COS'È IL VERNACOLIERE

Il Vernacoliere (più precisamente Livornocronaca - il Vernacoliere) è un mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano, nato una ventina d’anni fa da una formula che affonda le sue profondissime radici nel periodico locale di controinformazione libertaria Livornocronaca, settimanale dal 1961 al 1969, poi quindicinale fino al 1972 e infine mensile col sottotitolo il Vernacoliere, divenuto tout court il Vernacoliere con la completa svolta satirica e linguistica del 1982 (il vernacolo livornese per gli articoli satirici fondamentali e per la maggior parte delle vignette e dei fumetti) e con la diffusione regionale toscana dal 1984, divenuta poi interregionale.Attualmente la tiratura media è di 42mila copie a numero, diffuse nelle edicole di tutta la Toscana e in parte di quelle dell’Umbria, della Liguria, dell’Emilia, del Lazio, della Lombardia e del Piemonte, e con migliaia d’abbonati in tutta Italia e all’estero. La vendita delle copie è l’unica fonte di reddito del Vernacoliere, sul quale è praticamente assente la pubblicità per una precisa scelta editoriale.Dito nell’occhio (e nel culo, dicono i benpensanti) dei potenti d’ogni scuderia e d’ogni cilindrata, il Vernacoliere adopera il linguaggio labronico enfatizzandone la tipica ironia popolaresca anche col frequente ricorso a termini d’ambito sessuo-anatomico cosiddetti triviali ma in realtà connaturati alla sboccata espressività dissacratoria della gente labronica, che a mandà ‘n culo anche ‘r re ci mette quanto a mandà ‘n culo anche ‘r papa.Unico esempio di giornalismo satirico dialettale, il Vernacoliere trae la massima parte della sua radicata notorietà da notizie ferocemente paradossali ogni volta “inventate” dal suo direttore-editore Mario Cardinali ad originalissimo commento di quanto avviene nella realtà, nessun argomento escluso; e si tratta di notizie per di più sparate su locandine che, esposte nelle edicole, sono divenute anch’esse celebri per pubblica irriverenza di linguaggio e di contenuti, pagine a loro modo d’una storia d’Italia satiricamente nuova.Il tutto contornato e rinforzato da vignette, fumetti e rubriche varie di collaboratori che fanno o hanno fatto anch’essi la fama del mensile: Max Greggio, Guido Amato, Federico Sardelli, Daniele Caluri, Andrea Camerini, Emiliano Pagani, Marco Citi, Wanda Canfori, Pardo Fornaciari, David Lubrano, Ettore Borzacchini, Arrigo Melani, Andrea Simoncini, Valter Cardinali, Paolo Piazzesi, Maria Turchetto, Fabrizio Amore Bianco, Maurizio Fontanelli, Paolo Morelli, Gabriele Becchere, Francesco Dotti, Francesco Celi, Gabriele Pulcini, Franco Cappelletti, Gianfranco Martuscelli, Mario D'Imporzano, Francesco Natali, Veronica Tinucci, Giulia Nocchi, Carlo Lapucci, Alberto Magnolfi, Luca & Renzo, Alessio Atrei, Antonio Intermite, Claudio Marmugi ed altri validissimi autori, la maggior parte con studi universitari e diplomi assortiti, e con svariate professioni e attività.Nel 1995 al Vernacoliere è stato assegnato, nella persona del suo direttore, il "Premio internazionale di Satira politica di Forte dei Marmi".Sugli articoli satirici di Mario Cardinali e sulle locandine del Vernacoliere sono stati pubblicati da “Ponte alle Grazie” (Longanesi) due libri d’ampio successo: “Ambrogio ha trombato la contessa” nel 1995 e “Politicanti, politiconie altrettante rotture di coglioni” nel 1996. Diffuso fra lettori di tutti i ceti e di tutte le età, il Vernacoliere riscuote particolare considerazione anche in campo universitario, che gli ha fra l'altro dedicato alcune tesi di laurea, di cui una discussa in Belgio.