Il superboss si pettina col rastrello
di Michele Serra
Chi prenderà il posto di Provenzano su quell'appetibile
set tv di grande successo che è il covo? In lizza Carmine Schiantalapecora,
Calogero Imperitore, Maso Introietta e Jack Stramucchio
Il covo di Bernardo Provenzano è diventato un set tv di grande successo.
In un paese dalle radici contadine come l'Italia, piacciono e quasi commuovono
le condizioni igieniche precarie, la dieta a base di cicoria, le sedie sfondate,
la grafia da semianalfabeta, l'usanza semplice e vigorosa di strozzare le persone
con le proprie mani, l'abitudine di pettinarsi col rastrello, la tv sempre accesa
su Michele Cocuzza (o Cucuzza, nessuno ha ancora capito come cazzo si chiama).
Ma chi prenderà il posto del Capo dei Capi? Ecco l'identikit dei principali
candidati.
Carmine Schiantalapecora È l'esponente di spicco della mafia di Bagaricchio, il quartiere di Palermo dove la polizia non riesce a entrare dal 1947 perché i semafori sono stati bloccati sul rosso dai boss del rione. Diventati ricchi e potenti grazie
al contrabbando di materassi, gli Schiantalapecora hanno dapprima prevalso sul clan dei Santamadonna, uccisi a testate nello stomaco, poi su quello dei Giuffrella, 14 fratelli tutti soprannominati
'u Scimunitu' e tutti morti in 14 diversi incidenti sulla stessa motocicletta con i freni manomessi. Il capofamiglia don Carmine, 81 anni, è latitante da quando ne aveva 12, e ha dichiarato che si arrenderà solo a Mussolini o a Bing Crosby. Si dice che viva murato nella tromba dell'ascensore di un condominio e che per impartire ordini ai suoi gridi forte ogni volta che sente qualcuno salire in ascensore.
Calogero Imperitore Gli Imperitore vivono a Cusulicchio, il villaggio di montagna dove la polizia non è mai riuscita entrare perché la strada è interrotta da un gregge di pecore che sfila ininterrottamente dal 1961. Calogero,
di età imprecisata, è latitante dalla nascita: la madre lo partorì alla macchia, in un antro nascosto tra i rovi (secondo altre versioni,
a un concerto di Michele Zarrillo). Rispettatissimo, don Calogero controlla il traffico delle tapparelle e riscuote il pizzo dai risuolatori di scarpe in tutta la Sicilia orientale. Ha l'aspetto fisico di un vecchio nano miserabile, è sdentato e parla in un dialetto così stretto che non lo capisce neanche il suo cane volpino. Gli inquirenti, dopo avere ascoltato a lungo il pentito Girolamo Ucchiata, sostengono che Imperitore controlli cinque o sei ministeri e tratti da pari a pari con Wall Street, ma pare sia uno scherzo dello stesso Ucchiata annoiato dopo 16 ore di interrogatorio.
Maso Introietta Detto 'u Magru' perché vive in un'intercapedine abusiva alla periferia di Gela, nel quartiere Misericci dove la polizia non è mai riuscita a entrare perché gli abitanti non vogliono. Controlla il racket dei tappezzieri e punta al gigantesco business delle cialde da cannolo. La sua ultima fotografia conosciuta lo ritrae, dodicenne, mentre cerca di aggredire la macchinetta automatica delle fototessere. Gli studiosi della mafia si chiedono come possa lo Stato essere tenuto in scacco per interi decenni da un relitto umano che ha fatto solo la seconda elementare, si scaccola con le dita dei piedi e parla male anche il dialetto. Ma non riescono a rispondersi.
Jack Stramucchio Gli Stramucchio sono un clan ricchissimo e ambizioso, e il giovane Jack ha studiato a Oxford, ha un master in economia e commercio, veste in modo raffinatissimo e ha sposato miss Universo. Soprannominato 'u Ricchione' a causa del fatto che usa correttamente congiuntivo e condizionale, Jack ebbe parecchie difficoltà ad affermarsi in Cosa Nostra. Suscitava molta diffidenza il fatto che al posto dei rotoli
di banconote usasse la carta di credito, e al posto delle mani la forchetta. Recentemente gli si attribuisce una svolta tradizionalista: per farsi accettare, il boss avrebbe abbandonato il suo attico a Manhattan per trasferirsi in un porcile dove vive con una statua di Padre Pio, circondato dalle teste mozze delle sue vittime e da altri raccapriccianti reperti, tra i quali tutti i cd di Michele Zarrillo. Ha abbandonato la moglie, un'attrice canadese ventitreenne, per sposare una contadina barbuta, racchia, bassa e grassa, dalla quale durante la latitanza ha avuto nove figli per corrispondenza. Crudelissimo, Stramucchio uccide le sue vittime inghiottendole ancora vive, con la tecnica dell'anaconda. Punta al record di latitanza: solo 21 anni, che però valgono il doppio perché trascorsi in gran parte come vigile urbano a Palermo.
08 maggio 2006