Il
primo appello è firmato da prestigiose figure della cultura e della
politica italiana chiama alla mobilitazione tutti gli italiani che hanno
a cuore le sorti della Repubblica.
Coronando un'azione sistematicamente volta a cancellare le conquiste
civili e sociali maturate in sessant'anni di vita democratica, una maggioranza
estranea alla storia, ai valori e alla cultura della Resistenza ha sancito
lo smantellamento definitivo dei beni pubblici repubblicani generati dalla
lotta di liberazione.
Il governo Berlusconi ha imposto, a colpi di maggioranza, una riscrittura
eversiva della Seconda parte della Carta che compromette l'equilibrio
tra i poteri costituzionali posto dai Padri costituenti a salvaguardia
della vita democratica della Repubblica.
Nessuno aveva mai osato tanto. Le conquiste della democrazia nel nostro
Paese non sono mai state completamente attuate. Spesso sono state insidiate.
Ma mai, sino ad ora, ne era stata propugnata l'abrogazione.
Questa "riforma" mette a repentaglio l'unità sociale
e politica del Paese e sconvolge le basi della democrazia parlamentare,
determinando le premesse per un perenne caos istituzionale, politicizzando
la Corte costituzionale e conferendo al capo dell'esecutivo un cumulo
di poteri tale da ridurre il Parlamento e il Presidente della Repubblica
al ruolo di comparse. Ove il disegno delle destre si realizzasse, la Repubblica
italiana non sarebbe più un ordinamento democratico-parlamentare,
fondato sulla divisione e il bilanciamento dei poteri: diventerebbe un
ordinamento fondato sul governo personale di un capo politico. Si tratterebbe
di una sorta di premierato assoluto. La stessa unità nazionale
verrebbe messa a rischio, sacrificata alle pulsioni dissolutrici di un
nuovo fascismo padano.
Di fronte a un tornante di tale gravità, tacere o minimizzare sarebbe
una imperdonabile colpa.
È indispensabile un forte sussulto di tutte le culture democratiche
del nostro Paese, al di là di ogni particolare appartenenza. Occorre
impedire che entri in vigore un provvedimento esiziale per la democrazia
repubblicana. Perciò - in vista del referendum che dovrà
cancellare questa "riforma" - esortiamo tutti gli Italiani che
hanno a cuore le sorti della Repubblica, già in passato minacciate
da oscure trame, a mobilitarsi in occasione del prossimo 25 aprile, e
poi ogni 25 aprile, una volta sventata questa minaccia, trasformando la
celebrazione dell'anniversario della Liberazione in una manifestazione
nazionale in difesa dei valori e dei principi inscritti nell'unica vera
Costituzione della Repubblica: quella del 1948, nata dalla Resistenza
antifascista.
Giorgio Bocca, Alessandro Curzi, Raniero La Valle, Lidia Menapace, Giovanni
Pesce, Massimo Rendina, Paolo Ricca, Rossana Rossanda, Paolo Sylos Labini,
Carla Voltolina Pertini, Tullia Zevi
Per adesioni inviare un mail a: perlacostituzione@virgilio.it
HANNO INOLTRE ADERITO:
Fausto Bertinotti, Alberto Burgio, Domenico Gallo, Claudio Grassi, Giuseppe
Chiarante, Vittorio Agnoletto, Gianluigi Pegolo
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L'ANPI
in difesa della Costituzione
Mercoledì 23 marzo la maggioranza di centrodestra che regge il
governo Berlusconi ha definitivamente approvato in Senato la riforma che
distrugge in un sol colpo tutti gli equilibri democratici della nostra
Costituzione: quelli che nell'organizzazione dello stato conducono e reggono
i rapporti tra maggioranza e minoranza; quelli che disciplinano e controllano
i rapporti tra poteri e contro-poteri del governo; quelli che garantiscono
il mantenimento di condizioni di armonia e di solidarietà tra unità
e pluralismo territoriale.
Con una procedura convulsa, che ha fortemente limitato i diritti dell'opposizione,
la maggioranza di governo in Senato ha costruito un nuovo regime politico,
nel quale un Primo ministro elettivo avrà il potere di gestire,
senza necessità di investiture istituzionali o di fiducia, una
sua maggioranza in Parlamento, che, in caso di dissenso, può congedare
quando vuole.
La Costituzione del 1948 ci ricorda che la libertà non ha senso
e non si materializza davvero se non ha la base in un patto condiviso,
a partire dal quale vi sono l'orgoglio dell'appartenenza a un grande paese,
il senso civico che impronta le relazioni tra i cittadini, una tavola
di valori cui ancorare le scelte politiche concrete, una "realistica
utopia" che presiede alle relazioni con il resto del mondo.
Per andare avanti su questa strada devono essere cancellate le norme con
le quali in prima lettura, alla Camera e al Senato, sono state manomesse
le regole democratiche fissate dalla nostra Costituzione per l'agire democratico
e partecipativo delle nostre istituzioni.
L'ANPI dovrà essere in prima linea per opporsi, con lo strumento
referendario, alla riforma della nostra Costituzione, al fine di conservare
al nostro Paese e alla nostra comunità nazionale tutto il patrimonio
etico e politico sorto dalla Resistenza, per una Patria autenticamente
democratica nella quale riconoscersi con orgoglio, che sia di esempio
nel contesto internazionale.
Le celebrazioni del 60° anniversario della Liberazione saranno il
primo appuntamento per rinnovare unitariamente, senza nessuna distinzione,
l'impegno dei cittadini italiani a difesa di quella bandiera di libertà,
di uguaglianza e di giustizia che si chiama Costituzione.
Sul sito dell'associazione www.anpi.it
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