, e di questa unica bellezza si nutre
l'umanità intera dalla propria comparsa sulla terra, attratta da
essa come le falene sono attirate dal fuoco; il compito del pacifismo
non è dunque di negare questa bellezza ma di trovarne un'altra,
per giungere a una pace vera. Forse Baricco ha scritto queste righe ancora
suggestionato dalle epiche imprese degli eroi omerici e ha confuso la
realtà con un poema guerresco: l'Iliade è bella, in quanto
è un'opera celebrativa di un'aristocrazia guerriera e dei suoi
valori, ma la guerra reale è ben diversa, con morti, feriti, sangue
e odio; la guerra tira fuori il peggio degli uomini, e non ha nulla a
che vedere con i gloriosi duelli esaltati da Omero e con la statura morale
degli eroi (in riferimento a una civiltà arcaica e guerresca totalmente
diversa dalla nostra). La guerra può esercitare un suo fascino
presso alcune persone, ma una volta constatata la miseria dei campi di
combattimento nessuno può trovare alcunché di nobile nell'uccidersi
a vicenda, ad eccezione di menti malate o di signori della guerra.
Alessandro
Baricco - Omero, Iliade - Feltrinelli, 2004 |